ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 11 marzo 2016

Dalla fin del mondo (o della Chiesa?)


Il Vangelo secondo Lovejoy (1 parte)

«Sicuramente Adamo ed Eva sono stati i primi ragionieri. 
Infatti hanno fatto i conti con Dio!
Se c'è qualche ragioniere in sala gliela spiego dopo... »
(Bart Simpson)

di Matteo Donadoni
Dato che ultimamente, oltre a patire una noiosa akrasia, mi sento il cervello più acciaccato di uno Sherlock Holmes in pensione, senza mai, per altro, aver avuto nemmeno la brillantezza di uno Watson scrittore, faccio questa riflessione nella speranza che non risulti un ragionamento specioso, o, peggio, che non trasudi la speciosità di un pretesto. A voi giudicare, poi, se sarà stata una trovata degna di un cliente di Moe: risulterà facile come giudicare la paralogia di un ragionamento di Homer. In caso affermativo potrei valutare di dedicarmi anch’io all’apicoltura – arte che appresi da piccolo da mio padre e di cui ricordo ben poco. La ragione di questo articolo è generata principalmente da due considerazioni: la prima è in forza del significato della parola greca phronesis, poiché postomi a mo’ di corollario il problema di vita sulla mia persona, ho realizzato che avendone infinitamente meno di Holmes, anche incasinando la sintassi all’inverosimile, ne avrò pur sempre di più di Homer Simpson, che dovrebbe essere colui che, per antonomasia, ne è privo. 

Definizione – con parole mie: Phronesis = saggezza pratica, kantianamente parlando, ragion pratica, capacità di muoversi nel mondo con intelligenza, con virtù e con una meta in vista – o almeno nel mirino. 

La seconda ragione, più semplicemente, è fornita dal fugace alito di tristezza sulla notizia che il mio curato ha invitato i ragazzi del catechismo a sgranocchiare merendine in chiesa… si capisce che non avrà visto la puntata de I Simpson Il re delle montagne, nella quale Homer sentenzia: «Se Dio non avesse voluto che mangiassimo in chiesa, avrebbe fatto della gola un peccato».

Dunque è vero? Sto scrivendo un articolo sulla teologia nella serie che ha fatto impazzire la tiepida e nichilista middle class americana? In effetti non sarebbe una novità, visto che qualcuno ci ha già pensato: d’altra parte c’è chi sostiene che i Simpson siano solo l’ennesimo show progressista appena rivestito da una sottile crosta di cinismo. E c’è perfino chi sostiene che Homer sia in buona sostanza un criptocattolico (vedi L’Osservatore Romano - sic!), ma dalla Fox, la casa di produzione della serie, hanno subito precisato: «I Simpson sono sempre stati rappresentati come presbiteriani». E il produttore della serie, Al Jean: «Ho difficoltà a pensare a Homer o a Bart come due persone che rinunciano alla carne il venerdì, come fanno i cattolici fosse anche soltanto per un'ora».

La cosa è dimostrata dal dialogo:
Homer: Domani sera?! Venerdì?! Il giorno delle costolette di maiale! Marge, non ci siamo persi una sola sera dalla grande crisi porchina dell'87!
Lisa: Venerdì, costolette di maiale. Dalla culla alla tomba. Inciso nella pietra in un librone della biblioteca di Dio (Pesce palla… al piede).

Tuttavia, il 1° maggio 2007 la programmazione ha dedicato una puntata alla Chiesa cattolica intitolata «Padre, figlio e spirito pratico», ovvero di quando Homer fu espulso dalla scuola e come punizione mandato dai genitori alla scuola cattolica di San Girolamo, dove «l'insegnamento è duro e non si può scherzare». E dove il cappellano, padre John, gli racconta della sua conversione, dicendogli quanto gli assomigliasse da piccolo, e infine regalandogli una vita di santi da leggere. Basta un incontro autentico di questo genere per cambiare la vita a Homer, che esclama «il cattolicesimo è mitico».
Insomma, Homer sembra non capire quasi nulla di Dio e del catechismo, eppure potrebbe essere considerato un vero prediletto del Padre Eterno perché dentro ha ancora l'amore di un bambino per la vita e per la sua famiglia.

