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martedì 21 giugno 2016

Ma questi non sono migranti?

Bruxelles chiede aiuto al Papa
I parrocchiani di Santa Caterina, una chiesa nel centro di Bruxelles affidata alla Fraternità dei Santi Apostoli scrive al Papa, e gli chiedono di ascoltarli e di aiutarli a modificare una decisione che appare inspiegabile, e temono sia ideologica.


I parrocchiani di Santa Caterina, una chiesa nel centro di Bruxelles affidata alla Fraternità dei Santi Apostoli scrive al Papa, e gli chiedono di ascoltarli e di aiutarli a modificare una decisione che appare inspiegabile.   




Premessa. Da tre anni la Fraternità, nata nel 2013, su impulso dell’arcivescovo precedente, mons. Léonard, si occupa di due parrocchie a Bruxelles. Il nuovo arcivescovo mons. de Kesel, ha deciso che dalla fine di giugno la diocesi non ospiterà più la Fraternità, che conta sei sacerdoti e ventitré seminaristi. Ragione ufficiale: molti di loro sono francesi, e dunque è meglio che tornino in Francia.   

Per leggere un racconto più dettagliato, vedete l’articolo pubblicato qui . I parrocchiani non ci stanno. Domenica scorsa più di mille persone hanno partecipato alla messa, e hanno chiesto un incontro con l’arcivescovo De Kesel, che finora non li ha mai incontrati, per discutere del problema e trovare una soluzione. Nel comunicato si legge: “I parrocchiani di Santa Caterina, minacciati di essere privati della Fraternità dei Santi Apostoli, hanno inviato un messaggio al papa Francesco per ottenere il suo sostegno e chiedono a mons. de Kesel un incontro urgente in settimana”.   

La Fraternità, ricordano i laici, ha rivitalizzato dal punto di vista religioso una zona della scristianizzata Bruxelles, coinvolgendo ogni settimana più di 400 persone, ed è molto integrata a livello locale. “Non contestiamo l’autorità dell’arcivescovo, ma al contrario gli tendiamo una mano ancora una volta, chiedendo di incontrarci al più presto” hanno detto, facendo notare che “in nessun momento i parrocchiani, primi beneficiari dell’apostolato della Fraternità, non sono mai stati sentiti. Mancano verosimilmente al nostro arcivescovo informazioni fondamentali per prendere una decisione equilibrata sull’avvenire della Fraternità nella nostra diocesi”.   

La ragione ufficiale della cacciata è però contestata radicalmente. “Mons. De Kesel non desidera più accogliere la Fraternità con il pretesto che include troppi francesi. E’ il vescovo della capitale d’Europa del XXI secolo? Il principio di solidarietà verso i vescovi francesi invocato nel comunicato dell’arcivescovo per non continuare più l’opera iniziata da mons. Léonard, malgrado tutti i successi della Fraternità che il comunicato stesso riconosce, non ha senso. In effetti, su 80 seminaristi in formazione a Namur (il seminario nazionale belga, N.D.A.) solo 25 sono belgi. Saranno mandati tutti nei loro Paesi? Saranno mandati via tutti i sacerdoti africani e polacchi che vengono ad aiutarci a portare il messaggio di Cristo in Belgio? La Chiesa cattolica non è più universale e non trascende più le frontiere?”.  

E concludono: “L’argomento invocato non tiene evidentemente la strada e speriamo che non ci siano dietro di ciò realtà puramente ideologiche meno confessabili”. Mons. Léonard era considerato un vescovo tradizionale, mentre mons. De Kesel ha posizioni fortemente "progressiste", e la sua nomina è avvenuta molto probabilmente su consiglio del discusso card. Danneels, amico e consigliere del Pontefice. Chi volesse leggere in francese l’originale del comunicato può farlo QUI.  MARCO TOSATTI 21/06/2016
http://www.lastampa.it/2016/06/21/blogs/san-pietro-e-dintorni/bruxelles-chiede-aiuto-al-papa-ChpcV8UWB40Mkmlha3DrnI/pagina.html

Il vescovo di Bruxelles chiude le porte ai nuovi preti: “Sono francesi”

