ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 4 aprile 2016

Utopian trades and manners?


Bergoglionate utopiche


Al termine della Veglia di Preghiera per la Festa della Divina Misericordia, vedi qui, il santo Padre Francesco, dopo la benedizione, ha aggiunto quanto segue:
«L’altro giorno, parlando con i dirigenti di una associazione di aiuto, di carità, è uscita questa idea, e ho pensato: “La dirò in piazza, sabato”. Che bello sarebbe che come un ricordo, diciamo, un “monumento” di quest’Anno della Misericordia, ci fosse in ogni diocesi un’opera strutturale di misericordia: un ospedale, una casa per anziani, per bambini abbandonati, una scuola dove non ci fosse, una casa per recuperare i tossicodipendenti… Tante cose che si possono fare… Sarebbe bello che ogni diocesi pensasse: cosa posso lasciare come ricordo vivente, come opera di misericordia vivente, come piaga di Gesù vivente per questo Anno della Misericordia? Pensiamoci e parliamone con i Vescovi. Grazie».

2b6e46f6-9b39-348a-944e-ceb5ebab029dOra ci accuserete di essere cinici e cattivi per quanto verremo a dire, ma nonostante vorremmo difendere le buone intenzioni del Papa che non intendiamo scalfire e neppure giudicare e che, anzi, auspichiamo realizzabili, è fondamentale rimanere coi piedi per terra ed è onesto da parte nostra dire al santo Padre che ciò che ha pensato e chiesto – che di per se è lodevole e santo – non è oggi possibile. Insomma, concedeteci di fare l’avvocato del diavolo, o se preferite delle cause perse, anche se santi non lo siamo affatto e perciò chiediamo consiglio ai veri Santi.
La domanda del Papa: “Sarebbe bello che ogni diocesi pensasse: cosa posso lasciare come ricordo vivente, come opera di misericordia vivente, come piaga di Gesù vivente per questo Anno della Misericordia?”, è nobile ed è giusta, ciò che stona è che Bergoglio non pone solo la domanda, ma sopra, come abbiamo letto, da delle coordinate, da già la risposta ad opere non realizzabili, non almeno come intende lui.
Di questi “monumenti” è piena la storia della Chiesa e spesso proprio come opere degli Anni giubilari passati, ma ora faranno passare la proposta di Bergoglio come l’ennesima novità, come una cosa nuova dal momento che il popolo mediatico e i suoi spacciatori di merce contraffatta (giornalisti e vaticanisti di certa sinistra), o non sanno o fingono di non sapere che questi – di “monumenti” – è ricca la storia della Chiesa secoli prima che l’Italia componesse il suo Inno di Mameli…. e prima assai del Papa venuto dalla fine del mondo, e che dovrebbe saperlo viste le opere missionarie della Compagnia a cui appartiene.
Qualche esempio? Gli Ostelli e le mense per i poveri, come i ricoveri per ammalati, vengono realizzati proprio negli Anni Giubilari e non. Troviamo non pochi Santi come San Giovanni di Dio e il suo Ordine Ospedaliero con il Fatebenefratelli (1500) sull’isola Tiberina a Roma, leggetela la sua storia e apprendiamo bene quale fosse però lo scopo di questo ospedale, diceva il Santo: «Fratelli, rendete molte grazie a Dio, che vi ha atteso tanto tempo perché facciate penitenza. Pensate in che cosa lo avete offeso, ché io voglio condurvi un medico spirituale che vi curi le anime, e per il corpo poi non mancherà il rimedio.Confidate nel Signore, perché egli provvederà a tutto, come si suol fare con quelli che da parte loro fanno quel che possono».
