ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 13 maggio 2016

Ipazia for pope?

Per la maggioranza dei media italiani, Papa Francesco avrebbe aperto al clero femminile. Quando poi si approfondisce quel che ha veramente detto durante l'udienza dell'Unione Internazionale Superiore Generali, si scopre solo che intende studiare la questione sul diaconato femminile nella chiesa primitiva. Che era cosa ben diversa dal diaconato maschile.Il Papa e le diaconesse, tanto rumore per nulla“Papa Francesco apre al clero femminile”, “Il Papa apre alle donne: Diaconato possibile”; mentre Vito Mancuso (su Rep TV) dice che finalmente c’è un “ritorno alla Chiesa delle origini”. 
Così sono state “festeggiate” dai grandi media italiani le parole che ieri Papa Francesco ha pronunciato durante l’udienza all’Unione internazionale Superiore generali (Uisg), ricevute in Vaticano. I festeggiamenti di alcuni quotidiani, forse, sono stati un tantino esagerati, perchè Papa Francesco più che altro ha detto di voler mettere in atto una commissione di studio per approfondire la questione sul diaconato femminile nella chiesa primitiva. Che è questione complessa e spinosa e che, certamente, non ha nulla a che fare con una “apertura” al clero femminile. D’altra parte bisogna riconoscere che è un tema che solletica molto le attese dei media, già abbondantemente sollecitati da quasi tre anni di sinodo sulla famiglia.

Proprio con il sinodo c’è un interessante incrocio a proposito di chi, da tempo, propone il diaconato femminile nella Chiesa. Il cardinale Walter Kasper, di cui tutti conoscono il ruolo cruciale durante il dibattito sinodale, nel febbraio 2013, in piena sede vacante, nell’assemblea generale dei vescovi tedeschi teneva, infatti, una relazione in cui auspicava apertamente una “specifica” funzione diaconale per le donne. 
La questione del sacerdozio femminile di fatto è chiusa, lo ha ribadito lo stesso Papa Francesco sul volo di ritorno dalla Giornata Mondiale della Gioventù di Rio. “In riferimento all'ordinazione delle donne”, disse rispondendo a una domanda della consueta conferenza stampa in alta quota, “la Chiesa ha parlato e dice: “No”. L'ha detto Giovanni Paolo II, ma con una formulazione definitiva». Il riferimento è alla lettera del santo papa polacco Ordinatio sacerdotalis del 1994.
Altra, invece, è la questione del diaconato femminile che comunque è da chiarire. Infatti, Papa Francesco ieri, rispondendo ad una domanda di una religiosa presente in Vaticano, ha detto che occorre conoscere meglio quale fosse il ruolo delle cosiddette diaconesse nella chiesa primitiva. “Sarebbe bene per la Chiesa chiarire questo punto”, e ha aggiunto che gli “sembra utile avere una commissione che lo chiarisca bene». 
Perché se da un lato si può costatare che nella Chiesa antica siano esistite delle diaconesse, d’altra parte si può capire meglio cosa facessero e quale ruolo svolgessero. Infatti, il diaconato così come è oggi nella Chiesa rappresenta il primo grado del ministero sacerdotale, e come tale riservato esclusivamente agli uomini. Ecco perché si vorrebbe studiare una forma alternativa di diaconato, tuttavia alcuni elementi della storia della Chiesa danno già qualche indicazione.
Un primo elemento porta a dire che non si può affermare che tali diaconesse fossero in qualche modo assimilate al diaconato maschile; infatti, il primo documento un po’ più chiaro a proposito (Didascalia Apostolorum, II secolo) distingue tra i molti ministeri affidati al diacono e i pochi destinati alla diaconessa e cioè quello che, per motivi di pudore e decenza, non potevano essere esercitati da un uomo nei confronti della donna. E’ espresso chiaramente la funzione di queste diaconesse durante il Battesimo delle donne, Battesimo che allora avveniva per immersione e prevedeva dunque la nudità. Sempre in questo documento, la loro figura risulta affiancata a quella del Vescovo e potrebbe essere assimilabile all’attuale Ordo Virginum. Infatti risulta abbastanza chiaro che queste diaconesse venissero scelte tra le vergini, che dovevano poi custodire la continenza e le vedove.
