ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 21 giugno 2016

Da quel rubinetto io non bevo


Rispondo a chi mi domanda “sull’attuale confusione e sul Papa”

Lettera di un sacerdote a una donna perplessa...

Rispondo a chi mi domanda “sull’attuale confusione e sul Papa”  Il primo Papa,  san  Pietro,  disse  al Sommo  Sacerdote  Caifa:  “Giudicate  voi  stessi  se  sia giusto  innanzi  a  Dio  obbedire  a  voi  più  che  a  Lui;  noi  non  possiamo  tacere  quello  che abbiamo visto e udito”. Solo a Dio dobbiamo rispondere della nostra vita. Nessuno può venire ad insegnarci il Credo, se già lo sappiamo, né cambiare i Comandamenti o i Sacramenti. San Paolo  dice:  “In  realtà  non ce n’è  un  altro Vangelo;  solo  che  vi  sono alcuni  che  vi turbano e vogliono sovvertire il Vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! 
L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi,    o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini?  Se ancora io piacessi   agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!” Questo che dico è per restare perfettamente sereni: la Verità non può mai cambiare. Ed è incancellabile ogni parola del Vangelo, come lo è ogni parola che il Signore ha detto negli scritti della Divina Volontà. Il Papa non è il padrone della Verità né della Chiesa, e quando ciò che dice in conversazioni o in omelie o in qualche documento stona o, peggio, va contro ciò che la Chiesa ha sempre insegnato, in quello io non lo posso seguire. Gli domanderei: “scusi, Lei è il Vicario di Gesù Cristo, o è il suo successore o il sostituto?”. Non sono la stessa cosa l’Autorità e il Magistero. Nessuno può dire: “Avete sentito che il Vangelo dice..., ma io vi dico”. Ora, le mezze verità mai saranno verità, così come un mezzo ponte non è mai un ponte, non unisce le due rive. Le mezze verità inducono all’errore, come le ambiguità che fanno dire tutto e il contrario di tutto, inducono a sbagliare, quando invece Gesù dice: “il vostro parlare sia sì, se è sì, e no, se è no; il di più viene dal maligno”. Non possiamo giudicare –è vero– la coscienza delle persone, e neppure quella del Papa, ma possiamo e dobbiamo saper giudicare ciò che viene detto e ciò che viene fatto: se è giusto o ingiusto,  se  è  vero  o  sbagliato,  se  è  cosa  buona  o  cattiva.  E  poi,  “dai  frutti  si  conosce  la pianta”, ha detto il Signore. Se un rubinetto dà alcune volte acqua potabile e altre volte liquame di fogna, è evidente che da quel rubinetto io non bevo. Ritengo  che  l’attuale  papa  non  è  che  l’ultimo  passo  di  un  cammino  che  viene  da  molto lontano: dobbiamo pregare per lui, come egli tante volte ha detto. Ma lui non è la causa degli errori, delle eresie, della dissacrazione  e della perdita della  fede che dilagano  nella Chiesa, come  mai  in  tutta  la  sua  storia;  semmai  egli  è  la  conseguenza.  E  Dio  ci    quello  che  ci meritiamo. Fa pensare al “pifferaio magico”... Il fatto è  che  la Chiesa adesso  è  divisa, anzi frantumata: il volere umano non sa  fare  di meglio. La confusione spirituale e l’oscurità crescono sempre più, perché è la lotta di Regno contro regno: quello di Dio che arriva contro quello del peccato (di satana) che gli si oppone. Le due figure femminili dell’Apocalisse, contrapposte, la vera e la falsa Chiesa: la  “Donna vestita di Sole”, figura di Maria, che rappresenta la vera Chiesa, e la “gran Babilonia” che tradisce  il  suo  Sposo  Cristo,  commettendo  adulterio  con  il  mondo,  ebbra  del  sangue  dei martiri.  Perciò la Chiesa sta vivendo l’ora della Passione, la notte della Passione, quando gli stessi Apostoli fuggirono, si dispersero, abbandonarono Gesù, “si scandalizzarono” di Lui, crollò la loro fede, e il loro capo arrivò perfino a giurare che non lo conosceva. L’unico che si salvò fu il  più  piccolo,  Giovanni,  perché  si  rifugiò  nel  Cenacolo,  presso  la  Madre  di  Gesù,  che  lo fortificò nella Fede e nell’Amore...
(Immagine aggiunta)

