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domenica 6 marzo 2016

TAR dixit

La saga dell’imbecillità impazza…e i preti si defilano 


L’ultima esilarante novità viene da Rimini, un tempo terra “papalina” oggi terra di mangiapreti: niente più benedizioni pasquali nelle scuole, TAR dixit.

Ovviamente il TAR si è pronunciato su richiesta di alcuni cittadini, tra cui spiccano certuni che avrebbero il compito di “educatori”, che fanno cioè gli “insegnanti”, e dovrebbero “insegnare a campare” ai bambini.
Quando si dice “i frutti del ‘68”!

Fatto sta che, dopo le ridicole “battaglie laiche” per la “rimozione dei Crocifissi” e l’“abolizione dei presepi natalizi”, venire a sapere che la mancanza di cervello ha partorito questa nuova “conquista sociale”, e veramente cosa che scoraggia, non tanto perché stupisca o indigni questa diffusa “lotta al sacro”, quanto perché fa male constatare fino a che punto quest’attuale società “civile” possa dar prova di atrofizzazione della materia grigia.
Ovviamente, c’è chi si appella alle tradizioni popolari, di cui i culti religiosi cattolici fanno parte, e chi chiama alla vigilanza per questi continui attacchi al cattolicesimo, ma c’è anche chi, avendone il dovere, si adegua e finisce con l’avallare la dilagante imbecillità. Pensiamo ai cattolici, preti in testa, che si mettono a discutere mentre i sedicenti “laici” li trattano a schiaffoni.Ma si tratta dell’applicazione della legge – dicono gli illuminati ricorrenti -, che infatti si sono appellati al Tribunale Regionale Amministrativo dell’Emilia Romagna perché venga rispettata “la legge”.
Quale “legge”?
La “legge” di questa società rimbecillita che crede di essere “emancipata” facendo la guerra alla religione.
La legge di questa società impazzita che sancisce la regolamentazione dei “diritti” dei viziosi e degli anormali che pretendono di essere virtuosi e normali.
La legge di questa società senza legge che crede di essere diventata “adulta” praticando ogni sorta di turpitudine: dal divorzio all’aborto, dall’abuso dei minori all’utero in affitto, dall’uso della droga alla sodomia, salvo poi menare vanto della difesa dei “diritti degli animali” e della cura dell’ambiente.

Non più l’uomo come centro del creato, ma come oggetto delle morbose e devastanti fantasie collettive, tutte regolarmente coperte dal sigillo della laicità fondata sulla libertà, sull’uguaglianza e sulla fraternità.

La religione è un fatto privato – dicono gli illuminati ricorrenti -, mentre la scuola è pubblica! Intelligente osservazione che dà l’idea dello stato in cui si trova l’intelletto di questi “educatori” post-sessantottini, pagati dai cittadini, anche cattolici, e scaraventati ad educare i figli di questi stessi cittadini.
Certo che la religione è un fatto privato, ma proprio per questo è un fatto anche pubblico, perché il “pubblico” non è altro che il compendio di tutte le singolarità “private”; anzi, il “pubblico” è il protettore e il sostegno del privato.  E se questo pubblico lo si vuole distinto dal privato è perché si vuole annullare il privato e snaturarlo con le moderne pretese pubbliche, quelle pretese che sono mosse dalla diabolica volontà di trasformare l’uomo in bestia, la famiglia in una paccottiglia di pruderie, la società in una cloaca in cui convergono tutti i liquami maleodoranti delle dette pruderie.
Il tutto perseguito in nome di una libertà che sa essere solo licenza, di una strombazzata dignità umana dimentica ormai dell’uomo, di una richiesta di diritti pretesi da ogni deviato e negati alle persone di buon senso.
Guai agli uomini di buon senso! È il grido di battaglia di questo progressismo e di questa laicità che vogliono ridurre l’uomo a tubo digerente.

Ma questo caso del riminese non è isolato, fa seguito a tanti altri casi che si sono prodotti in altre parti d’Italia e delinea una precisa strategia diabolica nella quale questi “insegnanti” sono solo gli strumenti inconsapevoli, che si compiacciono di ostentare una pseudo cultura, imbellettandosi con le frasi fatte che oggi vanno di moda. E questo è possibile perché, nel suo insieme, questo mondo continua a portare la guerra a Dio, illudendosi di poter conseguire chissà quale vittoria, mentre invece si porta vertiginosamente verso la più miserevole delle fini: quando il Signore riterrà colma la misura e purificherà tutto con una pioggia di fuoco in cui ogni imbecille pretesa umana sarà ridotta in cenere e dispersa definitivamente.
E allora non saranno guai per gli uomini di buon senso, ma sarà pianto e stridore di denti per tutti coloro che si sono stoltamente illusi di poter sfidare impunemente l’Onnipotente Iddio.

In questo anomalo contesto colpisce il silenzio assordante dei preti moderni che, tolta qualche eccezione e qualche pronunciamento di prammatica, si dimostrano concilianti e arrendevoli fino alla collusione, perfino inventandosi un’impossibile “laicità buona” che sarebbe in grado di includere le istanze religiose, come spredicano da cinque decenni i nuovi papi moderni.

Se invece dei preti moderni ci fossero ancora veri ministri di Cristo, e se invece dei moderni cattolici adulti ci fossero ancora veri seguaci di Cristo, ci sarebbero continue preghiere di riparazione e conseguenti processioni rogatorie, per chiedere a Dio di avere pietà di questo mondo affollato di uomini fuorviati e tiepidi e di preti posseduti e pavidi.


di Giacomo Fedele

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