L’aborto: DIRITTO per le donne? No, DELITTO a beneficio dell’èlite!
Recentemente, una lettrice, imbarazzata dalle foto, di bambini sterminati nel seno materno -definite raccapriccianti- che questo sito pubblica nonostante la loro crudezza, sdegnata e imbarazzata dall’eccessivo risalto (eccessivo secondo lei) che questo blog ha dato al crimine dell’aborto cerca in qualche modo di giustificarlo utilizzando inutili sofismi del tipo “E’ comprensibile che le donne abortiscano dopo aver subito uno stupro”.
Peccato che gli aborti volontari eseguiti in seguito a tali tragici eventi rapprensentino semplicamente una piccolissima percentuale: meno del 5% sommati tra l’altro a quelli eseguiti per gravi complicazioni o handicap del feto, -anche se nemmeno questi costituiscono una motivazione al ricorso dell’omicidio di un innocente-. Alla lettrice vorrei chiedere per quale motivo lei e il partito che sostiene, difendono a spada tratta ideali tipo amnistia per i detenuti, abolizione della pena di morte e altri falsi pietismi di questo tipo, quando sarebbe più onesto e ovvio chiedere pene severe per chi commette uno stupro, mentre la società del politically correct chiede invece l’amnistia per il suo perpetratore e l’uccisione dell’innocente che suo malgrado si è ritrovato in questo mondo. Non ho mai ricevuto una risposta valida a tale interrogativo, solo scappatoie e risposte vaghe fuoritema, e nemmeno si spiega perchè sono le foto ad essere definite “raccapriccianti” e non il crimine stesso dell’aborto. Infatti come vedremo l’olocausto silenzioso di milioni di innocenti continua ad essere eseguito senza che nessuno metta in luce le estreme contraddizioni dei sostenitori dell’aborto, glissando sulla tragicità di questo evento che non solo provoca l’uccisione del bimbo, e il collasso psicologico e spesso anche ingenti danni fisici per la madre, -anche se eseguito dai migliori professionisti-, ma anche una spirale infinita di maledizione al mondo intero.
Tra i vari temi che si toccano nei siti che trattano di Massoneria e Nuovo Ordine Mondiale: false flag, OGM, capitalismo ecc raramente mi capita di leggere articoli e documentazioni che affrontano il tragico tema dell’aborto anche da parte di chi si oppone (o dice di opporsi) all’èlitarsimo;l’aborto è un argomento molto evitato e snobbato benchè rappresenti la vera e propria anima del mondialismo: un’arma essenziale per l’èlite di cui se ne serve per duplici motivi. Per carità, anche gli altri allarmi su cui si concentrano i siti anti-NWO sono argomenti seri e importanti, che meritano di essere portati alla luce, ma a ben vedere bisognerebbe chiedersi se gli Illuminati disporrebbero di tale potere ed energia su scala globale se gli uomini decidessero di agire rettamente e moralmente rigettando gli ideali aberranti contro natura e contro coscienza promossi dagli stessi. Come ripeteva spesso Padre Pio:
“Basterebbe un giorno senza nessun aborto e Dio concederebbe la pace al mondo fino al termine dei giorni”
Il risultato della sua legalizzazione? Ecco un dato parziale: nella sola Italia, dal 1978 al 1995, invece di diminuire grazie all’introduzione della Legge nº 194, gli «aborti terapeutici» hanno superato i 4milioni, con una media di poco inferiore ai duecentomila all’anno, e un rapporto annuo che è di un aborto per ogni tre o quattro nati vivi. Dal giorno della sua legalizzazione, quel maledetto 22 Maggio del 78 (a soli 13 giorni dal sequestro di Aldo Moro, 9 Maggio 78) ad oggi gli aborti si sono moltiplicati del 730%! Sarà un caso che dopo aver accolto questa spirale di maledizione -spacciata come progresso- l’Italia abbia cominciato ad affondare inesorabilmente, per arrivare oggi a sprofondare completamente nelle fauci degli oligarchi USA/UE?
Eppure questo crimine rivendicato come conquista sociale è il realtà il vero ponte tra il mondo e i tentacoli della tanto pianificataRepubblica Universale. Pensare che solo attraverso la fecondità e la famiglia, – sfuggendo agli ideali materialistici e goderecci proposti dalla società evangelizzatrice di un religioso NULLA- si potrebbe creare un forte bastione contro i piani degli Illuminati, piani che si stanno concretizzando anche grazie all’adesione persino di alcuni “cattolici” alle campagne contro la “sovrappopolazione” che minerebbe il benessere del popolo su scala mondiale, ma che in realtà -come abbiamo visto in un precendete articolo- la massiccia popolazione terrestre crea in realtà ricchezza alle Nazioni, ma crea un grave intralcio SOLO all’1% che detiene il 40% della ricchezza planetaria, ossia gli Illuminati. Di questa grave disinformazione il prezzo lo stanno pagando caro milioni di bambini mai nati. (clicca qui)
IL COMPLOTTISMO DI CHI TEMEVA L’ ABORTO E L’EUTANASIA DOPO LA LEGGE SUL DIVORZIO
Quando i cattolici “complottisti” nel 1970 combattevano in difesa del matrimonio indissolubilecontro il divorzio, ammonivano che il divorzio sarebbe stato solo un primo passo verso un permissivismo legale sempre più aggressivo e allettante, avvertivano che dopo il divorzio sarebbe venuto l’aborto, poi la liberalizzazione della droga, poi l’eutanasia, cioè la soppressione indolore di persone sofferenti, inguaribili o «inutili». Chi parlava così era tacciato di complottismo, un po come capita a quelli che oggi avvertono che i matrimoni e le adozioni gay spalancheranno le porte alla pedofilia, -in realtà ciò è molto più che un timore, dato che le disposizioni che ci arrivano dai nostri superiori europei impongono di rimuovere il limite di età per i rapporti sessuali tra adulti e bambini- (dal sito ufficiale delle Pari Opportunità, art.18) e in seguito anche allalegalizzazione dell’incesto sulla quale in USA sono già scesi in campo psicologi e lobby in difesa di questo che loro chiamano “una variante naturale della sessualità umana” (clicca qui)
Ebbene, il divorzio fu approvato il 1º dicembre 1970 e, puntualmente, dopo sei mesi precisi, il 18 giugno 1971, veniva presentata al Senato da un gruppo di senatori del Partito Socialista Italiano la Proposta di Legge per legalizzare l’aborto. Alla fine si scoprì che avevano ragione i “complottisti” .
DA ANDREOTTI A RENZI QUANDO IL FASCINO DELLA POLTRONA NON CONSENTE SAGGE DECISIONI
Il “cattolico scout” Matteo Renzi che nel non lontano 2007 partecipò al Family Day, (clicca qui) ma che oggi non sta nella pelle dalla fretta di favorire le unioni contro natura e gli uteri in affitto, con l’appoggio di Angelino Alfano -ministro dell’interno in un governo di sinistra, ma fondatore allo stesso tempo di un partito chiamato “Nuovo Centro Destra” – ci fa inevitabilmente venire in mente i “cattolici” del 78: Giulio Andreotti, Tina Anselmi, Giovanni Leone, ecc, moderni eredi del cattolicesimo liberale – sempre pronto al compromesso e al tradimento – quelli che firmarono di loro pugno la Legge dell’aborto pur di non perdere la poltrona… Purtroppo, come tutto nel nostro Paese, anche la questione dell’aborto fu vista da chi si proclamava «cristiano» come una battaglia puramente politica, prova ne è che dopo la sconfitta subita alle urne nel 1978 questi sedicenti «cristiani» (che dopo qualche mese perdettero comunque). Allo stesso modo possiamo star certi che a nulla servirà a Renzi questa linea di accondiscendenza per accattivarsi le simpatie degli oligarchi USA/UE. Come disse Licio Gelli nella sua ultima intervista riferendosi all’attuale premier: “Renzi? Non è un personaggio destinato a durare a lungo”. Di ciò ne siamo convinti anche noi. (intervista)
LA DITTATURA MEDIATICA Per convincere il pubblico sulla legittimità dell’aborto, nel furbesco linguaggio politicamente corretto si eviterà di dire aborto, sostituendo questo vocabolo che potrebbe suonare un po’ sinistro con quello più accattivante di «interruzione di gravidanza»; oppure ci si guarderà dal definire il frutto del concepimento «bambino», chiamandolo magari «feto» così come viene si vuol cancellare il termine più indicato per definire losfuttamento di donne indigenti “dell’utero in affitto” sostituendolo con “gravidanza di sostegno”, o ancora la pedofilia con “amore intergenerazionale”. E via dicendo…
“L’interruzione di gravidanza”, ci dicono, è una conquista sociale, un traguardo nel lungo cammino di emancipazione della donna, un segno di civiltà… Ma siamo proprio sicuri che sia così? Oppure l’aborto è un crimine disgustoso, dettato il più delle volte dall’egoismo più bieco e compiuto con la complicità di uno Stato permissivista che anziché punire l’infanticidio, lo riduce semplicemente ad una questione di scelta, lasciando unicamente alla coscienza dell’individuo il delicato compito di decidere della vita altrui?
