ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 14 maggio 2016

Salvate il soldato Livio..!

Papa Bergoglio : Le Roi s'amuse !


Ho ascoltato oggi P.Livio Fanzaga  commentare assai ironicamente su Radio Maria  la notizia del giorno cioè "l'apertura del Papa alle donne-diacono - o come ha prontamente suggerito la Presidente della Camera Laura Boldrini diacona o al plurale diacone ( v.Ansa di poco fa)".  Sull'esattezza lessicale deciderà cin pronunciamento infallibile  la prestigiosa Accademia della Crusca...

Mi sono chiesto se la "domanda" della suorina al Papa sull'argomento fosse stato il frutto della "semina martiniana" oppure il risultato della "geniale", illuminata "regia fernandez-iana". 

Mi fatto tenerezza sentire povero spennacchiato P.Livio  nel suo accorato tentativo  di  "salvare", ancora una volta, Papa Francesco dalle grinfie  di Jorge Mario Bergoglio.
  

Più tardi mi ha anche colpito la citazione del ritornello di una celebre canzone di Enzo Jannacci  nell' ultimo blog  del vaticanista Marco Tosatti:  
"L’offa delle diaconesse 

Molte cose si possono dire del Pontefice felicemente regnante, ma non che non sappia come stimolare e destare l’entusiasmo mediatico, permanentemente titillato in attesa di una nuova esca su cui lanciarsi.
...
 Secondo me spesso si diverte, come Jannacci, a vedere l'effetto che fa. Ma è un'opinione personale. 
A voi la scelta."

***
Esaminiamo dunque la prima strofa della canzone Vengo anch'io? No, tu no! ( 1967) citata nel blog di Tosatti, scritta ed interpretata dal cantautore, cabarettista, pianista e attore milanese Jannacci :

Si potrebbe andare tutti quanti allo zoo comunale.

Vengo anch'io. No, tu no.

Per vedere come stanno le bestie feroci

e gridare aiuto, aiuto è scappato il leone,

e vedere di nascosto l'effetto che fa.


Vengo anch'io. No, tu no.

Vengo anch'io. No, tu no.

Vengo anch'io. No, tu no.

Ma perché? Perché no!"

I tg sono ormai totalmente   intrisi della "novità delle diaconesse e - col tempo- delle future sacerdotesse di Papa Francesco" con tanto di lacrimucce delle signore intervistate, tutte anziane e  pervase dall'orgoglio sessantottino di rivendicazioni sindacali  , non è difficile scorgere che  l'anziano Monarca assoluto  si diverte  per il casino che ha ancora una volta combinato per "vedere di nascosto l'effetto che fa".


Peccato che al buon P.Livio e agli altri buoni cattolici il Monarca assoluto faccia sapere, furbescamente per vie traverse  che non li vuole, preferendo, ce ne siamo ben accorti, quei personaggi nemici e contrari alla Santa Chiesa e al Vangelo di Gesù.

Vengo anch'io. No, tu no.

Vengo anch'io. No, tu no.

Vengo anch'io. No, tu no.

Ma perché? Perché no!"




***
Da AsiaNew (link sotto) prendiamo invece la VERA risposta che il Papa ieri ha dato ad un Suora  che ha scatenato il putiferio planetario circa "l'ammissione delle donne al diaconato - il primo grado dell'Ordine Sacro".