Il canone 19 del Concilio di Nicea I rileva che “quanto alle diaconesse che sono nella stessa situazione, in particolare ricordiamo che esse, non avendo ricevuto alcuna imposizione delle mani, devono essere computate senz’altro tra i laici”. Le Costituzioni Apostoliche (fine IV sec.) riprendono il ruolo delle diaconesse nel Battesimo ed aggiungono che nelle celebrazioni liturgiche esse hanno il compito di accogliere le donne in chiesa e aggiungono: “La diaconessa non benedice e non compie nulla di ciò che fanno i presbiteri e i diaconi, ma vigila le porte e assiste i presbiteri in occasione del battesimo delle donne, per ragioni di decenza”. Per questo servizio, esse ricevevano una “ordinazione” da parte del Vescovo, che imponeva loro le mani, (come appare nel Concilio di Calcedonia, 451) ma in nessun modo questa consacrazione può essere intesa come analoga all’ordinazione propria all’ordine sacerdotale nei suoi tre gradi. Bisogna ricordare che il termine ordinazione nell’antichità era assimilabile a quello di consacrazione e benedizione.
Lasciando il lavoro di comprensione alla commissione che il Papa vorrà costituire, ci limitiamo ad un'ultima annotazione. Nel settembre 2001 la Congregazione della Dottrina della Fede, allora retta dal cardinale Ratzinger, emanava una notificazione “approvata dal Santo Padre” Giovanni Paolo II. 
“Da taluni Paesi sono pervenute ai nostri Dicasteri”, si legge in quel documento, “alcune segnalazioni di programmazione e di svolgimento di corsi, direttamente o indirettamente finalizzati all'ordinazione diaconale delle donne. Si vengono così a determinare aspettative carenti di salda fondatezza dottrinale e che possono generare, pertanto, disorientamento pastorale. Poiché l'ordinamento ecclesiale non prevede la possibilità di una tale ordinazione, non è lecito porre in atto iniziative che, in qualche modo, mirino a preparare candidate all'Ordine diaconale. (…)”
di Lorenzo Bertocchi 13-05-2016
Il Messaggero
(Lucetta ScaraffiaIl ruolo della donna nella Chiesa non è femminismo, «è un diritto», anzi, per chiarire meglio, «è a due, è come il tango, che si balla in due». Sono le frasi icastiche di Papa Francesco. Frasi che hanno spazzato secoli di soggezione delle donne nella Chiesa, sottolineando la necessità di condividere con le donne decisioni e scelte della comunità cristiana. Parlava all' assemblea mondiale delle superiore generali – ottocento suore di età e lingue diverse – alle quali di solito il pontefice rivolge un discorso, con una benedizione, e basta. 
Questa volta, il papa si è dichiarato disponibile ad ascoltare le loro domande, e le domande che sono arrivate – chiare e dirette – riguardavano proprio il ruolo delle donne nella Chiesa. Le suore hanno anche voluto riaprire una questione che avrebbero dovuto considerare già chiusa, cioè quella del diaconato, e questo ha dato occasione a Francesco di esporre un punto di vista molto aperto. Ha parlato della possibilità di riesaminare la questione, riprendendo gli studi sulle comunità cristiane primitive, dove c' erano diaconesse. Il papa sa che in tante parti del mondo, dove i sacerdoti scarseggiano, sono le donne a svolgere alcune delle loro funzioni, come i diaconi, anche se questo ruolo non viene loro riconosciuto. Con la sua proposta di riaprire la questione, Francesco ha fatto capire che questa esclusione non è fondata su dogmi, e neppure nella tradizione religiosa, ma che si tratta di un problema di norme legate a un contesto storico per il quale sono state emanate. Oggi, che il contesto è cambiato, ci si può ripensare e calarsi nella società moderna. E in proposito ha ricordato che il diritto canonico è già stato riformato due volte, nel secolo scorso. Ma forse il momento in cui il papa è stato più coraggioso è stato quando ha incitato le suore a rifiutarsi di svolgere servizi che non sono un lavoro per la Chiesa, ma una servitù personale ai sacerdoti, come i lavori domestici, "perché, quando si cerca che una consacrata faccia un lavoro di servitù, si svaluta la vita e la dignità di quella donna" ha detto. Poi ha ripetuto con chiarezza che l' opinione delle donne – in questo caso delle consacrate – è importante nei momenti decisionali della vita della Chiesa, anche quando non si tratta di problemi loro specifici. E ha promesso che aprirà alcune riunioni anche a loro. Si tratta di passi in avanti per il riconoscimento delle donne nella Chiesa – in questo caso si parla delle religiose, che costituiscono i due terzi del numero complessivo dei religiosi (più della metà se vi si aggiungono i sacerdoti diocesani) – e sono passi che non erano mai stati fatti con tanta determinazione. Sappiamo che sarà difficile realizzare queste aperture: le resistenze all' interno della gerarchia ecclesiastica sono molto forti, e in parte vi contribuisce, quasi paradossalmente, il grande numero delle suore, che fa paura. Proprio per questo giocherà un ruolo fondamentale l' iniziativa delle donne, soprattutto delle religiose: se, come sta accadendo, cominceranno a ribellarsi a un ruolo subalterno chiedendo il loro posto, tutto il posto che meritano, nella vita della Chiesa qualcosa potrà cambiare. Magari anche presto, per loro e per tutte le donne.
