ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 6 aprile 2016

Pochi e durano poco

Matrimoni omosessuali? Pochi e a termine Notizie shock dall'Olanda. E l'Italia impari
I “matrimoni” omosessuali? Pochi e durano poco. Questo in sintesi quanto ci riporta un’indagine dell’Ufficio Centrale di Statistica dei Paesi Bassi (Cbs), il quale ha tenuto sotto controllo il numero e la durata dei “matrimoni” gay dal 1 aprile 2001, anno in cui i Paesi Bassi aprirono le porte alle “nozze” omosex, fino ad oggi. I dati interessanti non mancano

In Olanda i Innanzitutto, si assiste ad un crollo delle richieste di “matrimoni” gay.
Quelli maschili sono passati da 1.339 del 2001 a 647 del 2015. Quelli femminili da 1.075 nel 2001 a 748 nel 2015. Il picco massimo registrato proprio nel 2001 è dato da due fattori. Il clamore massmediatico che ha spinto molti a compiere questa scelta e l’effetto accumulo: tutti coloro che aspettavano da tempo di “sposarsi” poi lo hanno fatto contemporaneamente appena il “matrimonio” omosex è stato legalizzato. Ma ciò non giustifica il calo vistoso intorno al 40% dei “matrimoni” gay. Si giustifica invece tenendo conto delle abitudini della persona omosessuale “praticante”, tra cui la prima è la promiscuità.
Una dettagliata ricerca scientifica dal titolo “A Comparative Demographic and Sexual Profile of Older Homosexually Active Men” pubblicata sul Journal of Sex Research e condotta su 2.583 omosessuali abbastanza in là con l’età ci informa che il 10,2-15,7% del campione ha avuto nella sua vita tra i 501 e i 1000 partner sessuali e un ulteriore 10,2-15,7% ha riferito di aver avuto più di 1000 partner. Il dato è interessante anche perché la ricerca è del 1997 e registra comportamenti antecedenti a questo anno, periodo in cui l’omosessualità era fenomeno meno esteso di oggi e quindi c’era più difficoltà ad incontrare un partner. La persona omosessuale quindi non vuole un legame per sempre con una sola persona e dunque non vuole “sposarsi”, ma desidera vivere la sua sessualità in modo aperto e liquido.
Torniamo ai dati pubblicati dal Cbs. Dal 2003 a oggi si “sposano” più le lesbiche che i maschi omosessuali. Da ciò consegue che si contano più divorzi tra le coppie di sole donne che tra coppie gay maschili. Oltre a ciò, non solo i divorzi al femminile sono più numerosi, ma anche percentualmente più elevati. Ad esempio, il 30% delle coppie di donne che si sono “sposate” nel 2005, dopo dieci anni hanno chiesto il divorzio, contro il 15% delle coppie maschili e contro il 18% delle coppie eterosessuali. Queste coppie di sole donne in definitiva hanno una probabilità doppia di divorziare rispetto a tutte le altre coppie. Simile andamento trova conferma anche in altri studi. Ad esempio la ricerca scientifica dal titolo “The Demographics of Same-Sex Marriages in Norway and Sweden”, pubblicata su Demography del 2006 informa che in Svezia il 30% delle “nozze” gay in rosa finiscono in divorzio entro 6 anni, rispetto al 20% dei “matrimoni” gay maschili e al 13% di quelli eterosessuali.
Tale fragilità è da imputarsi, oltre alla promiscuità a cui si faceva cenno prima, anche al fatto che la relazione omosessuale è più conflittuale rispetto a quella eterosessuale. Lo studio “Victimization and Perpetration Rates of Violence in Gay and Lesbian Relationships: Gender Issues Explored” pubblicato nel 1997 sulla rivista Violence and Victims rivela che su un campione di 283 persone omosessuali il 47,5% delle lesbiche e il 29,7% dei maschi gay è stato vittima di azioni violente perpetrate da un partner dello stesso sesso. Notare che il tasso di violenza maggiore nelle relazioni lesbiche corrisponde in parallelo ad una percentuale maggiore di rottura del vincolo “coniugale” sempre nelle coppie lesbo. Dati simili si trovano anche nello studio “Letting Out the Secret: Violence in Lesbian Relationships” (Journal of Interpersonal Violence, 1994) dove quasi tutte le 284 intervistate omosessuali hanno riferito di essere state oggetto di violenze verbali da parte della propria partner, il 31% racconta di aver subito abusi fisici e il 12% gravi abusi fisici.
La ricerca dell’istituto dei Paesi Bassi ha poi messo in evidenza che il rischio di divorziare è più alto se il “matrimonio” viene contratto prima dei vent’anni o tra i quaranta e i cinquanta anni. Tale elemento pesa comunque sempre di più per le coppie lesbiche. I maschi gay anche si “sposano” in età più matura rispetto alle coppie etero: 43 anni contro 37 (il 20% dei maschi gay che si sono “sposati” avevano all’incirca 55 anni). Stessa musica per le donne omosessuali rispetto alle “colleghe” etero: l’età in cui le prime cinguettano il loro “Sì lo voglio” si aggira intorno ai 39 contro i 34 delle donne etero.
Inoltre il divario di età tra i partner omosessuale è più spiccato rispetto a quello dei coniugi eterosessuali e si è notato che la differenza di età è un fattore incidente nel provocare il divorzio tra coppie gay. In conclusione, questi “matrimoni” gay alla lunga non li vuole nessuno, nemmeno i diretti interessati, ed anche una volta “sposati” simili relazioni si sciolgono come neve al sole.

