ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 29 marzo 2016

Il peggio che deve ancora venire

I terroristi? Possono essere di tutto, ma non islamici. Così vuole il “politicamente corretto”  

Rileggiamo le chiare parole di San Giovanni Bosco sull’islam.

I morti di Bruxelles e a Pasqua quelli di Lahore. Ma attenzione, non si parli di terrorismo islamico! Al più, si può parlare di “fondamentalisti”, di califfati “sedicenti”. Il conformismo dei pavidi e degli imbroglioni non conosce confini. Di fronte a una galleria di buffonate, in cui si arriva ad addossare la responsabilità del terrorismo ai “mercanti di armi”, rileggiamo le chiare parole di San Giovanni Bosco sull’islam.
di Paolo Deotto
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zzzztrrslmChi non è giovanissimo ricorda il cupo periodo in cui in Italia imperversarono le “Brigate Rosse”, gruppi di terroristi di ispirazione marxista, che colpivano le persone considerate “nemici della classe operaia”, che dopo ogni atto criminale lasciavano scritti in cui spiegavano la loro origine politica, lo scopo delle loro azioni. Eppure in quegli anni il bigottismo dominante prescriveva che le Brigate Rosse dovevano essere “presunte”, anzi, probabilmente erano gli onnipresenti “fascisti” che organizzavano tutto per screditare la sinistra. La quale sinistra, dominata dal PCI, aveva finanziato il Movimento Studentesco e poi le altre varie forme di criminalità che ne erano derivate e in parte si trovava come l’apprendista stregone, ma in parte aveva tutto l’interesse a continuare a favorire il terrorismo per tenere sulla corda gli svirilizzati democristiani.
Comunque i criminali rossi, per quanto si sgolassero a rivendicare la loro origine marxista, “non” dovevano essere rossi.

Ora accade un fenomeno simile per il terrorismo islamico. Naturalmente lo sdegno è unanime, la condanna è unanime, poi il repertorio prevede il dolore, la rabbia e la ferma volontà di non cedere al terrorismo (questa non l’ho mai capita. Cedere cosa?). Ma il repertorio prevede anche che non si parli di terrorismo islamico, che non si faccia l’ovvio collegamento con una pseudo-religione che, nata dalla violenza, esprime violenza. È nella sua stessa essenza. No, siamo in piena orgia di dialogo e quindi, se si parla di califfato, questo è “presunto” (e invece il califfato mondiale è proprio uno degli impegni del bravo islamico), come afferma la signora Boldrini Laura (clicca qui); e aggiunge che per combattere il terrorismo bisogna addirittura favorire l’immigrazione. Certo, la signora Boldrini va capita. È in un’età critica per una donna (55 anni al 28 aprile), le rughe iniziano a farsi strada, in particolare quelle sul collo si fanno più evidenti, e quindi un turbamento generale può facilmente portare a straparlare. Però, le castronerie sono e sempre restano castronerie.