Quindi usciva e conduceva loro un sacerdote e li faceva confessare tutti. Vista la sua gran carità infatti, qualunque sacerdote, al quale si rivolgeva, andava molto volentieri a fare, quest’opera buona. (vedi qui)
Non molti sanno, altro esempio, che il famoso ospedale San Gallicano in Trastevere, dedito alle cure delle malattie della pelle, fu voluto e creato da Papa Benedetto XIII, domenicano. Appena eletto, Benedetto XIII incaricò il cardinale Corradini di individuare il sito per la costruzione del nuovo ospedale da realizzarsi con fondi pontifici della Dataria in occasione del Giubileo del 1725. (vedi qui)
Nell’epigrafe all’ingresso dell’ospedale si legge infatti: «Benedetto XIII padre dei poveri eresse questo ospizio ampio e imponente, e dotato di censo annuo, per curare gli abbandonati e respinti da tutti che soffrono per il prurito in testa per la tigna e per la scabbia, e per strapparli dalle fauci di una morte precoce. Nell’anno della salvezza 1725».
Sia bene inteso, perciò, che per utopia non intendiamo i desideri santi del Papa, utopia non è fare le opere di bene, di esempi ne abbiamo a migliaia e senza dimenticare la grande opera di San Padre Pio con il suo Ospedale a San Giovanni Rotondo in epoca moderna e che sembrava un’opera impossibile. Ciò che intendiamo per utopia è la richiesta specifica del Papa e ne spieghiamo i motivi.
Gli Ospedali: ci sono, ma oggi molti vengono chiusi perché “senza fondi” e, quelli attivi, sono gestiti completamente dallo Stato, tranne alcuni la cui gestione è mista, ossia convenzionate con la Sanità nazionale. Non ci interessa ora spiegare qui i vezzi politici del giusto o sbagliato che sia a riguardo di certe scelte politiche o concordatarie… perchè i concordati fatti con lo Stato, ovviamente, non lasciano più quella libertà che prima la Chiesa aveva e di cui vi abbiamo portato i due esempi. Altro aspetto di cui Bergoglio non tiene conto (speriamo in buona fede) è che gli ospedali, prima del Concilio Vaticano II, pullulavano di suore (della Carità, principalmente), ma anche di medici volenterosi, un esempio fra tutti è il santo medico napoletano Giuseppe Moscati. E non che oggi non ci siano di questi medici, ma non sono messi in condizioni di lavorare come dovrebbero o vorrebbero, mentre di suore negli ospedali non ne abbiamo più.
Ma possiamo portare anche l’esempio del Gemelli a Roma, struttura ospedaliera e fiore all’occhiello, per l’appunto, della Chiesa ma chi sono i malati così fortunati da potervi ricevere le adeguate cure? Quanto costano le visite specialistiche li dentro? C’è anche il san Raffaele a Milano (e non entriamo nei meriti e demeriti del fondatore Don Luigi Verzè, sia per le sue idee abortiste e di favore all’eutanasia, sia per il fallimento finanziario dell’ospedale) che è stato poi ceduto per 400 milioni di euro (il famoso fallimento che stava per mandare in bancarotta lo IOR) al Gruppo ospedaliero San Donato nel 2012 (vedi qui). Queste domande hanno delle risposte ben precise. E allora, invece di creare nuovi ospedali, perché non mandare le suore negli ospedali attivi, che hanno carenze in molti aspetti della vita infermieristica, per lo stato spirituale delle anime, invece di mandarle a cantare e a ballare?
Semplice, possiamo dare la risposta: perché è la pastorale moderna della Chiesa che alla fine ha mandato via le suore dagli ospedali per non urtare la sensibilità dei non credenti. E allora, a cosa ci servono “nuovi ospedali” se la pastorale di oggi impedisce la cura delle anime dedicandosi esclusivamente ai corpi? A queste cure ci sono già molti ospedali, ciò che manca è “l’infermieristica” REDENTRICE, ossia, quella umanità animata e gestita DALLA FEDE in Cristo attraverso la quale servire l’ammalato nelle piaghe dell’anima. Pensare che un ammalato “si salvi” solo perché “porta le piaghe di Cristo” è eresia bella e buona, accanto a Cristo sulla Croce c’erano due piagati che stavano morendo come Lui, sappiamo l’esito e il motivo: uno si salverà, l’altro si dannerà.
