ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 23 febbraio 2016

Galantinnà

Unioni civili, via le adozioni dal ddl Cirinnà Accordo Pd-Ncd, nasce la legge Alfano-Galantino


Alfano e Renzi
Unioni civili a una svolta, accordo fatto nella maggioranza di governo. Salvo sorprese dell'ultimo istante domani verrà presentato un maxi emendamento al ddl Cirinnà che stralcia lastepchild adoption (adozione del figliastro), aggiusterà gli articoli 2 e 3 per evitare l’equiparazione al matrimonio, e verrà sottoposto al voto di fiducia. In questo modo sarà votato anche dall’NCD di Angiolino Alfano e tra giovedì 25 febbraio e martedì 1 marzo dovrebbe essere approvato dal Senato. Sempre che non abbia qualche esito il ricorso alla Corte Costituzionale di una cinquantina di senatori per essere stato violato l’articolo 72 della Costituzione, che impone il passaggio di ogni disegno di legge dalla Commissione competente.
In ogni caso da un punto di vista politico l’accordo è dato per fatto, e così il ddl Cirinnà si trasforma in ddl Alfano-Galantino, essendo questo l’obiettivo congiunto voluto sia dal leader dell’NCD sia dal segretario della Conferenza Episcopale: sì alle unioni civili (distinte dal matrimonio), no alle adozioni.
Grande sponsor il presidente del Consiglio Matteo Renzi che ancora ieri ha ribadito che la legge si deve fare subito, e per questo è disposto anche a “sacrificare” le adozioni, visto che non ritiene di potersi più fidare dei 5 Stelle, che hanno fatto saltare l’accordo per il ddl Cirinnà integrale la scorsa settimana. “Sacrificare” si fa per dire, perché è scontato che una volta approvate le unioni civili ci penserà qualche giudice italiano o la Corte Europea a provvedere l’integrazione. È solo questione di tempo.
Ma se Renzi è l’attore principale, una mano decisiva gliel’ha data il segretario della CEI che ha garantito il via libera alle unioni gay, se prive dell’adozione e di alcune attribuzioni matrimoniali. È questo senz’altro il dato più interessante, soprattutto se messo a confronto con l’atteggiamento della CEI nel 2007, che promosse il Family Day per bloccare i Di.Co., una versione castigata delle attuali unioni civili. Un cambiamento radicale che, curiosamente, interessa soltanto i vertici della Chiesa italiana dato che la base, il popolo, oggi ancora più numeroso di nove anni fa è contrario a questi riconoscimenti senza se e senza ma.
Come si giustifica un tale cambiamento? La ragione più gettonata dice che sono cambiati i tempi, ovvero la società italiana, per cui ormai bisogna fare i conti con una realtà sociale profondamente mutata. Tesi suggestiva ma un po’ difficile da dimostrare visto che le coppie omosessuali conviventi in Italia risultano essere 7500 su oltre 24 milioni di nuclei familiari. Ad essere cambiato in realtà è l’atteggiamento dei vertici della Chiesa italiana, che appaiono oggi più inclini al compromesso politico oltre che a una visione della Chiesa decisamente più liquida.
Esemplare da questo punto di vista è la sorte della famosa Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede del 2003 intitolata “Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali”. La Nota, partendo dal significato del matrimonio e analizzando le unioni omosessuali da diversi punti di vista – incluse le gravi conseguenze per il bene comune della società - arriva a chiedere a tutti i fedeli di opporsi al riconoscimento di tali unioni. E in particolar modo afferma che il parlamentare cattolico «ha il dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro il progetto di legge». Per dovere di cronaca, la gran parte dei senatori cattolici (del Pd e dell’Ncd) voterà invece a favore del ddl Alfano-Galantino, con la benedizione delle gerarchie.
Questo documento fu peraltro la base su cui anche i vescovi italiani fondarono la Nota in occasione del dibattito sui Di.Co. nel 2007. Negli ultimi anni però sulla Nota del 2003 è calato il silenzio, e le cose hanno preso un’altra piega come abbiamo visto. Improvvisamente la Nota è riemersa in occasione della conferenza stampa in aereo di papa Francesco al ritorno dal Messico. Alla domanda di una giornalista che chiedeva se fosse ancora attuale, il Papa se l’è cavata affermando di non ricordare bene questo documento, per poi soffermarsi sulla necessità di una coscienza ben formata.