Una serie di filosofi ne aveva già aristotelicamente elogiato le (poche) qualità positive: Homer, non è solo un semplice zoticone, manifesta un grande amore per la vita ed una predilezione per il godimento della stessa, nei suoi elementi di base, e senza dare troppo peso a cosa pensa la gente. Un gusto della vita non calcolato (anche se forse non del tutto consapevole) che si manifesta nelle sue azioni e nei suoi atteggiamenti, nella sua fondamentale mancanza di malvagità e nel suo comportamento da bambino – e chi non è come questi piccoli… «Oh, mio Signore se il tuo tornado deve prendermi fa che mi porti fino a Oz! Però niente Flanders come spaventapasseri!» (Il cambio del guardiano). Non è politicamente corretto, è più che felice di giudicare gli altri, e certamente non è ossessionato dalla propria salute. Inoltre le sue limitate capacità intellettuali lo portano ad essere brutalmente onesto con i propri desideri. 

In Gran Bretagna addirittura il fenomeno dei Simpson è stato preso sul serio al punto che alcuni responsabili della catechesi della Chiesa d’Inghilterra hanno realizzato una raccolta di materiali per animatori da usare negli incontri di catechismo, dal titolo “Mixing it up with The Simpsons”. Altro che idee balzane tipo usare il Catechismo. E così l’episodio in cui Lisa Simpson regala un biglietto di auguri al ragazzino più disprezzato della sua classe diventa lo spunto per riflettere sull’amore di Dio per l’umanità (?); quello di Lisa reginetta di bellezza è il pretesto per affrontare la questione dell’immagine che ciascuno ha di se stesso; mentre il rapporto tra Homer e Barney introduce la discussione sul valore dell’amicizia (…pf). 
Oltretutto, perlomeno fino a poco tempo fa, la costante inossidabile dell’intero plot narrativo era l’istituto della famiglia: sbeffeggiata di continuo, ma anche riconosciuta come l’unico (e l’ultimo) autentico e permanente punto di riferimento sociale della società americana. En passant:

Homer: «Marge, quando mi unisco a una setta clandestina mi aspetto un minimo di sostegno da parte della mia famiglia... » (La puntata dei Movimentariani, il cui titolo è La setta clandestina).
Di recente invece, per allinearsi all’agenda gayfriendly, c’è stato qualche cambiamento:

Reverendo Lovejoy: Nonostante io non mi esprima pro o contro il vostro stile di vita peccaminoso, non posso sposare due persone dello stesso sesso proprio come non posso mettere un hamburger in un hot dog. Ora tornate a lavorare dietro le quinte di ogni settore dello spettacolo!
Marge: Mi scusi, reverendo.
Reverendo Lovejoy: Sì?
Marge: Basta che due si amino, no? Non credo che a Dio interessi che si amino col pipino o con la passerina.
Nelson: Ah-ah!
Reverendo Lovejoy: La Bibbia proibisce categoricamente rapporti tra sessi troppo uguali!
Marge: Scusi, in quale libro?
Reverendo Lovejoy: Quale libro? La Bibbia!

In un’altra puntata Homer viene diciamo “abilitato” sacerdote tramite un corso online e si mette a sposare omosessuali:
Marge: Papi, hai sposato tutte le coppie gay della città.
Homer: Sì, metto in circolo l'amore. Amo l'amore! (Gay, un invito a nozze).

Potremmo chiederci se il regista incaricato da Bergoglio si sia ispirato ad Homer Simpson per la realizzazione del suo video sincretista in cui esponenti di diverse fedi religiose recitano: «Creo en nel amor!». 
Ma non è tanto la variopinta mutevolezza della famiglia americana – ed europea – del XXI secolo che mi sconvolge, quanto un’improvvisa intuizione che sale dallo stomaco come un haiku il giorno di san Valentino e con l’imprevedibilità del gusto di una deliziosa salmiakki ad avere il potere di gelarmi il sangue nelle vene: e se la Chiesa cattolica fosse diventata come la chiesa del reverendo Lovejoy? 

continua...
http://www.campariedemaistre.com/2016/03/il-vangelo-secondo-lovejoy-1-parte.html

Il Vangelo secondo Lovejoy. Parte seconda

Sul cartellone della chiesa c'è scritto:
"Gesù su Twitter: #Sonomortoperivostripeccati" ["Jesus on Twitter: #IDIEDFORYOURSINS"]
Ned Flanders: Dio non usa Twitter per arrivare ai fedelini, ma lettere e piaghe!
(Pulpito Frizion)
di Matteo Donadoni

L’insegna dice: «Municipio di Springfield. Senza Dio dal '63» (Tutti più buoni a Natale). Se fosse reale sarebbe proprio uno spaccato di vita vera con la ciambella intorno: Springfield, infatti, non è esattamente un’isola felice, ma un sobborgo attraversato da tutti i problemi di una società postindustriale. E, ciò che più ci interessa a dispetto dell’insegna del comune, la religione è parte usuale della vita della cittadina, come se la religione fosse una parte normale della vita quotidiana delle persone (toh!?). Altro grande merito della serie: presentare la religione per quello che è: connaturale all’uomo.