Oppure abbiamo Bergoglio, che ogni tanto condanna le stragi di cristiani, bontà sua, ma si guarda bene dal parlare di terrorismo islamico. Certo, anche Bergoglio va capito, è umano voler difendere i propri amici e quindi cercare di minimizzare o nascondere le loro colpe, ma, suvvia, attribuire la colpa del terrorismo ai mercanti di armi (clicca qui) è un tantino comico. Anzitutto i mercanti di armi hanno il loro vero business nelle grandi forniture. I pochi chili di esplosivo o i pochi mitragliatori con cui fare qualche bella strage rappresentano gli spiccioli e, per la cronaca, restando in Europa, nacque un fiorente mercato d’armi “fai da te” dopo il dissolvimento dell’esercito jugoslavo con relativo saccheggio di armerie. Ma, a parte ciò, non sono certo i “mercanti di armi” a spingere fanatici assassini a farsi saltare in aria. Il delinquente professionale tutela sé stesso. Il delinquente islamico, imbevuto di falsità, arriva a un punto di demenza tale da uccidere uccidendosi.
Su questo tema, abbiamo letto ieri un articolo, in buona parte condivisibile (clicca qui), di Vittorio Feltri. E a proposito delle curiose elucubrazioni da Santa Marta, Feltri scrive:
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Comunque sia, il conformismo e l’ignoranza dilaganti impongono di non parlare di terrorismo islamico, perché l’islam è buono, è bello, è bravo. Non è ben chiaro se sia buono,bello e bravo come il luteranesimo, ce lo faranno sapere. Probabilmente sono buoni, belli e bravi ex aequo, perché la nuova religione mondiale è in via di formazione e prevede il “todos Caballeros”. In attesa comunque di aggiornamenti, può essere utile rileggere una sintesi semplice, chiara e senza pruriti buonisti sull’islam. La scrisse San Giovanni Bosco che, essendo cattolico e santo, non aveva paura a parlare chiaro. Parlava chiaro perché gli interessava solo difendere e diffondere la Vera Fede. Non aveva tanti interessi mondani da coltivare, come i quattro cialtroni che in questo tempi sciagurati infestano e distruggono la civiltà.
Pubblichiamo qui di seguito le pagine sull’islam contenute nel libro “Il cattolico istruito nella sua religione”, pubblicato nel 1853 dal Sacerdote Giovanni Bosco, prete cattolico. Nel libro si immagina il colloquio tra un padre e i figli; col padre, che istruisce i figli sulle verità di Fede, interloquisce il figlio maggiore. Buona lettura a tutti, e preghiamo il Signore che ci doni presto santi sacerdoti come Giovanni Bosco.
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–  di Paolo Deotto

