ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 24 febbraio 2016

Non solo il canguro è una bestia..

I “diritti civili”: un’arma dell’ego contro la “Città di Dio”

di Enrico Galoppini
unioni_civiliUno degli argomenti preferiti dei paladini delle “unioni civili” e dei relativi “diritti” estesi alle coppie omosessuali è che si ha un bel dire asserendo che si tratta solo di un diversivo per non affrontare argomenti molto più “seri” ed urgenti o, peggio ancora, per introdurre artatamente, nel nostro ordinamento giuridico, norme aberranti rispetto alle leggi di natura stabilite da Dio.
Secondo costoro in ballo c’è il sacrosanto diritto personale degli omosessuali ad essere considerati “uguali agli altri” di fronte alla legge.
Ma da quando, almeno in via di principio (poiché in democrazia il ricco conta più del povero), tutti i cittadini italiani non sono “uguali di fronte alla legge”? Qui, difatti, si confondono due piani diversi.
Per l’ordinamento giuridico italiano una persona è una persona, non una “persona eterosessuale” o una “persona omosessuale”.

registro_unioni_civiliUn tribunale della Repubblica Italiana – a termini di Legge fondamentale – non deve stare a guardare se una persona sottoposta a giudizio è omosessuale o meno. E in caso di rapina o di truffa non ha alcuna rilevanza l’omosessualità della parte offesa. Se non si paga la bolletta del gas o dell’energia elettrica, tagliano la fornitura senza che abbia alcuna parte l’omosessualità o meno del moroso. I tre gradi di giudizio sono garantiti a tutti.
Il lavoro, quando c’è (!), è offerto a tutti in egual misura, checché ne dicano i “militanti” LGBT. Nelle amministrazioni dello Stato si accede per concorso e nel settore privato ciascuno è libero di assumere chi vuole: infatti ci sono mansioni nelle quali è richiesta una certa “presenza” ed una cura nell’aspetto, col che uno che vuole addobbarsi o atteggiarsi in un qualunque modo “pittoresco”, omosessuale o no non importa, dovrà rivolgersi altrove. Per certi ruoli sono nettamente preferite le donne, per altri i giovani, per altri ancora individui “eccentrici”: mica è ancora successo che maschi, meno giovani e persone dall’aspetto “pulito” e sbarbato si siano infastiditi per questo. Io per esempio ho la barba e i capelli lunghi, ed ovviamente non mi darò fuoco in piazza per rivendicare il mio “diritto” a non essere guardato come “strano” o ad essere assunto in banca. Insomma, la si smetta di volere sempre tutto e gratis!
Ma i partigiani delle “famiglie arcobaleno”, quando parlano di “discriminazione” anziché ai “diritti della persona” pensano ai “diritti civili”, che sono un’altra cosa e riguardano la traslazione per così dire “comunitaria” dei diritti garantiti dallo Stato in egual misura a tutti i singoli cittadini in quanto esseri umani con cittadinanza italiana.
maggioranzaI “diritti civili” hanno a che fare direttamente con la morale civica, invadendo la sfera delle altre persone che costituiscono la maggioranza, toccandole nella loro sensibilità e andandone a mettere in discussione radicate convinzioni. Una certa apologetica dei “diritti” si compiace tra l’altro di anteporre alla comunità presa nel suo complesso la cosiddetta “società civile”, che per il semplice fatto di perorare determinate “cause” piuttosto che altre sarebbe automaticamente da considerarsi “più civile” e dunque più rispettabile e “più morale” del resto “incivile” della società. Una cosa oltretutto d’importazione anglosassone, con tutto il perbenismo tipico di quelle popolazioni, presso le quali un “eccezionalismo comunitario” è utilizzato per governare la maggioranza, che zitta e muta deve sgobbare per mantenere un sistema capitalistico che alla Nazione ha anteposto gli individui, salvo poi non riconoscere a questi ultimi, organizzati in “comunità”, alcun “diritto” che vada oltre questioni assai fumose, e non essenziali come la salute, la casa, il lavoro e l’istruzione.
Oltretutto, chi sostiene che viga una “discriminazione” verso gli omosessuali dovrebbe dar conto di un fatto quanto meno curioso alla luce del principio di “eguaglianza” da essi preso come stella polare: se una persona omosessuale subisce un’aggressione, i giudici sembrano ormai essere tenuti ad applicare all’aggressore un’aggravante costituita dalla motivazione “omofoba” quando basterebbero i “futili motivi”. Il che mi pare un’ingiustizia, perché si possono trovare tantissimi altri motivi determinati dall’aspetto o dall’atteggiamento di una persona perché qualche energumeno decida di aggredirla deliberatamente. Si pensi un po’ cos’accadrebbe ad un tale che in un treno affollato affrontasse argomenti politici o storici “scomodi” in maniera assai poco conformista: vogliamo scommettere che dall’aggressione verbale si passerebbe a quella fisica? E dov’è la cosiddetta “libertà di espressione” che tanto esalta i moderni? Ci sono inoltre casi nei quali “l’aggressione” è in realtà una colluttazione nella quale l’omosessuale, che ha avuto una qualche responsabilità (non in quanto tale) nello scatenarla, ha avuto la peggio: ma per certi unilaterali e fanatici si dovrebbe comunque colpire con la massima severità “l’omofobo”. E, al colmo di quest’assurdità, vi è probabilmente anche chi, quando è l’omosessuale a dover essere giudicato, tenta di trovargli qualche “attenuante” a ragione del suo “orientamento sessuale”.
legge_mancinoLa stessa cosa sta avvenendo col “razzismo”: se un immigrato subisce un’aggressione, scatta al volo l’aggravante definita dalla Legge Mancino, ma non mi risulta che nessun giudice, trovandosi a comminare la pena ad aggressori stranieri (che oggigiorno in Italia abbondano) ha mai applicato la predetta aggravante, anche se è stato ampiamente documentato che molte rapine in stile Arancia Meccanica sono state condite da insulti verso i proprietari di casa in quanto “italiani di m.”. Non è questo un caso di “discriminazione” a rovescio peraltro applicata contro la maggioranza e per giunta quella stessa che, essendo residente sul territorio dapprima, avrebbe qualche “diritto”? Quantomeno quello di non vedersi assaltare a casa propria?
Ma quando si perde la bussola accade questo ed altro, come il cosiddetto “femminicidio”, nel quale stavolta la parte della vittima “discriminata” a prescindere viene svolta dalla donna, qualsiasi donna. Ed ovviamente, quando è la femmina ad accoppare l’uomo a nessuno viene in mente di impugnare un supposto “maschicidio”. Anzi, in quei casi, anche grazie a giurie piene di “femministe”, si andrà a parare dalle parti della “legittima difesa” o addirittura di un delitto compiuto “per esasperazione”.
La lista delle “discriminazioni al contrario”, una volta avviatisi lungo la china dei “diritti civili”, è dunque praticamente inesauribile.
E curiosamente si finisce nell’esatto contrario della pretesa “Eguaglianza” che con la “Libertà” e la “Fraternità” costituisce la triade di tutti i giacobini e i progressisti. Si finisce infatti in una situazione che per certi versi è assimilabile a quella degli odiati e “medievali” imperi, quando – tanto per citarne uno, quello Ottomano – per i sudditi del Sultano non valeva certo il moderno principio di “cittadinanza”, bensì quello di appartenenza ad una “comunità” (millet), da intendersi come “nazione religiosa” in base alla quale chi ne faceva parte poteva gestirsi autonomamente parecchi affari relativi alle questioni di statuto personale.
liberte-egalite-fraterniteOggi che la religione non conta quasi nulla, si cerca d’introdurre, schermandosi dietro gli “immortali principi” del 1789, un ordinamento societario in parte simile a quello, nel quale contano le “comunità” e i loro “diritti”, superando addirittura lo stesso Giacobinismo e la “cittadinanza” uguale per tutti stabilita dall’ormai obsoleto Stato otto-novecentesco. Con la differenza che le pretestuose questioni di “statuto personale” della “comunità GLBT”, così come quelle delle “donne” e delle etnie vittime predestinate del “razzismo”, non si vorrebbero demandate ad un sistema giudiziario interno, ma esportate nella più ampia società che tutti comprende, nessuno escluso, la quale vede così travolti tutti i suoi valori fondanti.
Col che si è capito perché hanno brigato tanto contro l’altra triade: Dio, Patria e Famiglia.
Prima hanno eliminato Dio dall’orizzonte esistenziale degli uomini, poi son passati a far credere che “tutto il mondo è Paese”, ed infine, tolti i due precedenti “impicci”, son passati all’attacco dell’ultimo baluardo tradizionale, per dare così libero sfogo all’ego e ad una concezione della vita “fluida” e “in movimento” nella quale, non esistendo più alcun limite né un Centro, l’uomo possa sbracarsi nel proprio insaziabile egoismo edificando, al posto della “Città di Dio” che era il suo compito, un numero indefinito di artificiali ed ingombranti “comunità”.