Grazie alla disinformazione la maggior parte delle persone è ancora oggi convinta che il risultato dello sviluppo fetale alla 8ª settimana di gravidanza sia niente di più che un «grumo di cellule», una «verruca», una «masserella informe» senza alcuna individualità. Non dico un medico, ma persino uno studente in medicina sarebbe in grado di dimostrare la falsità di questa convinzione.
Ramòn Lucas Lucas, nell’opera Bioetica per tutti, sintetizza così l’idea di aborto: “ Fin dal concepimento vi è una vita che corre verso l’avvenire: a diciotto giorni c’è già un cuoricino che pulsa; ad un mese e mezzo i ditini si precisano, con le loro impronte digitali, già inconfondibili ed uniche; a due mesi vi è una creatura perfettamente simile ad un grande, ma ha una precisione assoluta. A tre mesi, il bimbo, vive una vita sua, in stretto collegamento con quella della mamma: si sveglia se si sveglia lei, la ascolta parlare o cantare, fà le capriole, scalcia, soffre terribilmente se una terribile macchina aspiratutto inizia, d’improvviso, a strappargli via via le braccia, le gambe, pezzo per pezzo, finché un arnese di ferro non entra a prelevare la sua testolina, per schiacciarla, come una noce, con un colpo secco, per asportarla”
L’aborto non è un problema eminentemente «politico» o «religioso». Prima ancora, esso è un problema scientifico e, specificamente, un problema biologico. L’autorità scientifica afferma con certezza quando ha inizio la vita umana è la biologia, infatti l’embriologia, la fetologia, la genetica, la perinatologia e tutta la biologia – conferma l’umanità del bambino non nato.
Se si arrivasse ad ammettere che il frutto del concepimento fin dai primi momenti della sua esistenza è a tutti gli effetti un essere umano, il tanto declamato «progresso» diventerebbe ipso facto un’imposizione antidemocratica degna di uno spietato regime comunista. Un’informazione di questo genere andrebbe a cozzare contro un’altra intoccabile divinità dell’affollato pantheon dell’uomo moderno: la libertà individuale. Ne consegue che le informazioni date agli utenti devono essere in linea con l’«etica» laica dominante, e qualsiasi deviazione da essa non può essere tollerata. Bisogna quindi necessariamente concludere che la discriminante in questa materia non è la scienza, ma le convinzioni ideologiche e filosofiche di chi tiene saldamente nelle proprie mani le redini dell’informazione
Il Progetto sull’aborto del 1971, stava dormendo alle Camere, quando, nel gennaio 1975, scoppiò lo scandalo della «clinica degli aborti» a Firenze. Per ingiunzione della Magistratura venne incriminato e arrestato il medico che, aiutato da alcune infermiere e da un idraulico (!), praticava decine di aborti ogni giorno. I media con questo scandalo invece di condannare i responsabili, e di sensibilizzare le famiglie in favore della vita ne approfittarono per dare voce a chi si servì di questo caso per riaccendere la polemica sulla legalizzazione dell’aborto.
LO STRANO INCIDENTE DI SEVESO: UN TOCCASANA PER LA CAMPAGNA ABORTISTA. A riaccendere in maniera drammatica la polemica sull’aborto scoppiò nell’estate il caso di Seveso. A Seveso, nella Brianza, il 10 luglio nella fabbrica chimica ICMESA avvenne un’esplosione (sulle cui cause poco si è indagato..) che provocò una fuga di gas altamente tossico: la diossina. Una nube spinta dal vento lo sparse su un vasto territorio. Seguì l’ordine di sgombero della popolazione. Fra le gravi conseguenze dell’accaduto, subito prese consistenza la preoccupazione, oltre che per la salute degli abitanti, anche per la sanità dei nascituri. Immediatamente, i movimenti femministi e radicali reclamarono il diritto di aborto per le donne incinte della zona di Seveso e Meda. Le parlamentari Emma Bonino, del Partito Radicale, e Susanna Agnelli, del Partito Repubblicano, richiesero l’autorizzazione all’aborto dal Ministro della Sanità. Fecero eco tutti gli operatori laicisti dei mezzi di comunicazione sociale. Una propaganda massiccia, violenta e intimidatoria venne messa in atto da una parte per piegare le autorità a iniziare subito indiscriminatamente gli aborti, dall’altra per una specie di costrizione morale su tutte le gestanti della zona inquinata perché si decidessero ad abortire. Il clima salì talmente di tono che su La Stampa di Torino (dell’8 agosto 1976) si chiese che non solo fosse permesso l’aborto, ma diventasse obbligatorio; che non solo le gestanti potessero abortire, ma che fossero obbligate dallo Stato ad abortire. Tutto il mondo laico reagì, stupito e irritato per la presa di posizione della Chiesa. Emblematico Il Corriere della Sera (del 19 settembre 1976) nell’articolo di fondo dal titolo «Violenza a Seveso», scritto dal direttore: «A Seveso si sta consumando una violenza che forse non ha confronti nel nostro tempo». Altri tacciarono i cattolici di «disumanità» e l’accusarono di «terrorismo psicologico». Con molta onestà da parte cattolica, come non si negò la possibilità che un nascituro della zona inquinata potesse nascere malformato, così si affermò che scientificamente non si hanno prove per affermare la malformazione del feto.
Pochissime le donne che abortirono. Stranamente – e questo va detto a onore dello donne lombarde – la stragrande maggioranza delle gestanti si rifiutò di abortire. Al culmine della sua frenetica campagna in favore dell’aborto a Seveso, Il Corriere della Sera, in data 11 settembre, a sessanta giorni dallo scoppio dell’ICMESA, dovette riconoscere queste cifre: su 1.000 gestanti, solo quindici hanno abortito! Altre, pochissime, hanno chiesto l’aborto. A Seveso e dintorni i bambini nati dopo l’esplosione risulteranno SANI, nella norma, anche dopo analisi nel lungo periodo. I feti abortiti, spediti in un laboratorio straniero per essere analizzati, non riveleranno alcun problema particolare: ma l’esito delle indagini rimarrà a lungo nascosto, tanto che ancor oggi, nell’immaginario collettivo, Seveso rimane una catastrofe di portata epocale. Si agì molto sull’onda dell’emozione, per i fatti di Seveso e per le cifre degli aborti clandestini, prima della legalizzazione finale che si scoprirà poi, anche per ammissione di alcuni protagonisti dell’epoca, essere state volutamente gonfiate. L’incidente di Seveso costituì comunque un passo fondamentale per la legalizzazione dell’aborto anche grazie al tam tam mediatico sguinsagliato in supporto alla pulizia umana mondialista (clicca qui)
Lo strano incidente di Seveso e la sua strumentalizzaione mediatica ci riporta inevitabilmente alla strana epidemia Zika che colpirebbe i feti, scoppiata misteriosamente in Sudamerica.
In realtà questo virus pare che arrechi danni meno gravi di una semplice influenza. Ma l’occasione è ghiotta per ONU per avviare una massiccia campagna in favore dell’aborto in America Latina dove è illegale in tanti Paesi ad eccezione di alcuni che lo applicano con pesanti restrizioni. Il fatto è che il nesso di causalità tra il virus e microcefalie dei feti è tutto da dimostrare e comunque, numeri alla mano, Zika sarebbe un fattore di rischio inferiore rispetto a tanti altri per cui non c’è alcun allarme. Proprio il fatto che l’allarme venga alimentato, a prescindere che l’emergenza sia poi confermata oppure smentita, ci fa capire che l’attuale stato di paura prelude a una nuova campagna, in questo caso dal duplice obiettivo: in favore dell’aborto, in uno dei due continenti che più resistono alla sua legalizzazione (l’altro è l’Africa), e contro la Chiesa cattolica, che di questa resistenza, e di molto altro, è incolpata. Come reclama la International Planned Parenthood Federation: “ occorre rimuovere degli ostacoli culturali e legali dei quali è responsabile l’influenza della Chiesa cattolica”. (clicca qui)
«È come se tu avessi ucciso un gatto»
Questa è la risposta della radicale Adele Faccio ad una donna che ha abortito nel tentativo di smorzarle i sensi di colpa. Se una frase del genere la Faccio l’avesse pronunciata oggi c’è da credere che sarebbe stata travolta da polemiche, sdegno e persino minacce, non da parte dei Cattolici -ormai ridotti a non poter più esprimere un’opinione anche solo come semplici cittadini,- ma da parte delle potenti lobbies animaliste che ripetono allo sfinimento che l’uomo è solo un animale, nonostante non gli si riconoscano neppure i diritti delle altre bestie. La razza umana, infatti, non gode di nessuna tutela e di nessun diritto! Basti pensare al tenace impegno degli animalisti nel voler bloccare gli esperimenti sugli animai, impegni che vengono lodati dalla società e dai media, ma chi si permette di chiedere una dignitosa sepoltura per il bimbo abortito per evitare che il suo corpo vada a finire nei laboratori scientifici, nell’industria cosmetica, o peggio ancora nei rituali satanici viene tacciato come bigotto, oscurantista, fascista, fanatico e/o pericoloso catto-reazionario.