Minaccia terroristica e ondate migratorie i due fattori chiave per accelerare il cambiamento dell’ordine sociale


di Luciano Lago
Se qualcuno aveva ancora dei dubbi, gli ultimi avvenimenti hanno del tutto fugato e dissolto ogni incertezza e ci hanno confermato quanto era emerso già da tempo: la minaccia del terrorismo islamico è funzionale al mondialismo quanto l’ISIS (Daesh in arabo) risulta essere la “marionetta” dell’impero USA anglo sionista.
Si trattava di insinuare nell’opinione pubblica europea un forte senso di angosca e di paura, una psicosi degliattentati di matrice islamica, con una massiccia campagna mediatica accompagnata dall’aspettativa di nuove misure draconiane di sicurezza e di repressione .
Non per nulla gli opinionisti più accreditati avevano già da tempo iniziato a sostenere la necessità di rinunciare ad “un pezzetto” delle nostre libertà in cambio di maggiore sicurezza.

Sono arrivate in Europa le bestie dell’ISIS, create, armate ed addestrate nel più grande campo di addestramento esistente al mondo, la Siria, guarda caso creato grazie all’opera instancabile dell’Amministrazione USA, del Regno Unito, di Israele e dei loro alleati sauditi e turchi. Da quei campi di addestramento, dove tutte le tecniche militari e l’utilizzo delle armi sofisticate ed esplosivi venivano illustrate da istruttori nordamericani, britannici e turchi (come documentato), sono usciti fuori i terroristi dello Stato islamico, di Al Nusra ed altre formazioni, i quali, dopo le batoste subite in Siria dall’offensiva russo siriana, adesso sbarcano in Europa mescolati alle ondate di profughi e migranti. Vedi: US to scrap Syria rebel training programme
Dopo averli sostenuti, armati ed perfino esaltati come “combattenti per la libertà”, in altri casi definiti come ” oppositori moderati”, fin tanto che operavano in Siria, i governi europei adesso lanciano alte grida di allarme. Puntualmente il nuovo quadro sta prendendo forma: in nome della difesa dal terrorismo, si iniziano a predisporre misure di prevenzione e controllo su ogni cittadino, limitando le possibili espressioni di opinioni non conformi al pensiero unico mondialista e progressista.
Non a caso in questi giorni è stato presentato in Italia il progetto PRISM (acronimo che sta per Prevenire, Modificare e Inibire i discorsi d’odio sui nuovi Media, ovvero in inglese “Preventing, Redressing and Inhibiting hate Speech in new Media”), che si caratterizza per lo slogan “Words are Weapons”, presentato presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati, lunedì 21 marzo.
Il progetto coinvolge anche alcuni altri Paesi europei (Francia, Regno Unito, Romania, Spagna), e godrà di un finanziamento importante (non si conosce ancora l’ entità ma si dice che sarà “notevole”) da parte della Commissione Europea (attraverso il “Fundamental Rights and Citizenship Programme” dell’Unione). Oltre alla Commissione Europea, il progetto potrà contare sul patrocinio di organismi quali l’associazione “Carta di Roma”(finanziata da Soros) , l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale della Presidenza del Consiglio dei Ministri (quello che vigila sui reati di razzismo e negazionismo), l’ARCI, l’ANCI ed altre associazioni fra le quali non mancherà di aggregarsi l‘ANPI e le varie ONG fra cui la Open Society, la Human Rights Watched altre (le stesse che finanziano il trasferimento dei migranti in Europa).
In sostanza il progetto mondialista in Europa viene accelerato in questa fase grazie alla presenza concomitante di due fattori: 1) il terrorismo islamico e 2) l’ondata migratoria (sospinta da precise centrali).
Il primo consentirà una sempre maggiore integrazione degli Stati europei in nome delle esigenze di sicurezza, il secondo contribuirà in modo essenziale alla edificazione di un nuovo assetto sociale ed un ordinamento centralizzato che mira alla totale abolizione di ogni sovranità dei singoli stati nazionali.
Non a caso in questi giorni si è accelarato il processo per la creazione della nuova Polizia Europea (la Eurogendor), già presentato a Strasburgo in Dicembre, che andrà ad unificare le varie polizie dei vari Stati, abolendo gradualmente le varie polizie nazionali ed istituendo un centro di coordinamento unico (scompariranno i Carabinieri, la Gendarmerie in Francia, la Guardia Civil, in Spagna  e gli altri corpi di polizia nazionali).