http://ilsismografo.blogspot.it/2016/05/vaticano-il-ruolo-della-donna-nella.html
La Stampa
(Enzo Bianchi) Una risposta franca nel corso di un' udienza papale non ha certo l' autorevolezza di un pronunciamento magisteriale, ma le parole che papa Francesco ha rivolto ieri a ottocento superiore religiose testimoniano che di fronte alle sfide pastorali che l' annuncio del Vangelo pone oggi alla Chiesa è importante che anche sul tema del diaconato femminile non solo rimanga aperto uno spazio, ma ci si orienti ad affrontare la questione nel merito. Da sempre il ruolo e le funzioni del diaconato all' interno della Chiesa e la conseguente discussione sulla possibilità o meno dell' accesso ad esso da parte di tutti i battezzati - e quindi anche delle donne - sono segnate dalla non univoca e definita posizione della Chiesa primitiva. Vi erano diaconesse nella chiesa antica in oriente fino al IV secolo - e lo testimoniano i padri fino a Giovanni Crisostomo - che insieme ai diaconi collaboravano con il vescovo e i presbiteri: avevano la responsabilità caritativa di provvedere alle necessità materiali dei poveri, ma avevano anche una funzione liturgica di assistenza nell' amministrazione del battesimo e nella catechesi. Tuttavia non c' è accordo tra gli storici se la «ordinazione» fosse sacramentale o solo funzionale. La progressiva separazione tra momento assembleare culturale e dimensione conviviale caritativa assunta dalle celebrazioni liturgiche ha favorito anche una maggior differenziazione di ruoli e funzioni così che la «diaconia» è passata a indicare quasi esclusivamente il servizio reso ai poveri e ai malati nella vita quotidiana. È per lo meno dagli anni del concilio che la riflessione di storici, teologi e liturgisti affronta questo argomento scavando nella tradizione della chiesa primitiva e la commissione di studio auspicata ieri dal Papa potrà certo avvalersi di opere articolate provenienti da studiosi delle diverse confessioni cristiane, stimolate dall' introduzione del diaconato permanente per gli uomini sposati nella chiesa cattolica e dall' apertura del presbiterato, e poi dell' episcopato, alle donne nelle Chiese nate dalla riforma protestante. Se l' argomento ritorna però di attualità non è sotto la spinta di mode culturali o di adeguamento a una mentalità mondana, bensì in virtù di una sollecitudine pastorale: il Vangelo per essere annunciato in tutta la sua freschezza e radicalità deve avvalersi di linguaggio e stili comprensibili agli uomini e alle donne di oggi e queste ultime devono trovare nella vita della chiesa luoghi di presenza non afona ma con l' esercizio di responsabilità che possono competere a tutti i battezzati. Oggi le diaconesse non esistono più né nelle Chiese ortodosse - che discutono se riproporre questo ministero - né nella Chiesa cattolica, ma solo in alcune Chiese della riforma. E se ci sono donne impegnate in un servizio ecclesiale - come le collaboratrici apostoliche diocesane - queste lo sono come da sempre le religiose e le appartenenti agli istituti secolari. Ogni volta che si torna giustamente a parlare del ruolo delle donne nella chiesa ci si dovrebbe anche interrogare su quale potrebbe essere il percorso di riflessione più fecondo di conseguenze pratiche: considerare analogie e differenze tra presbiteri e suore, che vivono il celibato cristiano, oppure quelle tra sacerdozio universale - conferito a tutti i battezzati, uomini e donne - e ministero ordinato. Il problema da studiare per un discernimento sul diaconato femminile è allora quello della sua compatibilità o meno con l' attuale comprensione dell' ordine sacerdotale riservato agli uomini secondo tutta la tradizione cattolica. Se consideriamo l' insieme delle risposte offerte ieri da papa Francesco alle religiose su argomenti che hanno spaziato dalla clericalizzazione alla distinzione tra servizio e servilismo, dalla presenza delle donne nei luoghi decisionali all' importanza dello sguardo femminile sulle questioni ecclesiali, possiamo essere certi che la sollecitudine pastorale di papa Francesco saprà dare un seguito concreto a questa apertura che, come sovente avviene nella storia, è un riabbeverarsi alle fonti del cristianesimo, alla Chiesa indivisa.