"unioni in(civili)", "stepchild adoption", "canguro" ... di che cosa stiamo parlando


Come tutti sappiamo in discussione al Senato c'è il ddl Cirinnà; cerchiamo di capire assieme alcuni concetti chiave: unioni "civili", il problema, "stepchild adoption", cosa ri-entrerà dalla finestra europea, la situazione in parlamento.


UNIONI CIVILI O MATRIMONIO OMOSESSUALE?

Il disegno di legge ddl Cirinnà dice di voler regolamentare le Unioni Civili per le persone dello stesso sesso, ma di fatto ne regolamenta il matrimonio: tutti gli articoli si riferiscono al codice civile che regolamenta i matrimoni. 
In sintesi fanno finta di votare una pera, ovvero unioni civili, ma di fatto votano una mela, ovvero il matrimonio samesex. (Come ha ammesso l'onorevole Scalfarotto in un'intervista a Repubblica dell'ottobre 2014).

QUAL E' IL PROBLEMA?

Mentre l'Europa dichiara che ogni Stato ha il diritto di decidere se introdurre o meno il matrimonio samesex, obbliga gli Stati che lo regolamentano (o che hanno istituti molto simili) ad aprire alla filiazione omosessuale. Recentemente Strasburgo ha obbligato l'Austria ad introdurre le adozioni gay, perché le loro unioni civili troppo simili al matrimonio.



DI COSA PARLA IL FAMOSO ART. 5? COSA E' LA STEPCHILD ADOPTION?

La stepchild adoption (adozione del figliastro) intende condonare i "risultati" di una pratica barbara quale è l'utero in affitto. 
A chi dovesse negare ciò ricordiamo che il Tribunale dei Minori, nel supremo interesse del fanciullo, già tutela i bambini, anche quelli nati da precedente relazione che vivono ad oggi in una coppia dello stesso sesso. Per esempio, se una donna ha una relazione con un uomo con cui concepisce un bambino, poi si separa e trova una compagna, il piccolo non è adottabile, perché il padre biologico esiste. Dovesse morire il padre, invece, e dovesse morire anche la madre, il tribunale dei minori già oggi può affidare il bambino alla compagna della madre in base alla cosiddetta continuità affettiva. Quale è allora l'effettiva ragione della stepchild adoption? Quando non esiste il secondo genitore e non c'è continuità affettiva. 

