"Nessun genocidio contro i cristiani in Siria e Iraq", per la Casa Bianca è questione di cavilli legali
Il portavoce John Earnest ammette il "massacro" a opera dello Stato islamico, ma raccomanda prudenza con le parole
Il presidente uscente degli Stati Uniti, Barack Obama (LaPresse)
Roma. In Siria e Iraq non è in corso alcun genocidio contro i cristiani. A dirlo, nel briefing di routine con i giornalisti accreditati, è stato il portavoce della Casa Bianca, John Earnest: “Il mio pensiero è che l’uso di questa parola (genocidio, ndr) comporti una vera determinazione legale, che al punto in cui ci troviamo non c’è.
Da tempo – ha aggiunto Earnest – abbiamo espresso le nostre preoccupazioni in merito alla tattica impiegata dall’Isis per massacrare le minoranze religiose in Iraq e Siria. Ricorderete che proprio all’inizio della campagna militare contro lo Stato islamico condotta dai nostri militari alcune delle prime azioni ordinate dal presidente Obama avevano come obiettivo la protezione degli yazidi, messi con le spalle al muro sul monte Sinjar dai miliziani”. La Casa Bianca recepisce dunque pressoché alla lettera il rapporto della missione effettuata nella piana di Ninive dallo U.S. Holocaust memorial museum. Dall’indagine, risalente all’agosto 2014, emergeva che “sotto l’ideologia dello Stato islamico, gli aderenti a religioni considerate infedeli o apostate – inclusi gli yazidi – sono costretti alla conversione o uccisi, e i membri di altre religioni – come i cristiani – sono soggetti a espulsione, estorsione o alla conversione forzata”. Questione di semantica, insomma. E pazienza se un successivo dossier, stavolta messo nero su bianco dal Comitato per i diritti umani dell’Onu, abbia certificato che “gli atti di violenza perpetrati contro i civili a causa della loro affiliazione (o presunta affiliazione) a un gruppo etnico o religioso possono essere considerati un genocidio”.
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