Facile prevedere che si arriverà ad istituire anche una vera e propria “polizia del pensiero” (in Italia la Boldrini sostiene da tempo questo progetto). I primi passi sono stati già fatti. Si dovranno reprimere come illegali tutte le forme di critica di tipo razziale, religioso, sessuale, le rilevanze comportamentali di gruppi etnici, religiosi, l’esaltazione della violenza (considerata in senso lato), l’apologia del terrorismo, il vilipendio dei dogmi consolidati come la, Shoah, la Resistenza, l’identità di genere, i padri fondatori dell’Europa, ecc.. Naturalmente saranno le stesse autorità europee, i “supremi giudici”, che potranni  definire quale sia il metro morale e di gudizio per definire cosa è reato e quali sono i dogmi da difendere come “sacri valori”.
L’ex dissidente sovietico Bukovski ce lo aveva predetto. “In Europa avete creato un mostro che si chiamaUE: l’Unione Europea è governata da due dozzine di persone non elette, che si attribuiscono incarichi l’un l’altro, si incontrano in segreto, non devono rispondere a nessuno e che non possiamo rimuovere. ……..In Europa quando chiunque cerca di esprimersi su questioni relative alla razza o alla differenziazione di genere, o se le sue opinioni differiscono da quelle approvate, viene ostracizzato. Questo è l’inizio del Gulag, l’inizio della perdita della libertà”. Vedi: La UE Sta diventando uno stato di polizia
Consideriamo che uno dei principi cardine del mondialismo elitario si basa sulla abolizione dei confini, lascomparsa di nazioni separate e distinte. Lo stesso progetto dell’Unione Europea fu concepito a tale scopo e la UE fu edificata, a piccoli passi, nel dopoguerra, seguendo queste indicazioni che venivano accuratamente celate all’opinione pubblica : essenziale la creazione di una superburocrazia ed un sistema di gestione politica per l’intero continente, modificatosi nel tempo fino ad assumere le sembianze di una oligarchia tecno finanziaria installata negli uffici dei Bruxelles e docilmente al servizio delle centrali mondialiste. (Qualcuno però all’epoca se ne era accorto, si chiamava Charles de Gaulle e volle cautelarsi e prenderne le distanze).
Tuttavia questo non era ancora sufficiente, le centrali di potere sovranazionale avevano inteso che, per la buona riuscita del progetto mondialista, era necessario arrivare quanto prima ad una rottura dell’ordine sociale e dell‘identità culturale dei popoli europei. Di conseguenza si sta operando oggi (utilizzando i due fattori di cui sopra) in modo di arrivare ad un processo di demolizione delle nazioni, diverse tra loro e sovrane, fino a lasciare in prospettiva una tabula rasa, un modo di alterarare radicalmente l’ordinamento sociale. Da qui la necessità di aprire i confini, permettere l’arrivo di ondate di emigranti dall’Africa, dai paesi arabi, dall’Asia e farli progressivamente mescolare alle popolazioni europee. Il fine ultimo è quello di “sostituire le popolazioni” con flussi di gente che, per diversa cultura e consuetudini sociali, non abbia la minima intenzione di accettare costumi e stili di vita in voga nelle società europee.
Questo è spacciato come l’obiettivo finale e sarà quello dell’avvento di una società multiculturale con una diversa configurazione delle popolazioni nazionali, tanto che in Europa, nell’ arco di ventennio, grazie agli alti tassi demografici delle popolazioni importate, sarà perfino superfluo parlare di Germania, di Francia, di Italia, di Spagna, di Belgio o di Svezia, visto che le culture originarie tenderanno a scomparire e l’Europa del domani sarà un miscuglio non omogeneo ed indistinto costituito da una accozzaglia di culture diverse, provenienti da vari paesi, unificate nell’omologazione del “mercato unico” dettato dalle centrali mondialiste, una massa di consumatori ed una mano d’opera a basso costo per le multinazionali, sotto il dominio di una ristretta elite finanziaria.
