ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 14 marzo 2016

“La sventurata rispose”

IL DIAVOLO


- Chi è il diavolo?
- È brutto e cattivo, risponde un bambino.
- È vero, ma non è sempre stato così; in origine egli era l’angelo più bello; il suo nome, Lucifero, significa portatore di luce. Il suo compito era di portare le creature a Dio, e per questo aveva ricevuto in dote un’intelligenza eccelsa.
Egli, però, insuperbì, si credette superiore a Dio e gli si ribellò contro.
Dio lo castigò allontanandolo dalla sua presenza e relegandolo agli inferi: luogo spirituale da cui non è possibile vedere Dio.
Ora, abbrutito e incattivito per la collera, dal suo nuovo quartier generale sta attuando la sua vendetta: allontanare le creature da Dio e attrarle a sé usando a fin di male l’intelligenza sopraffina ricevuta in dono (Dio non toglie mai ciò che dà). Il Male, dunque, è suadente, subdolo, astuto e ingannatore al grado sommo, e non avendo corpo, agisce sullo spirito degli uomini, i quali, non potendolo vedere fisicamente, ne ignorano (rifiutano) persino l’esistenza.
Il diavolo, con lo scopo di distogliere l’attenzione degli uomini da Dio, sollecita le persone a pensare a loro stesse e ai loro interessi, cioè le istiga a servire il proprio io , anziché il proprio Dio. Ovviamente presenta le sue proposte allettanti come fossero dei beni, mentre sono falsi beni, e mette in secondo piano (svilisce, deride) le cose di Dio.
Il Maligno lavora in cinque fasi:
1 – Suggestiona, suggerisce, stimola e tenta i suoi polli servendosi abilmente di persone e cose che stanno loro attorno.
2 – La persona risponde guardinga e inizia a dialogare col male, ma è l’inizio della sciagura.
3 – Il maligno convince l’adepto della bontà della proposta e incassa il consenso preliminare.
4 – L’adepto decide di concedere fiducia al progetto e di passare all’azione.
5 – Ha luogo la caduta vera e propria: si fa il male.
Tutti siamo tentati dal maligno, ma cade solo chi risponde al male: “La sventurata rispose”. (Promessi Sposi, cap. X)

Il diavolo è molto più abile di chiunque di noi, però, con la vittoria della risurrezione, Cristo lo ha legato come un cane alla catena. Basta dunque stare fuori dalla sua area di azione per non essere aggrediti e atterrati. La grazia divina è superiore all’astuzia demoniaca.
di Lorenzo Parolin[L8/284]
[rif. www.lorenzoparolin.it L8/284]
http://www.lorenzoparolin.it/Archivio/Il%20Diavolo.html

Hillary-Soros, la coppia demoniaca

Philippe Grasset, Dedefensa, 13 marzo 2016Donald TrumpGrande è l’errore di credere che Soros non faccia parte dell'”arcipelago della cospirazione”, di cui Patrick Buchanan dà buona descrizione. (Ma accetta, se non conferma, la nostra ipotesi che avrebbe dovuto esserci Soros…): “…Così Breitbart.com è contento, il 9 marzo, di trasmettere la felice notizia. Ricorda l’essenza della lista di invitati, cercando invano il nome di Soros, che sembrava non essere stato invitato. Ed ecco invece un grande errore strategico“. In realtà era presente, come un’ombra ispiratrice, tale strano personaggio la cui caratteristica essenziale è ovviamente satanica e sembra ispirare tutti gli altri suoi ben noti personaggi di speculatore e manipolatore ideologico. È vero, Clinton-Soros è ovviamente presente in questa avventura della candidata Hillary Clinton, che si può immaginarla meglio come “coppia” satanica decisa a vincere le elezioni, e soprattutto a distruggere chiunque si metta di traverso alla candidata Clinton, accusandolo di corruzione senza prove, segnandolo con scandali e minacciose accuse, carattere archetipico dipendente dal sistema spinta all’estremo da un’arroganza disastrosa, venale e allucinata da hybris affettiva. Certo, perché no un Soros candidato vicepresidente che traffica col suo certificato di nascita, scoprendo miracolosamente una nazionalità americanista poco dopo la nascita in Ungheria? Infine, se lo prevedevamo da subito, è perché vi è la tesi molto ben documentata sui disordini fomentati (prima a Chicago il 11 marzo, poi nche a Dayton e Cleveland il giorno successivo, in attesa di altri) cercando di distruggere l’azione pubblica e populista del candidato Trump, che appaino ben orchestrati da Hillary-Soros, mentre prima la responsabilità sembrava attribuibile a Bernie Sanders, dato che i manifestanti anti-Trump lo salutavano. Ecco il nodo dell’operazione…
