ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 16 febbraio 2016

Siamo tutti piccoli traditori..

(a cura Redazione "Il sismografo")
(Video)
Ecco alcune frasi del Nunziomons. Claudio Gugerotti di un breve discorso ai religiosi e alle religiose in Ucraina e all'interno del quale il presule analizza la Dichiarazione Comune Papa Francesco-Patriarca Kirill:
- So quanto questo popolo ucraino soffre nella propria carne la fatica dell'incomprensione. Portate pazienza se non si può sempre dire tutto come si vorrebbe da parte di tutti, perché bisogna "compromettere" per fare un testo comune.


- Sua Beatitudine sa bene quanta fatica è costato questo testo comune, ma gran parte dell'umanità si sarà già dimenticata del testo. La gente ricorderà l'abbraccio. E l'abbraccio è una cosa santa. Voi direte: Ma anche Giuda ha baciato Gesù e lo ha tradito! Siamo tutti piccoli traditori. Dobbiamo avere fiducia che Dio è capace di fare meraviglie anche dalle nostre miserie.

- Volentieri lascio tutti gli altri che lo vogliono a leggere e rileggere i documenti, per cercare di trovare tutto quello che vogliono. Preferisco andare a guardare negli occhi le persone che soffrono e ad abbracciarle ancora una volta. Ci sarà ancora qualcuno che dirà che vado ad abbracciarli per fare proselitismo. Non mi interessa. Il Signore guarda nel cuore e dona la grazia per fare i gesti giusti.
http://ilsismografo.blogspot.it/2016/02/ucraina-il-video-con-le-dichiarazioni.html

Il nunzio in Ucraina sul documento di Francesco e Kirill: "Da dimenticare"


nunzio
Da molti dei cinque milioni di greco-cattolici dell'Ucraina, l'incontro del 12 febbraio all'aeroporto dell'Avana tra papa Francesco e il patriarca di Mosca Kirill, e più ancora la loro dichiarazione comune, sono stati percepiti come un tradimento.
L'arcivescovo maggiore di Kiev, Sviatoslav Shevchuk, ha dato ragione di questo sentimento dei suoi fedeli in un'ampia intervista ufficiale pubblicata domenica 14 febbraio, festa della presentazione di Gesù al Tempio secondo il calendario liturgico in uso in quella Chiesa:

> "Two Parallel Worlds"
Il testo integrale dell'intervista sarà riprodotto prestissimo in più lingue su www.chiesa. Ma chi volesse leggerne già ora un sunto in italiano lo può trovare in questa pagina di "Asia News":
Già un anno fa, in visita a Roma, l'arcivescovo Scevchuk aveva espresso la contrarietà sua e della sua Chiesa alle posizioni di papa Francesco e della Santa Sede riguardo alla crisi ucraina, da lui giudicate troppo corrive a quelle di Mosca:
E discordanti con la politica filorussa del Vaticano apparivano anche i giudizi dell'allora nunzio apostolico in Ucraina, l'americano Thomas E. Gullickson.
Sia in un suo rapporto reso pubblico nell'autunno del 2014:
Sia in un'intervista a "Vatican Insider" del 16 febbraio 2015:
Dallo scorso novembre, il nunzio vaticano a Kiev è cambiato. Ora è l'arcivescovo Claudio Gugerotti, un diplomatico della covata del cardinale Achille Silvestrini, esperto di Chiese orientali.
Ma la linea del nuovo nunzio non si discosta affatto da quella del predecessore. E sul punto continua ad essere molto più comprensiva delle ragioni della Chiesa greco-cattolica ucraina che di quelle della segreteria di Stato e dello stesso papa, tanto più dopo l'incontro tra Francesco e Kirill all'Avana.
Basta vedere che cosa egli ha detto sabato 13 febbraio, il giorno dopo l'incontro, ai religiosi e alle religiose greco-cattolici riuniti a Kiev al termine dell'anno della vita consacrata, con al fianco un partecipe arcivescovo Scevchuk a far da traduttore dall'italiano all'ucraino.
Il video integrale del discorso del nunzio (vedi foto), intercalato frase per frase dalle traduzioni – e a tratti dai commenti – di Scevchuk, è più che mai rivelatore, anche per la mimica che accompagna le parole di entrambi:
Ecco qui di seguito i passaggi principali del discorso del nunzio Gugerotti:
*
"UN AEREO ANDAVA DA UNA PARTE, UNO DALL'ALTRA…"
È una bellissima occasione per me, che Sua Beatitudine mi offre, di dire una parola di riconoscenza a nome di papa Francesco, a tutti i religiosi e le religiose presenti e a tutti quelli che operano in Ucraina.
Ho pensato che la vita religiosa è la prerogativa di quelli che sono capaci di guardare in cielo. Ma voi direte: "Ma guardiamo in cielo e vediamo nuvole!". Bene, i religiosi e le religiose sono quelli che vedono il sole oltre le nuvole, e poi vanno a raccontare agli altri quello che hanno veduto.
In questi giorni abbiamo guardato oltre le nuvole. Perché c'erano gli aerei. Uno andava da una parte, uno andava dall'altra e tutti si trovavano nello stesso posto. Siamo rimasti a guardare la televisione con questi aerei che salivano e scendevano. Si incontrano gli aerei, si incontrano le persone.
L'incontro delle persone è sempre un mistero di Dio. Sapere che cosa pensa l'altro è sempre una cosa sconosciuta che noi affidiamo alla misericordia di Dio. Quando pensiamo a quante volte noi stessi pensiamo una cosa e ne diciamo un'altra, abbiamo bisogno solo della misericordia del Signore. Noi possiamo solo credere che la grazia di Dio è capace di convertire i cuori di tutti. […]
Vedete, io so che tanti di voi hanno sofferto in questi giorni per tante ragioni, tante interpretazioni, tante possibili comprensioni di ciò che è accaduto. [Scevchuk: Il papa e il patriarca Kirill, chiaro?]. Sì, mi riferivo a quegli aerei.
So quanto questo popolo ucraino soffre nella propria carne la fatica dell'incomprensione. Portate pazienza se non si può sempre dire tutto come si vorrebbe da parte di tutti, perché bisogna "compromettere" per fare un testo comune.
Sua Beatitudine sa bene quanta fatica è costato questo testo comune. [Scevchuk: Tra il papa e Kirill]. Ma gran parte dell'umanità si sarà già dimenticata del testo. La gente ricorderà l'abbraccio. E l'abbraccio è una cosa santa. Voi direte: Ma anche Giuda ha baciato Gesù e lo ha tradito! Siamo tutti piccoli traditori. Dobbiamo avere fiducia che Dio è capace di fare meraviglie anche dalle nostre miserie.
Io vi posso dire solo questo: il 22 febbraio parto per la zona dove la gente soffre, e sto là cinque giorni. Questa è la ragione per cui il papa mi ha mandato: stare assieme alla gente che soffre e cercare di aiutarla a nome suo.
Volentieri lascio tutti gli altri che lo vogliono a leggere e rileggere i documenti, per cercare di trovare tutto quello che vogliono. Preferisco andare a guardare negli occhi le persone che soffrono e ad abbracciarle ancora una volta. Ci sarà ancora qualcuno che dirà che vado ad abbracciarli per fare proselitismo. Non mi interessa. Il Signore guarda nel cuore e dona la grazia per fare i gesti giusti.
Allora, cari fratelli e sorelle religiosi, vi chiedo una preghiera speciale, per la consolazione del popolo ucraino, perché sentano sempre e comunque che il papa non li dimentica, che il papa li ama, che il papa li sente vicini.
Per tutto il resto, ricordiamoci quello che dice la Sacra Scrittura: "Passa la scena di questo mondo". Passano le politiche, passano i politici, rimane soltanto il Regno di Dio di fronte a noi.
*
Si può notare come il nunzio vaticano in Ucraina suggerisca esplicitamente di mettere da parte, se non addirittura di "dimenticare", il testo della dichiarazione congiunta firmata all'Avana dal papa e dal patriarca di Mosca.
È la minimizzazione che lo stesso Francesco ha fatto capire di volere, declassando a solo "pastorale" – e in in ogni caso a "non politica" – la dichiarazione, nel commentarla durante il volo da Cuba a Città del Messico.
Una minimizzazione puntualmente amplificata dagli scrittori della corte papale, da "La Civiltà Cattolica" a "Vatican Insider":

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