E poi c’e ovviamente la Bonino, ex europarlamentare, vicepresidente del Senato della Repubblica, eletta nell’aprile 2008 nelle liste del Partito Democratico, fondatrice della CISA, grande sostenitrice dell’interruzione di gravidanza.
Eccola nella foto a fianco mentre pratica un aborto nel 1975 uno dei 10.141 aborti illegali da lei promossi servendosi di una pompa da bicicletta per aspirare il feto dall’utero riponendolo in un vasetto di marmellata, quest’ultimo, diceva, è «un buon motivo per farsi quattro risate». Le femministe e i radicali sono giunti a tal punto da definire «parassita» il piccolo essere umano nato nel seno della donna, e da concludere che se è un «parassita» la donna ha il sacrosanto diritto di sopprimerlo quando e come vuole. E questo lo hanno scritto addirittura nella Relazione alla Proposta di Legge presentata alla Camera dei Deputati.
Ha scritto Adele Faccio, la loro Presidente, parlando da una tribuna molto elevata, da dove la voce arriva a tutta Italia (vedi Il Corriere della Sera, del 24 gennaio 1976): «É ora di farla finita di predicare la falsità […]. La sessualità è l’essenza stessa della vita». E per sessualità intendeva il soddisfacimento di ogni istinto: in particolare, masturbazione, omosessualità, rapporti sessuali prima e fuori del matrimonio, eliminazione di gravidanze non desiderate”.
L’articolo si chiudeva con un attacco violentissimo alla Chiesa, la quale, condannando tali «libertà» sessuali, si qualifica come «un potere ormai completamente antistorico,anticulturale e antiumano (!) che va combattuto come il peggior nemico della libertà, della felicità e della realtà». La donna è sesso. Da queste dichiarazionni nasce in noi un senso di ripugnanza! La donna non è sesso: la donna è un essere meraviglioso. Per le femministe invece la donna è la «femmina». Chi vede nella donna soltanto una femmina (in calore), la umilia e la avvilisce come «donna».
Ebbene: le femministe esigono libertà di aborto, per assicurare alla donna il libertinaggio sessuale, senza dover portare il peso di un eventuale «parassita».Viene da chiedersi chi siano le vere femministe di oggi, dato che loro che si definiscono “femministe” si sono nettamente schierate contro la dignità morale e sociale della donna rendendola uno strumento per il sesso da usare come e quando si vuole, senza impegni e senza considerazione, a beneficio e consumo quegli uomini che hanno accolto con gioia la “liberazione della donna” rendendo così i Paesi occidentali degli enormi caotici postriboli. Senza contare che le menti che hanno hanno deciso la “rivoluzione della donna” e la legalizzazione dell’aborto sono soprattutto menti maschili che hanno pianificato il tutto nelle Logge, -ricordiamo che le donne non possono aderire ad una Loggia massonica, esistono alcune logge per sole donne, ma queste contano assai poco quando c’è da prendere delle decisioni-. Bisognerebbe quindi chiedere ai massoni di aprire le loro Logge anche alle donne visto che sono tanto interessati all’uguaglianza sociale tra uomo e donna dal momento che la predicano, ma non la praticano!Infatti, i loro slogan promuovono sempre e solo l’élitarismo del potente sul debole piuttosto che l’uguaglianza tra uomo e donna. La ragione di tale rivoluzione non è rendere libera la donna, ma di snaturarla della sua natura materna che fa da collante per la famiglia. Noi non siamo donne in calore, siamo spose affettuose dei nostri mariti; siamo ragazze single che cercano l’uomo che ci renderà felici; siamo madri amorevoli ed esemplari per i nostri figli; siamo vergini e/o consacrate che difendono la dignità della donna; spesso siamo anche ex peccatrici che spalancano il cuore davanti al dono della Grazia; spesso siamo ancora peccatrici ma ci assumiamo le nostre responsabilità; siamo spesso credeenti a volte anche non credenti, ciò che ci unisce è la certezza della dignità della donna e della sacralità del suo corpo. Siamo donne che amano e difendono il diritto alla vita e il diritto della donna ad essere amata e non usata da menti senza scrupoli. Va detto anche che questo articolo non è in nessun modo una condanna contro quelle donne che magari si sono ritrovate a compiere questo crimine per ignoranza, solitudine, disperazione,ecc anche per queste donne c’è possibilità di riscatto e di salvezza se prendono coscienza e si pentono di ciò che hanno fatto. E’ più che altro un invito a cessare di strumentalizzare la donna, di illuderla, di venderle false libertà che a ben vedere l’hanno resa più schiava adesso di quanto lo sia mai stata. Aborto diritto della donna? No, aborto per la riduzione delle nascite, altro che diritti della donna!
MENTALITA’ ABORTISTA Una volta introdotto per Legge, l’aborto, il numero complessivo degli aborti non diminuisce, ma aumenta. Permangono quelli clandestini e si aggiungono quelli legali. Infatti la Legge permissiva dell’aborto suona come un invito ad abortire, crea la mentalità dell’aborto. É infine da notare la differenza che corre fra la «sopportazione» della prostituzione, del concubinato ecc… e la legalizzazione dell’aborto. Nel caso dell’aborto, lo Stato non soltanto «sopporta» e si astiene dal punire, ma positivamente offre la sua collaborazione per uccidere la piccola vita innocente. Lo Stato offre le sue cliniche, offre i suoi chirurghi allo scopo di uccidere. Lo Stato si fa così complice di assassinio. La Legge influisce sulle coscienze, specialmente della massa del popolo, specialmente dei giovani. La Legge ha un alto scopo pedagogico. La Legge è una luce, è un punto di riferimento, è un modello di comportamento. Ed è un invito, è un’esortazione ad agire con senso morale. Così dopo aver creato artificiosamente la «mentalità abortistica», oggi si vuole imporre a tutti i costi la mentalità omosessualista,“gay è bello, gay è naturale, gay è trendy”. É un fatto psicologico ammesso da tutti gli studiosi: dalla permissione legale insensibilmente e fatalmente, si passa al permissivismo morale e il costume decade. Quando poi il costume è decaduto, alcuni generosi rimarranno fedeli, ma la massa viene travolta. Pertanto, la Legge non può ammettere la liceità dell’aborto. Primo effetto dell’aborto legalizzato: aumento pauroso degli aborti legali, dai 23.641 del 1968 si sale ai 169.362 del 1973: AUMENTO del 730%.
Secondo effetto: grande aumento ANCHE degli aborti clandestini, forse un 300.000, praticati come dicevano le femministe per lo più da “persone non qualificate”. Per uno o altro motivo non si può o non si stima opportuno ricorrere all’aborto legale? Si ricorre a quello clandestino. Così, di anno in anno aumentano gli uni e aumentano gli altri, e le coscienze, specialmente nelle nuove generazioni, fanno il callo al delitto di sopprimere una vita umana. Il più grave genocidio ai danni dell’umanità. Solo in Italia si continua a sterminare in media un bambino su 4, quella ricchezza: quella futura forza lavoro che il sistema ha deciso rimpiazzare con gli immigrati e portare così a compimento il Piano Kalergi.
UNA CREATURA VIVA E UNICA L’aborto, il massacro dei nascituri, non è una scelta privata, ma un crimine privato che grida vendetta davanti a Dio e agli uomini, reclamando giustizia. Come sarebbe assurdo tollerare che certi genitori commettano abusi sessuali sui loro figli, col pretesto che si tratta di una faccenda privata che avviene all’interno della famiglia. Gli abortisti in genere considerano il feto «una parte del corpo della madre». Altri, sempre però presentando il problema come insignificante e marginale, parlano di «masserella genetica» ; altri – come Adriano Buzzati Traverso (1913-1983) – di «mucchietto di cellule». Il biologo Jacques Monod (1910-1976) parlò di «progetto» di persona. Progetto di persona? Quell’esserino è già quel che sarà da grande. Sarebbe la stessa cosa tra distruggere una casa e distruggere il progetto che l’architetto aveva disegnato sulla carta o sul computer? Il bambino è già quella casa sin dall’inizio. Sin da subito si presenta come un essere distinto e unico.
Dal momento in cui un ovulo femminile è stato fecondato è venuto all’esistenza un nuovo piccolo essere, che è un essere umano, ben individuato e singolare, esattamente distinto non solo dal padre, come è naturale, ma anche dalla madre. Fin dal concepimento esso ha i caratteri specifici di individualità e di autonomia nella sua realtà profonda (è un individuo a sé stante, è qualcuno, è «lui»). Ha il suo specifico patrimonio genetico. Contiene in codice tutto il suo avvenire. Il piccolo essere, legato evidentemente alla mamma per il suo vivere (ma come nei primi giorni dopo il concepimento, così sempre, fino a un minuto prima del parto), è tuttavia assolutamente distinto dalla mamma. Dal momento in cui viene concepito, non riceve più dalla mamma né una cellula, né un tessuto, né una funzione, né un organo, né una goccia di sangue. La madre offre solo alimento all’essere che ha concepito e un terreno caldo e propizio per il suo sviluppo e la sua crescita.