A dire il vero mai ministro di culto, il sacerdote di cui ci occupiamo, ebbe nome più profetico: reverendo Timothy Lovejoy, pastore di una chiesa evangelica del Ramo occidentale della Riforma americana presbiterian-luterana. Ovvero: la caricatura della religiosità postmoderna. Ma è davvero così? Non siamo forse anche noi poveri barbagianni cattolici circondati da una calca di caricaturali e fin troppo reali preti Lovejoy? Sia chiaro, non ci sono solo quelli, esistono ancora santi sacerdoti (ne conosco almeno un paio anche io) ma la maggior parte, mi sento di ammettere, fa parte del team in cui gioca il mio parroco, che non voleva pagare la quota del viaggio parrocchiale, perché per lui non era una vacanza, in quanto, insomma… celebrava la Messa. 

Proviamo a riflettere: il reverendo Lovejoy è noto per le sue interminabili prediche, corrispondenti ad interminabili dormite di Homer. Parla per slogan («Pastori con l’odore delle pecore»?) e tappezza la sua chiesa di striscioni per lanciare il tema della settimana: «Domenica, il miracolo del pentimento»; «Vietato parcheggiare per la sinagoga»; «All'arcivescovo sono rimasti solo 20 $» - «Misericordiosi come il Padre»?. Ha una fede stanca e in qualche maniera rassegnata che arriva perfino, nell’episodio «La fidanzatina di Bart», a minimizzare l’importanza della dottrina cristiana – non è un “pipistrello dottrinario”. E’ un sacerdote superficiale come le sue risposte, spesso sbrigative e superficiali:

[È notte e Flanders chiama al telefono il reverendo]
Helen Lovejoy: Tesoro tesoro svegliati. Mamma mia, pare che Ned Flanders sia nel bel mezzo di una crisi.
Reverendo Lovejoy[Senza farsi sentire] Probabimente ha pestato un verme... [Si avvicina alla cornetta] Pronto Ned?
Ned: Reverendo, mi dispiace disturbarla a quest'ora ma oggi ho buttato un uomo fuori dalla mia casa. Sento di aver violato Matteo 19,19.
Reverendo Lovejoy: Eh?
Ned: "Ama il tuo prossimo."
Reverendo Lovejoy: Ah, Matteo...Matteo, 19, 19. Sì giusto, giusto. Be', sai Ned la Bibbia dice "Una risposta gentile allontana l'ira".
Ned: Una risposta gentile... Be' è un'ottimissima idea! Dio la benedica, Reverendo (Mini golf kid).

Solo un accenno alla liturgia perché il reverendo, in quanto protestante, non fa testo: basti pensare che suona perfino (e male) Marvin Hamlisch sull’organo della chiesa durante la funzione. Per non parlare del momento patetico degli avvisi (eh già, nell’era della tecno-informatica solo in Chiesa si danno ancora gli “Avvisi”: “Venerdi 16.30 riunione chierichetti” – e che ci frega? avvisarli con sms no? – ma forse è solo per dare a vedere ai finanziatori che in parrocchia si dovrà pur far qualcosa).

Reverendo Lovejoy: La funzione è terminata. Bene, ho due avvisi da dare. Venerdì avrete la possibilità di scatenarvi nello scantinato della chiesa a ritmo rockeggiante religioso con i Testamento. Venerdì ore 18 precise.
Bart: Pff! Tutti i migliori gruppi sono affiliati a Satana!
Reverendo Lovejoy: Inoltre chi ha bisogno di una babysitter responsabile oltre che abbordabile può rivolgersi a Lisa Simpson. Basta dire il tema del sermone odierno per ricevere lo sconto di un dollaro.
[Nessuno risponde]
Reverendo Lovejoy: [Colpo di tosse imbarazzato] L'argomento era l'amore (La mia sorella babysitter). 

