Vale la pena riflettere attentamente su alcuni passi dell'intevento ( QUIper intero) che recentemente SER Mons.Georg Gänswein, Prefetto della Casa Pontificia e Segretario di Benedetto XVI, ha pronunciato all'Università Gregoriana in occasione della presentazione del libro di Roberto Regoli, direttore del Dipartimento di storia della Chiesa nella Pontificia università Gregoriana " Oltre la crisi della Chiesa. Il pontificato di Benedetto XVI " (Lindau 2016, pp. 512).
"Era la mattina di quello stesso giorno in cui, di sera, un fulmine chilometrico con un’incredibile fragore colpì la punta della cupola di San Pietro posta sopra la tomba del Principe degli apostoli.
Di rado il cosmo ha accompagnato in modo più drammatico una svolta storica.
Di rado il cosmo ha accompagnato in modo più drammatico una svolta storica.
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...nel conclave dell’aprile del 2005, dal quale Joseph Ratzinger, dopo una delle elezioni più brevi della storia della Chiesa, uscì eletto dopo solo quattro scrutini a seguito di una drammatica lotta tra il cosiddetto “Partito del sale della terra” (“Salt of Earth Party”) intorno ai cardinali López Trujíllo, Ruini, Herranz, Rouco Varela o Medina e il cosiddetto “Gruppo di San Gallo” intorno ai cardinali Danneels, Martini, Silvestrini o Murphy-O’Connor; gruppo che, di recente, lo stesso cardinal Danneels di Bruxelles in modo divertito ha definito come “una specie di mafia-club”. (Link sopra)
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Da un blog autenticamente cattolico prendiamo, come abbiamo fatto in altre occasioni, una seria riflessione di un arguto e devoto teologo.
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Il papato negli ultimi anni è stato fatto diventare -e Benedetto XVI ne fece cenno- un protagonista per il mondo e per le categorie del mondo, non dello spirito.
Dalla ieraticità composta di Pio XII, passando per l'incompatibilità caratteriale per i riflettori di Paolo VI, si è arrivati al personaggio di Giovanni Paolo II, personaggio talmente raro da essere unico, mistico e attore, teologo e sportivo, miracoloso e miracolato, veramente santo, che è stato ancora più vero nella sua malattia mostrata alle telecamere, uno "spettacolo" pluriennale (come scrive san Luca) che pallidamente può rimandare a ciò che Gesù mostrò alla folla che ne vide la passione e crocifissione.
Questo per chi nel papa vede Cristo.
Ratzinger si è sforzato di aiutare a reinterpretare il papato, cercando di sottrarsi al ruolo di star al quale ormai il mondo lo chiamava, contro il suo carattere.
Ma soprattutto, da vero profeta che legge i segni dei tempi presenti con gli occhi di Dio, colse la deriva mondanizzante di un ruolo soprattutto spirituale, del dolce "Cristo in terra"...
Ha avuto contro molti personaggi curiali ormai abituati a gestire soldi e potere, lobbies e amicizie influenti.
Il partito sangallese voleva invece il papato per cavalcarne il ruolo a beneficio del proprio programma.
Anche secondo me il ruolo di papa emerito ha spiazzato un po' le trame di costoro: hanno ottenuto il "loro" papa, stanno vincendo a suon di sinodi e mass media, ma sono sconfitti dall'indisponibilità a riconoscere in questo papato la sana dottrina, che sono in genere proprio quelli che la fede la vivono in modo più spirituale.
Non so se i due papi, dato che Benedetto XVI lo resta, siano proprio la situazione preconizzata da Caterina Emmerick.
Ne' voglio dare per scontata la "chiusura" del terzo segreto, che molti ritengono potesse parlare di eresie e scismi.
Lo si è tenuto nascosto proprio negli anni sessanta dell'ottimismo che vola...
Non dimentichiamo mai che il secondo segreto di Fatima parla esplicitamente dell'inferno in cui cadono le anime dei peccatori, mentre oggi la Chiesa pare ritenerlo inesistente o vuoto.
Parla di penitenza e riparazione, parole ormai espunte dal vocabolario pastorale e dottrinale...
In definitiva Benedetto XVI è papa, ancora.
E Francesco, a modo suo, è papa.
Benedetto ha promesso obbedienza.
Umanamente accetta le trame del mondo.
Tutto il suo pontificato ha insegnato a guardare a un'altra sceneggiatura e a ben altro sceneggiatore.
Perciò chi oggi inanella "vittorie" e poi ozia a bearsi del favore mondano potrebbe impersonare Pirro.
aveva in mano Roma , ma in fondo gli interessava il mondo intero, "magnà e bbeve"...
