ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 12 febbraio 2016

Particolarmente devoto alla ..?

Il prete accusato di adescare minori «Lo vedevamo sempre di notte arrivare con il suo Suv»

Il paese sgomento per l’arresto di don Diego Rota, 45 anni. La testimonianza: di recente lo incontrai a cena, era al ristorante con due ragazzi giovani. Ma in molti lo difendono: aiutava tutti

La Lexus di don Diego, parcheggiata sotto la canonica di Solza, dove per il momento si trova agli arresti domiciliari

«Donne e uomini capaci di carità». Il messaggio del Giubileo sulla canonica di Solza. In chiesa, anche. E per trasformarlo in immagine, per renderlo più efficace, che arrivi dritto agli occhi e dagli occhi al cuore, don Diego Rota ha scelto di decorare l’altare con due enormi mani di stoffa imbottita. Sono ancora lì, rivolte verso i banchi. Sistemate come nel gesto del Padre nostro, dell’accoglienza. Dell’invito. Solo che ora è una sensazione inevitabilmente diversa quella che trasmettono. E così Maria, due figlie e tre nipoti di 9, 10 e 18 anni, si lascia andare. «Io non ho niente contro il don Diego, anzi. Le mie bambine sono sempre andata a catechismo. Certo, quando lo abbiamo visto arrivare con quel macchinone, in un paese così piccolo, di questi tempi, non ha fatto una bella figura. Gli piacciono le cose belle. No, dicono che i soldi della parrocchia non li tocchi, è uno che sta bene di suo. È sempre vestito di marca, mica come me che ho la giacca da 50 euro. E poi, non vorrei dirlo, ma mi è capitato di vederlo in giro la sera tardi. Di recente l’ho incontrato a cena». All’Officina dei sapori, Curno. «Era con due ragazzetti sui vent’anni, non erano del paese. Ha salutato me e mio marito, ci ha detto che era la prima volta che provava quel locale».

Il blitz dei carabinieri in canonica



Don Diego Rota, 45 anni, in uno dei suoi viaggi

Il macchinone è una Lexus «Rx 450h» ibrida, coi vetri oscurati, il cambio automatico e gli interni in pelle. Prezzo su Motori.it: 70 mila euro. «Di solito non c’è mai», chiude la pensionata prima di scivolare sotto le finestre del sacerdote, 46 anni il giorno di San Giuseppe, dal mercoledì delle Ceneri ai domiciliari, proprio lì, dietro a quella tenda appena spostata, un piano sopra a dove non si parla d’altro: sgomento e analisi da talk show, grandi riflessioni e battute d’infimo ordine. Lì, di fronte alle impalcature della sua chiesa. I muratori che stanno finendo il tetto hanno assistito in diretta alla scena. I carabinieri parcheggiano, don Diego si affaccia e vuole seguirli con il Suv. Invece, viene preso sottobraccio e fatto salire sulla gazzella. È tornato dopo tre ore e da quel momento ha il divieto di parlare con chiunque, eccetto con i suoi avvocati che ieri gli hanno fatto visita alle 12.30. «Sì?», a loro risponde dal videocitofono. «Diego, siamo noi». Il portone si apre e si richiude alle spalle della statua della Madonna, con l’erica e le violette.

Le spese, i viaggi e l’oratorio vuoto

È un patito, don Diego, della bellezza. Maria non è l’unica a digerirlo poco. Per la Quaresima è una raffinata composizione di cactus e pietre irregolari, intervallata da ceri viola tenue. «Ma in chiesa i fiori cambiano almeno ogni 15 giorni», osserva la mamma di due bambine, fuori dalle elementari. Discute con altri genitori su come affrontare l’argomento coi figli, che già sanno. Il catechismo si teneva sopra l’appartamento del don. Adesso sarà spostato all’oratorio, «che cade a pezzi. Ecco - riprende la mamma - è quello che dà fastidio. Vedere buttare via tanti soldi, quando non abbiamo più niente in paese». Per descrivere don Diego, tutti allineano le mani alle tempie. Come per dire: è uno inquadrato, poco espansivo, dalla predica pesante. Viaggiava tanto. In passato per la Ovet, ora per la parrocchia: Medjugorje, perché, appunto, pare sia particolarmente devoto alla Madonna, e poi Roma, la Terra Santa, Parigi. A gennaio era stata Malta. Nessun feeling con i giovani, anzi. Se don Giovanni Facchetti, il vecchio parroco, li coinvolgeva in un mucchio di attività, con don Diego s’era fermato tutto. Al bar Piper, di fronte alla chiesa, due ventenni: «Sarà che ci è dispiaciuto perdere don Giovanni, ma don Diego non ci ha mai convinto. Dà l’idea del furbo». E anche loro tirano fuori la storia degli orari strani: «Noi siamo sempre qui, vedevamo spesso la Lexus all’una di notte».

Lo sgomento: «Aiutava tutti»

Tanti ne parlano bene. C’è chi ipotizza manomissioni del suo computer. Chi sbotta coi cronisti: «Vergognatevi, siete peggio degli avvoltoi». La titolare del Piper, Maria Teresa Facheris, ricorda quando il sacerdote aveva ospitato per un mese un ragazzo rimasto senza casa. La suora dell’asilo ingrana una retro tremolante: «Non c’è niente da dire», ripete a oltranza. E Cristina Bissola, operatrice parrocchiale, donna capace di carità, piange e si stringe attorno alle ginocchia: «Ho una figlia di vent’anni che ha collaborato a stretto contatto con don Diego e non ho mai avuto un sospetto. Finché non sarà condannato, io non ci credo. Penso solo a lui, a quanto starà male».

di Maddalena Berbenni

http://bergamo.corriere.it/notizie/cronaca/16_febbraio_12/prete-accusato-adescare-minori-lo-vedevamo-sempre-notte-arrivare-cin-suo-suv-785e5390-d164-11e5-9819-2c2b53be318b.shtml

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