Una battuta che è bastata al solito Alberto Melloni (che evidentemente legge il Papa nel pensiero) per affermare su Repubblica che «in questo modo ha garbatamente riconsegnato (la Nota, ndr) al suo posto nella storia del magistero delle congregazioni romane». Ergo: «Nei prossimi giorni nessuno, dunque, potrà più usare quello strumento d'età ratzingeriana per operazioni volte a impedire una mediazione che in materia di unioni civili è indispensabile non solo per fare una legge discreta, ma per fare una società "buona"».
Siccome è dell’«età ratzingeriana» (per dire l’età della pietra) sarebbe dunque inutilizzabile, come se il Magistero avesse la scadenza come le mozzarelle. Ma Melloni non è solo: pochi giorni prima a tentare di demolire scientificamente la Nota ci aveva pensato il professore Francesco D’Agostino, presidente dei Giuristi cattolici nonché uomo di fiducia della CEI ed editorialista di punta di Avvenire.
In una lettera aperta ai membri del Consiglio centrale dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani, D’Agostino scrive infatti che si tratta di «un bel testo» ma che «si tratta però – ahimé – di un testo del 2003, quando si poteva ancora parlare di progetti di riconoscimento legale delle unioni gay». Oggi invece le unioni sono già realtà e quindi il documento non sarebbe più valido.

A parte il fatto che in Italia siamo ancora in fase di progetto, per cui il testo ratzingeriano sarebbe ancora valido, a D’Agostino deve essere sfuggito che nella Nota si fa riferimento esplicito anche a quei Paesi dove il riconoscimento delle unioni gay è già avvenuto, con le indicazioni del caso. Inoltre il giudizio dell’allora cardinale Ratzinger poggia sulla verità della Rivelazione, fa riferimento al progetto creatore di Dio, al fine che Dio ha stabilito per il rapporto uomo-donna. Tutte cose che hanno valore perenne, figurarsi se scadono dopo 13 anni.  
In una cosa si può convenire con D’Agostino: il linguaggio della legge naturale non è più compreso nel mondo. Ma per onestà bisogna aggiungere che non è più tollerato neanche nella Chiesa. È così che invece di porsi il problema di come rendere comprensibile la legge naturale – cioè la legge che Dio ha inscritto nel cuore di ogni uomo, di ogni cultura e di ogni tempo – D’Agostino predica di fatto la riduzione al linguaggio moderno. In questo modo però la Chiesa – così come già accade per le confessioni protestanti – sarebbe condannata a inseguire costantemente il mondo, a diventare relativista. Se per la Nota dell’«età ratzingeriana» la verità sull’uomo non cambia e non può cambiare quindi il giudizio su certe forme di convivenza, per il duo Melloni-D’Agostino anche la verità diventa relativa. È proprio questo relativismo entrato nella Chiesa che fa sì che si consideri oggi un obiettivo da raggiungere ciò contro cui si è scesi in piazza appena nove anni fa.
Così fra pochi giorni, a meno di sorprese, ci ritroveremo una legge che contraddice quanto affermato dalla Chiesa, ma promossa o quantomeno avallata dai vertici della Conferenza episcopale. In questo senso, è proprio vero che i tempi sono cambiati.
di Riccardo Cascioli 23-02-2016
Cirinnà, 20mila mail contro in Senato
Mons. D'Ercole: "Abbiamo un Presidente del Consiglio che si reputa cristiano, ma sinceramente non so cosa gli sia rimasto di cristiano quando gli sento fare certi ragionamenti. Ho paura che oggi molti si dicono cristiani senza più esserlo e questo è il vero pericolo della nostra società".
MARCO TOSATTI
23/02/2016
Decine di migliaia di e-mail sono state spedite ai Senatori italiani dalle persone che hanno partecipato alla e-campagn@ GIU’ LE MANI DALLA FAMIGLIA!, lanciata negli ultimi giorni di gennaio su www.noallaleggecirinna.org contro l’approvazione del disegno di legge Cirinnà. Oltre ventimila mail, cioè una ogni due minuti, mentre migliaia di e-mail sono in coda, in attesa di essere consegnate.  