ZeroHedge riassume il 12 marzo i commenti trasmessi da Infowars.com lo stesso giorno, su alcune osservazioni minacciose su futuri eventi fatte da Ilya Sheyman, direttore esecutivo di MoveOn.org Political Action, organizzazione finanziata da George Soros e la cui azione politica (come dice la parola?) è in gran parte orientata dallo stesso Soros. “(Sheyman) ha promesso che violenze e scontri si verificheranno nelle futuri manifestazioni elettorali di Trump”. Trump e i capi repubblicani che lo sostengono, che hanno una retorica carica di odio, sono stati avvertiti dopo gli eventi di questa sera”, dice la pagina web MoveOn, finanziata da George Soros. “A tutti coloro scesi in strada a Chicago, diciamo grazie per esservi alzati per dire basta. A Donald Trump e al GOP diciamo, benvenuti nelle elezioni generali”. La manifestazione violenta di Chicago rappresenterebbe un avvertimento sul tipo di attività che l’organizzazione svolgerebbe cercando di “spegnere” i nemici politici ed eleggere Hillary Clinton o Bernie Sanders. Venerdì sera molti manifestanti gridavano “Bernie!” portando cartelli che annunciano il loro sostegno al socialista democratico. Il gruppo agisce come facciata dei ricchi democratici, fondato con l’aiuto del finanziere George Soros che donò 1,46 milioni di dollari per creare l’organizzazione. Linda Pritzker della famiglia Hyatt diede al gruppo una donazione di 4 milioni”.
Campaign For America's Future Holds Take Back America ConferenceInfowars.com poi evolve in particolare sull’interpretazione nella trasmissione televisiva del direttore Alex Jones, che riceveva Roger Stone, un tirapiedi ed noto investigatore del partito repubblicano. L’interesse dell’intervento di Stone è che dà un’assai sostanziata interpretazione documentata sugli aggressori anti-Trump a Chicago, che non sarebbero stati ispirati e diretti da Sanders, ma indirettamente da Clinton-Soros. Questa versione è stata completamente ripresa dallo storico Eric Zuesse sul Washington blog, sempre il 12 marzo. Anche in questo caso, come nel caso di Jones, inizialmente si sosteneva la tesi della responsabilità di Sanders, ma l’accettazione delle valutazioni di Stone è significativa per l’assenza di pregiudizi da filiazione ideologica: Zuesse inizia dicendo che non condivide l’ideologia di Stone, che non gli piace e non gli piacciono i metodi, ma ne riconosce l’abilità investigativa. (“In altri termini: anche se non mi piace l’uomo e non sono d’accordo con la sua idea politica, rispetto le sue informazioni“). Zuesse riprende dal DVD la trasmissione di Jones, dandone una trascrizione rapida, permettendoci di capire meglio i dettagli della tesi. Secondo Stone, si tratterebbe di un’operazione montata da Clinton-Soros, la coppia pensa di far passare l’operazione anti-Trump come opera di Sanders dividendo completamente gli elettori di Sanders da quelli di Trump, per scoraggiarli dal votarlo nelle elezioni generali. (Le posizioni di Trump sul libero scambio (trattati TPP e TPIP) sono molto vicine a quelle di Sanders, soprattutto nella campagna del Michigan, facendo temere, nel campo della Clinton più precisamente, la diserzione in massa per Trump degli elettori democratici di Sanders, se si opporranno alle elezioni generali, come è probabile ora, Clinton e Trump). Ecco le note che Zuesse trascrive dall’intervista a Stone:
Stone: “Penso che tutti nel Paese ormai sappiano di queste proteste violente (al raduno di Trump) incolpandone i sostenitori di Bernie Sanders…. è una falsa bandiera. Questi manifestanti sventolano una falsa bandiera. Non sono per nulla sostenitori di Sanders. È un’operazione diretta dai sostenitori di Hillary Clinton, pagati da George Soros e Move-On, da David Brock di Media Matters for America, finanziato sempre da Soros, e anche dal miliardario solitario Jonathan Lewis. Ora Lewis è stato indicato dal Miami New Times come l”uomo del mistero’. Ha ereditato circa un miliardo di dollari dal padre Peter Lewis… (fondatore della Progressive Insurance Company). Di Jonathan Lewis è interessante notare che ha ritirato il sostegno al Comitato Nazionale Democratico per il disegno di legge sull’immigrazione che pensa sia ingiusta per i gay. In ogni caso, è un’operazione di Hillary Clinton. L’idea qui, molto chiaramente, è dividere gli elettori economici di Sanders da quelli di Trump. In altre parole, gli elettori che hanno perso il lavoro a causa del NAFTA e degli altri accordi commerciali internazionali avviati dai globalisti di questo Paese, che ora si rendono conto che questi elettori sono potenzialmente, quando Sanders sarà fuori gioco, voti per Trump, e questo è il motivo per cui si denigra Trump, definendolo razzista e bigotto; essenzialmente tutta una bufala. Si tratta di una mossa diretta, tra l’altro, da Brock. Brock era una volta mio amico e compagno di lotta per la libertà; ma si avvicinò al lato oscuro, ai Clinton, pagandolo con molti, molti, molti soldi; e questo è, purtroppo, il suo piccolo sporco trucco, purtroppo per loro vi sono fughe sulla loro operazione, le mie fonti sono tra le migliori. L’intera manovra di Chicago è un’operazione di Hillary Clinton. E, francamente, non vedo Bernie Sanders averne a che fare. Non sono d’accordo con Bernie, ma lo rispetto, e questo non è opera sua o della sua campagna.
Jones qui continua a spiegare il motivo per cui rispetta i rapporti investigativi di Stone, quindi dice: “Quando ho visto tutte queste magliette con Bernie e i sostenitori di Bernie dire ‘Attacchiamo!’ e che, si sa, sparano in aria con le pistole dicendo ‘Sosteniamo Bernie!’, chiaramente è un modo per attaccarlo, facendolo apparire un rivoluzionario radicale, e per mettere sotto buona luce Hillary, e anche far sembrare Trump un razzista, cosa su cui media giocano. Hai assolutamente ragione…. Per chiarirsi: si hanno fonti interne che dicono che ciò sia opera di Media Matters di Soros/Brock, che ammettono sia gestito dalla Casa Bianca dove hanno incontri settimanali con l’ex-capo della transizione di Obama…. Abbiamo visto la corsa alla guerra questa estate, quest’autunno, per cercare di offuscare l’intera elezione; è a questo che si vuole arrivare; è questa la salva di apertura…”
Stone: “Penso che Hillary sappia che Trump perderebbe i voti di certi dirigenti repubblicani se fosse candidato. D’altra parte, non importa, a causa della sua sovrapposizione. In questo momento in Ohio, democratici e indipendenti della valle di Mahoning, dove queste persone hanno perso il lavoro a causa dei grandi accordi commerciali globalisti, sono in coda per votare Donald Trump nelle primarie repubblicane, cosa legale in Ohio con alcuni documenti. E abbiamo visto questa stessa sovrapposizione nel Michigan. Così si c’erano sostenitori della Clinton essere elettori economici di Bernie, non tra gli elettori di estrema sinistra, dove lei non passa; ma non tifano per Hillary, sono operai che hanno solo capito di esser stati espulsi dall’economia del nuovo ordine mondiale, un bersaglio ovvio per Trump; già si vede che ne è pietrificata; così, questa piccola manovra, questo sporco trucco di David Brock risolve due problemi in una volta: aiuta ad abbattere Bernie, coinvolgendo tutte queste persone nelle violenze; e squalifica anche Trump nel voto futuro, dipingendolo come razzista o bigotto. Il tutto è una danza kabuki. E penso che sia molto importante che Trump capisca che non è la campagna di Sanders che interrompe le sue manifestazioni; è un’operazione di Hillary Clinton”.