E dunque, non abbiamo bisogno di nuovi ospedali, ma di Anime sante che li gestiscano, di anime cattoliche, di suore credenti in Cristo, di sacerdoti di Cristo…
Le Case per anziani: alzi la mano quanti – tra cattolici e non – hanno potuto usufruire di una attuale Casa per anziani gestita da suore. Noi abbiamo alcune piccole statistiche, piccole ma significative. Il problema principale sono i costi, le suore si fanno pagare più dei centri istituzionalizzati, oppure convivono come Case private ma convenzionate con la Sanità statale. A vista d’occhio sul territorio italiano, queste Case per anziani non mancano affatto, mancano le suore per la loro gestione e mancano i fondi, e molte famiglie non possono permettersi il mantenimento di un anziano in queste Case semplicemente perché, oggi, le pensioni sono scese di molto e le suore chiedono molti soldi…. Non è un giudizio impietoso, è un dato oggettivo che comprendiamo pure alla luce dei costi.
Santità, ci dica, chi paga, o chi pagherebbe queste rette?
Le scuole cattoliche: santità, forse Lei non conosce la situazione italiana e vive in un altro mondo…. ma anche i suoi confratelli Gesuiti stanno chiudendo molte scuole e molte Congregazioni religiose hanno dovuto chiudere le proprie scuole per mancanza di fondi o di vocazioni, e perché lo Stato Italiano proprio sotto la dirigenza di quel Presidente del quale lei disse che era “un grande”, non ha difeso affatto la scuola Cattolica contro i tagli da parte delle Istituzioni… Una famiglia – cattolica e non, se preferisce – con stipendi aggiornati, quelli più fortunati, a circa 1500/2000 euro al mese, con due figli da crescere, come potrebbero pagare una retta ad una scuola privata o parificata? Lo sapeva che i Gesuiti – almeno in Italia – hanno le rette più costose? E che le scuole parificate meno care sono quelle gestite dai laici?
Oh, naturalmente ci sono anche altri motivi che forse Lei, santità, non conosce. Le famose Orsoline, per esempio, anziché seguire i suoi preziosi consigli, hanno preferito sfruttare il calo delle proprie vocazioni per trasformare alcuni propri conventi e strutture in alberghi a cinque stelle, anche con idromassaggi e magari qualche coperta in più per le notti fredde e solitarie… un esempio eclatante di questa situazione è la Suor Cristina Scuccia (vedi qui), delle Orsoline appunto, gettatasi sull’onda del successo effimero per recuperare qualche soldo da dare in beneficenza (dissero) o per “divulgare la Parola di Dio” (dissero, ma restando alle parole delle canzoni che canta, della Parola di Dio non c’è nulla, ma di soldi un bel po’),  e che Lei santità ha “conosciuto” o – per meglio dire – gliela presentarono in Piazza san Pietro dopo l’udienza del mercoledì, uno di quegli incontri occasionali “usa e getta”, di quegli incontri che Lei da Vescovo di Buonos Aires aborriva perché… si nascondevano persone che politicamente approfittavano di un incontro o di una comunione alla Messa, per farsi una foto con lei e vantare ogni ardire, una paura che oggi da Papa ha mantenuto solo nella Messa, ma non per gli incontri “occasionali” di piazza.
Per carità, non vogliamo inoltrarci poi nell’argomento tasse, IMU, ICI e via dicendo perché, su questo tema, si è sempre strumentalizzato poi contro quei conventi e quelle Chiese che davvero non devono pagare certe tasse, ma senza dubbio che per questo genere  di Case trasformate in alberghi le tasse le dovrebbero pagare eccome, lo ha detto anche Lei, Santità: “Bene guadagnare dall’accoglienza, ma chi vuole farlo paghi le imposte. In caso contrario il business non è pulito“. Lo hanno attribuito a Lei in un’intervista a Radio Renasenca, mittente cattolica del Portogallo il 15 settembre 2015, ma che seppur riportato da tutti i Media, non esiste la versione ufficiale nel sito Vaticano, tuttavia ci chiediamo se parlare di “business” in chiave positiva solo perché si pagano le tasse, ossia di un business “pulito”, sia corretto dal punto di vista religioso e della motivazione per cui Fondatori e Fondatrici hanno dato vita a queste Congregazioni religiose.