Il profeta vero vede il presente con gli occhi di Dio.
Il falso profeta reinterpreta Dio con gli occhi del mondo...
Lo Spirito di Verità è presente in chi trasmette ciò che ha contemplato e visto, con gli occhi di Dio.
La tradizione a tutto tondo non altera...
Francesco d'Assisi parlava di vangelo "sine glossa".
Oggi si scrivono esortazioni da trecento pagine, con il succo nelle glosse...
Il papato è bifronte, una moneta a due facce.
Segno di contraddizione, disse Simeone a Maria, parlando di Gesù.
Roba da spada che trapassa l'anima.
Ma alla fine il fuoco prova e saggia.
Resta ciò che raffina.
Resta ciò che raffina.
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Domanda retorica a me e non retorica a chi volesse rispondere:
"Dato che quel che succede nella Chiesa fa arrabbiare molti, dopo che mi sono arrabbiato cambia qualcosa?"
Infatti c'è chi non si arrabbia (almeno così traspare) eppure si sa bene che non la pensa allo stesso modo.
Tra chi si arrampica sugli specchi per dire che invece la pensano ugualmente e chi si sorprende che, pensandola in modo differente, non emerga con toni forti il contrasto, non si potrebbe pensare che c'è un terzo modo di vivere la faccenda?
Che cosa disse Gesù a Erode Antipa?
E che cosa a Pilato? Poco o nulla.
E a Giuda?
Addirittura amico.
E a Pietro che sguainò la spada contro Malco? Rimettila nel fodero.
A volte il vero profeta parla di più con il suo silenzio, nemmeno astioso.
Non mostra rabbia.
Anche perchè la rabbia viene dal Nemico.
I santi al Nemico danno davvero poca soddisfazione.
Il mondo non li capisce.
Chi vive di mondo li disprezza.
A volte li odia.
Loro no: non lo fanno.
Il papa emerito sta vivendo con un atteggiamento molto ispirato. C'è molta Maria nel suo essere Pietro.
C'è San Giuseppe e c'è persino Santa Rita, un'agostiniana per lui che ama Sant'Agostino.
La Verità è una cosa che riguarda la sapienza, dono dello Spirito santo, roba da beati.
La sapienza non viene dal "dialogo", ma piuttosto dal silenzio contemplativo.
Non viene dalle maggioranze assembleari, ma dallo studio che si fa preghiera.
La sapienza non viene dalle sapienze e verità multicolori del dal mondo, ma SOLO da DIO.
Una volta che ci siamo arrabbiati, cambia qualcosa?
In meglio no di certo.
Sorride solo chi ha già perso e si può gloriare solo dei nostri travasi di bile...
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Il papa emerito ha sempre parlato della Verità.
Adesso tace.
E c'è chi fuma, nervosamente, sfidato nel proprio potere mondano.
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Aggiornamento canonico: E' Papa e basta!
(qualcosa non è apparso canonicamente esatto dell'invento postato ieri sera)
1. Non si puo'dire che esistono "due Papi". Il Papa e' uno solo, quello regnante.
Ed e' Francesco, che ha accettato l'elezione.
A meno che non si dimostri che l'elezione e' stata invalida (per simonia, o imbrogli nei conteggi o altro).
Ci sono state delle voci di irregolarita' procedurali, che tali sono rimaste.
L'elezione resta pertanto valida, sino a prova contraria.
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2. Non ci possono essere due Papi in carica perche' il Papa e' un monarca elettivo, che ricava il suo potere non dai cardinali che lo eleggono ma da Nostro Signore (anche se il nuovo CIC ha eliminato il riferimento allo "iure divino"), e Nostro Signore l'ha dato al solo Pietro e non a Pietro e ad un altro Apostolo contestualmente.
La summa potestas, ossia l'equivalente del potere sovrano su tutta la Chiesa non puo' avere due titolari, uno dei quali per di piu' in pensione perche' ha abdicato.
Il Papa che abdica e' come il re che abdichi: non e' piu' re, anche se si puo' far ancora chiamare maesta', come titolo onorifico.
Ratzinger puo' continuare a farsi chiamare Santita' ma non e' piu' Papa perche' ha abdicato, rinunciando non solo all'esercizio della summa potestas sulla Chiesa ma anche alla sua titolarita', che spetta di diritto al suo successore, cosi' come l'esercizio.
Ratzinger puo' continuare a farsi chiamare Santita' ma non e' piu' Papa perche' ha abdicato, rinunciando non solo all'esercizio della summa potestas sulla Chiesa ma anche alla sua titolarita', che spetta di diritto al suo successore, cosi' come l'esercizio.