Ma c’è dell’altro: questa battuta di Homer potrebbe stare tranquillamente sulla bocca di un qualsiasi sacerdote post-conciliare, se non fosse che è un po’ troppo sottile:
Lisa: È latino, papà. La lingua di Plutarco.
Homer: Il cane di topolino? (Padre figlio e spirito pratico).

La religione di Lovejoy, priva di dottrina e liturgia, non è forse l’esempio della Chiesa senza dottrina, senza dogmi e senza liturgia, la Chiesa in uscita – nel senso di liquidazione, della resa totale senza condizioni di fronte al mondo –, messa in campo come una baraccopoli da Bergoglio? Non ha forse preparato con un abile colpo da biliardo, il vescovo di Roma, il divorzio cattolico ecc. ecc.? Bene, nella puntata «Il segreto di un matrimonio felice», quando Marge gli chiede consiglio per risolvere i suoi problemi di coppia, Lovejoy le risponde: «Divorzia!». 
Come è stato fatto notare, forse il reverendo Lovejoy è il corrispettivo “animato” del Don Manuel di Miguel de Unamuno, il quale perde la fede, ma continua a recitare la parte che i fedeli da parte loro continuano ad attribuirgli, un involucro formale di sacerdote, fedele esteriormente, roso dal cancro dell’ateismo conclamato in un’anima insulsamente svuotata e senza nemmeno i lancinanti tormenti di Bernanos. Ma la serietà non è una virtù e un cartone animato giallo, per quanto possa mai avere interessanti spunti filosofici – sono serviti 20 filosofi per scrivere un libro su I Simpson – non sarà mai letteratura. 

Lovejoy è sacerdote per lavoro più che per vocazione (vi dice nulla?). Quando viene a sapere che una setta sta facendo proselitismo per fini di lucro nel suo territorio, la domenica successiva precisa: «Questa cosiddetta nuova religione non è altro che una marea di riti bizzarri e salmodie escogitati per estorcere denaro agli ingenui. Procediamo alla preghiera del Signore quaranta volte. Ma prima, passerà il piatto della colletta» (La gioia della setta). 

Nella neochiesa cattolica il diktat è “Teologia del pueblo” e “Desacramentalizzazione”: i sacramenti, sono una superstizione del passato, da sostituire con la “misericordia”, lavacro universale e indistinto, avulso dal proprio legame intrinseco con la giustizia: siete già tutti salvi, siete il corpo sociale di Cristo. Bergoglio si inginocchia davanti ai detenuti (si saranno pentiti?), gli lava i piedi, ma non si inginocchia alla consacrazione. Un giorno si arrabbiò a causa di certi i preti ostinati che danno la Comunione in bocca anziché in mano: «Non si può, per onorare il Corpo Reale di Cristo, offendere il Corpo Sociale di Cristo». E non parlava dei cattolici, che Bergoglio detesta, ma dell’intera umanità, quindi ne va cancellata la specificità rituale e sacramentale affinché confluiscano in una sorta di “democrazia religiosa” della nuova religione umanitarista mondiale – iMovimentariani? Boh. 

Niente sacramenti ovviamente per il pastore:
Marge: Non gli darà l'estrema unzione, reverendo?
Reverendo Lovejoy: È un rito cattolico, Marge. Tanto vale chiedermi di fare una danza voodoo! (Problemi di reni). 

Perché «non esiste un Dio cattolico». Forse che il vescovo di Roma non ha tempo – come la buddista Lisa durante un’eruzione vulcanica – per essere schizzinoso?

Lisa: «Io prego Gesù, Buddha e SpongeBob: non c'è tempo per essere schizzinosi» (Ultime notizie: Marge si ribella)

Altrettanto candidamente, ovvio, il reverendo inneggia esplicitamente alsincretismo religioso:
Ned: Homer, non è stato Dio a incendiare la tua casa...
Reverendo Lovejoy: No, ma Egli stava lavorando nei cuori dei tuoi amici e vicini quando sono venuti in tuo soccorso, siano essi cristiani [Guarda Ned], ebrei [Guarda Krusty] o ...[Guarda Apu, indeciso] miscellanei...
Apu: Indù! Siamo settecentodue milioni circa! (Homer l’eretico). 

E quale è il risultato di questa pastorale, che giustamente qualcuno ha definito fallimentare? Il risultato è che anche un surrogato mentale come Homer Simpsonsmette di andare in chiesa dal momento che Dio è dappertutto. Oltretutto la stessa produzione mette in evidenza come un certo ecumenismo d’accatto sia una peculiarità dei cristiani, infatti, in un’altra puntata un monaco buddista paradossalmente dice: «Credevo che tutte le religioni conducessero a Dio! Mi sbagliavo!» (Apocalisse o non Apocalisse). 