La lettera contiene un appello in cui “ A partire dalla ripresa dei lavori prevista per mercoledì 24 febbraio si auspica che in Senato si rispetti il Regolamento, si valorizzi la discussione in Assemblea, si riconosca ai Senatori la libertà di coscienza tramite le votazioni a scrutinio segreto e, last but not least, si tenga ben presente quanto ha affermato la Corte costituzionale con la sentenza n. 170 del 2014: «il […] vincolo matrimoniale tra soggetti del medesimo sesso [è] in contrasto con l’art. 29 Cost[ituzione]”.   

L’iniziativa è apartitica e aconfessionale e mira a sensibilizzare i Senatori italiani affinché rigettino il disegno di legge, che aprirebbe secondo i firmatari, al di là del testo e delle disposizioni, all’uso dell’utero in affitto e alle adozioni, per imposizione della magistratura o delle autorità europee.   

Sul tema dei cattolici in Parlamento, e fuori, si è invece espresso mons. Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno e autore e conduttore della trasmissione di Rai Due “Sulla via di Damasco”. Mons. D’Ercole ha detto, fra l’altro, in un’intervista al sito  Cristianitoday :  

“Dobbiamo volgere lo sguardo alla Comunità e ai politici chiedendogli di essere coerenti. Abbiamo un Presidente del Consiglio che si reputa cristiano, ma sinceramente non so cosa gli sia rimasto di cristiano quando gli sento fare certi ragionamenti. Ho paura che oggi molti si dicono cristiani senza più esserlo e questo è il vero pericolo della nostra società”.  

Riportiamo anche la domanda, e la risposta relativa al festival di Sanremo:  

Al Festival di Sanremo, quasi tutti i cantanti in gara, entravano in scena indossando i nastri arcobaleno come se volessero trasmettere un messaggio favorevole alle unioni civili. Cosa vuol dire in merito?   

Li guardo e li lascio fare, di certo non posso impedirgli di mettere il cervello all’ammasso e di pensare ognuno quello che vuole...E’ chiaro che l’azione satanica è molto violenta ed è molto forte . Oggi parlare di diritti civili è alla moda, anche se si è confuso il concetto stesso di “diritto civile”. E’ meglio parlare di “diritti individuali” perché riguardano dei desideri che l’individuo vorrebbe soddisfare. Invito tutti i credenti a riflettere e mi rivolgo a loro dicendo: dove siete? Cosa fate? Dov’è la bellezza della famiglia che mostrate?”.  

STRALCIATE LE ADOZIONI DAL DDL CIRINNÀ, MA RESTA UNA LEGGE IPOCRITA

di Redazione | 22 Febbraio 2016 ore 18:27 Foglio
Quasi certamente il disegno di legge sarà modificato con un maxiemendamento su cui il governo porrà la fiducia. Ma a parte le adozioni, il provvedimento resta un pasticcio legislativo. Ecco perché serve un referendum consultivo
La decisione formale arriverà martedì alle 13, ma è praticamente certo che il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili omosessuali sarà modificato attraverso un maxiemendamento, con la cancellazione degli articoli che fanno riferimento all’adozione del figlio naturale del compagno. Ed è altrettanto probabile che il governo ponga la fiducia, malgrado la legge, così rielaborata, faccia rientrare perplessità e malumori manifestati negli ultimi giorni dagli ambienti cattolici del Pd e anche dagli alleati di maggioranza, i parlamentari di Ncd. “Spero che in qualche giorno di dibattito parlamentare si possa chiudere al Senato per poi andare alla Camera”, ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi, in conferenza stampa.
ARTICOLI CORRELATI  Ciò che c’è dietro la Legge Cirinnà e non c’entra con le unioni civili  Perché il governo Renzi deve promuovere un referendum sulle unioni civili  Sulle unioni civili si decida col referendum, prima che lo facciano le procure
Il principio dell’adozione automatica del figlio naturale di un membro della coppia omosessuale da parte dell’altro era stato introdotto in modo ambiguo nella legge sulle unioni civili, ed era stato formulato, più o meno intenzionalmente, forse per leggerezza e faciloneria, in modo tale da non escludere (ma anzi indirettamente promuovere) la pratica, peraltro vietata e gravemente sanzionata in Italia, della maternità surrogata. Lo stralcio della norma va adesso giudicato positivamente, e rende più lineare il percorso della legge: un conto è superare le discriminazioni che colpiscono la condizione omosessuale, altra cosa è affermare surrettiziamente un diritto alla maternità (o alla paternità) non previsto dalla Costituzione nascondendolo di fatto sotto l’argomento capzioso della tutela e dei diritti dei minori, che possono essere assicurati da istituti come l’affido.
Sgombrato il campo dalla confusa e disomogenea questione delle adozioni, resta in piedi una ben strana legge che, malgrado sia chiamata “unione civile”, istituto che per definizione dovrebbe prescindere dal sesso degli interessati, riguarda invece esclusivamente gli omosessuali. Per i quali viene creato un matrimonio ad hoc, ipocritamente ribattezzato unione civile, ma interdetto agli eterosessuali. Il solito pasticcio legislativo italiano: contraddittorio, pavido, incoerente, sempre sottoposto al rischio di un ricorso, di un giudizio da parte della magistratura (costituzionale e ordinaria) spesso chiamata a supplire via sentenza all’arzigogolìo confuso e furbetto della politica. Se il Parlamento, e i partiti, non hanno la voglia o il coraggio di affrontare limpidamente il tema per quello che è – ovvero: siete favorevoli o contrari alle nozze omosessuali? – sarebbe meglio, come questo giornale ha sostenuto più volte, affidarsi a un referendum consultivo, da introdurre con apposita (e semplice) leggina. Le scelte consapevoli e durature derivano dalla chiarezza delle posizioni in campo. La furbizia porta solo guai.