E SE STRALCIANO L'ART. 5?

Anche a fronte dello stralcio dell'art. 5, proprio per quanto detto (unioni civili = matrimonio samesex), basterebbe una minima sentenza italiana o europea ad aprire alle adozioni gay: qualsiasi giudice valuterebbe la legge per quello che in sostanza è, un matrimonio, e non per "falso titolo", unione civile. 
A prescindere dello stralcio dell'art. 5 quindi si aprirebbe all'adozione, e dunque, condonate quanto di più incivile può accadere: la firma di un contratto che rende falsamente orfano un bambino di padre o madre, per poterlo acquistare (utero in affitto e eterologa).

LA DISCUSSIONE IN SENATO

La partita è aperta e dal risultato finale ancora incerto, ma, nonostante gli sfavori del pronostico, il popolo del Family day porta a casa una prima parziale vittoria: dopo una prima settimana di dibattito al Senato al momento non esiste nessuna maggioranza trasversale in grado far approvare il ddl Cirinnà senza modifiche al testo.




COSA E' IL CANGURO?

La scorsa settimana il Pd ha presentato in senato il maxi emendamento Marcucci, volto a blindare la legge: una volta votato e passato questo emendamento, si sarebbe reso inutile la discussione degli altri presentati. Si chiama infatti in gergo Canguro proprio perché permette di saltare una democratica discussione.

QUAL E' LA SITUAZIONE ATTUALE?

I Cinque Stelle si sono rifiutati di votare il maxi-emendamento che elimina tutte le proposte di modifica al testo sulle unioni civili e che blinda il ddl Cirinnà. Il presidente del Senato Grasso ha rinviato tutto di una settimana, si ripartirà mercoledì 24 febbraio nel pomeriggio. Il canguro però rimane in campo. I dem ragionano su un suo 'spacchettamento'  sul voto intero, ma su tutte queste ipotesi si deve tener conto dei voti disponibili.

Il PD sa benissimo che c’è una diffusa contrarietà non solo riguardo all’articolo 5 sulle adozioni ma anche rispetto ai punti 2 e 3 della legge che, di fatto, equiparano le unioni civili al matrimonio.

 Il Partito Democratico si trova quindi in una morsa, che da un lato vede il fronte massimalista pro-gay del partito deciso a forzare tempi e procedure parlamentari per far approvare la legge senza modifiche e dall’altro le sirene dei cattolici dem e degli alleati centristi di maggioranza che chiedono lo stralcio della adozioni allo scopo di potersi di nuovo sedere intorno ad un tavolo – o persino tornare in Commissione – e riscrive un testo condiviso.


Ora per Renzi l’alternativa più praticabile, ma non meno deleteria, sarebbe quella che scontenta tutti: ovvero lo stralcio della stepchild. Questa mossa consentirebbe di ricucire con gli alleati centristi ma andrebbe contro sia lo spirito del Circo Massimo, che rifiuta ogni equiparazione del matrimonio con altre tipi di relazioni affettive, sia contro il mondo dell’attivismo gay che vede le adozioni come condicio sine qua non di tutta la legge.

La Manif Pour Tous Italia continua a ribadire con forza che la Legge va ritirata; che il testo è incostituzionale, come dimostrano i timori del presidente Mattarella e perché la procedura parlamentare ha violato clamorosamente l'articolo 72 non essendoci stato l’esame della Commissione. Ma soprattutto ricordano che è possibile mettere nero su bianco i diritti individuali già garantiti, senza creare nuove formazioni sociali che annacquano l’istituto della famiglia.
A tutti noi non resta che vigilare, intervenire e dare il massimo del supporto alla causa in uno spazio pubblico e privato. Perché la politica possa sentire anche la maggioranza “rumorosa” del Paese. Sostegno che dovremo saper mostrare anche verso tutti quei parlamentari che hanno sposato le nostre istanze, perché il vento forte che spirerà questi giorni non pieghi le loro convinzioni. Insomma, il moto deve essere oggi più che mai "renzi ci ricorderemo".


UNIONI CIVILI/SENATORI CATTOLICI: FEDELTA' O TRADIMENTO?