D’altra parte qualcuno Oltretevere sostiene che «il proselitismo è una solenne sciocchezza». Accade in ogni caso che il vicino vicinino Flanders chiami il reverendo per un sacco di problemi pseudo religiosi, tipo preoccuparsi di nutrire pensieri impuri nei confronti della propria moglie Maud, o cosa fare nel caso si ingoi uno stuzzicadenti (In Marge abbiamo fede). Ma, nell’episodio “Casa dolce casettina-uccia-ina-ina” Ned telefona al reverendo Lovejoy per sapere se è il caso di battezzare i suoi nuovi figli adottivi: 

Ned: Per Diana e tutte le ninfe, è meglio che chiami il Reverendo!
[Schiaccia il pulsante "Rev. Lovejoy" sul suo telefono fisso]
[Il reverendo Lovejoy sta giocando con il suo modellino di treno]
Helen Lovejoy: C'è Ned Flanders al telefono.
Reverendo: Salve, Ned.
Ned: Reverendo! Emergenza! I ragazzi Simpson! Niente... Battesimo! Per dindo... dindolina!
Reverendo: Ned, hai mai contemplato un'altra delle principali religioni? Sono all'incirca tutte simili. [Attacca il telefono, intanto il suo trenino si sfascia]Dannato Flanders (Casa dolce casettina-uccia-ina-ina).

Che dire? Per quanto il sindaco Quimby sia un corrotto e il capo della polizia Winchester sia un corrotto attento solo ai propri bisogni personali – e pure un tantino ritardato –, il reverendo Lovejoy, nella migliore delle ipotesi è un incapace. Non possiede nemmeno una Bibbia propria:

Bibliotecaria: Lei ha preso questa Bibbia tutti i week-end negli ultimi nove anni. Ho controllato sullo schedario. Non sarebbe più semplice comprarsene una?
Reverendo Lovejoy: Con una paga da bibliotecaria me la potrei permettere forse!(Mamma Bart). 

E la sua preparazione liturgica lascia quanto meno a desiderare:
Reverendo Lovejoy: «E allora il buon Dio ci disse, date voi mazzate a tutti i serpenti che strisciano sul ventre, e il vostro colpo sarà di esempio per gli altri» (La festa delle mazzate).

E’ pur sempre vero che io stesso ho sentito un’omelia cattolica, nella quale si sosteneva che Maria non sapeva, o almeno non era consapevole, che suo figlio fosse il Figlio di Dio…
Il ruolo del reverendo nella comunità di Springfield rimane in ogni caso importante, e il fatto è pubblicamente riconosciuto, a causa del beneficio sociale che ne scaturisce (l’ospedale da campo), se non fosse altro che per il sostegno spirituale che dà a Ned Flanders… eppure Lovejoy dimostra una leggera indifferenza per il suo gregge (vedi In Marge abbiamo fede). Che sia forse questa la chiesa povera per i poveri che stiamo sperimentando? Non è forse quella specie direligione moraleggiante e perbenista che abbiamo imparato al catechismo, per cui pazienza la Comunione sulla mano (o per terra), ma guai se un ragazzino si beve una birra?

[all'incontro degli Alcolisti Anonimi]
Reverendo Lovejoy: Coraggio Homer, sentiti libero di dirci quello che vuoi. Non ci sono pregiudizi qui, niente.
Homer: L'altro giorno ero talmente voglioso di una birra che sono entrato di straforo nello stadio di football e mi sono mangiato la terra sotto le gradinate.
Reverendo Lovejoy: Fuori di qui immediatamente! (Niente birra per Homer)

Ovviamente non viene posta all’ordine del giorno la Legge morale universale, della quale, alla faccia di Ratzinger, non ci si vergogna nemmeno più di vergognarsene, ma si tratta di una moralina da quattro soldi, e pure a singhiozzo: si ingerisce tranquillamente nella politica di un paese sovrano in merito di immigrazione, per poi tacere sulla politica pro gay dello stesso governo. E «chi sono io per giudicare un gay?», infatti dice il Reverendo Lovejoy: «Una volta che una cosa è approvata dal governo non è più immorale!» ($pringfield)

Continua…
http://www.campariedemaistre.com/2016/03/il-vangelo-secondo-lovejoy-parte-seconda.html

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