ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 14 marzo 2016

Novus ordo, nova religio

lode, onore e gloria a te, sacra caffettiera!

Ennesima dimostrazione che il Novus Ordo sa andare incontro all'uomo di oggi: il figlio dell'inventore della caffettiera è stato cremato e le sue ceneri sono state poste nella caffettiera davanti all'altare e quindi incensata dall'aitante don Alfonso:





Non oso immaginare cosa succederà quando sarà il turno del sig. Richard Pozzi Ginori... metteranno la tazza con o senza sciacquone?



Il prete benedice la Moka con le ceneri di Renato Bialetti

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Con la fiction di Papa Francesco inizia la news-story


Si racconta che il primo ministro cinese Ciu En Lai a chi gli chiedeva, durante un incontro internazionale, un suo giudizio sulla rivoluzione francese, abbia risposto che gli eventi erano ancora troppo recenti per far maturare una valutazione storica distaccata. Oggi la storia si racconta in working progress, nel suo divenire. In un flusso che intreccia cronaca, analisi e resoconto. È il caso delle vicende del vaticano.
"Francesco il papa ribelle", una docu fiction di produzione americana trasmessa da History Channel in queste settimana.
Sei puntate, tutte di seguito, come ormai è consuetudine, in occasione del terzo anniversario della sua salita alla cattedra di Pietro. Sembra strano l'apparente indifferenza che accoglie questa produzione. Si tratta sia nel merito che nel metodo di una vera svolta. Per la prima volta nella storia della tv, si illumina, in diretta, in real time, un gorgo complesso e estremamente delicato, tutt'ora in equilibrio progressivo e instabile, come le vicende che avvolgono il soglio vaticano. E lo si fa con punte a volte di crudezza narrativa che non ammettono alcun diplomatismo. Interessante anche lo schema narrativo, che vede continuamente procedere in parallelo, con continui rimandi e nessi di causa ed effetto, sia il passato più profondo del sacerdote Bergoglio che l'attualità più bruciante di Papa Francesco.
La vita del Pontefice viene ricostruita senza diplomatismi, mostrandone le possibili ambiguità, spiegandone le minacce che l'hanno insidiata, e indicandone i nemici. E, in controluce si viene accompagnati nei corridoi infidi della curia, e non si fa silenzio del comportamento d'opposizione del primo segretario di stato, Cardinal Bertone, che viene indicato esplicitamente come il regista delle trame velenose che hanno attentato all'integrità di Francesco. Non bisogna essere storici di professione per cogliere la novità e gli effetti di questo storytellig in diretta. Gli eventi vengono raccontati, interpretati, analizzati e dunque, inevitabilmente, condizionati e deviati.
Contrariamente alla prudenza di Ciu En lai, oggi la storia segue la stessa evoluzione delle news: "Slow news no news", era lo slogan della CNN al suo nascere nel 1980. Oggi si declina in "Slow Analisys No Analisys". Per la storia potremmo dire siamo ad una fase molto ravvicinata, in cui gli eventi, come le notizie, sembrano autoraccontarsi, coinvolgendo protagonisti, osservatori, utenti.
Nel caso dei Papa Francesco la base della docu fiction è una biografia autorizzata El Jesuita, scritta da Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin. Una circostanza che rende ancora più suggestivo l'evento. Infatti se la produzione in qualche modo è concordata, o comunque, condivisa nei suoi intenti, dal protagonista, è evidente che si tratta di uno degli strumenti che il nuovo Papa adotta per condurre la sua sapiente comunicazione.
La storia diventa conversazione, e a volte potrebbe decadere nella propaganda. Come del resto è sempre avvenuta. Ma prima passano anni, decenni, secoli. Oggi invece ore. La storia diventa parte dell'informazione. Addirittura precedendo le notizie di cronaca, dando loro un contesto. E dunque inevitabilmente, condizionandone la lettura. Cambiano i formati, le piattaforme, gli autori.
Aumenta il gioco delle interferenze. È evidente, a esempio, che se, come nel caso di Papa Francesco, il programma televisivo affronta e rilegge un evento contrastato, su cui infuria ancora la polemica e il conflitto, come il Sinodo sulla famiglia, configurandolo storicamente, e dunque in qualche modo fissandolo in un'interpretazione definitiva, ufficiale, sarebbe il caso di dire canonica, il dibattito che ne segue si trova de focalizzato, assolutamente privo di un oggetto su cui insistere.
Prima erano solo i regimi totalitari che potevano permettersi di raccontare la storia di se stessi in diretta. Orwell non a caso, mette alla base del suo romanzo 1984 il ministero della verità, dove vengono riscritti i libri di storia del passato, e editati ex novo i testi sulla storia contemporanea. Ora questo terreno dove presente e passato si mischiano, diventa accessibile a tutti: è una versione dello streaming. La narrazione scorre , inesauribile, contemporaneamente all'evento. Lo racconta, lo annuncia, lo analizza e lo documenta. Ma soprattutto lo rappresenta, fissando paradigmi culturali e simboli sociali.
La docu fiction sul papa non è molto diversa in questo dalle serie tipo Hause of Cards, dove vengono descritti in dettaglio, minuziosamente, ambienti e circostanze di un fenomeno come la politica degli Stati Uniti. I nomi di fantasia, i casi emblematici sono fragilissimi paraventi che lasciano intravvedere con sufficiente realismo i personaggi e gli eventi concreti che si ricostruiscono e analizzano. Si innesta in questo un gioco circolare, dove la ricostruzione diventa indotto e ispirazione dei fatti successivi.
È una nuova faccia della virtualità: la storia come interpretazione e proiezione di sceneggiature documentate, come cronache ricostruite, in cui protagonisti, osservatori e analisti si intrecciano continuamente. Non a caso in gran parte dei nuovi serial l'ambientazione e i soggetti prevalente sono sempre di matrice giornalistica. Redazioni, tv, set, sono i teatri in cui si gira e gli scenari che si ricostruiscono. L'informazione diventa inevitabilmente fiction e la fiction serve a fare informazione.
L'oscar cinematografico a Il caso Spotlight è il sugello di questa nuova cronaca di convergenza. Stiamo forse assistendo all'emergere dfi una nuova fase della comunicazione: la news-story. Una nuova cultura a una dimensione permanente ed esclusiva: il presente.


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