L’Anno Santo della misericordia e il sacramento della Penitenza
di Antonio Livi
Richiamo ancora una volta l’attenzione dell’opinione pubblica cattolica sulla natura spirituale di questo Anno Santo, che come tutti gli altri offe ai fedeli la possibilità e l’opportunità di una conversone interiore e di una vera penitenza che porti alla riconciliazione piena con Dio giusto e misericordioso. Già in precedenza ho segnalato in questo sito gli interventi, davvero opportuni e illuminanti, del cardinale Mauro Piacenza, Penitenziere maggiore, sulle finalità del Giubileo della Misericordia e sulla centralità dello spirito di conversione, che deve portare, innanzitutto, al ricorso pieno di fede e di speranza teologale alla Confessione sacramentale, premessa per una successiva pratica più frequente e più convinta delle opere di misericordia spirituale e corporale nei confronti del prossimo.
Uno degli ultimi interventi del cardinale Piacenza è il messaggio pastorale da lui indirizzato ai fedeli cattolici il 290 febbraio 2016 in occasione del XXVII Corso sul Foro interno organizzato in Vaticano dalla Penitenzieria Apostolica. Il corso ha assunto come suo tema specifico una frase dellaMisericordiae vultus, la bolla con la quale papa Francesco ha indetto il Giubileo della misericordia “Poniamo al centro con convinzione il Sacramento della riconciliazione”. Nel suo intervento il cardinale ha presentato il ricorso alla Confessione, sempre raccomandato dalla Chiesa, non come un obbligo legale ma come il cuore stesso del rapporto tra l’uomo peccatore e la misericordia di Dio, a partire dall’annuncio di san Giovanni Battista: «Ecco l’Agnello di Dio; ecco colui che toglie i peccati del mondo!».
pericoli e le prospettive della situazione contemporanea sono, per il cardinale, da ricercare in alcuni atteggiamenti tutti tesi a negare la verità e insinuare nel cuore dell’uomo la menzogna. La prima menzogna è il disconoscimento di Cristo, Redentore dell’uomo; la seconda menzogna consiste nella riduzione dell’annuncio cristiano a un vuoto moralismo, allontanandolo dalla ragione, ossia dalle ragioni umane e divine della vita morale. Da qui la canonizzazione del “mondo” (intenso in senso giovannneo), ossia di tutto ciò che è lontano e allontana da Cristo, quel “mondo” che non ha accolto la “Luce”. Si arriva alla dittatura del “pensiero unico” tanto lontano dal pensiero comune di matrice cristiana. Il “tentatore”, dopo aver negato Cristo e aver canonizzato il mondo, arriva a negare il peccato come disobbedienza alla legge d’amore che Dio ha dato all’uomo per la sua felicità eterna: «Il tentatore - ha spiegato il cardinale - cerca di concentrare l’attenzione dell’uomo soltanto su “alcune” specie di male, quelle ripugnanti agli occhi dell’opinione pubblica». La pastorale della Chiesa vuole indirizzare le coscienze dei fedeli in tutt’altra direzione: «A chi vorrebbe normalizzare il peccato rispondiamo mettendo al centro il Sacramento della Confessione», ha detto Mauro Piacenza, il quale ha poi aggiunto: «In un contesto che nega Cristo, è urgente riaffermare la verità dell’Incarnazione e l’unicità del valore salvifico della Croce.
In un contesto che canonizza il mondo, è necessario riscoprire l’irriducibile differenza giovannea tra Chiesa e mondo, nella umile e lucida accettazione del fatto, che “gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce” (Gv 3,19). Di fronte alla menzogna riguardo al peccato, emerge l’esigenza di educare gli uomini a chiamare le cose con il proprio nome, senza ambiguità. Rimettere al centro il sacramento della Riconciliazione significa vincere anche la solitudine dell’uomo contemporaneo, invitandolo a riscoprire la prossimità di un Dio che non lo abbandona al proprio peccato, bensì discende negli inferi del male e risorge, con ogni uomo che Lo accoglie, a vita nuova».
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