Obiettivo questo esaltato da tutte le componenti della sinistra europea come l’avvenire del “bene e del progresso”, quello che De Benoist definisce «una “mondializzazione urbana”» venduta come “socialismo dal volto umano”, ovvero un “socialismo” che, negazione di se stesso, viene comunque declinato «in un’ottica riformista» che «condanna a non vedere il lato sistemico della globalizzazione».
Certo non mancheranno, nel nuovo ordine europeo multiculturale, le tensioni sociali, le insurrezioni ed i conflitti, considerando anche una progressivo impoverimento di massa, lo sfruttamento indiscriminato e la caduta di molte attività economiche tradizionali che lasceranno campo libero alle multinazionali. Sarà la stessa oligarchia di Bruxelles che, tramite una polizia unica e norme di sicurezza speciali, si attrezzerà per fronteggiare gli episodi di sommossa, di conflitti e di scontri fra le diverse etnie. Nella violenta repressione che seguirà inevitabilmente saranno coinvolte anche quelle frange autoctone di rivolta, definiti ” populisti”, ” neo fascisti”, fascio legisti,”revanscisti”,ecc., che non vorranno adattarsi al nuovo ordine, il sistema appofitterà per reprimere ogni dissidenza al nuovo ordine stabilito. Si prospetta un giro di vite contro queste frange refrattarie al “progresso”.
Gli esponenti mondialisti applaudiranno a questi provvedimenti restrittivi come necessari e chiederanno “più Europa” che equivarrà a chiedere più repressione del dissenso, più omologazione al Pensiero Unico, più controllo della dissidenza.
Occorre tenere presente che il sistema di potere dominante, che non ha più alcuna parvenza democratica (se non di facciata), oltre ad avere il controllo di tutto l’apparato mediatico e di quello accademico, dispone oggi di mezzi tecnologici, impensabili soltanto pochi decenni addietro, mediante i quali può esercitare uno stretto controllo di tutti gli individui, delle comunicazioni, può monopolizzare le forme di educazione fin dalla tenera infanzia, può manipolare e condizionare le menti dei più giovani imponendo mode e feticci pseudo culturali, può orientare le masse e prospettare ad esse forme di consumismo e di pseudo cultura sostitutive di quelle tradizionali. Il danno più forte viene prodotto sulle nuove generazioni.
Il vero ostacolo che trova questo processo di mondializzazione in Europa sono le resistenze nazionaliste, quelle delle comunità e delle nazioni che non si rassegnano a scomparire e che non vogliono assuefarsi supinamente al feticcio del multiculturalismo, per quanto questo penetri subdolamente attraverso i media e la propaganda.
Le resistenze al processo di mondializzazione in Europa si avvertono oggi in paesi dalla forte tradizione nazionale e con una consolidata identità culturale: l’Ungheria, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, la Polonia. Alcuni esponenti politici di queste nazioni, in molti casi hanno compreso il pericolo e stanno opponendo resistenza: in particolare Viktor Orban in Ungheria, Milos Zeman nella Repubblica Ceca, il presidente polacco nazionalista, Andrzej Duda ed il premier Beata Szydlo, che oggi contestano apertamente le scelte dell’Europa e si sono schierati con Orban a contestare le politiche immigrazioniste di Bruxelles e di Berlino.
Questo preoccupa gli organismi mondialisti che vedono un forte ostacolo al successo del loro progetto e di conseguenza è partita una grande campagna di demonizzazione contro i settori “nazionalisti e populisti” di questi paesi europei che si oppongono al “nuovo corso”.
Non si può escludere che, nel prossimo futuro,  vengano “fabbricati” altri episodi eclatanti per convincere le persone e l’opinione pubblica dello “stato di pericolo” che corre tutta l’Europa se non si prendono provvedimenti urgenti per l’unificazione degli Stati e dei sistemi, per arrivare ad unico sistema di “difesa comune” (naturalmente appaltato dalla NATO e dagli USA), episodi e fatti gravi (come avvenuto a Parigi ed a Bruxelles) e che possono produrre campagne emozionali su cui innestare i processi avanzati verso la riforma del sistema, piegando le residue resistenze.
Possiamo quindi prepararci al peggio che deve ancora venire
http://www.controinformazione.info/minaccia-terroristica-e-ondate-migratorie-i-due-fattori-chiave-per-accelerare-il-cambiamento-dellordine-sociale/#