E’ lui a determinare il suo compleanno, perché l’inizio delle contrazioni del parto risulta da una iniziativa unilaterale del feto, anche quando si dice che alla madre si sono rotte le acque in realtà sono le acque del bimbo. Biologicamente, è un fatto scientifico che durante la gravidanza ci sono due corpi diversi. Primariamente, c’è il corpo della donna. In secondo luogo, c’è un altro corpo: quello del bambino.L’evidenza che ci sono due corpi separati può essere dedotta dal fatto che molte donne hanno spesso in grembo figli maschi, e individui il cui gruppo sanguigno differisce dal loro. Da un punto di vista medico, è impossibile che un solo individuo abbia due gruppi sanguigni completamente diversi. Chiaramente si tratta di un altro corpo. Inoltre, il corpo della madre riconosce il feto come un corpo estraneo. Questo figlio verrebbe immediatamente rifiutato dal corpo della madre come «tessuto estraneo» se non fosse protetto dalla placenta che lo zigote inizia da solo a formare 72 ore dopo il suo impianto nell’utero. IlDr. A. W. Liley, professore di ricerca in fisiologia fetale ad Auckland, in Nuova Zelanda, è noto come il «padre della fetologia», ha affermato: «Il feto non è passivo, dipendente, snervato o un fragile vegetale, come molti pensano, ma un giovane essere umano, dinamico, plastico, forte e in larga misura responsabile del suo ambiente e del proprio destino […]. In definitiva, il feto organizza la madre […] in modo che i le sostanze nutrienti vengano deviate per le necessità fetali […]. Durante tutta gravidanza è la madre, e non il feto, ad essere passiva e dipendente» .T. W. Hilgers-D. J. Horan, op. cit., pagg. 27, 32-33.
Altro che «l’utero è mio e lo gestisco come voglio io», come dicono le femministe. Non solo ai fini religiosi, ma anche sociali,occorre educare tutti, ma specialmente i giovani, al vero senso dell’amore; al rispetto della dignità di ogni essere umano; a riscoprire nella donna non «la femmina»,ma un essere meraviglioso per la sua natura e il suo ruolo nella vita, nella famiglia e nella società. Occorre che i giovani tornino a vedere nella vera luce il matrimonio e la famiglia, realtà tra le più stupende e sante per l’essere umano; tornino a rivalutare la coscienza e a sentire profondo il senso della «sacralità della vita», di ogni vita.
-Floriana Castro- Antimassoneria Copypright 2016
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Recentemente, una lettrice, imbarazzata dalle foto, di bambini sterminati nel seno materno -definite raccapriccianti- che questo sito pubblica nonostante la loro crudezza, sdegnata e imbarazzata dall’eccessivo risalto (eccessivo secondo lei) che questo blog ha dato al crimine dell’aborto cerca in qualche modo di giustificarlo utilizzando inutili sofismi del tipo “E’ comprensibile che le donne abortiscano dopo aver subito uno stupro”.
Peccato che gli aborti volontari eseguiti in seguito a tali tragici eventi rapprensentino semplicamente una piccolissima percentuale: meno del 5% sommati tra l’altro a quelli eseguiti per gravi complicazioni o handicap del feto, -anche se nemmeno questi costituiscono una motivazione al ricorso dell’omicidio di un innocente-. Alla lettrice vorrei chiedere per quale motivo lei e il partito che sostiene, difendono a spada tratta ideali tipo amnistia per i detenuti, abolizione della pena di morte e altri falsi pietismi di questo tipo, quando sarebbe più onesto e ovvio chiedere pene severe per chi commette uno stupro, mentre la società del politically correct chiede invece l’amnistia per il suo perpetratore e l’uccisione dell’innocente che suo malgrado si è ritrovato in questo mondo. Non ho mai ricevuto una risposta valida a tale interrogativo, solo scappatoie e risposte vaghe fuoritema, e nemmeno si spiega perchè sono le foto ad essere definite “raccapriccianti” e non il crimine stesso dell’aborto. Infatti come vedremo l’olocausto silenzioso di milioni di innocenti continua ad essere eseguito senza che nessuno metta in luce le estreme contraddizioni dei sostenitori dell’aborto, glissando sulla tragicità di questo evento che non solo provoca l’uccisione del bimbo, e il collasso psicologico e spesso anche ingenti danni fisici per la madre, -anche se eseguito dai migliori professionisti-, ma anche una spirale infinita di maledizione al mondo intero.Tra i vari temi che si toccano nei siti che trattano di Massoneria e Nuovo Ordine Mondiale: false flag, OGM, capitalismo ecc raramente mi capita di leggere articoli e documentazioni che affrontano il tragico tema dell’aborto anche da parte di chi si oppone (o dice di opporsi) all’èlitarsimo;l’aborto è un argomento molto evitato e snobbato benchè rappresenti la vera e propria anima del mondialismo: un’arma essenziale per l’èlite di cui se ne serve per duplici motivi. Per carità, anche gli altri allarmi su cui si concentrano i siti anti-NWO sono argomenti seri e importanti, che meritano di essere portati alla luce, ma a ben vedere bisognerebbe chiedersi se gli Illuminati disporrebbero di tale potere ed energia su scala globale se gli uomini decidessero di agire rettamente e moralmente rigettando gli ideali aberranti contro natura e contro coscienza promossi dagli stessi. Come ripeteva spesso Padre Pio:
“Basterebbe un giorno senza nessun aborto e Dio concederebbe la pace al mondo fino al termine dei giorni”
Il risultato della sua legalizzazione? Ecco un dato parziale: nella sola Italia, dal 1978 al 1995, invece di diminuire grazie all’introduzione della Legge nº 194, gli «aborti terapeutici» hanno superato i 4milioni, con una media di poco inferiore ai duecentomila all’anno, e un rapporto annuo che è di un aborto per ogni tre o quattro nati vivi. Dal giorno della sua legalizzazione, quel maledetto 22 Maggio del 78 (a soli 13 giorni dal sequestro di Aldo Moro, 9 Maggio 78) ad oggi gli aborti si sono moltiplicati del 730%! Sarà un caso che dopo aver accolto questa spirale di maledizione -spacciata come progresso- l’Italia abbia cominciato ad affondare inesorabilmente, per arrivare oggi a sprofondare completamente nelle fauci degli oligarchi USA/UE?
Eppure questo crimine rivendicato come conquista sociale è il realtà il vero ponte tra il mondo e i tentacoli della tanto pianificataRepubblica Universale. Pensare che solo attraverso la fecondità e la famiglia, – sfuggendo agli ideali materialistici e goderecci proposti dalla società evangelizzatrice di un religioso NULLA- si potrebbe creare un forte bastione contro i piani degli Illuminati, piani che si stanno concretizzando anche grazie all’adesione persino di alcuni “cattolici” alle campagne contro la “sovrappopolazione” che minerebbe il benessere del popolo su scala mondiale, ma che in realtà -come abbiamo visto in un precendete articolo- la massiccia popolazione terrestre crea in realtà ricchezza alle Nazioni, ma crea un grave intralcio SOLO all’1% che detiene il 40% della ricchezza planetaria, ossia gli Illuminati. Di questa grave disinformazione il prezzo lo stanno pagando caro milioni di bambini mai nati. (clicca qui)
IL COMPLOTTISMO DI CHI TEMEVA L’ ABORTO E L’EUTANASIA DOPO LA LEGGE SUL DIVORZIO
Quando i cattolici “complottisti” nel 1970 combattevano in difesa del matrimonio indissolubilecontro il divorzio, ammonivano che il divorzio sarebbe stato solo un primo passo verso un permissivismo legale sempre più aggressivo e allettante, avvertivano che dopo il divorzio sarebbe venuto l’aborto, poi la liberalizzazione della droga, poi l’eutanasia, cioè la soppressione indolore di persone sofferenti, inguaribili o «inutili». Chi parlava così era tacciato di complottismo, un po come capita a quelli che oggi avvertono che i matrimoni e le adozioni gay spalancheranno le porte alla pedofilia, -in realtà ciò è molto più che un timore, dato che le disposizioni che ci arrivano dai nostri superiori europei impongono di rimuovere il limite di età per i rapporti sessuali tra adulti e bambini- (dal sito ufficiale delle Pari Opportunità, art.18) e in seguito anche allalegalizzazione dell’incesto sulla quale in USA sono già scesi in campo psicologi e lobby in difesa di questo che loro chiamano “una variante naturale della sessualità umana” (clicca qui)
Ebbene, il divorzio fu approvato il 1º dicembre 1970 e, puntualmente, dopo sei mesi precisi, il 18 giugno 1971, veniva presentata al Senato da un gruppo di senatori del Partito Socialista Italiano la Proposta di Legge per legalizzare l’aborto. Alla fine si scoprì che avevano ragione i “complottisti” .