Jones chiede maggiori dettagli… Stone continua: “Hillary Clinton ha dato mandato a certi membri del Congresso per avvicinarsi al miliardario John Lewis per fargli pagare parte di tale programma globale. Non solo a Chicago. Adesso vedremo tali dimostranti falsi, tali agenti, presentarsi in altre manifestazioni di Trump…. Questo è quanto sono pronto a dire…
hillary-georgesoros-020302Da qui si deduce che gli avversari di Trump, in questo caso e in questo senso, non si nascondo più, ma è più importante individuare con chiarezza e capirne le posizioni, e speculare sui loro obiettivi. Che sia MovOn.org o MediaMatters.org si tratta di organizzazioni del “Fronte” di Soros, dove Soros ha il segreto dell’organizzazione. Il fatto è che tali organizzazioni a malapena nascondono i loro piani per una campagna d’intimidazione che può essere definito “terrorismo”, a malapena soft. Tale sfacciataggine e tali azioni, data la popolarità di Trump, rendono difficile credere che tali istigatori possano sperare di fermarne all’improvviso la corsa alle primarie; possiamo anche considerare l’ipotesi opposta, che gli attacchi posano rafforzare la popolarità di Trump (dopo la riunione annullata di Chicago), dopo tale attacco Trump ha attirato grandi folle in Ohio (20000 persone a Dayton, 25000 a Cleveland) dandogli una copertura mediatica nazionale straordinaria. Inoltre, (gli stessi avversari) sembrano dare per scontato che Trump andrà all’elezione finale e quasi non ne nascondono la soddisfazione; quando Sheyman afferma su MovOn.org: “a Donald Trump e al GOP diamo il benvenuto alle elezioni generali” (cioè, nella fase finale delle elezioni presidenziali), sembra fare una dichiarazione di guerra più che sfidare al confronto elettorale. Così si pone la questione se il vero obiettivo, almeno di Soros, non sia un’altra guerra civile, ma certamente va oltre la competizione elettorale. (È sicuro che il campo di Trump non rimarrà a lungo senza prendere provvedimenti, che Trump lo voglia o meno; già proposte per costituire milizie per proteggere i raduni pro-Trump circolano su Internet.) Soros, dietro ogni sovversione del sistema, ha già dimostrato di saper indurire la formula iniziale (passando dalle “rivoluzioni colorate” abbastanza soft all’“istigazione” di quelle molto più hard, come Majdan); perché non dovrebbe inasprirla seguendo la formula di Kiev? A quale scopo tutto ciò? Dato che Soros è coinvolto, molte cose sono possibili, anche la mera volontà satanico-nichilistica di distruzione… finalmente si cominciano a misurare le implicazioni del grande collasso della crisi generale del sistema.Clinton-Soros-Sanders
Perché George Soros ha incontrato lo zar sullo SIIL di Obama?