http://ilsismografo.blogspot.it/2016/05/vaticano-le-conseguenze-della-scelta-di.html
Il Messaggero
(Franca Giansoldati) Nuova svolta storica di Bergoglio: al via una commissione di studio. Le religiose potranno anche battezzare e sposare -  La strada è tutta in salita e piuttosto accidentata. Nulla è scontato. Eppure l' annuncio fatto davanti a 900 suore delegate degli ordini religiosi internazionali è degno di essere segnato sul calendario. Papa Bergoglio ha indicato la via da percorrere per potenziare una volte per tutte il peso femminile all' interno della Chiesa. Ieri mattina ha spiegato che istituirà molto presto una Commissione di studio sul diaconato femminile come esisteva già nelle comunità cattoliche dei primi secoli.
In pratica Bergoglio ritiene che le donne diacono possano essere «una possibilità per oggi». Un percorso che, a suo parere, si presenta fattibile. Insomma diaconesse, non proprio sacerdotesse, tuttavia qualcosa di simile. Forse stavolta è la volta buona. La faccenda del diaconato femminile si trascina irrisolta dai tempi del Concilio Vaticano II e a più riprese è sempre stata insabbiata, finendo nel dimenticatoio, a causa della ferma opposizione dell' ala più tradizionalista dei vescovi. Persino in curia l' argomento non è mai stato troppo popolare. Francesco ha spiegato alle religiose dell' Uisg (Unione internazionale delle superiore generali) che desidera approfondire la possibilità per consentire alle donne di servire in parrocchia come diaconi. In questo modo si porrebbe fine alla prassi di un clero esclusivamente maschile. Insomma, niente sacerdozio, niente celebrazione dell' eucarestia ma pur sempre qualcosa di importante. Le suore-diacono potranno proclamare finalmente il Vangelo, tenere una omelia, celebrare la liturgia delle ore, celebrare la liturgia del battesimo, benedire le nozze, accompagnare alla sepoltura i defunti. Cosa che in tante zone del mondo, in terra di missione, dove non ci sono abbastanza sacerdoti, già accade, anche se il tema a Roma resta un tabù da abbattere. Insomma, se il passaggio avverrà sarà epocale. «Santità, perché non costituire una commissione ufficiale che possa studiare la questione?» Alla domanda che ieri mattina è stata posta da una religiosa, il Pontefice ha risposto che tempo addietro aveva avuto occasione di parlare della materia con un «buon, saggio professore», il quale aveva studiato l' uso delle donne-diacono nei primi secoli della Chiesa. IL PASSATO Francesco ha aggiunto che non gli è ancora tanto chiaro quale ruolo avessero avuto in passato, e proprio per questo c' è bisogno di affidare l' argomento ad una commissione teologica ad hoc. Sulla base di quello che deciderà, si potranno aprire tante porte. Naturalmente è chiaro a tutti che si tratta di un percorso in divenire, ma l' avvio di una commissione del genere è un buon segno. La maggior parte dei teologi e delle teologhe che si occupano di ecclesiologia sono nettamente a favore. «La Chiesa ha bisogno che le donne entrino nel processo decisionale. Compreso il fatto di potere guidare un ufficio in Vaticano» ha continuato Francesco rispondendo ad un' altra domanda.