di Tommaso Scandroglio 06-04-2016
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-matrimoni-omosessuali-pochi-e-a-terminenotizie-shock-dallolanda-e-litalia-impari-15773.htm

 Luisa e Rosanna cavallo di Troia


Prosegue l’indottrinamento mediatico col reality dei “trans”

Mauro Faverzani

I media asserviti all’ideologia Lgbtq, sempre più, sempre peggio, veri e propri strumenti di riprogrammazione delle coscienze nelle mani delle solite lobby. Che non si smentiscono mai. La strategia è chiara ed è sempre la stessa: usare le avanguardie della decadenza morale, per introdurre anche in Europa prassi lontane anni-luce dal comune sentire e dall’immaginario collettivo. Da questo punto di vista, i Paesi Bassi sono stati individuati come il “cavallo di Troia”, con cui tentare l’omologazione dei cervelli all’ammasso.

Per questo l’emittente televisiva olandese Tlc, specializzata in reality, da oltre un anno ha deciso di proporre ogni settimana le vicende di «Luisa e Rosanna», dal titolo dell’incredibile serie omonima. Serie, in cui Luisa, 29 anni, zingara con la passione per il mondo della tv e dello spettacolo, si scopre, in realtà, essere il nome acquisito da Lowieke (o Loïc, più confidenzialmente) dopo diverse operazioni chirurgiche per il cambio di sesso. Contro tale scelta, ovviamente, si erano schierati la sua famiglia e tutta la sua comunità nomade d’origine: al punto da spingerlo a lasciare casa, pur di non ascoltare i continui richiami al buon senso. Oggi egli ostenta una parvenza di esuberante, esplosiva, ma artefatta ed innaturale “femminilità”. Rosanna Jannsen, 31 anni, di Venlo, “gioca” invece a fare l’uomo nell’improbabile coppia: si presenta come “giovanotto” tutto sport, motocross e calcio, pur però mantenendo le proprie specifiche caratteristiche muliebri. Nonostante le iniziali ritrosie, la sua famiglia d’origine ha accettato la convivenza con Luisa, nel consumato filone del più bieco ed ipocrita «l’importante è che ci sia l’amore», slogan trito e ritrito, tipico dell’odierno obnubilamento valoriale, che spinge all’oblio dell’anima a costoro evidentemente poco importa.

E’, dunque, in fin dei conti, la storia di due trans, raccontata – come recita il sito della televisione – in modo «comico» (sinonimo qui di superficialità e banalizzazione parodistica), nella certezza che – si legge – «il letto» possa rappresentare la soluzione giusta per tutti i litigi. Decisi più che mai, dopo 14 anni di convivenza, non solo a “sposarsi”, bensì anche ad aggiungere aberrazione ad aberrazione (e, dal punto di vista delle anime, peccato a peccato), i due “partner” hanno deciso di “regalarsi” un bambino in provetta, naturalmente tramite fecondazione artificiale e con tanto di utero in affitto. Ecco un ottimo motivo, anzi un motivo in più, per spegnare la televisione …
http://muniatintrantes.blogspot.com/2016/04/luisa-e-rosanna-cavallo-di-troia.html

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.