“State attenti: la Turchia sta inviando i terroristi in Europa”. Clamorosa denuncia del Re di Giordania

Il Re Abdullah di Giordania con la sua sposa
Il re di Giordania Abdulá IInel corso di un giro fatto a Gennaio negli Stati Uniti, ha dichiarato ai politici nordamericani che “la Turchia sta inviando i terroristi in Europa”. Queste dichiarazioni sono state fatte poco prima degli attentati terroristici avvenuti nella capitale belga, Bruxelles, e quasi due mesi dopo di quanto accaduto a Parigi.
Secondo il sito britannico Middle East Eye, queste dichiarazioni hanno avuto luogo nel corso di un incontro a Washington con i congressisti statunitensi. Nello stesso tempo, il re di Giordania ha accusato la Turchia di provocare la crisi dei rifugiati siriani per espellerli dai campi per rifugiati dove risiedevano nel paese con il proposito di sospingerli verso l’Europa.
“Il fatto che i terroristi viaggino verso l’Europa è parte della politica turca”, ha detto il re. Inoltre ha aggiunto che Ankara utilizza la marcia dei rifugiati verso l’Europa per ottenere i suoi propri interessi”. Il ministro degli Esteri giordano, Nasser Judeh, presente all’incontro, ha dichiarato che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, aveva provocato la crisi dei rifugiati in Europa come vendetta nel non aver ottenuto l’appoggio occidentale per la creazione di una “zona cuscinetto” in Siria.
Uno dei congressisiti ha domandato al Re Abdulla II se rispondesse a verità che la Turchia stava inviando i terroristi dell’ISIS verso l’Europa. Il monarca ha risposto: “Assolutamente si”.
Il Re Giordano ha anche accusato Erdogan di fomentare il terrorismo e l’estremismo. “Erdogan crede in una soluzione islamista radicale per la regione”, ha aggiunto Abdullà II. “La Turchia sta cercando di creare un regime religioso radicale in Siria. Noi stiamo cercando  di potenziare gli elemnti moderati nel sud della Siria”.
Abdullà II è andato anche oltre dicendo che ” la Turchia è parte delle sfide strategiche a cui la comunità internazionale deve fare fronte oggi giorno”.
“Noi cerchiamo di lavorare per trovare la soluzione ai problemi tattici nella lotta contro l’ISIS, tuttavia non dobbiamo dimenticare il fatto che i turchi non sono concordi con noi su queste tematiche. La Turchia non solo fornisce appoggio ai gruppi islamisti radicali in Siria, ma permette anche ai combattenti stranieri di passare dal suo territorio. Allo stesso modo aiuta le milizie estremiste in Somalia ed in Libia“, ha dichiarato il Re Giordano.
Da parte sua il governo turco si è rifiutato di commentare le dichiarazioni del re Abdullà II di Giordania in Europa, tuttavia un ufficiale di alto rango in Ankara ha riferito al sito britannico che “il re di Giordania si è trasformato in un portavoce di Bashar Al-Assad”.
Nota: Le dichiarazioni del Re di Giordania sono estremamente gravi e confermano tutte le accuse nei confronti del Governo di Ankara. Il fatto importante è che queste accuse non provengono da una fonte siriana, iraniana o russa ma dallo stesso Re di Giordania che risulta essere da sempre un alleato storico dell’Occidente.
Le sue dichiarazioni vogliono essere, da un lato, un avviso a tutti gli alleati occidentali della pericolosità dellemire espansionistiche turche e, dall’altro, esprimono la preoccupazione che il radicalismo islamico fomentato dalla Turchia (e dai sauditi) possa rivolgersi contro il suo paese e minare la stabilità del suo regno che è sempre stato oltremodo fragile. La Giordania fa parte della coalizione anti ISIS diretta dagli USA.
Queste dichiarazioni mettono in luce lo stato di totale demenza e servilismo dei governi europei, dell’Unione Europea ed in particolare della cancelliera Merkel la quale ha allacciato un vero e prorpio flirt con il turco Erdogan, cedendo ad ogni suo ricatto, dai miliardi che sono stati concessi alla possibilità dell’ingresso nella UE e della abolizione dei visti per i cittadini turchi.
Tutto quanto anche da noi scritto in precedenza su tali questioni si dimostra confermato e comprovato e chiarisce per l’ennesima volta in quali mani di dementi ed irresponsabili siano lasciati i cittadini europei, in balia di invasione e terrorismo islamico.   Vedi anche: Il turco Erdogan ricatta Bruxelles e Berlino….
Fonti: Middle East Eye     Al Manar
Traduzione e nota: Luciano Lago
http://www.controinformazione.info/state-attenti-la-turchia-sta-inviando-i-terroristi-in-europa-clamorosa-denuncia-del-re-di-giordania/#

