ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 30 marzo 2016

Colui che crederà sarà salvo

                                       
                                               
                                                         L’ORIZZONTE FUTURO

      La Giudea, con Gerusalemme capitale, era ai tempi di Gesù il territorio più importante e più popolato della Palestina. Autentica roccaforte del giudaismo era anche centro politico per la presenza del procuratore romano che risiedeva abitualmente a Cesarea Marittima. In circostanze particolari si trasferiva a Gerusalemme presso la fortezza Antonia sede della guarnigione militare. La rappresentatività religiosa della Città Santa sublimava la spiritualità ebraica esaltata dalla testimonianza del culto, dall’autorità del sommo sacerdote e dalla straordinaria imponenza del Tempio. Il vero capo della Nazione era il sommo sacerdote al cui fianco si collocava l’autorità politica del procuratore romano. Le esasperanti vessazioni del fisco imperiale spingeranno il popolo alla rivolta, sedata da Vespasiano e Tito con la catastrofica distruzione del 70 d.C.
      In Giudea ed in tutti i territori occupati dai romani i tribunali locali avevano conservato i loro poteri privi, però, della potestà di pronunciare sentenze di morte. Il diritto all’emissione della pena capitale spettava solo al procuratore, mentre il Sinedrio conservava l’autorità legislativa in materia religiosa. L’evangelista Matteo descrive con particolare incisività i momenti salienti del processo di Gesù davanti ad Erode e Pilato. Le circostanze dell’interrogatorio mostrano un Pilato condizionato dai riflessi politici della vicenda più che dalle opinioni del Sinedrio sulle motivazioni religiose della sentenza. Il dramma interiore di Pilato è lo sbocco obbligato del capovolgimento delle sue funzioni (di magistrato) nel tentativo di procedere per contrasti, divergenze, titubanze e timori. La condanna, dicevamo, perché potesse essere eseguita necessitava dell’approvazione esplicita del procuratore a cui gli accusatori si erano rivolti presentando l’imputato come un condottiero nazionalista, un agitatore politico che congiurava contro Roma. Il Sinedrio, infatti, aveva presentato il capo di accusa riferito alla regalità politica di Cristo più che a quella religiosa a cui Pilato non interessava affatto. Questi, tra l’altro, non condivideva i propositi sanguinari dei capi del popolo, infatti aveva proposto di liberare Barabba o Gesù nella convinzione che la scelta sarebbe caduta sul Nazareno.
La folla aveva scelto ciò che era stato suggerito dai sommi sacerdoti. Preoccupato per la piega presa dagli eventi («Se tu liberi costui, non sei amico di Cesare») Pilato cede alla pressione popolare e declina ogni responsabilità sulla pena richiesta. «Il suo sangue ricada sopra noi e sopra i nostri figli», in questo modo il popolo e il Sinedrio imploravano da un Giudice più elevato di Pilato il beneplacito perché quel sangue ricadesse anche sulla testa dei loro figli. Fattosi portare un catino d’acqua si lavò le mani davanti alla folla respingendo ogni responsabilità. L’azione di lavarsi le mani era un gesto simbolico nella vita degli ebrei e nelle consuetudini della civiltà greco-romana (Eneide 2-719). Con quel gesto si intendeva sostituire la comunicazione orale con l’azione rappresentativa. Può verificarsi anche il contrario, ossia eludere l’azione rappresentativa, percepibile con lo sguardo, e sostituirla con la comunicazione orale.