Mons. De Kesel cancella il progetto del predecessore Léonard e sfratta la Fraternità dei Santi Apostoli, l’unica con sacerdoti e seminaristi in crescita
di Luca Gili | 21 Giugno 2016 

Mons. André-Joseph Léonard, precedentemente arci vescovo della Fraternità dei Santi Apostoli (foto LaPresse)
Lo scorso 15 giugno la diocesi di Malines Bruxelles ha annunciato che non desidera accogliere sul proprio territorio i sacerdoti e i seminaristi della Fraternità dei Santi Apostoli. La fraternità era stata fondata dal precedente arcivescovo, mons. André-Joseph Léonard, le cui dimissioni furono rapidamente accolte da Papa Francesco, che lo ha sostuito con mons. Joseph De Kesel lo scorso novembre. L’accettazione pressoché immediata delle dimissioni di mons. Léonard fu un fatto insolito. Il prelato gode di buona salute e aveva manifestato la propria disponibilità a rimanere alla guida della diocesi allo scadere dei 75 anni. Roma è solita accordare una proroga di uno o due anni, anche se non mancano “concessioni” ben più lunghe: Joachim Meisner rimase a Colonia fino al suo 81esimo compleanno e lo stesso predecessore di Léonard, il cardinale Danneels, rimase alla testa della diocesi fino ai 77 anni. Léonard era inviso ai suoi confratelli nel progressista episcopato belga ed era certamente inviso a Danneels, che è ancora ascoltato a Roma, essendo stato nominato dal Papa al recente Sinodo sulla famiglia del 2014. Lo stesso ex nunzio apostolico, Karl-Josef Rauber, confessò di non aver messo il nome di Léonard, all’espoca vescovo di Namur, nella terna da inviare a Roma nel 2010. Evidentemente la nomina si dovette a un intervento di Benedetto XVI. Quando mons.

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Ma anche l’ordinazione sacerdotale di un diacono fiammingo, prima prevista per giugno, è stata rimandata sine die. La diocesi aveva già dato un chiaro segnale ai seminaristi della Fraternità tagliando loro le sovvenzioni che prima elargiva. Ora arriva la parola fine all’esperienza di vita comunitaria di questi sacerdoti. Ad oggi non risulta che la Fraternità sia accusata di malversazioni di alcun tipo. La stessa spiegazione del comunicato diocesano, che fa appello alla solidarietà tra diocesi e alla necessità di non sottrarre clero ad altre comunità, appare chiaramente un pretesto, dato che molti sacerdoti non belgi operano nella diocesi di Bruxelles, assicurando una presenza che gli anziani sacerdoti locali non riuscivano a garantire.

1 commento:

  1. Ma allora questi benedetti parrocchiani di Bruxelles non hanno ancora capito com'è il nuovo giro del fumo...

    Sono convinti, poveretti, che "mancano verosimilmente al loro arcivescovo informazioni fondamentali per prendere una decisione equilibrata sull’avvenire della Fraternità nella loro diocesi”.

    Qualcuno un po' addentro alle 'nuove logiche' vaticane - che a cascata ricadono sugli episcopati anche a causa delle nuove nomine di vescovi bergogliani - spieghi loro che una Fraternità:

    1) in odore di ortodossia dottrinale;
    2) conseguentemente in odore di obbedienza alla vera Chiesa di N.S.G.C.;
    3) dai ricchi frutti di vocazioni sacerdotali;
    4) dai ricchi frutti pastorali (rivitalizzazione di parrocchie ormai sul binario morto, ecc.);

    sta suonando la propria campana a morto.

    I fedeli, ormai (non solo quelli di Bruxelles) si attendano pure che ogni albero rigoglioso di foglie e ricco di ottimi frutti prima o poi verrà tagliato e buttato nel fuoco.

    Con quale motivazione?
    Ma una a caso, su questo i sinistri nuovi pastori della nuova chiesa concordista non stanno certo a cavillare.

    In mancanza di argomenti a cui agganciarsi, gli appigli se li fabbricano da soli, anche 'di sana pianta' (si fa per dire).

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