Conferenza-stampa in Senato del Comitato “Difendiamo i nostri figli”, promotore dei Family Day del 20 giugno e del 30 gennaio. I senatori che si definiscono ‘cattolici’  ammoniti  a far uso – nel probabile  voto sul maxi-emendamento governativo riguardante il disegno di legge Cirinnà - della loro ‘coscienza ben formata’ per non tradire il magistero della Chiesa in materia di famiglia e matrimonio. L’appello truffaldino di mezzo migliaio di personaggi di varia umanità in favore dell’approvazione immediata del disegno di legge Cirinnà nella sua interezza.  
Per i senatori della Repubblica che si dicono cattolici il momento della scelta si avvicina, essendo previsto forse già per giovedì 25 febbraio. Approveranno oppure no quello che a quest’ora appare come il probabilissimo maxi-emendamento governativo ( su cui il ‘cattolico’ Renzi, coadiuvato dalla ‘cattolica’ Boschi, porrà la fiducia) che riproporrà il disegno di legge Cirinnà amputato dell’articolo 5 e con possibili lievi modifiche all’articolo 3? Il gran popolo in prevalenza cattolico dei Family day del 20 giugno a San Giovanni e del 30 gennaio al Circo Massimo ha messo le carte in tavola nel tardo pomeriggio di martedì 23 febbraio nell’aula Nassiriya del Senato.
Lo ha fatto attraverso Massimo Gandolfini, il portavoce del Comitato promotore “Difendiamo i nostri figli”, attorniato dagli altri membri dell’organismo: “Siamo assolutamente contrari a una legge sulle unioni civili, inutile e profondamente ingiusta. Se sul maxi-emendamento fosse posta la fiducia e attraverso di esso dovesse emergere un nuovo modello di famiglia, votarlo sarebbe un vero tradimento da parte di parlamentari che si definiscono cattolici. Questi parlamentari devono avere bene in chiaro quel che dicono la tradizione e il magistero della Chiesa. Sarebbe scandaloso che un testo che contenesse istanze opposte a quelle cattoliche passasse con il voto di tali parlamentari”. Il Comitato (e con lui una larga parte del Paese) terrà “gli occhi ben aperti, anche in vista di scadenze elettorali non lontane. Sarà suo dovere morale indicare partiti e parlamentari che hanno sostenuto con il voto le istanze del ‘popolo della famiglia’ e partiti e parlamentari che invece le hanno ignorate. Ciò avrà di sicuro riflessi anche sulle scadenze istituzionali (vedi referendum in materia) del prossimo autunno”.
In queste ore si sta ancora trattando, ma il governo Renzi punta a superare l’impasse attraverso il machiavello del maxi-emendamento congiunto a un voto di fiducia. E’ fuor di dubbio che Renzi voglia incassare in ogni caso un ‘sì’ al testo Cirinnà modificato (ma non, o solo lievemente, negli articoli 2 e 3 in cui le ‘unioni’ vengono de facto equiparate al matrimonio). Anche perché un Cirinnà modificato in breve tempo sarebbe accresciuto delle parti espunte per ragioni tattiche grazie al prevedibile intervento di magistrati italiani o esteri. Dunque per il premier italiano meglio seguire il consiglio del premier lussemburghese Xavier Bettel (che convive con un compagno): “Ma se non hai i numeri, che te ne importa di fare tutto assieme? Procedete un passo alla volta: prima le unioni civili, poi arriveranno anche le adozioni” (da ‘Repubblica’ del 22 febbraio 2'016).
Del resto il concetto è stato ripetuto da Matteo Renzi anche lunedì 22 febbraio presso la Stampa estera: “Bisogna chiudere e chiudere in fretta. (…) C’è solo una certezza: la legge deve andare avanti ed essere approvata nel giro di qualche giorno. Bisogna arrivare a 161 voti. Con qualcuno questo accordo va fatto, perché i senatori pd sono 112”. Qualcuno? Certamente i 17 senatori agli ordini del noto Verdini (giàfactotum di Silvio Berlusconi). Ma non bastano. E dunque bisogna trattare in qualche modo con il partito a prevalenza cattolica del ministro Alfano. Cui bisognerà concedere lo stralcio della stepchild adoption e poco altro per ottenere il via libera. Ma è proprio qui che si gioca la credibilità sia dei cattolici di area pd che di quelli ‘alfaniani’. Fedeli al Magistero a costo di una crisi di governo oppure talmente attaccati alla poltrona da digerire anche compromessi inaccettabili da una coscienza cattolica ‘ben formata’?  Il quotidiano galantiniano “Avvenire” martedì 23 febbraio già pare anticipare la risposta. In apertura, su due colonne in prima pagina titola: “Unioni con fiducia/ e senzastepchild”. Già si intuisce che l’ “Avvenire” sarà pronto a digerire il testo Cirinnà modificato, a patto che non preveda espressamente le adozioni. Se così sarà, l’ “Avvenire” avrà tradito il popolo dei Family Day e si dovrà assumere una pesante responsabilità storica per i guasti che tale testo (che, lo ribadiamo, a breve ritroverebbe grazie alla magistratura le parti espunte) provocherà nella società italiana, certificando una vera e propria rivoluzione antropologica di cui saranno vittime i nostri figli.
GLI APPUNTI DI RENZI ALLA ‘STAMPA ESTERA’
Di per sé Matteo Renzi avrebbe accettato anche la stepchild. Il premier ha lasciato volontariamente o involontariamente lunedì sul tavolo della presidenza della Stampa estera un foglio di appunti presi in  un’ora e mezza di botta e risposta: grafia molto ordinata e decisa, tre doppie linee parallele e non curve, poche parole solo su sei argomenti tra cui quello ‘mediterraneo’- con l’annotazione “ITALIA è tornata” – e quello riguardante l’Expo – con l’annotazione “Molti gufano” . In alto a sinistra anche una data, richiamata del resto in una domanda di un collega attivista lgbt: “29 novembre 2013”. Che successe quel giorno? Matteo Renzi pubblicò sul suo profilo Facebook un messaggio particolare: “Nel mio gruppo di lavoro c’è una coppia, Letizia e Teresa, che da poche settimane ha un figlio che si chiama Ernesto (NdR: la coppia ha un figlio? Come minimo è un linguaggio truffaldino). Da segretario del Pd lavorerò perché Ernesto abbia gli stessi diritti dei miei figli e, dopo tanti anni di discussioni a vuoto, faremo una legge sui diritti civili”. Alla Stampa estera Renzi ha confermato: “Continuo a pensarla come il 29 novembre”. E ha aggiunto compiaciuto, ribadendo anche il linguaggio truffaldino: “Quella coppia ha avuto un’altra figlia”. 
LA SPINTA DECISIVA DEI ‘FAMILY DAY’, IL CORAGGIO E LA TENACIA DI UN PUGNO DI PARLMENTARI, LA RIUSCITA MOSSA LEGHISTA, IL ‘NO’ Del M5STELLE AL ‘SUPERCANGURO’
Fin qui il dibattito in Senato, dopo che il ddl Cirinnà era stato strappato con manovra iniqua alla Commissione, è stato vivacizzato dagli interventi dei soliti senatori convinti, tenaci e coraggiosi (che non temono di essere dileggiati dalla nota lobby e dai salotti radicalchic), dalla manovra ben riuscita del gruppo leghista (ritiro di 4500 emendamenti) che aveva provocato confusione nel pd, infine dal ‘no’ del Movimento 5 Stelle al tentativo del pd di imporre il voto del ‘supercanguro’ liberticida della discussione in aula. Il dibattito nel Paese era però stato aperto e tenuto ben vivo in primo luogo dal popolo appassionato e determinato del Family Day’ che, con le due grandi manifestazioni del 20 giugno 2015 e del 30 gennaio 2016 aveva costretto la nota lobby a rinviare di continuo il più volte annunciato ‘appuntamento con la storia’. Non solo: quanto più è passato il tempo, tanto più gli italiani hanno incominciato ad aprire gli occhi e hanno scoperto la realtà di quella rivoluzione che si voleva imporre in breve tempo senza che ne fossero a conoscenza. Da lì dapprima i tanti incontri in ogni parte d’Italia, poi le grandi mobilitazioni di centinaia di migliaia di persone convenute a Roma a San Giovanni e al Circo Massimo.