Il miliardario George Soros non si limita a interferire nella politica interna delle nazioni dell’Europa orientale, ma dice anche all’amministrazione Obama cosa fare con lo SIIL
Brent Scher, The Washington Free Beacon, 4 marzo 2016
malley620Il miliardario liberale George Soros si era recato alla Casa Bianca, nel 2015, per incontrare il controverso consigliere sullo SIIL del presidente Obama, secondo il registro dei visitatori della Casa Bianca. Soros, assieme all’assistente Michelle Vachon e al politologo bulgaro Ivan Krastev, incontrava alla Casa Bianca lo zar sullo SIIL Rob Malley, nel tardo pomeriggio dell’8 ottobre 2015, all’Executive Office Building, secondo l’aggiornamento del registro. La Casa Bianca non ha risposto a una richiesta di commento sul tema dell’incontro con Malley, il consigliere del presidente per la campagna contro lo SIIL in Iraq e Siria. Anche se Malley non fu nominato zar sullo SIIL che qualche settimana dopo, la forza terroristica era quasi certamente l’argomento di discussione della riunione. Krastev, presidente di un think tank di politica estera europeo, ha pubblicato un editoriale sul New York Times il giorno prima della riunione, che analizzava la lotta di potere tra Russia e Stati Uniti in Siria. Soros è attivo sul come coinvolgere la Russia nella campagna contro lo SIIL. E’ sorprendente che Soros abbia accesso a Malley. Il miliardario siede nel consiglio di amministrazione ed è importante finanziatore dell’International Crisis Group, dove Malley fu direttore per il Medio Oriente prima di essere nominato dall’amministrazione Obama. Fu il lavoro di Malley all’ICG che lo portò ad essere licenziato dalla campagna 2008 di Obama, una volta saputo che era entrato in negoziati diretti con Hamas, classificato gruppo terrorista dal dipartimento di Stato. Malley aveva detto alNew York Times che aveva accettato di lasciare la campagna “perché era una distrazione per me e la campagna del senatore Obama, e per evitare qualsiasi errata percezione, o per meglio dire false dichiarazioni, nella posizione del candidato sul movimento islamista“. I critici evidenziarono un “pregiudizio pro-palestinese ed anti-israeliano”, evidente in molti dei suoi scritti, secondo NBC News. Nel 2006, per esempio, Malley sostenne che l’ascesa di Hamas al potere nella Striscia di Gaza “non era necessariamente una sconfitta fatale” per la diplomazia. “Anche sul fronte diplomatico, la vittoria di Hamas non è necessariamente una sconfitta fatale“, disse allora Malley. “L’approccio degli islamisti è più in sintonia con il pensiero israeliano attuale che mai col più nobile obiettivo (dell’Autorità Palestinese) di una pace permanente negoziata“. Nel 2002 sostenne che l’esercito israeliano aveva danneggiato strutture sanitarie e scuole con la scusa dei “problemi sulla sicurezza“. “La logica di tali azioni sembra avere meno a che fare con la sicurezza d’Israele che con i suoi obiettivi politici“, scrisse Malley.
Malley precedentemente era nel consiglio consultivo di J Street, una frangia liberale finanziata anche da Soros. Fu la 13.ma volta che Soros era ufficialmente ospite della Casa Bianca, secondo i registri dei visitatori. Incluse le volte per parlare con il presidente Obama nello Studio Ovale e il vicepresidente Joe Biden alla West Wing. Il miliardario di 85 anni è fortemente coinvolto nella politica liberale, versando milioni di dollari ai suoi gruppi favoriti.A-Sith-Lords-RegretsTraduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2016/03/14/hillary-soros-la-coppia-demoniaca/
TRUPPE CAMMELLATE DI SOROS IN PIAZZA. A DIFESA DELL'IMPERO DEI CLINTON CHIAMATO "CRONY AMERICA"
clinton-family
DI MAURO BOTTARELLI
rischiocalcolato.it
La campagna elettorale per le presidenziali Usa è davvero entrata nel vivo e, infatti, cominciano le provocazioni e i giochi nascosti. Domani è una giornata fondamentale, poiché si terranno primarie in Florida (Stato chiave), Ohio, Missouri, Illinois e North Carolina: se Trump dovesse uscirne vincitore, nulla potrebbe più bloccare la sua nomination a candidato repubblicano alla Casa Bianca. Nulla di legale, intendo. L’ultimo sondaggio NBC/Marist reso noto ieri vede Trump in vantaggio nella patria di Rubio, quella Florida che accredita il tycoon newyorchese di un 43% contro il 22% del competitor, mentre Cruz sarebbe al 21% e Kasich al 9%. Quest’ultimo sarebbe in vantaggio in Ohio per 39% a 33% su Trump, con Cruz al 19% e Rubio al 6%, mentre in Illinois Trump è accreditato al 34% contro il 25% di Cruz, il 21% di Kasich e il 16% di Rubio.