LA CIRINNÀ ELIMINA L'OBIEZIONE DI COSCIENZA. ECCO PERCHÉ NON SI PARLA PIÙ DELLA LEGGE SULL'«OMOFOBIA»

La Cirinnà elimina l'obiezione di coscienza. Ecco Perché non si parla più della legge sull'«omofobia»



Il disegno di legge sulle unioni civili è una pazzia per tante ragioni: la sovrapposizione della disciplina delle coppie omosessuali a quella della famiglia fondata sul matrimonio, l’estensione della possibilità di adottare anche da parte di due persone dello stesso sesso, la conseguente deriva dell’utero in affitto. Di tutto ciò si parla lungamente da mesi. Finora però non vi è stata riflessione su quella che sarebbe una conseguenza diretta dell’approvazione del ddl, e cioè sulla pesante compromissione della libertà di tanti che da esso deriverà.
Provo a spiegarmi partendo da una norma del Cirinnà, contenuta nell’articolo 8, che stabilisce (comma 1 lettere a e b) che le coppie formate da persone dello stesso sesso che hanno contratto matrimonio all’estero, hanno diritto a ottenere la trascrizione nei registri italiani dello stato civile, e si applicano a loro le disposizioni delle unioni civili. L’articolo conferma l’identità di regime fra matrimonio e unioni civili: a queste ultime manca solo essere chiamate matrimoni, la sostanza c’è tutta se è possibile perfino la trasposizione delle nozze da fuori i confini nazionali. E si pone un’ulteriore questione: che succede al funzionario dell’anagrafe che – aderendo in coscienza a un dato di natura e a un chiaro dettato costituzionale (articolo 29 Cost.) – rifiuta la trascrizione?
A ben guardare, il problema non riguarda solo l’articolo 8, ma l’intero impianto del ddl: l’unione civile, in base all’articolo 1, viene formalmente costituita con una dichiarazione di due persone dello stesso sesso «di fronte all’ufficiale dello stato civile e alla presenza di due testimoni». Il dipendente comunale che sa che da quella dichiarazione deriva la costituzione di un regime giuridico sostanzialmente matrimoniale può astenersi dal riceverla, per non dare alla sua formazione un contributo determinante? Il ddl Cirinnà non contiene alcuna norma che legittimi l’esercizio dell’obiezione di coscienza. Eppure i precedenti non mancano: il caso più significativo è il diritto di obiezione che la legge sull’aborto riconosce al medico e all’esercente una attività sanitaria rispetto alla partecipazione alla procedura che porta a uccidere il concepito.
La mancata previsione di questa possibilità nella futura legge sulle unioni civili provocherà problemi seri a una fascia consistente di lavoratori dei municipi: quale sarà l’effetto del rifiuto di trascrivere o di recepire la dichiarazione, motivato da ragioni di coscienza e dal richiamo alla Costituzione? Il licenziamento? L’avvio di un procedimento penale per rifiuto di atti d’ufficio? Il caso Kim Davis, l’impiegata del Kentucky finita in carcere per aver opposto un diniego del genere, mostra nella sua drammaticità che leggi sul matrimonio omosessuale fanno passare dalla discriminazione alla persecuzione, e rende evidente che il totalitarismo non cessa di essere tale se non ci sono i lager o i gulag: la sua apparenza non cruenta non elimina la dimensione fortemente oppressiva.
La casistica di altre nazioni che hanno introdotto le nozze omosessuali non si limita ai funzionari pubblici; coinvolge, per esempio, i pasticcieri che rifiutano di confezionare torte che raffigurino sposi dello stesso sesso, i fiorai, i fotografi… Un problema altrettanto serio si pone a scuola: cosa accadrà al docente che si ostinerà a spiegare agli alunni che il matrimonio è quello fra un uomo e una donna?
Che nel ddl Cirinnà non si preveda l’obiezione di coscienza spiega peraltro perché, dopo la rapida approvazione avvenuta alla Camera nel settembre 2013, il Senato abbia abbandonato la trattazione delddl Scalfarotto sull’omofobia: le previsioni contenute in quest’ultimo sono implicitamente riprese, amplificate e rese più efficaci nell’altro. In assenza di ragionevolezza sul punto, una questione di tale gravità giustificherebbe la rottura di una maggioranza. Non ci si può limitare a dire “non concordo” e poi condividere posti di governo con gli artefici della prepotenza istituzionale: la follia ha reso così ciechi da lasciar passare, insieme con la distruzione della famiglia, anche la concreta compressione delle libertà di ciascuno di noi?
http://www.iltimone.org/34340,News.html
Renzi ci ricorderemo
di Renzo Puccetti 22-02-2016
Renzi
Ho appena terminato di leggere le dichiarazioni di Renzi all'assemblea del Partito Democratico dove il segretario ha annunciato di essere disposto a porre la fiducia sulla legge Cirinnà e dico in tutta franchezza che sono contento. Rassicuro i lettori che non sono né impazzito, né sono colpito da un attacco di masochismo, né ho cambiato sponda (ideale).