MENZOGNE RICORRENTI, DILEGGI ATTRAVERSO LA RAI
Nel suo lucido e appassionato intervento nella sala Nassiriya Massimo Gandolfini ha ribadito come, attraverso massmedia compiacenti, gli italiani siano assediati dalla Grande Menzogna e debbano sorbirsi insulti inqualificabili anche da parte del cosiddetto servizio pubblico. A vergogna di Rai Tre Gandolfini ha citato la definizione data in una trasmissione qualche settimana fa dei partecipanti al Family Day del 30 gennaio: “Gruppo di puttanieri e preti che si ritrovano per insegnare agli altri come si fa la famiglia”. Forse qualcuno ha avuto il pudore di scusarsi?
Tra le menzogne più diffuse dai turiferari delle note lobbies che imperversano dentro e fuori l’Italia quella riguardante la mancanza dei diritti civili per le persone omosessuali conviventi, l’altra che addebita all’Italia di essere il fanalino di coda dell’Europa, l’altra ancora dell’impossibilità dell’utero in affitto secondo il testo Cirinnà. A quest’ultimo proposito Massimo Gandolfini ha notato opportunamente che, anche prescindendo dall’articolo 5, la via libera per tale pratica schiavistica e abominevole si avrebbe anche grazie a passi degli articoli 2 e 3 dell’attuale testo di legge.
Tali menzogne sono state smentite con forza da alcuni membri del Comitato anche in un incontro svoltosi lunedì 15 febbraio presso la Stampa estera (una ‘prima’ per gli oppositori al ddl Cirinnà, dopo le comparsate plurime della stessa Cirinnà, di Scalfarotto e della Concia). In quella sede Costanza Miriano, Paolo Maria Floris e Maria Rachele Ruiu hanno risposto incisivamente alle domande di diversi giornalisti di ogni parte del mondo, americani e russi, irlandesi e olandesi, pachistani e iraniani, inglesi e canadesi.
AL BARACCONE DEGLI APPELLI ARCOBALENO: VENGHINO, SIGNORE E SIGNORI, PERCHE’ LOVE IS LOVE!
Oltre cinquecento cosiddetti vip – stimolati dall’immenso filosofo statunitense Barack Obama (il cui profondissimo motto suona “Love is love”) - hanno sottoscritto un appello agli “onorevoli membri del Parlamento italiano” per un’approvazione immediata del disegno di legge Cirinnà. Si può dubitare non solo che tutti i firmatari conoscano bene il disegno di legge Cirinnà ma che tutti abbiano letto attentamente il testo dell’appello, che oggettivamente - con toni che evocano quelli della propaganda del Ventennio – presenta contenuti gravemente offensivi della verità storica.
Come possiamo facilmente constatare, incominciando dall’esordio:
La legge Cirinnà rappresenta, oggi, l’occasione storica di fare un primo passo verso il riconoscimento di diritti civili e umani fondamentaliMa in che Paese vivono i firmatari? Forse che tali diritti fondamentali non sono già oggi riconosciuti alle persone lgbt?
Si sta parlando delle vite concrete di milioni d’italiani in estenuante attesa di esistere agli occhi dello StatoSiamo al puro delirio. Milioni di italiani? Ma quando? In estenuante attesa di esistere agli occhi dello Stato? Non sembra proprio, se siamo fruitori del mondo dei massmedia audiovisivi e della carta stampata… lì le persone lgbt dominano ovunque nell’ambito della comunicazione. Come si è dimostrato anche nell’ultimo Festival di Sant’Elton.
Siamo fuori tempo massimo, come hanno indicato la Corte Costituzionale e la Corte Europea dei Diritti UmaniFuori tempo massimo? Forse i firmatari non sanno che una parte consistente degli Stati europei non ha leggi sulle unioni tra persone dello stesso sesso? Meglio ancora: si ricordano i firmatari dei risultati del voto popolare in materia in Slovenia e in Croazia, anche in Slovacchia (dove non è stato raggiunto il quorum minimo di partecipazione?) Solo l’Irlanda, un Paese molto particolare in considerazione dei gravi scandali di cui si sono resi protagonisti diversi uomini di Chiesa, ha approvato il ‘matrimonio gay’, del resto dopo una campagna intimidatoria di rara violenza contro gli oppositori. Poi: La Corte Costituzionale ha indicato che cosa? Che l’italia è fuori tempo massimo per che cosa esattamente? Non certo per il simil-matrimonio del disegno di legge Cirinnà: la stessa Corte costituzionale con la sentenza n. 170 del 2014 ha stabilito che : «il […] vincolo matrimoniale tra soggetti del medesimo sesso [è] in contrasto con l’art. 29 della Costituzione».
La legge Cirinnà è già frutto di numerosi compromessi con un Parlamento che, in nome di una presunta difesa dell’infanzia… Presunta difesa dell’infanzia? Ovvero: è “presunta difesa dell’Infanzia” il chiedere che, come è scritto in natura, il bambino abbia un papà e una mamma?
Questa legge (…) garantisce il minimo dei diritti alle persone lgbt. E dai con le menzogne, che se ripetute, diventano purtroppo facilmente verità: una persona lgbt gode già oggi dei diritti fondamentali concessi, appunto, a ogni persona in Italia.
Un minimo oltre il quale non si può sconfinare, perché significherebbe approvare una legge di facciata o peggio lesiva, rimandando al mittente ilriconoscimento di legittimità di milioni d’italiani e delle loro famiglieAi firmatari, preoccupati degli alti destini del popolo italiano, piace sentirsi portavoce di “milioni d’italiani e delle loro famiglie” : presunti milioni e presunti vessati.
Abbiamo oggi l’occasione di fare la Storia: da notare ‘Storia’ con la S maiuscola. Non sappiamo perché ma ci viene in mente “Il maresciallo Badoglio mi telegrafa: ‘Oggi 5 maggio, alle ore 16.00, alla testa delle truppe vittoriose, sono entrato in Addis Abeba’. Durante i trenta secoli della sua storia l’Italia ha vissuto molte ore memorabili, ma questa di oggi è certamente una delle più solenni”.
UN FLORILEGIO DI FIRME DI VARIA UMANITA’
A seguire una lista dei firmatari con alcuni dei nomi più noti: una schiera formidabile (mamma mia, che paura!) di cervelli reputati illustri del politicamente, culturalmente ed economicamente corretto, un misto di gallinelle dell’oggi, di oche più o meno giulive (magari in declino) e persino di dame attempate e forse un po’ svanite del mondo che fu. C’è pure un calciatore (un esempio di correttezza in campo, mai che dia una gomitata, mai che proferisca un insulto magari etnico) che si definisce “capitano della Roma”  ma deve aver scippato il grado perché non è Totti (e, del resto, non lo sarà mai). Ancora più prestigiose, tra le altre, le presenze di Maria Venier e Valeria Marini, Vito Mancuso e Orietta Berti, Lapo Elkann e Carla Fracci, Alessandro Profumo e Alessia Marcuzzi, Luciana Litizzetto e Caterina Balivo, Daria Bignardi ed Emanuele Filiberto di Savoia.  Firme derivate da convinzioni rocciose e magari collaudate sull’argomento, firme derivate da irresponsabile dabbenaggine (parente dell’ignoranza crassa e supina), firme –tante- derivate soprattutto dall’avidità di saltare su un treno in corsa così da potersi godere in prima fila il sorgere della nuova alba arcobaleno. In sintesi: la lista dei firmatari è quanto di più significativo possa offrire oggi il ‘pensiero unico’ made in Italy. Gioiosamente ringraziano le lobbies finanziarie e libertarie internazionali. A chi la pensa diversamente non resta che sperare nel rapido concretizzarsi terreno del Magnificat: Deposuit potentes de sede et exaltavit humiles..
Ecco un elenco di tale varia umanità, tratto dal sito dei promotori:

  • Sebastiano Mauri, Vittorio Lingiardi (iniziatori)
  • Jane Alexander, Alice, Claudio Amendola, Asia Argento, Arisa, Giorgio Armani, Natalia Aspesi, Adriana Asti, Silvia Avallone,
  • Nanni Balestrini, Caterina Balivo, Luca Massimo Barbero – Direttore Fondazione Cini, Gabriella Belli – Direttore Fondazione Musei Civici Venezia, Andrea Bellini – Direttore del Centre d’Art Contemporain de Genève, Loredana Bertè, Orietta Berti, Riccardo Bettiga - Presidente Ordine Psicologi della Lombardia, Daria Bignardi, Marco Bizzarri – CEO e Presidente Gucci, Barbara Bobulova, Roberto Bolle, Ginevra Bompiani, Anna Bonaiuto, Beatrice  Borromeo, Nicoletta Braschi (moglie di Benigni), Fausto Brizzi, Margherita Buy
  • Victoria Cabello, Andrea Camilleri, Cristiana Capotondi, Roberta Capua, Caterina Caselli, Luciana Castellina, Sergio Castellitto, Maurizio Cattelan, Matteo Ceccarini, Pier Luigi Celli, Valentina Cervi, Lorenzo Jovanotti Cherubini, Laura Chiatti,  Carolyn Christov Bakargiev - Direttore GAM e Museo di Rivoli, Francesca Cima – Fondatrice Indigo Film e Presidente Produttori Anica, Francesca Comencini ,  Furio Colombo, Gherardo Colombo, Paola Concia, Carmen Consoli, Paola Cortellesi,  Lella Costa, Ivan Cotroneo, Carlo Cracco, Carolina Crescentini, Giulia Maria Crespi – Presidente Onorario FAI, Maddalena Crippa, Geppi Cucciari,
  •  Ilaria D’Amico, Serena Dandini, Emma Dante , Tosca D’Aquino, Philippe Daverio, , Rodolfo De Benedetti, Concita De Gregorio, Piera Degli Esposti, Daniele De Rossi- capitano della Roma, Piera Detassis – Presidente Fondazione Cinema per Roma e Direttore Ciak Magazine, Gioele Dix,  Dolcenera, Marco Doria (sindaco di Genova)
  • Elio, Lapo Elkann, Leandro Manuel Emede – Sugarcane Productions
  • Pierfrancesco Favino, Fedez, Sarah Felberbaum, Carlo Feltrinelli – Editore, Giorgio Ferrara – Direttore del festival di Spoleto, Isabella Ferrari, Paola Ferrari, Tiziano Ferro, Marina Fiordaliso, Catena Fiorello, Anna Foglietta, Luca Formenton – Editore Il Saggiatore, Irene Fornaciari, Iaia Forte, Gaston Fournier Facio – Direttore artistico Teatro Regio Torino, Carla Fracci, Massimiliano Fuksas
  • Umberto Galimberti, Giorgio Galli, Chiara Gamberale, Luca Garavoglia (presidente Campari Group), Max Gazzè, Costantino della Gherardesca, Anna Gialluca – Direttore editoriale Laterza, Ricky Gianco, Fabrizio Gifuni, Sergio Giunti (editore), Marco Giusti, Valeria Golino, Maurizio Gressi - UNRWA Italia (assistenza ONU ai rifugiati palestinesi), Francesco Guccini, Caterina Guzzanti
  • Daniela Hamaui, Paolo Hendel, Paolo Hutter
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UNIONI CIVILI/SENATORI CATTOLICI: FEDELTA’ O TRADIMENTO? – di GIUSEPPE RUSCONI –www.rossoporpora.org – 23 febbraio 2016