Veniamo alle “case per bambini abbandonati”. Ma come, avevamo gli Orfanatrofi che sono stati chiusi (con il concordato) ed oggi si parla di Case Famiglia per le quali – e per carità cristiana al momento – ci asteniamo da ogni giudizio. Nulla da ridire, per esempio, alle Case Famiglia gestite dalla carità di quel santo Sacerdote che fu Oreste Benzi che fondò la Casa Famiglia Giovanni XXIII, una vera e grande opera di misericordia della nostra epoca moderna, e fa bene Lei santità a richiamare l’attenzione dei Vescovi diocesani perché, proprio questi, sono completamente assenti in questo campo della Misericordia, quella autentica, quella descritta da san Gregorio Nazianzeno (si legga qui). Conosciamo bene questi ambienti e, ce lo lasci dire santo Padre Francesco, tra coloro che non si occupano affatto di bambini “abbandonati” ci sono i Gesuiti, la sua Compagnia!
Conclusione
Perché parliamo di utopia? Perché forse Lei, Santo Padre, ignora completamente il Concordato della Chiesa con lo stato italiano che è diventato oggi “colui che ospita la Chiesa”, dimenticando che è stata Chiesa a dare vita e linfa allo stato italiano. Ma che volete che siano queste piccolissime differenze? Quisquilie!
La Chiesa in Italia oggi non è più libera di costruire strutture come in passato, a meno che non scenda a patti con lo stato oppure, perché no?, che la Chiesa vinca una bella Lotteria ed abbia a disposizione un bel budget miliardario attraverso il quale stipendiare migliaia di operai.
E non si dica che non crediamo nella Divina Provvidenza perché ogni giorno, Santo Padre, ne sperimentiamo la grazia e la presenza, ma vale anche il detto di non fare il passo più lungo della gamba e che se si vuole osare, lo si faccia con qualcosa di sostanzioso.
Inoltre, Santità, ci perdoni, ma chi dovrebbe pagare?
È vero come dice il detto che il danaro è lo sterco del demonio ma, si sa, senza questo sterco non si costruisce nulla di materiale. Non siamo di quelli che gridano oggi, come quelli in passato, che la Chiesa deve vendere tutto quello che ha per dare il ricavato ai poveri, perché anche questa è utopia, ma chiedere oggi la costruzione di nuove strutture è dispendioso, ricadrebbe tutto sulle tasse che noi invece, Santo Padre, paghiamo profumatamente e che ci stanno lasciando letteralmente in mutande.
Noi, umilmente, un consiglio lo vogliamo lanciare: la Chiesa gestisce l’8×1000 che spende e spande per delle chiese-parrocchiali davvero insulse, dispendiose ed inutili. Progetti diocesani che costano migliaia di euro per distribuire il vuoto pneumatico; finti monaci “Bianchi” che chiamati dai vescovi a sproloquiare eresie in molti incontri e seminari, vengono strapagati. Insomma, perché non spingere i Vescovi a recuperare i beni già esistenti nelle proprie diocesi e FARLI FUNZIONARE a dovere, magari dando lavoro non solo ai soliti quattro raccomandati, ma a molti genitori disoccupati, a famiglie indigenti, a famiglie che hanno persone malate in casa.
Insomma, Santo Padre, la novità vera e bella non starebbe nel costruire strutture nuove, ma nel rendere operative quelle già esistenti.
Infine, un pensiero SPIRITUALE visto che ci si preoccupa solo di quello materiale:quale segno di questo Anno straordinario, Santo Padre, sarebbe rivedere i Vescovi diocesani inginocchiati davanti al Santissimo Sacramento e non una tantum, ma almeno una volta la settimana, inginocchiati e con il Rosario tra le mani, sentirli e vederli PREGARE; ma non pregare per quei progetti costati tanti euro, oppure per parlare, parlare, parlare, o generare carte!
Un segno di grande grazia di questo Anno giubilare della Misericordia sarebbe anche che Lei mettesse la parola fine contro l’ingiustizia avanzata ai Frati Francescani dell’Immacolata e al ramo femminile delle Suore. È vero che abbiamo bisogno di Martiri, come infatti sta accadendo, ma abbiamo bisogno – appunto – anche di vera Misericordia e non soltanto di quella materiale, ma anche di quella spirituale. Sarebbe un bel segno e un bel ricordo anche del suo pontificato.


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