ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 13 aprile 2016

Exterminavit eam aper de silva et ...(Psalm 79:14 )

Questa “rivoluzione vaticana” mi ricorda tanto la “rivoluzione italiana” di Tangentopoli

Aprile 12, 2016 Renato Farina
Allora c’era la debolezza della politica, oggi è la Chiesa a essere indebolita. Tutto quadra, sia pure in piccolo e senza popolo dei fax, sostituito da quello di Twitter


Come se fosse un cinghialone. Dove aveva già visto Boris qualcosa di simile a questa caccia al cardinale un tempo potente ma decaduto? Ma certo. Quello che oggi sta accadendo oltre Tevere al cardinal Tarcisio Bertone, già segretario di Stato, già camerlengo di Santa Romana Chiesa (le due cariche più importanti nella Santa Sede dopo quella di papa) ricalca quanto accaduto a Bettino Craxi all’epoca di Tangentopoli in Italia, ventitré anni fa. E chissà se Mattia Feltri, ormai canuto e stanco, dedicherà tra vent’anni un volumetto intitolato Sedici, l’anno del terrore francescano dopo il fortunato Novantatré, l’anno del terrore di Mani pulite.

Tutto quadra, sia pure in piccolo e senza popolo dei fax, sostituito da quello di Twitter. Anche le tecniche di spennellamento dell’opinione pubblica con il deposito degli atti in edicola, anzi più modernamente sul web. Stesso canale privilegiato: Repubblica-Espresso. I pubblici ministeri vaticani non sono noti come Antonio Di Pietro, né l’opinione pubblica pare conoscere chi sta rivoltando come un calzino la curia e il collegio cardinalizio. Ma il parallelo ci sta. Allora c’era la debolezza della politica e delle istituzioni italiane a seguito dello scombussolamento seguito alla caduta del Muro di Berlino. Oggi la Chiesa e specialmente la curia sono straordinariamente indebolite dagli scandali della pedofilia e dalla sequenza di latrocini emersi nell’abbazia di Montecassino e nella curia di Trapani, con lo spuntare da ogni parte di reverendi bancomat e frati guardiani più di postriboli che di monasteri.
Materia c’è, come al tempo di Tangentopoli. Allora ci furono ladri che rubavano non solo per i partiti ma anche ai partiti. La goduria popolare per l’impalamento dei potenti determinò quella che il procuratore generale di Milano, il compianto Giulio Catelani, definì “rivoluzione italiana” e fu viatico per i metodi spicci di punizione dei presunti colpevoli prima della sentenza, con il carcere preventivo per disonorarli e farli parlare.
Oggi tutti parlano di “rivoluzione vaticana” (persino la Treccani che ci inonda di pubblicità) e insieme alla sacrosanta volontà di pulizia dalle sporcizie della barca di Pietro, il rischio neanche troppo nascosto è quello di buttare a mare non tutti i cattivi, ma i presunti cattivi di comodo. Bisogna dire che non sanno camminare sulle acque e neppure sul fango, e lasciati soli annaspano. Così il cardinale Bertone. Il quale invano spiega che sono 30 e più i cardinali che hanno un appartamento grande più del suo, e che d’altra parte sono palazzi vecchi e vanno ristrutturati, e non si possono ridurre a monolocali, costerebbe troppo. Discorsi sensati. Ma non importa. Ormai è stato abbandonato al suo destino, con molta scarsa fraternità, nessuno alza la voce dicendo: «Chi è senza peccato, scagli la prima pietra». In Vaticano si preferisce ormai il motto del Libretto rosso secondo cui «il cane che affoga va bastonato»: Laudato si’ fratello Mao.
Forza Francesco, sorprendili
Attenzione a questo repulisti. Non vorremmo che, come le Mani pulite scelsero accuratamente il collo da stringere, dando licenza di insaccocciare “dazioni” ai progressisti, così le Mani consacrate si orientassero a sottoporre a inquisizione un certo tipo di cardinale considerato politicamente e teologicamente lontano dai “novatori”, esponendo a gogna mediatica i curiali di certe nazioni visti come ostili alla rivoluzione progressista della Chiesa (ad esempio italiani, nordamericani, africani), a favore invece dei tedeschi alla Kasper e alla Marx, figli della ricchissima Chiesa tedesca, e a quelli sudamericani. Vatileaks, che qui abbiamo definito un autogolpe, voluto per dare un marchio di purezza all’apparato rivoluzionario che pretende di affiancare il Papa con le manette per cambiare la Chiesa, ha caratteri di ambiguità e tempistiche di carcerazioni preventive e di fughe di notizie indecenti. Invano ci risulta che il saggio cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, abbia cercato di fermare una macchina che ha preso una direzione molto particolare nel preteso repulisti.
Il Papa vorrà recitare nella Chiesa la stessa parte di Scalfaro in Italia, quando dal Quirinale prima subì poi affiancò Mani pulite, cercando di lasciare libero campo a potenze non proprio angeliche? Abbiamo troppo rispetto dello Spirito Santo anche solo per sospettarlo. E Boris grida: Forza Francesco, sorprendili tutti!

Foto Ansa
Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – 

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