LEGGE CIRINNÀ, LA CEI ESULTA A METÀ

Perché i vescovi (felici per lo stralcio della stepchild) temono la “creatività giuridica” all’italiana
di Matteo Matzuzzi | 24 Febbraio 2016 
Roma. Tirano un sospiro di sollievo dalle parti della Conferenza episcopale italiana, guardando al destino che pare attendere il punto più controverso e contestato del disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili, la cosiddetta stepchild adoption, stralciata dal testo originario. Alla fine – si dice dalle parti del quartier generale sull’Aurelia – si è dimostrato che non serviva sbraitare, minacciare moti di piazza o insurrezioni, né richiamarsi ai fasti delle adunate di piazza del 2007, èra Ruini: il risultato che il Senato si appresta a partorire, infatti, rispecchia la linea che da settimane una parte consistente dell’episcopato – che ha avuto nel cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia, uno dei  rappresentanti più significativi – andava sostenendo: va bene il riconoscimento delle unioni civili, anche tra persone dello stesso sesso. Purché si impediscano le adozioni. Che poi era anche il mantra di Nunzio Galantino, seppur declinato nella sua consueta verve assai poco connotata da toni diplomatici. Una scelta da molti definita “al ribasso”, specie  se paragonata al chiaro no espresso dalla Cei di Camillo Ruini, nel 2007, ai tempi dei Dico. Una sorta di cedimento che il compromesso trovato in extremis non rende più “digeribile”.
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Ecco il metodo Renzi Il sollievo c’è, ma ancora non è arrivato il momento della festa. C’è, sulla strada, infatti, un ostacolo che porta alla Corte costituzionale, chiamata a decidere oggi sul caso di due signore coniugate in Oregon desiderose di veder riconosciuta (cioè trascritta in Italia) una doppia  e reciproca stepchild adoption. Se la Consulta stabilisse che si può fare (potrebbe anche non entrare nel merito, come qualche precedente induce a pensare), il dibattito andato in scena a Palazzo Madama sarebbe di colpo azzerato. Come mai avvenuto. E’ anche per questo che ieri – oltre a deplorare “una creatività giuridica a senso unico”, e cioè a favore “della cosiddetta famiglia omogenitoriale” – il quotidiano della Cei, Avvenire, chiedeva che la Corte non si pronunci prima che il Senato abbia dato il suo responso: “Saggezza vorrebbe che l’eventuale pubblicazione avvenisse una volta concluso l’iter parlamentare”.
E’ appunto la “creatività giuridica” ciò che allarma i vescovi, convinti che il modo per far rientrare la stepchild dalla finestra sia sempre possibile. Timore condiviso anche da seicento tra magistrati, avvocati e notai che hanno sottoscritto nelle scorse settimane un appello del Centro studi Rosario Livatino in cui si chiedeva di cassare il disegno di legge Cirinnà, ritenendo che in quel testo non ci fosse nulla da salvare, perché approvato il ddl (con o senza stepchild adoption) sarebbe impossibile proibire la pratica dell’utero in affitto, che è “una conseguenza necessaria alla regolamentazione para-matrimoniale di persone dello stesso sesso. Diventerà un diritto. D’altronde, se saranno coppie riconosciute, perché mai dovrebbe essere loro vietato di gestire una gravidanza all’esterno, non potendolo fare (nel caso di due mamme o due papà) in modo tradizionale?”, diceva al Foglio il professor Mauro Ronco, che del Centro Livatino è presidente. Centro che ieri, mentre diveniva ufficiale lo stralcio della stepchild adoption, pubblicava una nota durissima – condivisa anche da presidenti emeriti della Corte costituzionale, che hanno firmato l’appello anti Cirinnà – in cui si afferma che “non ci sono precedenti di un tale disprezzo per la volontà del Parlamento, che non è stato posto in condizione di esprimersi neanche sul primo comma del primo articolo del ddl. Il matrimonio fra persone dello stesso sesso viene imposto per diktat e senza il minimo confronto nel merito”.
http://www.simofin.com/simofin/index.php/italia/9451-legge-cirinna-la-cei-esulta-a-meta
Unioni civili, si va avanti. Il popolo del Family Day contro NCD e catto-dem: «Siete dei traditori»
di Riccardo Cascioli 24-02-2016