"Francesco annuncia la volontà di creare una commissione per studiare la questione delle “diaconesse” nella Chiesa primitiva. Uomini e donne “devono essere complementari, e nelle consultazioni è importante che ci siano le donne”. 
Una donna può tenere l’omelia durante una liturgia della Parola, ma non nella messa.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Papa Francesco vuole istituire una commissione ufficiale per “studiare la questione” del diaconato nella Chiesa primitiva, in particolare per ciò che riguarda il ruolo delle “diaconesse”, ossia quello che esse concretamente erano incaricate di fare. 
E’ stato lo stesso Francesco a dirlo nel corso dell’incontro con oltre 800 superiore generali che partecipano all’assemblea dell’Unione internazionale che le raccoglie. 
L’annuncio ha suscitato reazioni di giubilo negli ambienti più “laici”, ingiustificate nella sostanza – basta vedere gli esempi portati dal Papa – ma comprensibili alla luce di come viene letto – e non di rado strumentalizzato – ciò che dice Francesco.
“Diaconesse” a parte, di rilievo nell’incontro svoltosi ieri, le affermazioni del Papa – che ha risposto ad alcune domande postegli dalle suore – sul “genio” femminile e quindi sul ruolo che le donne debbono avere anche nella formazione dei processi decisionali nella Chiesa. “Perché la donna guarda la vita con occhi propri e noi uomini non possiamo guardarla così. 
E’ il modo di vedere un problema, di vedere qualsiasi cosa, in una donna è diverso rispetto a quello che è per l’uomo. 
Devono essere complementari, e nelle consultazioni è importante che ci siano le donne”.
Altro tema “caldo”, è stato quella della possibilità di tenere l’omelia durante la Messa. 
Il Papa ha risposto evidenziando la differenza tra la predica tenuta durante una liturgia della Parola dalla liturgia eucaristica. 
“Non c’è alcun problema – ha detto - che una donna – una religiosa o una laica – faccia la predica in un Liturgia della Parola. 
Non c’è problema. 
Ma nella Celebrazione Eucaristica c’è un problema liturgico-dogmatico, perché la celebrazione è una - la Liturgia della Parola e la Liturgia Eucaristica, è un’unità – e Colui che la presiede è Gesù Cristo. 
Il sacerdote o il vescovo che presiede lo fa nella persona di Gesù Cristo. 
E’ una realtà teologico-liturgica. 
In quella situazione, non essendoci l’ordinazione delle donne, non possono presiedere. 
Ma si può studiare di più e spiegare di più questo che molto velocemente e un po’ semplicemente ho detto adesso”.
La questione è servita a Francesco anche per mettere in guardia da “due tentazioni” legate al tema dell’omelia. 
“La prima è il femminismo: il ruolo della donna nella Chiesa non è femminismo, è diritto! 
E’ un diritto di battezzata con i carismi e i doni che lo Spirito ha dato. Non bisogna cadere nel femminismo, perché questo ridurrebbe l’importanza di una donna. 
Io non vedo, in questo momento, un grande pericolo riguardo a questo tra le religiose. 
Non lo vedo. 
Forse una volta, ma non in genere non c’è. 
L’altro pericolo, che è una tentazione molto forte e ne ho parlato parecchie volte, è il clericalismo. 
E questo è molto forte. 
Pensiamo che oggi più del 60 per cento delle parrocchie – delle diocesi non so, ma solo un po’ meno – non hanno il consiglio per gli affari economici e il consiglio pastorale. 
Questo cosa vuol dire? 
Che quella parrocchia e quella diocesi è guidata con uno spirito clericale, soltanto dal prete, che non attua quella sinodalità parrocchiale, quella sinodalità diocesana, che non è una novità di questo Papa. 
No! 
E’ nel Diritto Canonico, è un obbligo che ha il parroco di avere il consiglio dei laici, per e con laici, laiche e religiose per la pastorale e per gli affari economici. 
E questo non lo fanno. 
E questo è il pericolo del clericalismo oggi nella Chiesa. 
Dobbiamo andare avanti e togliere questo pericolo, perché il sacerdote è un servitore della comunità, il vescovo è un servitore della comunità, ma non è il capo di una ditta. No!”.
Il Papa si è poi detto favorevole all’idea di “prolungare un po’” i voti temporanei nella vita consacrata. 
“Nella vita consacrata – ha sostenuto - a me sempre ha colpito – positivamente – l’intuizione di san Vincenzo de Paoli: lui ha visto che le Suore della Carità dovevano fare un lavoro così forte, così ‘pericoloso’, proprio in frontiera, che ogni anno devono rinnovare i voti. Soltanto per un anno. 
Ma lo aveva fatto come carisma, non come cultura del provvisorio: per dare libertà. 
Io credo che nella vita consacrata i voti temporanei facilitino questo. 
E, non so, voi vedete, ma io sarei piuttosto favorevole forse di prolungare un po’ i voti temporanei, per questa cultura del provvisorio che hanno i giovani oggi: è… prolungare il fidanzamento prima di fare il matrimonio! 
Questo è importante”.
Tornando al tema delle “diaconesse”, Francesco ha affermato che “in effetti questo c’è nell’antichità: c’era un inizio... 
Io ricordo che era un tema che mi interessava abbastanza quando venivo a Roma per le riunioni, e alloggiavo alla Domus Paolo VI; lì c’era un teologo siriano , bravo, che ha fatto l’edizione critica e la traduzione degli Inni di Efrem il Siro. 
E un giorno gli ho domandato su questo, e lui mi ha spiegato che nei primi tempi della Chiesa c’erano alcune ‘diaconesse’. 
Ma che cosa sono queste diaconesse? 
Avevano l’ordinazione o no? 
Ne parla il Concilio di Calcedonia (451), ma è un po’ oscuro. 
Qual era il ruolo delle diaconesse in quei tempi? 
Sembra – mi diceva quell’uomo, che è morto, era un bravo professore, saggio, erudito – sembra che il ruolo delle diaconesse fosse per aiutare nel battesimo delle donne, l’immersione, le battezzavano loro, per il decoro, anche per fare le unzioni sul corpo delle donne, nel battesimo. 
E anche una cosa curiosa: quando c’era un giudizio matrimoniale perché il marito picchiava la moglie e questa andava dal vescovo a lamentarsi, le diaconesse erano le incaricate di vedere i lividi lasciati sul corpo della donna dalle percosse del marito e informare il vescovo. 
Questo, ricordo”.
“Ci sono alcune pubblicazioni sul diaconato nella Chiesa, ma non è chiaro come fosse stato. 
Credo che chiederò alla Congregazione per la Dottrina della Fede che mi riferiscano circa gli studi su questo tema, perché io vi ho risposto soltanto in base a quello che avevo sentito da questo sacerdote che era un ricercatore erudito e valido, sul diaconato permanente. 
E inoltre vorrei costituire una commissione ufficiale che possa studiare la questione: credo che farà bene alla Chiesa chiarire questo punto; sono d’accordo, e parlerò per fare una cosa di questo genere ( non ce n'è bisogno: ECCOLO ( QUI) - come non c'era bisogno del costoso Sinodo per la Famiglia ( in due turni) che ha partorito la pre-confezionata, ambigua esortazione post sinodale Amoris laetitia, dove ognuno può interpretare quel che vuole. Comunque la semina martiniana sta dando i suoi primi risultati con questo furbo Pontificato... N.d.R.)”.