Quando i cattolici “complottisti” nel 1970 combattevano in difesa del matrimonio indissolubilecontro il divorzio, ammonivano che il divorzio sarebbe stato solo un primo passo verso un permissivismo legale sempre più aggressivo e allettante, avvertivano che dopo il divorzio sarebbe venuto l’aborto, poi la liberalizzazione della droga, poi l’eutanasia, cioè la soppressione indolore di persone sofferenti, inguaribili o «inutili». Chi parlava così era tacciato di complottismo, un po come capita a quelli che oggi avvertono che i matrimoni e le adozioni gay spalancheranno le porte alla pedofilia, -in realtà ciò è molto più che un timore, dato che le disposizioni che ci arrivano dai nostri superiori europei impongono di rimuovere il limite di età per i rapporti sessuali tra adulti e bambini- (dal sito ufficiale delle Pari Opportunità, art.18) e in seguito anche allalegalizzazione dell’incesto sulla quale in USA sono già scesi in campo psicologi e lobby in difesa di questo che loro chiamano “una variante naturale della sessualità umana” (clicca qui)
Ebbene, il divorzio fu approvato il 1º dicembre 1970 e, puntualmente, dopo sei mesi precisi, il 18 giugno 1971, veniva presentata al Senato da un gruppo di senatori del Partito Socialista Italiano la Proposta di Legge per legalizzare l’aborto. Alla fine si scoprì che avevano ragione i “complottisti” .
DA ANDREOTTI A RENZI QUANDO IL FASCINO DELLA POLTRONA NON CONSENTE SAGGE DECISIONI
Il “cattolico scout” Matteo Renzi che nel non lontano 2007 partecipò al Family Day, (clicca qui) ma che oggi non sta nella pelle dalla fretta di favorire le unioni contro natura e gli uteri in affitto, con l’appoggio di Angelino Alfano -ministro dell’interno in un governo di sinistra, ma fondatore allo stesso tempo di un partito chiamato “Nuovo Centro Destra” – ci fa inevitabilmente venire in mente i “cattolici” del 78: Giulio Andreotti, Tina Anselmi, Giovanni Leone, ecc, moderni eredi del cattolicesimo liberale – sempre pronto al compromesso e al tradimento – quelli che firmarono di loro pugno la Legge dell’aborto pur di non perdere la poltrona… Purtroppo, come tutto nel nostro Paese, anche la questione dell’aborto fu vista da chi si proclamava «cristiano» come una battaglia puramente politica, prova ne è che dopo la sconfitta subita alle urne nel 1978 questi sedicenti «cristiani» (che dopo qualche mese perdettero comunque). Allo stesso modo possiamo star certi che a nulla servirà a Renzi questa linea di accondiscendenza per accattivarsi le simpatie degli oligarchi USA/UE. Come disse Licio Gelli nella sua ultima intervista riferendosi all’attuale premier: “Renzi? Non è un personaggio destinato a durare a lungo”. Di ciò ne siamo convinti anche noi. (intervista)
LA DITTATURA MEDIATICA Per convincere il pubblico sulla legittimità dell’aborto, nel furbesco linguaggio politicamente corretto si eviterà di dire aborto, sostituendo questo vocabolo che potrebbe suonare un po’ sinistro con quello più accattivante di «interruzione di gravidanza»; oppure ci si guarderà dal definire il frutto del concepimento «bambino», chiamandolo magari «feto» così come viene si vuol cancellare il termine più indicato per definire losfuttamento di donne indigenti “dell’utero in affitto” sostituendolo con “gravidanza di sostegno”, o ancora la pedofilia con “amore intergenerazionale”. E via dicendo…
“L’interruzione di gravidanza”, ci dicono, è una conquista sociale, un traguardo nel lungo cammino di emancipazione della donna, un segno di civiltà… Ma siamo proprio sicuri che sia così? Oppure l’aborto è un crimine disgustoso, dettato il più delle volte dall’egoismo più bieco e compiuto con la complicità di uno Stato permissivista che anziché punire l’infanticidio, lo riduce semplicemente ad una questione di scelta, lasciando unicamente alla coscienza dell’individuo il delicato compito di decidere della vita altrui?
Grazie alla disinformazione la maggior parte delle persone è ancora oggi convinta che il risultato dello sviluppo fetale alla 8ª settimana di gravidanza sia niente di più che un «grumo di cellule», una «verruca», una «masserella informe» senza alcuna individualità. Non dico un medico, ma persino uno studente in medicina sarebbe in grado di dimostrare la falsità di questa convinzione.
Ramòn Lucas Lucas, nell’opera Bioetica per tutti, sintetizza così l’idea di aborto: “ Fin dal concepimento vi è una vita che corre verso l’avvenire: a diciotto giorni c’è già un cuoricino che pulsa; ad un mese e mezzo i ditini si precisano, con le loro impronte digitali, già inconfondibili ed uniche; a due mesi vi è una creatura perfettamente simile ad un grande, ma ha una precisione assoluta. A tre mesi, il bimbo, vive una vita sua, in stretto collegamento con quella della mamma: si sveglia se si sveglia lei, la ascolta parlare o cantare, fà le capriole, scalcia, soffre terribilmente se una terribile macchina aspiratutto inizia, d’improvviso, a strappargli via via le braccia, le gambe, pezzo per pezzo, finché un arnese di ferro non entra a prelevare la sua testolina, per schiacciarla, come una noce, con un colpo secco, per asportarla”
L’aborto non è un problema eminentemente «politico» o «religioso». Prima ancora, esso è un problema scientifico e, specificamente, un problema biologico. L’autorità scientifica afferma con certezza quando ha inizio la vita umana è la biologia, infatti l’embriologia, la fetologia, la genetica, la perinatologia e tutta la biologia – conferma l’umanità del bambino non nato.
“L’interruzione di gravidanza”, ci dicono, è una conquista sociale, un traguardo nel lungo cammino di emancipazione della donna, un segno di civiltà… Ma siamo proprio sicuri che sia così? Oppure l’aborto è un crimine disgustoso, dettato il più delle volte dall’egoismo più bieco e compiuto con la complicità di uno Stato permissivista che anziché punire l’infanticidio, lo riduce semplicemente ad una questione di scelta, lasciando unicamente alla coscienza dell’individuo il delicato compito di decidere della vita altrui?
Grazie alla disinformazione la maggior parte delle persone è ancora oggi convinta che il risultato dello sviluppo fetale alla 8ª settimana di gravidanza sia niente di più che un «grumo di cellule», una «verruca», una «masserella informe» senza alcuna individualità. Non dico un medico, ma persino uno studente in medicina sarebbe in grado di dimostrare la falsità di questa convinzione.
Ramòn Lucas Lucas, nell’opera Bioetica per tutti, sintetizza così l’idea di aborto: “ Fin dal concepimento vi è una vita che corre verso l’avvenire: a diciotto giorni c’è già un cuoricino che pulsa; ad un mese e mezzo i ditini si precisano, con le loro impronte digitali, già inconfondibili ed uniche; a due mesi vi è una creatura perfettamente simile ad un grande, ma ha una precisione assoluta. A tre mesi, il bimbo, vive una vita sua, in stretto collegamento con quella della mamma: si sveglia se si sveglia lei, la ascolta parlare o cantare, fà le capriole, scalcia, soffre terribilmente se una terribile macchina aspiratutto inizia, d’improvviso, a strappargli via via le braccia, le gambe, pezzo per pezzo, finché un arnese di ferro non entra a prelevare la sua testolina, per schiacciarla, come una noce, con un colpo secco, per asportarla”
L’aborto non è un problema eminentemente «politico» o «religioso». Prima ancora, esso è un problema scientifico e, specificamente, un problema biologico. L’autorità scientifica afferma con certezza quando ha inizio la vita umana è la biologia, infatti l’embriologia, la fetologia, la genetica, la perinatologia e tutta la biologia – conferma l’umanità del bambino non nato.
Se si arrivasse ad ammettere che il frutto del concepimento fin dai primi momenti della sua esistenza è a tutti gli effetti un essere umano, il tanto declamato «progresso» diventerebbe ipso facto un’imposizione antidemocratica degna di uno spietato regime comunista. Un’informazione di questo genere andrebbe a cozzare contro un’altra intoccabile divinità dell’affollato pantheon dell’uomo moderno: la libertà individuale. Ne consegue che le informazioni date agli utenti devono essere in linea con l’«etica» laica dominante, e qualsiasi deviazione da essa non può essere tollerata. Bisogna quindi necessariamente concludere che la discriminante in questa materia non è la scienza, ma le convinzioni ideologiche e filosofiche di chi tiene saldamente nelle proprie mani le redini dell’informazione
Il Progetto sull’aborto del 1971, stava dormendo alle Camere, quando, nel gennaio 1975, scoppiò lo scandalo della «clinica degli aborti» a Firenze. Per ingiunzione della Magistratura venne incriminato e arrestato il medico che, aiutato da alcune infermiere e da un idraulico (!), praticava decine di aborti ogni giorno. I media con questo scandalo invece di condannare i responsabili, e di sensibilizzare le famiglie in favore della vita ne approfittarono per dare voce a chi si servì di questo caso per riaccendere la polemica sulla legalizzazione dell’aborto.
Il Progetto sull’aborto del 1971, stava dormendo alle Camere, quando, nel gennaio 1975, scoppiò lo scandalo della «clinica degli aborti» a Firenze. Per ingiunzione della Magistratura venne incriminato e arrestato il medico che, aiutato da alcune infermiere e da un idraulico (!), praticava decine di aborti ogni giorno. I media con questo scandalo invece di condannare i responsabili, e di sensibilizzare le famiglie in favore della vita ne approfittarono per dare voce a chi si servì di questo caso per riaccendere la polemica sulla legalizzazione dell’aborto.