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3. Non si puo' pertanto dire che Bergoglio "e' Papa a modo suo".
E' Papa e basta.
Sarebbe piu' esatto dire che esercita il papato a modo suo, diffondendo una pessima pastorale, che addirittura puzza d'eresia qua e la'.
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4. Le "dimissioni" cioe' l'abdicazione di Benedetto XVI costituiscono un atto unilaterale del Papa.
Nessuno puo' trattenerlo, se vuole andarsene.
L'efficacia della rinuncia alla carica in questo caso non dipende dalla sua accettazione da parte di un altro organo ad esso superiore.
Ora, tale rinuncia potrebbe considerarsi invalida solo se si dimostrasse (ma da parte di chi?) che e' stata coartata, imposta con la forza, con la pistola alla nuca, per cosi' dire.
Ma questo non e' il caso, evidentemente.
Una coercizione puramente spirituale, interiore si deve ritenere ininfluente.
In ogni caso, non credo che l'eventuale (provata) irregolarita' dell'abdicazione possa influire sull'elezione (regolare) del nuovo Papa.
Tra le due situazioni non c'e' un rapporto di causa ed effetto.
Sono diverse e separate.
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5. La tesi di mons. Gaenswein, secondo la quale, pare di capire, ci sarebbe stata l'intenzione da parte di Benedetto XVI di abdicare in modo da costituire una nuova figura di papato, ossia "allargato" perche' ricomprendente il Papa in carica e l'Emerito, non si sa bene come e in quale funzione (per cio' che riguarda quest'ultimo), non sta ne' in cielo ne' in terra.
Ossia: se e' esistita ed esiste l'intenzione di costituire un papato "allargato", si tratta di figura che non ha ovviamente nessun collegamento con la Tradizione della Chiesa ed appare intrinsecamente priva di significato, sia dal punto di vista teologico che canonistico.
Che cosa si verrebbe ad "allargare"?
L'investitura iure divino del Papa in carica, ricomprendente anche l'Emerito?
L'esercizio della summa potestas, includente anche l'Emerito?
Ci si dice che l'Emerito costituirebbe la componente mistica, di preghiera del Papa in carica.
Ma per far cio' basta a colui che ha dimissionato rinchiudersi in convento e pregare e digiunare come semplice frate o sacerdote, non occorre concepirsi come una sorta di Papa di complemento o emerito, che non si capisce che cosa ci stia a fare. PARVUS
Pubblicato da Andrea Carradori
GÄNSWEIN: NEL 2005 VI FU UNA DRAMMATICA LOTTA TRA IL PARTITO RATZINGERIANO E LA «MAFIA DI SAN GALLO»
Dalla relazione di mons. Georg Gänswein alla presentazione del volume “Oltre la crisi della Chiesa. Il pontificato di Benedetto XVI (Lindau 2016, pp. 512) di don Roberto Regoli, direttore del Dipartimento di storia della Chiesa nella Pontificia università Gregoriana.
«[...] Ugualmente brillante e illuminante è l’esposizione approfondita e ben documentata di don Regoli delle diverse fasi del pontificato. Soprattutto dell’inizio di esso nel conclave dell’aprile del 2005, dal quale Joseph Ratzinger, dopo una delle elezioni più brevi della storia della Chiesa, uscì eletto dopo solo quattro scrutini a seguito di una drammatica lotta tra il cosiddetto “Partito del sale della terra” (“Salt of Earth Party”) intorno ai cardinali López Trujíllo, Ruini, Herranz, Rouco Varela o Medina e il cosiddetto “Gruppo di San Gallo” intorno ai cardinali Danneels, Martini, Silvestrini o Murphy-O’Connor; gruppo che, di recente, lo stesso cardinal Danneels di Bruxelles in modo divertito ha definito come “una specie di mafia-club”.
L’elezione era certamente l’esito anche di uno scontro, la cui chiave quasi aveva fornito lo stesso Ratzinger da cardinale decano, nella storica omelia del 18 aprile 2005 in San Pietro; e precisamente lì dove a “una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie” aveva contrapposto un’altra misura: “il Figlio di Dio e vero uomo” come “la misura del vero umanesimo”. Questa parte dell’intelligente analisi di Regoli oggi si legge quasi come un giallo mozzafiato di non troppo tempo fa; mentre invece la “dittatura del relativismo” da tempo si esprime in modo travolgente attraverso i molti canali dei nuovi mezzi di comunicazione che, nel 2005, a stento si potevano immaginare [...]».
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