IL COINVOLGIMENTO «La Chiesa deve coinvolgere consacrate e laiche nella consultazione, ma anche nelle decisioni perchè necessita del loro punto di vista. E questo crescente ruolo delle donne nella Chiesa non si può considerare o liquidare come femminismo, ma la corresponsabilità che è un diritto di tutti i battezzati: maschi e femmine». Infine Papa Bergoglio ha toccato un nervo scoperto: purtroppo «troppe donne consacrate» si sono come arrese, limitando il loro ruolo, il loro impegno, trasformandosi «in donnette piuttosto che in persone realmente coinvolte nel ministero del servizio». Come dire che le prime a farsi valere devono essere proprio le donne.La vita consacrata è un cammino di povertà, non un suicidio.
http://ilsismografo.blogspot.it/2016/05/vaticano-donne-nella-chiesa-l-apertura.html
Repubblica.it
(Paolo Rodari) "Sarà una battaglia feroce da sempre su questo tema la Chiesa è divisa in due" - «Credo che adesso si aprirà un confronto feroce. Su questo tema la Chiesa è divisa in due. C' è chi ritiene che il diaconato permanente femminile sia un ritorno a ciò che già era in vigore nella Chiesa primitiva, e dunque sia cosa legittima. E c' è, al contrario, chi pensa che sia il primo passo verso un futuro sacerdozio femminile e, per questo motivo, non sia cosa percorribile». E lei, cardinale Kasper, da che parte sta? «Non ho una posizione mia chiara. Sono comunque sempre aperto e disponibile verso le novità». 
Walter Kasper, presidente emerito del dicastero che si occupa dei rapporti con gli ebrei e le altre Chiese cristiane, teologo molto vicino a Francesco, commenta l' annuncio del Papa di voler istituire una commissione che studi l' ipotesi del diaconato permanente femminile nella Chiesa cattolica. Le due differenti posizioni si sono evidenziate anche al recente Sinodo sulla famiglia? «Vi fu chi invitò la Chiesa a valutare seriamente la possibilità di dare il diaconato permanente le donne, perché questo, come sostiene la tradizione ecclesiale, non è orientato al sacerdozio ma al ministero. Venne anche chiesto di nominare delle donne ai vertici della Curia romana. Ma non ricordo in merito particolari dibattiti. Il vero confronto del resto, conclusosi poi in un nulla di fatto, si ebbe tempo prima». Cosa accadde? «Nel 2003, quando il cardinale Joseph Ratzinger era prefetto della Dottrina della fede, se ne occupò la Commissione teologica internazionale. Si arrivò a dire che è veramente esistito un ministero di donne diacono che si è sviluppato in maniera diseguale nelle diverse parti della Chiesa. E che tale ministero non era inteso come il semplice equivalente del diaconato maschile. Si trattava di una funzione ecclesiale, esercitata appunto da donne. La Commissione però non si sbilanciò oltre, in particolare sulla domanda se tale ministero fosse conferito con un' imposizione delle mani. E lasciò così ogni decisione nelle mani dell' autorità della Chiesa ». Francesco secondo lei che idea ha? «Questo non lo posso sapere. Senz' altro egli vuole un confronto, uno studio. E questo è già un passo importante. Anche perché in qualche modo dà voce a quelle donne che già, sostanzialmente, svolgono un lavoro di servizio, all' interno della nostra Chiesa. Alcune di loro chiedono esplicitamente il diaconato. Dunque, perché non discuterne? ». Crede che questo nuovo studio approderà a una soluzione? «È molto difficile rispondere. Se guardiamo a cosa è successo in passato viene da dire di no. Ma tutto è possibile. In fondo è stato il Concilio a chiedere un maggiore protagonismo delle donne nella Chiesa. E da qualche parte occorre pur iniziare». Su cosa si focalizzerà il lavoro della commissione una volta istituita? «Credo che vi siano ancora diverse questioni esegetiche da risolvere. E che occorrerà tornare sui padri della Chiesa, per vedere davvero come era in origine e provare a ripartire da lì. Il rischio, tuttavia, è che le posizioni differenti portino a uno stallo. Come, di fatto, è accaduto in passato». Chi è contrario secondo lei cosa teme esattamente? «Il diaconato è un grado dell' ordine sacro, assieme al presbiterato e all' episcopato. Sicché è evidente che concedere questo grado alle donne può essere visto come un rischio grande da parte di chi non vuole il sacerdozio femminile. Insomma il rischio del fraintendimento, del confondere poi effettivamente le donne diacono coi preti, esiste. Qui risiede la grande diatriba, possiamo chiamarla così». L' apertura di Francesco l' ha sorpresa? «Papa Bergoglio sorprende sempre. Lui vuole aprire nella Chiesa dei percorsi di discernimento, dei processi di studio anche sui temi più delicati e controversi. Il cristianesimo è un avvenimento sempre nuovo che necessita di sorprese, di nuove riflessioni. In questo senso sì, il Papa stupisce molto perché non si ferma al già noto, ai pregiudizi, a ciò che di un argomento si ritiene di conoscere a priori. Ma chiede che si guardi oltre, affinché sia lo Spirito di Dio a guidare la sua Chiesa in modo ogni volta nuovo».