LO STRANO INCIDENTE DI SEVESO: UN TOCCASANA PER LA CAMPAGNA ABORTISTA. A riaccendere in maniera drammatica la polemica sull’aborto scoppiò nell’estate il caso di Seveso. A Seveso, nella Brianza, il 10 luglio nella fabbrica chimica ICMESA avvenne un’esplosione (sulle cui cause poco si è indagato..) che provocò una fuga di gas altamente tossico: la diossina. Una nube spinta dal vento lo sparse su un vasto territorio. Seguì l’ordine di sgombero della popolazione. Fra le gravi conseguenze dell’accaduto, subito prese consistenza la preoccupazione, oltre che per la salute degli abitanti, anche per la sanità dei nascituri. Immediatamente, i movimenti femministi e radicali reclamarono il diritto di aborto per le donne incinte della zona di Seveso e Meda. Le parlamentari Emma Bonino, del Partito Radicale, e Susanna Agnelli, del Partito Repubblicano, richiesero l’autorizzazione all’aborto dal Ministro della Sanità. Fecero eco tutti gli operatori laicisti dei mezzi di comunicazione sociale. Una propaganda massiccia, violenta e intimidatoria venne messa in atto da una parte per piegare le autorità a iniziare subito indiscriminatamente gli aborti, dall’altra per una specie di costrizione morale su tutte le gestanti della zona inquinata perché si decidessero ad abortire. Il clima salì talmente di tono che su La Stampa di Torino (dell’8 agosto 1976) si chiese che non solo fosse permesso l’aborto, ma diventasse obbligatorio; che non solo le gestanti potessero abortire, ma che fossero obbligate dallo Stato ad abortire. Tutto il mondo laico reagì, stupito e irritato per la presa di posizione della Chiesa. Emblematico Il Corriere della Sera (del 19 settembre 1976) nell’articolo di fondo dal titolo «Violenza a Seveso», scritto dal direttore: «A Seveso si sta consumando una violenza che forse non ha confronti nel nostro tempo». Altri tacciarono i cattolici di «disumanità» e l’accusarono di «terrorismo psicologico». Con molta onestà da parte cattolica, come non si negò la possibilità che un nascituro della zona inquinata potesse nascere malformato, così si affermò che scientificamente non si hanno prove per affermare la malformazione del feto.
Pochissime le donne che abortirono. Stranamente – e questo va detto a onore dello donne lombarde – la stragrande maggioranza delle gestanti si rifiutò di abortire. Al culmine della sua frenetica campagna in favore dell’aborto a Seveso, Il Corriere della Sera, in data 11 settembre, a sessanta giorni dallo scoppio dell’ICMESA, dovette riconoscere queste cifre: su 1.000 gestanti, solo quindici hanno abortito! Altre, pochissime, hanno chiesto l’aborto. A Seveso e dintorni i bambini nati dopo l’esplosione risulteranno SANI, nella norma, anche dopo analisi nel lungo periodo. I feti abortiti, spediti in un laboratorio straniero per essere analizzati, non riveleranno alcun problema particolare: ma l’esito delle indagini rimarrà a lungo nascosto, tanto che ancor oggi, nell’immaginario collettivo, Seveso rimane una catastrofe di portata epocale. Si agì molto sull’onda dell’emozione, per i fatti di Seveso e per le cifre degli aborti clandestini, prima della legalizzazione finale che si scoprirà poi, anche per ammissione di alcuni protagonisti dell’epoca, essere state volutamente gonfiate. L’incidente di Seveso costituì comunque un passo fondamentale per la legalizzazione dell’aborto anche grazie al tam tam mediatico sguinsagliato in supporto alla pulizia umana mondialista (clicca qui)
Lo strano incidente di Seveso e la sua strumentalizzaione mediatica ci riporta inevitabilmente alla strana epidemia Zika che colpirebbe i feti, scoppiata misteriosamente in Sudamerica.
Lo strano incidente di Seveso e la sua strumentalizzaione mediatica ci riporta inevitabilmente alla strana epidemia Zika che colpirebbe i feti, scoppiata misteriosamente in Sudamerica.
In realtà questo virus pare che arrechi danni meno gravi di una semplice influenza. Ma l’occasione è ghiotta per ONU per avviare una massiccia campagna in favore dell’aborto in America Latina dove è illegale in tanti Paesi ad eccezione di alcuni che lo applicano con pesanti restrizioni. Il fatto è che il nesso di causalità tra il virus e microcefalie dei feti è tutto da dimostrare e comunque, numeri alla mano, Zika sarebbe un fattore di rischio inferiore rispetto a tanti altri per cui non c’è alcun allarme. Proprio il fatto che l’allarme venga alimentato, a prescindere che l’emergenza sia poi confermata oppure smentita, ci fa capire che l’attuale stato di paura prelude a una nuova campagna, in questo caso dal duplice obiettivo: in favore dell’aborto, in uno dei due continenti che più resistono alla sua legalizzazione (l’altro è l’Africa), e contro la Chiesa cattolica, che di questa resistenza, e di molto altro, è incolpata. Come reclama la International Planned Parenthood Federation: “ occorre rimuovere degli ostacoli culturali e legali dei quali è responsabile l’influenza della Chiesa cattolica”. (clicca qui)
«È come se tu avessi ucciso un gatto»
Questa è la risposta della radicale Adele Faccio ad una donna che ha abortito nel tentativo di smorzarle i sensi di colpa. Se una frase del genere la Faccio l’avesse pronunciata oggi c’è da credere che sarebbe stata travolta da polemiche, sdegno e persino minacce, non da parte dei Cattolici -ormai ridotti a non poter più esprimere un’opinione anche solo come semplici cittadini,- ma da parte delle potenti lobbies animaliste che ripetono allo sfinimento che l’uomo è solo un animale, nonostante non gli si riconoscano neppure i diritti delle altre bestie. La razza umana, infatti, non gode di nessuna tutela e di nessun diritto! Basti pensare al tenace impegno degli animalisti nel voler bloccare gli esperimenti sugli animai, impegni che vengono lodati dalla società e dai media, ma chi si permette di chiedere una dignitosa sepoltura per il bimbo abortito per evitare che il suo corpo vada a finire nei laboratori scientifici, nell’industria cosmetica, o peggio ancora nei rituali satanici viene tacciato come bigotto, oscurantista, fascista, fanatico e/o pericoloso catto-reazionario.
E poi c’e ovviamente la Bonino, ex europarlamentare, vicepresidente del Senato della Repubblica, eletta nell’aprile 2008 nelle liste del Partito Democratico, fondatrice della CISA, grande sostenitrice dell’interruzione di gravidanza.
E poi c’e ovviamente la Bonino, ex europarlamentare, vicepresidente del Senato della Repubblica, eletta nell’aprile 2008 nelle liste del Partito Democratico, fondatrice della CISA, grande sostenitrice dell’interruzione di gravidanza.
Eccola nella foto a fianco mentre pratica un aborto nel 1975 uno dei 10.141 aborti illegali da lei promossi servendosi di una pompa da bicicletta per aspirare il feto dall’utero riponendolo in un vasetto di marmellata, quest’ultimo, diceva, è «un buon motivo per farsi quattro risate». Le femministe e i radicali sono giunti a tal punto da definire «parassita» il piccolo essere umano nato nel seno della donna, e da concludere che se è un «parassita» la donna ha il sacrosanto diritto di sopprimerlo quando e come vuole. E questo lo hanno scritto addirittura nella Relazione alla Proposta di Legge presentata alla Camera dei Deputati.
Ha scritto Adele Faccio, la loro Presidente, parlando da una tribuna molto elevata, da dove la voce arriva a tutta Italia (vedi Il Corriere della Sera, del 24 gennaio 1976): «É ora di farla finita di predicare la falsità […]. La sessualità è l’essenza stessa della vita». E per sessualità intendeva il soddisfacimento di ogni istinto: in particolare, masturbazione, omosessualità, rapporti sessuali prima e fuori del matrimonio, eliminazione di gravidanze non desiderate”.
L’articolo si chiudeva con un attacco violentissimo alla Chiesa, la quale, condannando tali «libertà» sessuali, si qualifica come «un potere ormai completamente antistorico,anticulturale e antiumano (!) che va combattuto come il peggior nemico della libertà, della felicità e della realtà». La donna è sesso. Da queste dichiarazionni nasce in noi un senso di ripugnanza! La donna non è sesso: la donna è un essere meraviglioso. Per le femministe invece la donna è la «femmina». Chi vede nella donna soltanto una femmina (in calore), la umilia e la avvilisce come «donna».