E che la posta in palio sia alta ce lo hanno dimostrato gli incidenti accaduti nel corso del weekend, prima a Chicago, poi in Illinois e Ohio. Venerdì, infatti, una folla imponente di manifestanti anti-Trump a Chicago ha preso d’assedio l’arena sportiva dove il tycoon newyorchese stava per prendere la parola. Mezz’ora di tensione, con l’arena già traboccante di pubblico, poi la sofferta decisione: comizio annullato.
Come anticipato, ci sono stati momenti di tensione anche in Ohio durante il comizio nell’aeroporto di Dayton, con il Secret Service costretto a intervenire per un uomo che ha tentato di salire sul palco. “Ero pronto ad affrontarlo ma è più facile se intervengono i poliziotti”, si è limitato a dire Trump. Annullato, invece, dopo diversi rinvii, l’evento all’University of Illinois, ateneo che vanta una lunga storia di attivismo politico. E qui Trump ha alzato il tiro: “Sono stati dei criminali. Erano manifestanti organizzati, professionisti e alcuni erano legati a Bernie. Sarebbe stato più facile per me tenere il comizio ma non volevo che nessuno si facesse male”. In compenso, quale è stato il video che i network statunitensi ed esteri hanno mandato in onda in continuazione nel weekend? La scena del ragazzo nero che protestava allontanato dai poliziotti, un seguace di Trump gli molla un pugno in faccia e i poliziotti che immobilizzano l’aggredito, mentre lasciano indisturbato l’aggressore.
Scena non certo edificante, ci mancherebbe e da condannare ma la storia della contrapposizione politica ci ha offerto ben di peggio che due poliziotti un po’ rudi e un esaltato che molla un destro. E non lo dico perché io difenda Trump per interesse, fino a prova contraria non sono americano e non voto per le presidenziali ma perché – come al solito – i media guardano dove vogliono e non dove dovrebbero guardare, ovvero a 360 gradi. Ad esempio, sapete chi è quest’uomo?

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Si tratta di Ilya Sheyman, un ex-candidato dell’Illinois a un seggio democratico per il Congresso Usa e ora direttore esecutivo di MoveOn.org Political Action, una simpatica organizzazione per i diritti civili e per la rappresentanza diretta, la quale si è presa il merito per l’azione di disturbo di venerdì scorso a Chicago che ha portato all’annullamento della manifestazione di Trump. E cosa ha detto in un’intervista alla web page del movimento? “Trump e i leader repubblicani che supportano lui e la sua retorica piena d’odio dovrebbero prendere nota di quanto accaduto stasera. Mi rivolgo a tutti quelli che sono scesi in strada a Chicago, grazie per esservi ribellati e aver detto che il troppo è troppo. A Donald Trump e ai Repubblicani, invece, dico benvenuti alle elezioni generali”, minacciando di replicare le azioni di protesta ad ogni evento che Trump terrà nel Paese.

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Non stupisce che i manifestanti di MoveOn.org nel corso della protesta scandissero il nome di Bernie Sanders, visto che una loro consultazione interna ha visto il 79% dei frequentatori scegliere il senatore del Vermont come candidato di riferimento. E, infatti, lo stesso Trump ha attaccato duramente Sanders, di fatto tacciandolo di essere in alcuni casi il mandante della violenza. Proprio sicuri che sia così? Me lo chiedo per un unico fatto: ovvero, la lista dei finanziatori di MoveOn.org. Sapete chi sono i primi due, i più munifici? Estremisti di sinistra? Socialisti ferocemente anti-Wall Street? No, la prima è Linda Pritzker della famiglia che gestisce la catena Hyatt Hotel, la quale ha donato 4 milioni di dollari e il secondo è l’onnipresente filantropo George Soros, il quale non solo ha donato 1,46 milioni ma di fatto ha garantito al gruppo di poter nascere e cominciare a operare. Insomma, Ilya Sheyman dice che è Trump la causa della violenza che lo circonda, che di fatto se la merita e che MoveOn.org farò di tutto perché questa prosegua. Reazione dei media? Il video del nero arrestato e portato via dopo aver preso un pugno da un razzista sostenitore di Trump.