http://ilsismografo.blogspot.com/2016/05/vaticano-il-cardinale-kasper.html
Repubblica.it
(Andrea Gualtieri) Negli ultimi decenni, a Roma, le donne che hanno chiesto nuovi ruoli e ministeri all' interno della Chiesa sono state bollate come "sovversive". Ma la notizia di ieri è che Papa Francesco istituirà una Commissione di studio proprio sul diaconato permanente delle donne, ruolo già esistente nella Chiesa primitiva ma mai più ammesso, ritenendo che le donne diacono siano «una possibilità per oggi». L' ennesimo squarcio nel cielo dell' orbe ecclesiastico Bergoglio l' ha aperto ieri mattina. Ricevendo in udienza 900 religiose dell' Uisg, l' Unione internazionale delle superiori generali, ha accettato di rispondere a braccio ad alcune domande. E a un quesito diretto sul diaconato femminile e sull' ipotesi dell' apertura di una Commissione di studio in merito ha risposto in modo altrettanto diretto: «Sarebbe bene per la Chiesa chiarire questo punto», ha detto. «Sono d' accordo. Io parlerò di fare qualcosa del genere». E ancora: «Lo farò. Accetto». Una risposta spontanea, data quasi d' istinto dal Papa argentino, e che apre adesso un mondo di possibilità nuove. Sarebbe la prima volta negli ultimi secoli della storia della Chiesa, infatti, che si riapre una possibilità già considerata sostanzialmente chiusa con una decisione di Giovanni Paolo II messa nero su bianco nella "Ordinatio sacerdotalis" del 1994. Il diaconato è il primo grado dell' ordine sacro, seguito dal sacerdozio e dall' episcopato. I diaconi possono amministrare alcuni sacramenti come il battesimo e il matrimonio, possono predicare in Chiesa, ma non possono consacrare il pane e il vino. Anche se in molto Paesi, soprattutto del Nord Europa, essi di fatto sostituiscono i sacerdoti guidando da soli le parrocchie. Prima di Francesco, il cardinale Carlo Maria Martini aveva parlato, inascoltato, della possibilità di studiare l' istituzione del diaconato per le donne, andando in controcorrente rispetto all' insegnamento di Wojtyla. L' allora arcivescovo di Milano disse: «Nella storia della Chiesa ci sono state le diaconesse, possiamo pensare a questa possibilità». Anche se subito alcuni storici della Chiesa fecero notare il fatto che le donne fossero ammesse a un particolare servizio diaconale della carità che si differenziava dal diaconato odierno inteso come primo grado del sacerdozio. L' apertura di Bergoglio avvicinerebbe oggi ancora di più la Chiesa di Roma a quella anglicana, dove esistono da tempo donne preti e vescovi. E anche se nel cattolicesimo non si arriverà all' ordinazione presbiterale per le donne, il diaconato potrebbe comunque consentire loro di proclamare il Vangelo e di tenere l' omelia, di celebrare la liturgia delle ore e quella del battesimo, benedire le nozze, accompagnare alla sepoltura i defunti e anche di fare da direttrici spirituali. C' è poi il capitolo della presenza delle donne nelle scelte decisionali della Chiesa, arrivando magari a guidare un ufficio in Vaticano. «La Chiesa - ha detto recentemente Francesco - deve coinvolgere consacrate e laiche nella consultazione, ma anche nelle decisioni perché ha bisogno del loro punto di vista». Insomma, ciò che Bergoglio desidera è un «ruolo crescente delle donne nella Chiesa». Non si tratta di «femminismo », ma di «un diritto di tutti i battezzati: maschi e femmine».

http://ilsismografo.blogspot.it/2016/05/vaticano-papa-francesco-apre-alle-donne.html

1 commento:

  1. il vescovo di roma non segue il mandato del Signore ed è purtroppo palesemente evidente ma sta seguendo una "sua idea" di chiesa che anche se vuole spacciare per tradizionale non mi risulta che all'ultima cena ci fossero donne diacono....quindi dica che è più bravo di tutti più misericordioso di Gesù perchè con bergoglio non c'è bisogno di cambiare vita .....che scandalo...che pianto...Signore soccorrici presto non tardare!Amen!

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