Le Bestemmie di Francesco: «Gesù fa un po' lo scemo» «Gesù non era un pulito» e che Gesù «ha mancat…

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Francesco Apertura del Convegno Ecclesiale della Diocesi di Roma.HD Il tema al centro della riflessione era «La letizia dell’amore». Bergoglio suo discorso ha bestemmiato il nostro Signore Gesù Cristo dicendo che Gesù «non era un pulito» (min. 29:…
  la verdad prevalece32 minuti fa
 Bergoglio nella Basilica di San Giovanni in Laterano
16.06.2016 anche preso in giro la santità, la volontà di Dio che è la nostra santificazione,
3 Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dalla fornicazione (cfr 1 Tessalonicesi 4: 3-8)
Avvertimenti contro il rifiuto della grazia di Dio
14 Fate ogni sforzo ... ed essere santi, perché senza la santità nessuno vedrà il Signore. (Cfr Hebreos 14, 2 Corinti 7: 1)
Bergoglio credere che la santità non si può raggiungere, ma che si trova solo nei libri significa che Gesù ci chiede qualcosa di impossibile da raggiungere.

Francesco nella Basilica di San Giovanni in Laterano
16.06.2016
 Una volta – ci sono tanti preti, qui, ma scusatemi – il mio predecessore, no, l’altro, il Cardinale Aramburu, che è morto dopo il mio predecessore, quando io sono stato nominato arcivescovo mi ha dato un consiglio: “Quando tu vedi che un sacerdote vacilla un po’, scivola, tu chiamalo e digli: ‘Parliamo un po’, mi hanno detto che tu sei in questa situazione, quasi di doppia vita, non so…’; e tu vedrai che quel sacerdote incomincia a dire: ‘No, non è vero, no…’; tu interrompilo e digli: ‘Ascoltami: vai a casa, pensaci, e torna tra quindici giorni, e ne riparliamo’; e in quei quindici giorni quel sacerdote – così mi diceva lui – aveva il tempo di pensare, ripensare davanti a Gesù e tornare: ‘Sì, è vero. Aiutami!’”. Sempre ci vuole tempo. “Ma, Padre, quel prete ha vissuto, e ha celebrato la Messa, in peccato mortale in quei quindici giorni, così dice la morale, e Lei cosa dice?”. Cosa è meglio? Cosa è stato meglio? Che il vescovo abbia avuto quella generosità di dargli quindici giorni per ripensarci, con il rischio di celebrare la Messa in peccato mortale, è meglio questo o l’altro, la morale rigida? E a proposito della morale rigida, vi dirò un fatto a cui ho assistito io stesso. Quando noi eravamo in teologia, l’esame per ascoltare le Confessioni – “ad audiendas”, si chiamava – si faceva al terzo anno, ma noi, quelli del secondo, avevamo il permesso di andare ad assistere per prepararci; e una volta, a un nostro compagno, è stato proposto un caso, di una persona che va a confessarsi, ma un caso così intricato, riguardo al settimo comandamento, “de justitia et jure”; ma era proprio un caso talmente irreale...; e questo compagno, che era una persona normale, disse al professore: “Ma, padre, questo nella vita non si trova” – “Sì, ma c’è nei libri!”. Questo l’ho visto io.

1 commento:

  1. Che il Signore tenga sempre una mano benedicente sulla testa di tutti noi, e in particolare su quella di tutti i preti romani, che hanno Bergoglio come vescovo.

    E che Maria Santissima ci ricopra e protegga sempre con il suo manto contro le insidie e il veleno dell'eterno dragone infernale.
    Amen.

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