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Uno schema a dir poco consolidato, il quale non solo ha consentito a stampa e tv di ignorare le 45mila persone mossesi per ascoltare e supportare Trump a Dayton e Cleveland ma di prendere anche due piccioni con una fava a livello politico. Primo, il tycoon viene dipinto come uno scatena guai ad ogni occasione pubblica, di fatto bollandolo come un politico divisivo e quindi negativo per la tenuta sociale degli Usa e si silenzia contemporaneamente il sempre crescente supporto bipartisan nei sui confronti. Secondo, nonostante io sia certo che la gran parte degli attivisti di MoveOn.org sia genuinamente al fianco di Sanders, il personalizzare le proteste e le violenze con il suo nome non fa altro che garantire a Hillary Clinton il crisma del candidato moderato, inclusivo, raziocinante e pragmatico. Insomma, se non volete il caos, c’è una sola alternativa per la Casa Bianca, al netto della disperata rincorsa di Cruz e Rubio in casa repubblicana.
Già, rassicurante. E molto establishment. Visto che come ha fatto notare la ABC, la Clinton ha un netto vantaggio in casa democratica soprattutto all’interno di una elite molto importante di delegati della Democratic National Convention: i super-delegati. Quando il 25 luglio la Convention si riunirà, questi super-delegati potranno dare il loro voto a chi vogliono, ignorando completamente il risultati di primarie e caucus e tra di loro ci saranno anche Barack Obama e Jimmy Carter. Questo gruppo – che è formato da 21 governatori, 40 senatori e 193 rappresentanti – rappresenta però soltanto un terzo dei super-delegati, visto che dei 463 rimanenti una larga parte è composta da insiders politici e lobbysti, federali e statali, che hanno ottenuto il loro status attraverso anni di donazioni al partito: solo i lobbysti pesano per il 9% del totale dei super-delegati e questa tabella
Money_politics
ci mostra plasticamente la natura stessa di ciò che incarna la Clinton, ovvero quel “crony capitalism”, il capitalismo clientelare, dove le strette relazioni di politica e business contano più del merito. E per capire quale mondo sostenga e faccia capo alla rassicurante Hillary, basta andare a vedere i donatori alla Clinton Foundation, la holding di famiglia in cui la candidata è rientrata dopo aver lasciato il ruolo di Segretario di Stato nel 2013 e che lo scorso anno, stando al Wall Street Journal, ha ricevuto sempre crescenti donazioni da governi esteri. Non solo il bando rispetto a queste elargizioni imposto nel 2009 ha ricevuto più volte deroghe dal Dipartimento etico, non solo la Fondazione ha garantito ai coniugi Clinton qualcosa come 153 milioni di dollari per tenere discorsi in tutta la nazione ma sono i nomi dei donatori a far riflettere.

Il Dipartimento affari esteri, commercio e sviluppo del governo canadese ha infatti donato 480mila dollari, forse perché vagamente interessato a un via libera per la pipeline della Keystone XL, mentre il Comitato per la Coppa del mondo di calcio 2022 in Qatar ha donato tra i 250mila e i 500mila dollari, questo nonostante gruppi di attivisti per i diritti umani abbiano certificato la morte di almeno 1000 lavoratori migranti impegnati nella costruzione delle infrastrutture. Nel 2014, poi, le donazioni estere sono raddoppiate rispetto all’anno prima: gli Emirati Arabi Uniti hanno donato tra 1 e 5 milioni, il governo tedesco – grande fornitore di armamenti agli Usa – tra i 100mila e i 250mila dollari, l’Australia 5 milioni di dollari e l’Arabia Saudita, finanziatrice della prima ora della Fondazione, circa 8 milioni di dollari. Questa tabella
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mette in fila le donazioni estere alla Clinton Foundation dal 1999, anno di fondazione, al 2014 e guarda caso chi è in cima alla lista? L’Ucraina, Paese che si è visto garantito dagli Usa un bel golpe sponsorizzato proprio da George Soros e sostenuto da Dipartimento di Stato e FMI. E se queste tabelle,
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dimostrano sono solo che durante il mandato della Clinton come Segretario di Stato le principali multinazionali Usa abbiano fatto la fila per donare alla Clinton Foundation ma che la stessa, a conti fatti, nel 2013 ha devoluto in opere benefiche solo il 10% di quanto introitato, l’Arabia Saudita come terzo donatore estero mi fa pensare. Ovvero, sarà per questo che Hillary Clinton non disse a nessuno del contenuto della mail inviatale dalla sua gola profonda mediorientale, Sidney Blumenthal, il 16 febbraio del 2013 e misteriosamente sparita dal novero di mail rubate dall’hacker romeno Guccifer, il quale sta per essere estradato proprio ora negli Usa su sua richiesta? E cosa diceva quella mail, di cui resta solo il leak originale? Che a finanziare l’attentato all’ambasciata americana di Bengasi, nel quale morì l’ambasciatore, Chris Stevens, erano stati “islamisti sunniti in Arabia Saudita”, questo stando a prove in possesso dei servizi francesi e libici.