Pakistan, la strage dei bimbi è un «messaggio» al Papa

I 72 morti di Lahore sono l'altolà al premier Sharif che vuole fermare la barbarie anti-cristiana e a Bergoglio pronto a far visita al Paese. "Crimine vile e insensato"


Una carneficina nel giorno della Resurrezione. Una strage di 72 innocenti tra cui oltre 50 sono, non a caso, padri, madri e bimbi appartenenti a quella minuscola e indifesa comunità cristiana che in Pakistan rappresenta il 4% di una popolazione in larga parte musulmana.
Un eccidio i cui numeri sono, purtroppo, destinati a crescere ancora perché molti dei 300 feriti ricoverati negli ospedali sono in condizioni disperate. Ma dietro il mattatoio del parco giochi di Gulshan-e-Iqbal a Lahore si nasconde anche un barbaro messaggio di sangue. Un messaggio indirizzato ad un Papa Francesco (che ieri ha parlato di «crimine vile e insensato», invitando «a pregare il Signore per le numerose vittime e per i loro cari») pronto a far visita al Pakistan. Per capire obbiettivi e finalità del kamikaze mescolatosi alle famiglie cristiane riunite davanti alle altalene di quel parco giochi bisogna partire dal fatidico annuncio del 2 marzo scorso. Quel giorno l'arcivescovo di Karachi Joseph Coutts accompagna in Vaticano il responsabile del dicastero per gli Affari Religiosi Sardar Muhammad Yousaf e Kamran Michael, l'unico esponente cristiano del governo di Islamabad. I due ministri devono incontrare Papa Francesco e consegnargli l'invito a far visita al Pakistan affidato loro dal premier Nawaz Sharif. L'invito, reso pubblico al termine dell'incontro assieme alla notizia della disponibilità di Papa Francesco, rappresenta un'autentica rivoluzione. Con quell'invito Sharif fa intendere di esser pronto a mettere un freno alle persecuzioni che colpiscono le comunità cristiane fin dal 1986 quando viene introdotto nel codice penale il famigerato articolo 295c sulla blasfemia. Quell'articolo, soprannominato «legge nera» non solo prevede la pena di morte per chi offende Allah, Maometto o il Corano, ma è anche la scusa per incriminare, imprigionare o abbandonare al linciaggio delle folle fondamentaliste i cristiani e chi cerchi di proteggerli. Grazie a quella legge nel 2010 viene condannata a morte Asia Bibi, una cattolica accusata di aver offeso il Profeta. Nel nome di quella legge un gruppo di terroristi uccide, nel 2009, il ministro cattolico Shahbaz Bhatti. Due anni dopo, una guardia del corpo crivella di colpi il governatore del Punjab Salmaan Taseer colpevole d'aver fatto visita in carcere ad Asia Bibi. La «legge nera» è da oltre 30 anni il mantice e l'attizzatoio con cui i profeti del fanatismo islamista alimentano l'odio per le minoranze cristiane, giustificano gli attacchi alle loro chiese e mantengono un'impunità garantita dall'indifferenza di magistratura e forze dell'ordine. Dietro l'intransigenza della «legge nera» aleggia lo stesso fanatismo che governa gli attacchi suicidi del settembre 2013 alle chiese cristiane di Peshawar, e quelli del marzo 2014 a Lahore costati la vita a centinaia di cristiani. Ma dietro quegli attacchi, come a quello di domenica, si celano anche le protezioni concesse fin dagli anni '80 alle formazioni integraliste e, più recentemente, alle formazioni armate dei talebani arrivate, grazie alle coperture di politici, generali e servizi di sicurezza, a controllare vaste aree del Paese. L'invito a Papa Francesco segnalava il tentativo di un premier, seppur discusso e controverso come Nawaz Sharif, di rompere con il passato ed imporre un nuovo corso. La strage di Pasqua, l'ennesimo colpo ad una minoranza cristiana che conta solo sei milioni di anime su 180 milioni di musulmani è, invece, l'altolà di chi intende continuare ad alimentare quel perverso humus di violenza che ha trasformato il Pakistan nel santuario di Al Qaida, nell'ultimo rifugio di Osama Bin Laden e nella retrovia dei gruppi talebani attivi sui due versanti della frontiera afghana. Ma la ferocia di un massacro messo a segno con il preciso scopo di sterminare donne e bambini cristiani fa anche capire come i veri non si nascondano nei desolati sobborghi del distretto di Muzzafargar da cui proveniva Yusouf Farid, il 28enne kamikaze esecutore della strage. Come nel caso di altri eccidi o assassini eccellenti, quali quello di Benazir Bhutto, i mandanti si celano ancora una volta in quei sottoboschi della politica e dei servizi di sicurezza che negli anni hanno trascinato il Pakistan a un passo dall'abisso. Mandanti pronti a minacciare non solo il loro premier, ma persino il Vaticano pur di preservare il clima d'intimidazione e fanatismo e alimentare l'intolleranza di quell'Islam fondamentalista che garantisce loro il controllo di settori e aree cruciali del Paese.
http://www.ilgiornale.it/news/politica/pakistan-strage-dei-bimbi-messaggio-papa-i-72-morti-lahore-s-1240055.html

