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venerdì 18 marzo 2016

Eorum culpa

John Kerry non tentenna più: "In medio oriente è in atto un genocidio contro i cristiani"

Smentito il portavoce del Dipartimento di stato, che solo lunedì non riteneva plausibile tale risultato. Decisiva la risoluzione votata dalla Camera


Il segretario di stato americano, John Kerry (LaPresse)
Roma. Il segretario di stato americano, John Kerry, ha sciolto la riserva: "Lo Stato islamico è responsabile di genocidio nei riguardi di popolazioni che si trovano nelle aree sotto il suo controllo, inclusi gli yazidi, i cristiani e gli sciiti". L'annuncio è stato dato al Dipartimento di stato, nell'ultimo giorno disponibile stando al termine fissato dal Congresso affinché l'Amministrazione decidesse in merito. Kerry ha parlato di "crimini contro l'umanità" commessi dai miliziani jihadisti dell'Isis.





ARTICOLI CORRELATI "Nessun genocidio contro i cristiani in Siria e Iraq", per la Casa Bianca è questione di cavilli legali “Quello dei cristiani in medio oriente è genocidio”. La Camera Usa chiede a Obama di non tentennareL'annuncio giunge a sorpresa, soprattutto per quanto il portavoce del Dipartimento di Stato, John Kirby, aveva detto solo lunedì sera, dopo il via libera della Camera dei Rappresentanti alla risoluzione che definiva "genocidio" quanto avviene tra Siria e Iraq anche a danno delle popolazioni cristiane: "Quanto approvato non è vincolante ed è improbabile che se ne tenga conto". Una posizione, quella di Kirby, in linea con quanto affermato dal portavoce della Casa Bianca, John Earnest, a inizio marzo: "L'uso della parola genocidio comporta una vera determinazione legale che al punto in cui ci troviamo non c'è".

di Matteo Matzuzzi | 17 Marzo 2016 

http://www.ilfoglio.it/chiesa/2016/03/17/john-kerry-non-tentenna-pi-in-medio-oriente-in-atto-un-genocidio-contro-i-cristiani___1-v-139522-rubriche_c202.htm


(Francesco Semprini) C' è solo una parola per definire le atrocità che lo Stato islamico sta perpetrando nei confronti delle minoranze in Medio Oriente: «Genocidio». A dirlo è John Kerry convinto che definire col termine giusto tali crimini è importante, «ma lo è ancora di più fermarli». Il segretario di Stato fa riferimento alle persecuzioni sistematiche perpetrate a danno delle minoranze cristiane, sciite e yazide. In particolare quest' ultima etnia, insediata da secoli nella piana di Ninive, è stata vittima di un massacro da parte degli uomini di Abu Bakr al-Baghdadi. Gli uomini trucidati, le donne violentate e rese schiave e bambini rapiti e trasformati in aspiranti jihadisti. E così è stato per cristiani e sciiti, ma anche per i curdi e i sunniti che si sono ribellati al Califfo. Atrocità dinanzi alle quali la comunità internazionale ha reagito con troppa lentezza. Anche negli Usa il dibattito è stato assai intenso, e il pronunciamento di Kerry è giunto solo dopo la risoluzione approvata alla Camera dei rappresentanti con 393 voti a favore e nessun contrario che condanna le atrocità commesse dagli jihadisti del califfato. Il dipartimento di Stato (che in passato solo una volta, nel 2004 per il Darfur con Colin Powell, aveva riconosciuto per il genocidio) non comporta obblighi legali, ma senza dubbio impone obblighi politici e morali per fermare queste atrocità. Come chiedere all' Onu l' avvio di azioni legali da parte della Corte criminale internazionale o altri organi creati ad hoc per Siria e Iraq. E proprio dal Palazzo di Vetro a farsi sentire è Emma Bonino, inviato speciale alla Commissione Onu sulla Condizione delle Donne, la quale spiega che proprio in merito al genocidio dell' Isis, «la questione femminile riesplode con grande forza». E ricorda il progetto italiano «Gaziantep», per raccogliere prove sostenibili sui crimini contro l' umanità con una attenzione alle violenze contro le donne. «È un' iniziativa già sperimentata nei Balcani ai tempi di Milosevic, e questa volta il progetto è in collaborazione con la Cpi». Sul conflitto in Siria, infine, Bonino rivela il proprio iniziale scetticismo sulla tregua, «che però nonostante le violazioni mostra come si è aperto uno spazio che mi auguro il dialogo diplomatico esplori fino in fondo».

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