No, la mia soddisfazione nasce dal fatto che finalmente le cose sono chiare a tutti. Vedremo nei fatti se Alfano preferisce altri 24 mesi al massimo di sopravvivenza, ma come un dead man walking in attesa dell'esecuzione che avverrà alle prossime elezioni, potendo solo sperare che il governatore dello Stato Renzi sospenda l'esecuzione offrendogli la grazia con un seggio da aspirante Follini; o se invece sceglie di essere ancora un attore credibile nello scacchiere politico dimostrando che non tutto è negoziabile. Vedremo quanta rappresentatività goda nella truppa parlamentare pentastellata quel 43% di voti cattolici dato ai grillini stimato da Mannheimer.

Sono anche contento perché una volta di più abbiamo la prova che le cenette, i sorrisini, le galanterie, le manovre nell'ombra per silenziare chi non vuole soggiacere alla prepotenza dei potentati del pensiero unico, gli inviti al compromesso e ad abbassare i toni provenienti da tremuli, femminei ed inverecondi ecclesiasti, pronti a ripetere consenzienti il diktat dell'odierno conte zio e terrorizzati dal ricatto economico, "sopire, troncare ... troncare, sopire", non solo è una nuova forma di simonia dove il bene spirituale viene ceduto in cambio di favori economici, ma è anche un'idiozia politica.

E c'è infine un ultimo motivo che mi fa trarre soddisfazione dagli accadimenti di oggi.Si era nascosto dietro la Boschi, che si era nascosta dietro Lo Giudice che a sua volta aveva mandato avanti la faccia della Cirinnà; ma finalmente il lupo di Firenze ha dovuto mostrarsi come il vero motore del matrimonio gay. Non che il popolo del Circo Massimo non lo avesse capito, ma oggi che le cose stiano così è innegabile. L'uomo cresciuto nello scoutismo cattolico è il vero e primo promotore della trasformazione riduttiva del matrimonio da istituzione volta alla generazione e protezione dei figli ad istituto sentimentale dove i bambini sono l'appendice strumentale per l'appagamento degli adulti e le donne dei meri forni a gettone.