Il vescovo ora parla chiaro: "Islam e Corano violenti"

Monsignor Pieronek, vescovo polacco: "Non credo sia corretto distinguere tra Islam buono e Islam cattivo. L’Islam si basa sul Corano un testo nel quale la violenza esiste ed è contemplata"

Non usa mezzi termini, monsignor Tadeusz Pieronek, vescovo già segretario della Conferenza episcopale polacca.
"Non escludo che possa esserci un piano per cancellare la identità dell’Europa, collegato al flusso di migranti", ha detto in una intervista al quotidiano online cattolico lafedequotidiana.it. Parole dure, dirette, contro l'islam che continua ad insanguinare l'Occidente. Altro che dialogo, altro che integrazione. "L’Occidente - sentenzia mons. Pieronek - da molta parte degli islamici è visto come nemico e questo abbiamo il dovere di considerarlo. Certamente esistono islamici bravi e non violenti, e con loro dobbiamo dialogare e convivere, ma per tanti di loro eravamo e siamo infedeli da sottomettere". Infatti "non credo che sia corretto fare la distinzione tra Islam buono e Islam cattivo. L’Islam si basa sul Corano un testo nel quale la violenza esiste ed è contemplata. Semmai esistono singoli islamici buoni e cattivi come dappertutto. Questo non elimina il mio giudizio sul Corano che è la base dell’Islam, siamo al cospetto di un libro nel quale si predica la sottomissione con la forza degli altri, tra i quali ci sono i cristiani".
Quei cristiani "abbandonati" anche nel loro continente, con il rischio che diventino minoranza. "Io credo che ci sia un rischio di islamizzazione nel continente europeo - continua il Vescovo - una sorta di invasione insidiosa da non sottovalutare. Mentre gli islamici pregano cinque volte al giorno e sono costanti nella loro fede, i cristiani, meglio l’Europa, ha smarrito le sue radici e non ha il coraggio di manifestare in pubblico la fede e di testimoniarla nella vita di ogni giorno. La sola vera risposta all’ Islam, senza scontri di civiltà, è il rafforzamento della identità cristiana". Poi l'affondo contro i flussi migratori: "Noi per loro siamo degli infedeli. Non escludo affatto che dietro questi enormi flussi migratori si nasconda un piano studiato per cancellare le origini e la identità del continente europeo, un piano gradito e probabilmente promosso da grandi potenze e dalla finanza. Chiudere le frontiere è un errore, però qualche cosa va fatta realisticamente". Non è possibile accogliere tutti. "L’ accoglienza e la solidarietà - dice Pieronek -sono valori cristiani da coltivare e non possiamo negare questo a chi soffre. Penso ai polacchi e dico loro che non devono dimenticare quando emigravano e cercavano aiuto. Tuttavia occorre controllare i flussi migratori in modo responsabile. Chi è in grado di eslcudere che tra i migranti non si nascondano anche terorristi? Allora, bisogna avere cautela nell’ accogliere e senso di responsabilità, usare criterio".

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