Fonte : AsiaNew



Il vero ruolo delle “diaconesse” nella Chiesa primitiva

Matteo Carletti14 maggio 2016
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A leggere i principali quotidiani di oggi sembra proprio che il Papa abbia aperto alla possibilità delle donne-preti. In realtà, Papa Bergoglio, nell’udienza tenuta ieri in Vaticano con le superiore religiose ha semplicemente posto la possibilità di riaprire lo studio sul diaconato femminile.
Non può certamente sfuggire che il diaconato sia, per gli uomini, il passo immediatamente precedente il sacerdozio e che esso rappresenti il primo grado dell’Ordine Sacro. La proposta del Santo Padre si basa sulla fondata conoscenza della presenza di diaconesse nella Chiesa primitiva. Nel 2003
la Commissione Teologia Internazionale, dopo anni di studi sul caso, emanò un documento in cui si lasciavano aperte alcune esegesi circa il diaconato delle donne, ma si affermava anche molto chiaramente che tale ruolo era differente sia dall’attuale che da quello propriamente maschile. Nel documento si ricorda che le diaconesse erano delle laiche incaricate in modo permanente all’istruzione delle catecumene, alle opere di carità, e a aiutare le donne adulte a svestirsi e rivestirsi in occasione del loro battesimo.
Nelle Costituzioni Apostoliche, apparse intorno il 380 in Siria, le loro funzioni erano così riassunte: «La diaconessa non benedice e non compie nulla di ciò che fanno i presbiteri e i diaconi, ma vigila le porte e assiste i presbiteri in occasione del battesimo delle donne, per ragioni di decenza». Tra le altre fonti antiche troviamo quella Epifanio di Salamina che nel Panarion (verso il 375) così si esprime: «Esiste nella Chiesa l’ordine delle diaconesse, ma non serve per esercitare le funzioni sacerdotali, né per affidargli qualche compito, ma per la decenza del sesso femminile, al momento del battesimo».
Il documento della Commissione Teologica ricorda che lo stile di vita delle diaconesse si avvicinerà a quello delle claustrali già alla fine del IV secolo. È detta allora diaconessa la responsabile di una comunità monastica di donne, come attesta, tra gli altri, Gregorio di Nissa. “Ordinate badesse dei monasteri femminili, le diaconesse portano il maforion, o velo di perfezione. Sino al VI secolo, assistono ancora le donne nella piscina battesimale e per l’unzione. Benché non servano all’altare, possono distribuire la comunione alle ammalate. […] Le diaconesse sono semplicemente vergini consacrate che hanno emesso il voto di castità. Risiedono sia nei monasteri, sia in casa propria. La condizione di ammissione è la verginità o la vedovanza, e la loro attività consiste nell’ assistenza caritativa e sanitaria alle donne”.
Anche l’imposizione delle mani da parte dei vescovi aveva per esse la funzione di benedizione, ma non di ordinazione, vietandole qualsiasi accesso all’altare e al ministero liturgico. in Occidente non si trovano tracce di diaconesse nei primi cinque secoli, mentre alcuni Concili del IV e V secolo respingono ogni ministerium feminae e vietano ogni ordinazione di diaconesse. Il documento ci informa, in sintesi, che un ministero delle diaconesse è realmente esistito anche se in modo diseguale nelle diverse parti della Chiesa. Ciò che invece è comune è «che tale ministero non era inteso come il semplice equivalente femminile del diaconato maschile». Sulla questione dell’eventuale ordinazione femminile si era espresso recentemente in modo contrario Paolo VI e la questione è stata chiusa definitivamente da Giovanni Paolo II nella Lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis (1994). Quindi uno studio sul ruolo della donna nella Chiesa primitiva potrà certamente mettere in luce alcuni aspetti rimasti a tutt’oggi in ombra, ma non aprirà in alcun modo la strada al sacerdozio femminile. E questo Papa Francesco lo sa bene, a differenza della maggior parte dei giornalisti che insistono nello scrivere su questioni di cui hanno poca (o per nulla) conoscenza.

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