      Il Papa non si immischia nella politica italiana dichiarava Bergoglio in occasione della disputa in Parlamento sulle unioni civili. Prendersi lo scomodo di interpretare i fatti (politici) secondo il Magistero dei Papi sarebbe stato troppo oneroso. Da sempre, in realtà, la Chiesa ha parlato, riprovato, ammonito e condannato l’acquiescenza alla mentalità profana, al costume mondano, alla libertà di coscienza e a norme del pensiero prive del senso della razionalità. Il Buon Pastore ha cura delle pecore; analoga consapevolezza appartiene al Papa. É chiaro che senza fede o in crisi di fede si demolisce anche la fede dei semplici. Sarebbe ora di mostrare il giudizio inflessibile della Chiesa lontano dalla reticenza cumulando (nel suo Vertice) tutta la potestà destinata ad arginare la sovversione spirituale e sociale. Purtroppo proprio dall’ambiguità e dai tentativi di accomodare le norme di vita pratica che compromettono le responsabilità del Capo della Chiesa, l’immagine di Bergoglio ne è uscita rafforzata. Questa è l’incredibile conclusione a cui giunge l’odierno Magistero, mentre il popolo di Dio esigerebbe dal Papa confessioni limpide e palesi sui fondamenti morali, sociali e politici – ad es. – della prole “partorita” da due genitori dello stesso sesso. La Struttura ecclesiale, anche se folgorata dal consenso travolgente di Bergoglio, conserva nelle finalità imperative del Magistero l’obbligo di immischiarsi, pur rischiando l’abbattimento della popolarità quando esamina i princìpi morali con la visione cristiana dell’amore della coppia e della famiglia. Generazioni di consacrati, di cittadini e di politici ignorano che solo colui che crederà sarà salvo. Per cui se Cristo (con le Sue direttive) non ha motivo di esistere nelle normative legislative perché papi e parlamentari non sono d’accordo con Lui, allora l’unica conquista conseguibile da tutti gli oppositori è l’inferno. 
      Torniamo nuovamente a Bergoglio ed alla truffa antropocentrica. Forte del suo prestigio nel viaggio di ritorno dal Messico ha suggerito il metodo per evitare i danni derivanti dalle conseguenze del virus Zika. Evitare la gravidanza con il contraccettivo è la soluzione proposta per le gravidanze rischiose. Pio XII non ha mai incoraggiato l’utilizzo del profilattico nella circostanza in cui il contagio luetico (sifilide), così frequente con il contatto sessuale e trasmissibile alla prole, era una delle principali cause della mortalità e delle cerebropatie infantili. In relazione alla visione cristiana del matrimonio Montini, oltre a riprovare l’interruzione del processo generativo, condannava ogni azione che nel compimento dell’atto coniugale rendesse impossibile la procreazione. In vista dei danni personali e sociali derivanti dall’Aids, né Wojtyla e né Ratzinger hanno suggerito l’impiego del profilattico. Hanno sempre riaffermato l’insegnamento della Chiesa che finalizza l’atto sessuale alla procreazione condannando l’atto in funzione della propria soddisfazione e in opposizione alla morale. Sino a Bergoglio i Papi non si son mai permessi di suggerire l’impiego del preservativo come prevenzione della malattia e della procreazione. Hanno riaffermato la Dottrina della Chiesa che indica l’esercizio della sessualità secondo le norme morali dell’atto umano. La trionfalistica ed abbagliante rappresentazione dell’uomo del futuro (già devastato dalla concupiscenza) proposta da Bergoglio si inserisce nel sistema formativo del pensiero teologico progressista che mal sopporta i segni dei tempi. Siamo all’avvelenamento delle generazioni, al tramonto della Chiesa Docente sedotta oggi dalla tentazione di piacere al mondo con l’accondiscendenza a richieste e pronunciamenti che galvanizzano le folle. É impensabile il riconoscimento dei valori cristiani nella società se la Cattedra di Verità non condanna diritti e leggi che contrariano la Parola di Cristo, se non afferma la Fede Divina e Cattolica fondata sull’Autorità del Magistero Infallibile. Il trionfo del degrado è palese anche nei popoli inquilini della Casa Comune. Degrado amplificato dalla disgregazione con l’asservimento al moloch della grande finanza, al sofisma, all’inganno, alle normative e agli orientamenti che impongono la negazione anche del buon senso. I “valori” riscontrabili, che riguardano aborto, fecondazione artificiale, contraccezione, maternità surrogata, adozione gay, teoria gender, unione gay (ed in futuro incesto, eutanasia e droga), mostrano un paradosso sconcertante: la compenetrazione tra due realtà: l’errore ritenuto verità, il vizio virtù. «“Il cane tornò al suo vomito” e “ la scrofa lavata [è tornata] a rivoltarsi nel fango”» (2Pt 2,22); tale è lo sviluppo odierno delle coscienze che, con l’orientamento naturalistico della passionalità, tornano alla valorizzazione del pervertimento con la collaborazione razionale della propria libertà. Libertà a cui l’uomo tende nell’esasperante ricerca di prendersi la sua rivincita contro le limitazioni della legge morale. Si dimentica che la mano di Dio, perennemente levata, può colpire, epurare e purificare quando l’immoralità grida vendetta al Suo Trono. Tra tutti i flagelli quello che terrorizza è lo scontro tra popoli. Dio non vuole guerre, scontri e disordini; quando, però, il degrado e il pervertimento dei costumi toccano il fondo la Provvidenza interviene. É da chiedersi se le orde islamiche e le ondate migratorie faranno vacillare ciò che si è costruito contro lo spirito di Dio. Logorato dalla mollezza l’Organismo Comunitario si avvia al declino? Forse un giorno si dovrà implorare l’aiuto Divino proprio in quel Parlamento dove l’ingresso al Nome di Cristo è stato precluso. Un’ultima annotazione. La denatalità rilevante nel Continente, con i suoi effetti devastanti, conferma la più ricorrente delle forme sostitutive: il travaso di popoli. Travaso, in futuro, dalle proporzioni gigantesche (250 milioni di individui) a motivo del clima, della miseria e della fame.
      Per completezza torniamo alla profezia della Vergine fatta a Fatima (1917): laRussia si convertirà. Gli albori si intravedono negli aiuti di culto, di sostegno e di indicazioni morali già concessi dall’attuale Presidente russo (cristiano battezzato) alla Chiesa ortodossa, in comunione con quella di Roma, in un futuro non lontano, quando il culto di Grazia della Sede Apostolica sarà privo di tracce ireniste, svianti ed aberranti. Questo è il punto centrale della profezia (di un secolo fa), la cui logica, proiettata al domani, chiama in causa il mutamento implicito del Continente Europeo, grazie alla missione dei Papi di convertire gli occupanti, grazie ai valori legati a nuovi equilibri e all’inarrestabile esigenza di Fede. Il vento dell’Est dissiperà le nubi dell’anticristianesimo con il ripristino del vero culto a Dio, ponendo fine agli insulti delle nazioni, purificando da tutte le sozzure e da tutti gli idoli la civiltà, un tempo, cristiana.

di Nicola Di Carlo

Presenza Divina http://www.presenzadivina.it/273.pdf

3 commenti:

  1. Il giorno dopo che il papà aveva espresso il suo parere in merito alla contraccezione , ho avuto l'occasione di essere a messa e il mio parroco , lanciandomi una significativa occhiata ( sono una madre coniglia di numerosa prole) ha colto l'occasione per chiarire che il delitto è quello dell'aborto non il fatto di evitare il concepimento: l'aveva detto anche il Papa.
    E chi se ne frega ho pensato io: i miei figli sono degli splendidi ragazzi che neanche sapevano cosa volesse dire pediatra.
    Io e mio marito siamo felici di aver vissuto il matrimonio seguendo gli insegnamenti che la Chiesa ha sempre proposto, anche se ora qualcuno, anche dai vertici, li mette in discussione.

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  2. Brava mamma, ha proprio ragione.Dica allo scombinato parroco ( e anche al di lui capo ) che si rilegga per benino la Santa Bibbia , e che non gli sta bene la Parola di Dio cambi religione:che è meglio! jane

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  3. e che - se - non gli sta bene.etc etc. mi sono dimenticata il se.

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