Ebbene: le femministe esigono libertà di aborto, per assicurare alla donna il libertinaggio sessuale, senza dover portare il peso di un eventuale «parassita».Viene da chiedersi chi siano le vere femministe di oggi, dato che loro che si definiscono “femministe” si sono nettamente schierate contro la dignità morale e sociale della donna rendendola uno strumento per il sesso da usare come e quando si vuole, senza impegni e senza considerazione, a beneficio e consumo quegli uomini che hanno accolto con gioia la “liberazione della donna” rendendo così i Paesi occidentali degli enormi caotici postriboli. Senza contare che le menti che hanno hanno deciso la “rivoluzione della donna” e la legalizzazione dell’aborto sono soprattutto menti maschili che hanno pianificato il tutto nelle Logge, -ricordiamo che le donne non possono aderire ad una Loggia massonica, esistono alcune logge per sole donne, ma queste contano assai poco quando c’è da prendere delle decisioni-. Bisognerebbe quindi chiedere ai massoni di aprire le loro Logge anche alle donne visto che sono tanto interessati all’uguaglianza sociale tra uomo e donna dal momento che la predicano, ma non la praticano!Infatti, i loro slogan promuovono sempre e solo l’élitarismo del potente sul debole piuttosto che l’uguaglianza tra uomo e donna. La ragione di tale rivoluzione non è rendere libera la donna, ma di snaturarla della sua natura materna che fa da collante per la famiglia. Noi non siamo donne in calore, siamo spose affettuose dei nostri mariti; siamo ragazze single che cercano l’uomo che ci renderà felici; siamo madri amorevoli ed esemplari per i nostri figli; siamo vergini e/o consacrate che difendono la dignità della donna; spesso siamo anche ex peccatrici che spalancano il cuore davanti al dono della Grazia; spesso siamo ancora peccatrici ma ci assumiamo le nostre responsabilità; siamo spesso credeenti a volte anche non credenti, ciò che ci unisce è la certezza della dignità della donna e della sacralità del suo corpo. Siamo donne che amano e difendono il diritto alla vita e il diritto della donna ad essere amata e non usata da menti senza scrupoli. Va detto anche che questo articolo non è in nessun modo una condanna contro quelle donne che magari si sono ritrovate a compiere questo crimine per ignoranza, solitudine, disperazione,ecc anche per queste donne c’è possibilità di riscatto e di salvezza se prendono coscienza e si pentono di ciò che hanno fatto. E’ più che altro un invito a cessare di strumentalizzare la donna, di illuderla, di venderle false libertà che a ben vedere l’hanno resa più schiava adesso di quanto lo sia mai stata. Aborto diritto della donna? No, aborto per la riduzione delle nascite, altro che diritti della donna!
Ha scritto Adele Faccio, la loro Presidente, parlando da una tribuna molto elevata, da dove la voce arriva a tutta Italia (vedi Il Corriere della Sera, del 24 gennaio 1976): «É ora di farla finita di predicare la falsità […]. La sessualità è l’essenza stessa della vita». E per sessualità intendeva il soddisfacimento di ogni istinto: in particolare, masturbazione, omosessualità, rapporti sessuali prima e fuori del matrimonio, eliminazione di gravidanze non desiderate”.
L’articolo si chiudeva con un attacco violentissimo alla Chiesa, la quale, condannando tali «libertà» sessuali, si qualifica come «un potere ormai completamente antistorico,anticulturale e antiumano (!) che va combattuto come il peggior nemico della libertà, della felicità e della realtà». La donna è sesso. Da queste dichiarazionni nasce in noi un senso di ripugnanza! La donna non è sesso: la donna è un essere meraviglioso. Per le femministe invece la donna è la «femmina». Chi vede nella donna soltanto una femmina (in calore), la umilia e la avvilisce come «donna».
Ebbene: le femministe esigono libertà di aborto, per assicurare alla donna il libertinaggio sessuale, senza dover portare il peso di un eventuale «parassita».Viene da chiedersi chi siano le vere femministe di oggi, dato che loro che si definiscono “femministe” si sono nettamente schierate contro la dignità morale e sociale della donna rendendola uno strumento per il sesso da usare come e quando si vuole, senza impegni e senza considerazione, a beneficio e consumo quegli uomini che hanno accolto con gioia la “liberazione della donna” rendendo così i Paesi occidentali degli enormi caotici postriboli. Senza contare che le menti che hanno hanno deciso la “rivoluzione della donna” e la legalizzazione dell’aborto sono soprattutto menti maschili che hanno pianificato il tutto nelle Logge, -ricordiamo che le donne non possono aderire ad una Loggia massonica, esistono alcune logge per sole donne, ma queste contano assai poco quando c’è da prendere delle decisioni-. Bisognerebbe quindi chiedere ai massoni di aprire le loro Logge anche alle donne visto che sono tanto interessati all’uguaglianza sociale tra uomo e donna dal momento che la predicano, ma non la praticano!Infatti, i loro slogan promuovono sempre e solo l’élitarismo del potente sul debole piuttosto che l’uguaglianza tra uomo e donna. La ragione di tale rivoluzione non è rendere libera la donna, ma di snaturarla della sua natura materna che fa da collante per la famiglia. Noi non siamo donne in calore, siamo spose affettuose dei nostri mariti; siamo ragazze single che cercano l’uomo che ci renderà felici; siamo madri amorevoli ed esemplari per i nostri figli; siamo vergini e/o consacrate che difendono la dignità della donna; spesso siamo anche ex peccatrici che spalancano il cuore davanti al dono della Grazia; spesso siamo ancora peccatrici ma ci assumiamo le nostre responsabilità; siamo spesso credeenti a volte anche non credenti, ciò che ci unisce è la certezza della dignità della donna e della sacralità del suo corpo. Siamo donne che amano e difendono il diritto alla vita e il diritto della donna ad essere amata e non usata da menti senza scrupoli. Va detto anche che questo articolo non è in nessun modo una condanna contro quelle donne che magari si sono ritrovate a compiere questo crimine per ignoranza, solitudine, disperazione,ecc anche per queste donne c’è possibilità di riscatto e di salvezza se prendono coscienza e si pentono di ciò che hanno fatto. E’ più che altro un invito a cessare di strumentalizzare la donna, di illuderla, di venderle false libertà che a ben vedere l’hanno resa più schiava adesso di quanto lo sia mai stata. Aborto diritto della donna? No, aborto per la riduzione delle nascite, altro che diritti della donna!
MENTALITA’ ABORTISTA Una volta introdotto per Legge, l’aborto, il numero complessivo degli aborti non diminuisce, ma aumenta. Permangono quelli clandestini e si aggiungono quelli legali. Infatti la Legge permissiva dell’aborto suona come un invito ad abortire, crea la mentalità dell’aborto. É infine da notare la differenza che corre fra la «sopportazione» della prostituzione, del concubinato ecc… e la legalizzazione dell’aborto. Nel caso dell’aborto, lo Stato non soltanto «sopporta» e si astiene dal punire, ma positivamente offre la sua collaborazione per uccidere la piccola vita innocente. Lo Stato offre le sue cliniche, offre i suoi chirurghi allo scopo di uccidere. Lo Stato si fa così complice di assassinio. La Legge influisce sulle coscienze, specialmente della massa del popolo, specialmente dei giovani. La Legge ha un alto scopo pedagogico. La Legge è una luce, è un punto di riferimento, è un modello di comportamento. Ed è un invito, è un’esortazione ad agire con senso morale. Così dopo aver creato artificiosamente la «mentalità abortistica», oggi si vuole imporre a tutti i costi la mentalità omosessualista,“gay è bello, gay è naturale, gay è trendy”. É un fatto psicologico ammesso da tutti gli studiosi: dalla permissione legale insensibilmente e fatalmente, si passa al permissivismo morale e il costume decade. Quando poi il costume è decaduto, alcuni generosi rimarranno fedeli, ma la massa viene travolta. Pertanto, la Legge non può ammettere la liceità dell’aborto. Primo effetto dell’aborto legalizzato: aumento pauroso degli aborti legali, dai 23.641 del 1968 si sale ai 169.362 del 1973: AUMENTO del 730%.
Secondo effetto: grande aumento ANCHE degli aborti clandestini, forse un 300.000, praticati come dicevano le femministe per lo più da “persone non qualificate”. Per uno o altro motivo non si può o non si stima opportuno ricorrere all’aborto legale? Si ricorre a quello clandestino. Così, di anno in anno aumentano gli uni e aumentano gli altri, e le coscienze, specialmente nelle nuove generazioni, fanno il callo al delitto di sopprimere una vita umana. Il più grave genocidio ai danni dell’umanità. Solo in Italia si continua a sterminare in media un bambino su 4, quella ricchezza: quella futura forza lavoro che il sistema ha deciso rimpiazzare con gli immigrati e portare così a compimento il Piano Kalergi.
Secondo effetto: grande aumento ANCHE degli aborti clandestini, forse un 300.000, praticati come dicevano le femministe per lo più da “persone non qualificate”. Per uno o altro motivo non si può o non si stima opportuno ricorrere all’aborto legale? Si ricorre a quello clandestino. Così, di anno in anno aumentano gli uni e aumentano gli altri, e le coscienze, specialmente nelle nuove generazioni, fanno il callo al delitto di sopprimere una vita umana. Il più grave genocidio ai danni dell’umanità. Solo in Italia si continua a sterminare in media un bambino su 4, quella ricchezza: quella futura forza lavoro che il sistema ha deciso rimpiazzare con gli immigrati e portare così a compimento il Piano Kalergi.