Cosa dirà Guccifer alla autorità Usa? Senza scordare che il Dipartimento di Giustizia due settimane fa ha concesso l’immunità a Bryan Pagliano, il tecnico informatico che ha settato il sistema che permetteva a Hillary Clinton di inviare e ricevere mail top-secret in un account privato di posta quando era Segretario di Stato. Lo stesso Bryan Pagliano che fu caldamente ringraziato dalla Clinton in persona, quando a settembre si rifiutò di collaborare con un panel del Congresso appellandosi al Quinto Emendamento. Parlerà? Salteranno fuori gli altarini di potere della Clinton?

Ne dubito, vista l’aria che tira. Un’aria che vede qualcosa di inaudito negli Usa, ovvero la nascita del movimento “Ditch and Switch”, un sito Internet lanciato da due sorella della North Carolina, nel quale gli elettori possono cambiare partito di appartenenza: solo nello Stato della Pennsylvania 46mila persone sono passate dai Democratici ai Repubblicani da inizio anno, mentre in Massachusetts sono stati più di 20mila. Ecco cosa dice il sito: “Per molti anni il Partito Democratico ha promosso agende politiche con cui gli americani non erano d’accordo… E’ ora che il popolo americano si schieri con Donald Trump e faccia di lui il nominato per la Casa Bianca. Siamo la maggioranza silenziosa ma le nostre azioni parlano più forte delle parole”. E senza i soldi di Soros. E questa tabella,
US_turnout
ci mostra i trend di partecipazione al voto per i due partiti in alcuni Stati chiave, oggi e nel 2008: come vedete, la voglia di urne in casa repubblicana è schizzata alle stelle.
Ma c’è di più. Stando a The Hollywood Reporter, anche il solitamente democratico – inteso come orientamento di voto – mondo dello show-business cinematografico Usa vanta molti estimatori di Trump tra i rari rappresentanti repubblicani o indipendenti. Stando a un gestore portafogli di molti attori e registi, “per ogni supporter di Rubio o Cruz, ce ne sono 10 per Trump. E li capisco, perché sono il primo a fargli notare dove finirebbero le tasse in caso di vittoria di Sanders. E sa, anche i divi ci tengono al loro tenore di vita, alle mega-ville e alle scuole private per i figli: come potrebbero permetterselo, se gli restasse in tasca solo l’8% di quanto guadagnano?”.
Ad oggi sono schierati ufficialmente con Trump, l’attore John Voight, padre di Angelina Jolie, Ted Nugent, Kid Rock, Stephen Baldwin e il pittoresco Willie Robertson, protagonista della serie “Bizzarri e buzzurri” (“Duck Dinasty” negli Usa). Prevarrà questa America o quella tranquillizzante ma piena di segreti inconfessabili e impregnata di “crony capitalism” di Hillary Clinton?

Mauro Bottarelli
Fonte: www.rischiocalcolato.it
Link: http://www.rischiocalcolato.it/2016/03/truppe-cammellate-soros-piazza-difesa-quellimpero-dei-clinton-chiamato-crony-america.html
13.03.2016

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