Senato
Viene presentato oggi in Senato il maxi emendamento sulle unioni civili che poi verrà votato domani, con la fiducia che il governo ha posto. Confermato lo stralcio della stepchild adoption – prezzo che il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha deciso di pagare per arrivare in fretta all’approvazione delle unioni civili -, non è chiaro invece cosa avverrà sugli articoli 2 e 3, che nel ddl Cirinnà assimilano di fatto le unioni civili al matrimonio. Cognome comune, eredità, reversibilità della pensione, equivalenza tra coniugi del matrimonio e partner nell’unione omosessuale, sono solo alcune delle questioni più importanti per cui l'NCD aveva chiesto modifiche. Alfano aveva chiesto infatti di rendere evidente la differenza tra i due istituti, ma la minoranza dem sostiene che Renzi, per avere il suo appoggio, si è impegnato a non modificare nulla sul regime delle unioni civili.

Di sicuro c’è che Alfano non si preoccupa troppo di quegli articoli, ieri era gongolante per la “grande vittoria” ottenuta e non sembrava proprio che avesse in mente di chiedere altro. Nessun commento da parte del presidente e del segretario della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), il cardinale Angelo Bagnasco e monsignor Nunzio Galantino, ma il quotidiano dei vescovi,Avvenire, era decisamente positivo anche se si aspetta sempre che il pacchetto venga perfezionato sistemando meglio la differenza tra unioni civili e matrimonio.
Si tratta di una posizione – lo ricordiamo – in palese contrasto con quanto insegnato autorevolmente dalla Chiesa. Se ancora ieri il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, rispondendo ad un lettore attribuiva alle unioni omosessuali un «incremento del tasso di solidarietà» nella nostra società, si dovrà ricordare che nella tante volte citata Nota del 2003 della Congregazione per la Dottrina della Fede si afferma invece l’effetto disgregante che le unioni omosessuali hanno per la società. «Le unioni omosessuali – afferma la Nota - non svolgono neppure in senso analogico remoto i compiti per i quali il matrimonio e la famiglia meritano un riconoscimento specifico e qualificato. Ci sono invece buone ragioni per affermare che tali unioni sono nocive per il retto sviluppo della società umana, soprattutto se aumentasse la loro incidenza effettiva sul tessuto sociale».
Niente di più lontano dalle posizioni di Avvenire e dei vescovi che ne dettano la linea.Lontanissimo anche dalle posizioni del popolo del Family Day che ieri è tornato a far sentire la sua voce attraverso una conferenza stampa del Comitato Difendiamo i Nostri Figli. Massimo Gandolfini, presidente del Comitato, pur affermando che il ritiro della stepchild adoption è comunque una piccola vittoria del popolo che ha riempito il Circo Massimo, ha affermato con chiarezza che «siamo assolutamente contrari a una legge sulle unioni civili, inutile e profondamente ingiusta. Se sul maxi-emendamento fosse posta la fiducia e attraverso di esso dovesse emergere un nuovo modello di famiglia, votarlo sarebbe un vero tradimento da parte di parlamentari che si definiscono cattolici. Questi parlamentari devono avere bene in chiaro quel che dicono la tradizione e il magistero della Chiesa. Sarebbe scandaloso che un testo che contenesse istanze opposte a quelle cattoliche passasse con il voto di tali parlamentari». 
Ancora più chiaro, se possibile, l’appello del Comitato Famiglia, Educazione, Libertàche ha promosso un appello ai senatori NCD perché abbiano «uno scatto d’orgoglio» e non votino la fiducia sul maxiemendamento. E a proposito degli ultimi sviluppi afferma che «presentarsi al popolo del Family Day quali vincitori della battaglia per l’eliminazione della stepchild adoption, millantando di avere colto le istanze del Circo Massimo, in realtà significa prendersene gioco e favorire l’altrui progetto di disgregazione della famiglia naturale, bene pubblico che il popolo del Family Day Vi chiede di tutelare, al di là di ogni tattica partitica».
Date le posizioni più volte espresse dai leder NCD, la possibilità che i senatori centristi votino contro il maxiemendamento “Alfano-Galantino” è vicina allo zero. Si tratta però di una responsabilità pesante, soprattutto perché – guardando alle divisioni all’interno del fronte pro-unioni civili e a quanto accaduto nelle ultime settimane - è chiaro che una posizione ferma sui princìpi da parte dell’NCD avrebbe potuto davvero affossare il ddl Cirinnà. Tanto più che una legge sulle unioni civili senza adozioni è una vittoria di Pirro. Il capogruppo PD al Senato, Luigi Zanda, ha detto ieri che il PD ha già pronto un altro ddl dedicato esclusivamente alla stepchild adoption, e l’ex procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati, in una intervista a Repubblica, ha spiegato che sulla stepchild adoption ci penseranno comunque i giudici a decidere «facendo riferimento all’evoluzione interpretativa e ai princìpi dettati dalla Consulta e dalle Corti europee dei diritti». Messaggio chiarissimo; nessuno si illuda, nessuno provi a prenderci in giro.

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