UNA CREATURA VIVA E UNICA L’aborto, il massacro dei nascituri, non è una scelta privata, ma un crimine privato che grida vendetta davanti a Dio e agli uomini, reclamando giustizia. Come sarebbe assurdo tollerare che certi genitori commettano abusi sessuali sui loro figli, col pretesto che si tratta di una faccenda privata che avviene all’interno della famiglia. Gli abortisti in genere considerano il feto «una parte del corpo della madre». Altri, sempre però presentando il problema come insignificante e marginale, parlano di «masserella genetica» ; altri – come Adriano Buzzati Traverso (1913-1983) – di «mucchietto di cellule». Il biologo Jacques Monod (1910-1976) parlò di «progetto» di persona. Progetto di persona? Quell’esserino è già quel che sarà da grande. Sarebbe la stessa cosa tra distruggere una casa e distruggere il progetto che l’architetto aveva disegnato sulla carta o sul computer? Il bambino è già quella casa sin dall’inizio. Sin da subito si presenta come un essere distinto e unico.
Dal momento in cui un ovulo femminile è stato fecondato è venuto all’esistenza un nuovo piccolo essere, che è un essere umano, ben individuato e singolare, esattamente distinto non solo dal padre, come è naturale, ma anche dalla madre. Fin dal concepimento esso ha i caratteri specifici di individualità e di autonomia nella sua realtà profonda (è un individuo a sé stante, è qualcuno, è «lui»). Ha il suo specifico patrimonio genetico. Contiene in codice tutto il suo avvenire. Il piccolo essere, legato evidentemente alla mamma per il suo vivere (ma come nei primi giorni dopo il concepimento, così sempre, fino a un minuto prima del parto), è tuttavia assolutamente distinto dalla mamma. Dal momento in cui viene concepito, non riceve più dalla mamma né una cellula, né un tessuto, né una funzione, né un organo, né una goccia di sangue. La madre offre solo alimento all’essere che ha concepito e un terreno caldo e propizio per il suo sviluppo e la sua crescita.
Dal momento in cui un ovulo femminile è stato fecondato è venuto all’esistenza un nuovo piccolo essere, che è un essere umano, ben individuato e singolare, esattamente distinto non solo dal padre, come è naturale, ma anche dalla madre. Fin dal concepimento esso ha i caratteri specifici di individualità e di autonomia nella sua realtà profonda (è un individuo a sé stante, è qualcuno, è «lui»). Ha il suo specifico patrimonio genetico. Contiene in codice tutto il suo avvenire. Il piccolo essere, legato evidentemente alla mamma per il suo vivere (ma come nei primi giorni dopo il concepimento, così sempre, fino a un minuto prima del parto), è tuttavia assolutamente distinto dalla mamma. Dal momento in cui viene concepito, non riceve più dalla mamma né una cellula, né un tessuto, né una funzione, né un organo, né una goccia di sangue. La madre offre solo alimento all’essere che ha concepito e un terreno caldo e propizio per il suo sviluppo e la sua crescita.
E’ lui a determinare il suo compleanno, perché l’inizio delle contrazioni del parto risulta da una iniziativa unilaterale del feto, anche quando si dice che alla madre si sono rotte le acque in realtà sono le acque del bimbo. Biologicamente, è un fatto scientifico che durante la gravidanza ci sono due corpi diversi. Primariamente, c’è il corpo della donna. In secondo luogo, c’è un altro corpo: quello del bambino.L’evidenza che ci sono due corpi separati può essere dedotta dal fatto che molte donne hanno spesso in grembo figli maschi, e individui il cui gruppo sanguigno differisce dal loro. Da un punto di vista medico, è impossibile che un solo individuo abbia due gruppi sanguigni completamente diversi. Chiaramente si tratta di un altro corpo. Inoltre, il corpo della madre riconosce il feto come un corpo estraneo. Questo figlio verrebbe immediatamente rifiutato dal corpo della madre come «tessuto estraneo» se non fosse protetto dalla placenta che lo zigote inizia da solo a formare 72 ore dopo il suo impianto nell’utero. IlDr. A. W. Liley, professore di ricerca in fisiologia fetale ad Auckland, in Nuova Zelanda, è noto come il «padre della fetologia», ha affermato: «Il feto non è passivo, dipendente, snervato o un fragile vegetale, come molti pensano, ma un giovane essere umano, dinamico, plastico, forte e in larga misura responsabile del suo ambiente e del proprio destino […]. In definitiva, il feto organizza la madre […] in modo che i le sostanze nutrienti vengano deviate per le necessità fetali […]. Durante tutta gravidanza è la madre, e non il feto, ad essere passiva e dipendente» .T. W. Hilgers-D. J. Horan, op. cit., pagg. 27, 32-33.
Altro che «l’utero è mio e lo gestisco come voglio io», come dicono le femministe. Non solo ai fini religiosi, ma anche sociali,occorre educare tutti, ma specialmente i giovani, al vero senso dell’amore; al rispetto della dignità di ogni essere umano; a riscoprire nella donna non «la femmina»,ma un essere meraviglioso per la sua natura e il suo ruolo nella vita, nella famiglia e nella società. Occorre che i giovani tornino a vedere nella vera luce il matrimonio e la famiglia, realtà tra le più stupende e sante per l’essere umano; tornino a rivalutare la coscienza e a sentire profondo il senso della «sacralità della vita», di ogni vita.
Altro che «l’utero è mio e lo gestisco come voglio io», come dicono le femministe. Non solo ai fini religiosi, ma anche sociali,occorre educare tutti, ma specialmente i giovani, al vero senso dell’amore; al rispetto della dignità di ogni essere umano; a riscoprire nella donna non «la femmina»,ma un essere meraviglioso per la sua natura e il suo ruolo nella vita, nella famiglia e nella società. Occorre che i giovani tornino a vedere nella vera luce il matrimonio e la famiglia, realtà tra le più stupende e sante per l’essere umano; tornino a rivalutare la coscienza e a sentire profondo il senso della «sacralità della vita», di ogni vita.
-Floriana Castro- Antimassoneria Copypright 2016
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INVERTITTI CON LA BAVA ALLA BOCCA: “AL ROGO MARLETTA E PERUCCHIETTI!”
(MB. Sono i due autori del profondo saggio “Unisex” (Arianna Editrice) che smaschera i poter globali che promuovono l’omosessualismo, il gender, lo sdoganamento della pedofilia e insomma l’abbandono di ogni identità naturale, a cominciare da ‘uomo’ e ‘donna’. Qui, Gianluca Merletta dà un piccolo saggio delle reazioni sbavanti e dementi, e contorcentisi come ossessi, per l‘esistenza stessa di quel libro – che vogliono al rogo).
Minacce “gaye” agli autori di UNISEX: “bruciamo il libro e gli autori in piazza!”
By Gianluca Marletta ⋅ 16 febbraio 2016 ⋅
Bruciare i libri! Bruciare gli autori! Bruciare! Bruciare!
Sono le ricorrenti “argomentazioni” che i militanti gay ed LGBT proferiscono all’indirizzo del nostro saggio UNISEX e di noi autori. Inutile ricercare una qualche “elaborazione cognitiva” più complessa: i militanti del progresso e della libertà non sembrano affatto capaci di strutturare un pensiero critico che vada al di la della reazione “di pancia”, della rabbia o dell’odio cieco e schiumante! A perpetua memoria per i posteri, qui di seguito una breve raccolta delle principali “chicche” postate in questi mesi sul web; e tu lettore non adirati inutilmente, solo prendine atto e poi “guarda e passa”.
prima chicca che presentiamo data 1 settembre 2015 ed é a firma di Mariano Fusaro, noto esponente tollerante&rispettoso-delle-differenze dell’Arcigay di Napoli, che si impegna davanti a tutti gli uomini di buona volontà a “bruciare tutte le copie di Unisex che gli capiteranno per mano”.
Dalla stessa area geografia (provincia di Salerno), un’altra esponente del pensiero libero&democratico, tal Giuseppina Spisso, intima al sottoscritto (Gianluca Marletta) di “non mettere piede nella sua zona (sua di chi?) altrimenti non uscirà vivo”.
…mentre la più “mite” signorin* La Vale spinge solo a bruciare i libri (ma risparmia -forse?- noi autori). Troppa grazia, signorin*!
La raccolta é ben lungi dall’essere esauriente, ma noi non abbiamo tempo prezioso da perdere in queste cose. Se ci siamo decisi a pubblicare questi screenshot fra i molti altri é solo a testimonianza per chi li vedrà. Il volto più autentico dei magnifici&progressivi militanti delle “libertà” é questo ed é giusto saperlo. Per il resto, “non ti curar di lor ma guarda e passa”.
(Marletta invita a non odiarli, ma a pregare per questi poveri indemoniati).
http://www.maurizioblondet.it/invertitti-con-la-bava-alla-bocca-al-rogo-maletta-e-perucchietti/
Saranno loro a bruciare all'inferno, per l'eternità; se la vedranno prima con Cristo Giudice, poi con Belzebù, e lì non ci sarà nessuno a difenderli, né partiti di sinistra, né gudici comunistoidi, né preti modernisti, né saccentoni del politically correct, solo le fiamme, lo zolfo, la lava fusa e tanto, tanto dolore. Con lo stesso metro con il quale hanno misurato, sarà misurato a loro! e sarà il dies irae per loro. Se lo saranno cercato e voluto.
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