#Renziciricorderemo deve diventare ad una sola voce la nostra risposta all'ululato di sfida che da Palazzo Chigi oggi ci viene lanciato. Oggi Renzi ha reso evidente che è contro il popolo della famiglia, contro il popolo del Circo Massimo, contro i milioni di familiari ed amici che li hanno sostenuti, contro le migliaia di suore, frati e sacerdoti che hanno pregato il Cielo per noi, contro i bambini che hanno il diritto a crescere vedendo l'amore del padre per la propria madre, contro gli educatori che non intendono piegarsi alla dittatura arcobaleno che tutto omologa e tutto rende indifferente. Possiamo essere certi che troveremo Renzi e le lobby che l'hanno messo sul piedistallo ferocemente determinati ad annichilirci, ma oggi possiamo trovare conforto dalle parole del cardinale Bagnasco che ci ha esortato a tornare a "portare la croce sul nostro corpo". E dunque, ci lasceremo spaventare dall'inquilino di Palazzo Chigi e dal suo "cerchio magico" radical chic?

Mentre l’Italia arranca e sprofonda nella disoccupazione e deflazione, per Renzi la priorità è far passare il decreto sulle coppie gay

di Luciano Lago
Matteo Renzi, intervenendo oggi all’assemblea del Pd – fra le altre cose ha detto con enfasi: ” ……..siamo pronti a utilizzare tutti gli strumenti normativi e regolamentari per impedirlo (riaprire le discussioni sulle unioni civilli), con la stessa tenacia della legge elettorale, riforma Pa, lavoro. Non possiamo permetterci un’unica cosa: frustrare la speranza come abbiamo fatto con i Dico 10 anni fa”.
Il governo Renzi ed il PD, in pratica si avviano a chiedere la fiducia per far passare a tutti i costi la legge Cirinnà, quella che legalizza i diritti delle coppie gay e le adozioni per le coppie omosessuali.
Questa è inevitabilmente la tendenza e la strategia di tutti i governi dominati dalla sinistra mondialista al servizio di interessi esterni, quella strana tendenza (suggerita) di procedere ad una sostanziale compensazione fra diritti sociali e diritti civili individuali.
Lo stesso governo e lo stesso partito, il PD, che ha partecipato, come forza politica determinante, alla sagra per togliere i diritti sociali, da quelli sul lavoro (art.18) a quelli sull’assistenza sanitaria (limitazione ricette), a quelli sulle stesse pensioni (vedi Legge Fornero), a quelli sulle reversibilità delle pensioni, a quelli sulla casa gravata da imposte intollerabili per i ceti disagiati, oggi si impegna, come scelta prioritaria, nel garantire i diritti delle coppie gay.
Non ci sono politiche del Governo per agevolare il lavoro e le piccole imprese che chiudono, le attività artigianali che spariscono, i produttori messi in rovina dalle norme europee, le imprese che delocalizzano, ecc. .Non esiste  un vero piano di emergenza per contrastare la povertà in crescita in Italia, con il numero delle famiglie povere paurosamente aumentato come certificato dall’ISTAT, tuttavia si registra un interesse prioritario e prevalente del Governo nell’attribuire i diritti alle coppie gay.    Vedi: In Italia 10 milioni di poveri
Questo non è un caso ma una precisa strategia delle sinistre legate al grande capitale sovranazionale e subordinate alle direttive delle centrali di Bruelles e Francoforte, in ottemperanza a quanto dispone anche il FMI e gli altri potentati finanziari.
L’esempio concreto è quello che accade in Grecia dove il Governo delle sinistra di Tsipras concede per legge le unioni civili per i gay ma, con le privatizzazioni, distrugge il settore della sanità pubblica, azzera l’istruzione pubblica, taglia drasticamente le pensioni, i salari dei dipendenti pubblici e ne consente ilicenziamenti, riduce sul lastrico gli agricoltori ed i piccoli produttori mentre si inchina al volere delle grandibanche creditrici dell’Unione europea ed uniforma le sue norme per consentire la svendita del patrimonio pubblico (isole comprese).
Tutto questo rientra in quanto stabilito dalle centrali si Bruxelles, di Francoforte e dei potentati finanziari, anzi sembra ormai certo che esista un vero e proprio decalogo, elaborato dai tecnocrati di Bruxelles,  suddiviso in varie sezioni, in particolare, sotto il capitolo: “Istruzioni ai governi per le politiche economiche”.
In questo capitolo “riservato”, la Commissione europea di Bruxelles raccomanda ai governi di essere ben attenti a non contravvenire alle direttive imposte dal nuovo sistema omologato di regole, fra queste regole: mantenere i mercati aperti in ogni settore, dall’alimentare alla grande distribuzione, privatizzazione di ogni servizio pubblico, dalla sanità ai trasporti alla scuola, libertà di investimento e facilitazioni per le grandi multinazionali, limitazioni sulle normative relative ai diritti del lavoro, licenziamenti liberi e contratti a tempo,tagli alle pensioni, innalzamento età pensionabile e limitazioni alla reversibilità, salari rapportati allaproduttività ed al contesto sociale (domanda/offerta di lavoro), ticket sulle cure sanitarie, imposte sulla casa, sui terreni e su ogni forma di proprietà privata, anche se di piccole dimensioni, imposta sulle attività artigiane, sulla pesca e divieti vari per le consuetudini di produzione locale (formaggi, latticini, pesca, allevamento, ecc..).
Naturalmente queste regole sono particolarmente vincolanti per i paesi con alto livello di debito pubblico, come Grecia, Spagna, Italia e Portogallo.
Si tratta di regole dettate dai potentati finanziari, grandi banche come Goldman Sachs, FMI, Banca Mondiale, ecc. che sono creditrici dei governi e che ultimamente hanno imposto alla Commissione di adottare il Bail Inn, il principio per cui, se una banca va male, le sue perdite si accollano ai risparmiatori, salvo evitare che i banchieri rispondano dei danni causati con opportune leggi di esonero di responsabilità (vedi decreto salvabanche).
Tuttavia, a compensazione di questo pacchetto di norme, di cui ne abbiamo riportato soltanto alcune, esiste un decalogo, dettato dalla stessa Commissione, che consente, a compensazione, l’allargamento dei diritti individuali.
Nel decalogo si raccomanda: 1) concedere i diritti civili senza limiti, 2) accettare l’immigrazione di massa senza barriere, 3) consentire le leggi per la cittadinanza agli immigrati, 4) emanare al più presto le leggi perlegalizzare i diritti delle coppie gay equiparati alla famiglia, 5) adeguare le leggi per le adozioni dei i gay, 6) consentire l’utero in affitto, 7) consentire l’eutanasia libera, ecc.. In pratica per tutti i diritti previsti dalla nuova morale relativista che è divenuta quella prevalente in Europa e che viene adottata dai paesi europei considerati più evoluti: dalla Svezia, alla Danimarca alla Francia, ecc..
Questo spiega la fretta del Governo Renzi di volersi adeguare a questo decalogo dettato da Bruxelles e potersi vantare nelle prossime riunioni con i colleghi pari grado degli altri paesi che anche l’Italia avrà fatto “icompiti a casa”, uniformandosi al “pensiero unico” dettato dalle centrali dell’oligarchia europea.
Di più, questo consentirà alla Commissione di emanare sanzioni verso quei paesi restii ad adattarsi a queste normative, in particolare ai paesi dell’Est Europa, come l’Ungheria di Orban, la Repubblica Ceka di Milos Zeman, la Slovacchia e la Polonia di Beata Szydło, paesi che non ne vogliono più sapere delle imposizioni di Bruxelles, a partire dalla sanzioni alla Russia ed all’immigrazione aperta, tanto che  hanno creato un gruppo fra di loro (gruppo di Visegrad) per contrastare le direttive di Bruxelles, in particolare su sanzioni, immigrazione e direttive su coppie gay e quant’altro.

Già nella precedente riunione, Matteo Renzi, svolgendo la parte del “Pierino” di turno, ha suggerito alla Commissione di negare i finanziamenti ai paesi che non vorranno adeguarsi alle direttive di Bruxelles ed in particolare quelle sull’immigrazione che prevedono l’accoglienza illimitata di migranti e profughi da qualsiasi parte provengano, come sta facendo l’Italia. Vedi: Niente fondi europei ai paesi che non accolgono i migranti
Questa dichiarazione gli ha procurato sarcasmo e sguardi carichi di odio da parte degli ungheresi e polacchi, i quali hanno anche giurato di farla pagare al “Pierino Italiano”, ma Renzi ha potuto godere della approvazione della Merkel e di Donald Tusk, quale “bravo alunno”, da considerare “primo della classe” in Europa.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.