ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 11 giugno 2016

"... Il coraggio, uno non se lo può dare."

Il negazionismo è reato. Un altro passo verso lo Stato totalitario  di Paolo Deotto

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zzzzbvglDa ieri sera se si è democratici e politicamente corretti è d’obbligo gioire, perché, finalmente, “il negazionismo è reato”. Ne parlano tutti gli organi di informazione: Il Sole 24oreRepubblicaAnsaSecolo XIX, eccetera.
Poiché non sono né democratico né politicamente corretto, ho tutto il diritto di non gioire e infatti viene da piangere nel vedere l’ex “Patria del Diritto” che sforna normative che sarebbero solamente ridicole, oltre che mal scritte, se non fossero il segnale di qualcosa di ben più grave.
Normative ridicole, perché, ad esempio, punire il cosiddetto “negazionismo” è semplicemente cretino, perché la Storia non si scrive a colpi di norme di legge che stabiliscano a priori cosa sia accaduto nel passato. La Storia è per sua natura soggetta a revisioni continue, soprattutto la Storia più recente, ancora inquinata dalle passioni e dai diktat dei “vincitori” (o presunti tali) che stabiliscono cosa vada ricordato e cosa vada invece falsificato o dimenticato.

E se il negazionismo è in sé stesso cretino, perché le testimonianze e i documenti sullo sterminio degli ebrei esistono (basterebbe leggersi gli atti del processo ad Eichmann), ciò non toglie che preferisco mille storici “negazionisti”, magari in perfetta malafede, a una legge che mi obbliga a “credere” apoditticamente a determinati eventi.
Dico questo perché la normativa che ora fa fremere di gioia le schiere democratiche introduce in modo felpato lo psicoreato. Lo Stato, che da organizzazione necessaria della società diviene divinità totale e assoluta detentrice della “verità”, mi impone anche ciò che devo pensare e dire, e stabilisce ciò che può essere dannoso.
Il modo è felpato, perché si punisce “chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, o istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. La reclusione andrà da sei mesi a quattro anni per chi, in qualsiasi modo, istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. E poi … “Reclusione da 2 a 6 anni, nei casi in cui la propaganda, l’istigazione e l’incitamento si fondino «in tutto o in parte sulla negazione della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra» come vengono definiti dallo Statuto della Corte penale internazionale”.
Insomma, tutte cose belle… chi mai difenderebbe idee cattive e discriminatorie? E poi, mettere in dubbio la Shoah, beh, davvero non si può. Si mette in dubbio tutto, al giorno d’oggi, persino la differenza tra maschio e femmina, ma la Shoah, suvvia, non si può.
Quando l’Italia era ancora la “Patria del Diritto”, la fattispecie penale era descritta in modo minuzioso, proprio perché vigeva il principio della “certezza del diritto”, né era consentita l’analogia in campo penale.
In altre parole, un comportamento, per avere rilevanza penale, doveva essere assolutamente identificabile con la descrizione fatta dalla norma. A questo proposito, si citava come esempio la minuziosa descrizione del reato di truffa (art. 640 c.p.).
Invece oggi si costruiscono norme penali nebbiose, vaghe, che lasciano ampio spazio all’interpretazione. E quindi all’abuso.
Chi potrà stabilire con certezza quali siano le idee fondate sulla “superiorità” razziale, o quando si abbia “discriminazione”, che può essere, si badi bene, legata a motivi “etnici, razziali, nazionali o religiosi”?
Facciamo qualche esempio pratico.
Voglio assumere una governante, ma voglio che sia di religione cattolica, perché dovrà badare ai miei figli, che voglio che siano educati secondo la morale cattolica. Ho commesso il reato di discriminazione per motivi religiosi?
Voglio assumere delle modelle per una sfilata di moda, e preferisco averle di razza bianca, oppure le voglio tutte cinesi, o pellirossa, o negre. Sto discriminando per motivi razziali o semplicemente faccio delle scelte di “immagine” per una sfilata, che magari vuole avere un tocco di originalità?
E andiamo nello psicoreato: sono uno storico, non mi interessa “negare” la Shoah, ma semplicemente mi chiedo: “Ma è realistico il numero di otto milioni di vittime”? Domanda più che lecita. Già, ma a questo punto un magistrato zelante mi può accusare di “propaganda” fondata “in parte” sulla negazione della Shoah?
Insomma, una legge scritta male, che non prevede fattispecie chiare e inequivocabili, apre la strada all’abuso, e può venir buona per tappare le bocche di chi non è nel coro.
Questo reale pericolo non sussiste solo per gli eventuali negatori, “totali o parziali” della Shoah. Sussiste per tutti, perché è solo la discrezionalità del giudice che potrà stabilire cosa sia di preciso la propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, o l’istigazione a commettere atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.
Mi capitò anni fa di leggere un articolo in cui un fisiologo spiegava perché gli atleti negri fossero più bravi dei bianchi nelle gare di corsa veloce (100, 200 e 400 metri). Era propaganda di idee fondate sulla “superiorità razziale”?
Signori, un altro passo è fatto verso lo Stato totalitario. Siamo tutti più felici, perché sempre più sollevati dal pesante compito di usare il cervello. Ce lo dirà lo Stato, e poiché lo farà in modo vago e ondivago sarà meglio per tutti stare zitti e limitarsi a ripetere ciò che la propaganda di regime ci somministrerà.
Dispiace che Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, abbia gioito per l’approvazione di questa normativa liberticida. Quando gli ebrei si renderanno conto che non si può fare il “perseguitato” di professione, sarà sempre troppo tardi.
Lo dico tranquillamente, come nipote di due prozii ebrei, spariti ad Auschwitz.
Di due cose possiamo essere sicuri: che la persecuzione antiebraica è finita da un pezzo, e che la libertà in Italia sta morendo.
http://www.riscossacristiana.it/il-negazionismo-e-reato-un-altro-passo-verso-lo-stato-totalitario-di-paolo-deotto/

GRAZIE CORAGGIOSI !    5 hanno votato No gazie coraggiosi. Negare l’Olocausto ora è un reato si rischiano fino a 6 anni di carcere diventerà un’aggravante aggiunta alla legge Mancino la legge passa con 237 sì 6 mila euro di multa a chi propaganda odio razziale di M.Blondet  



Negare l’Olocausto ora è un reato si rischiano fino a 6 anni di carcere.
La legge passa con 237 sì. Seimila euro di multa a chi propaganda odio razziale: sì sono stati 237, i no 5, gli astenuti 102. In sostanza, il negazionismo diventerà un’aggravante, aggiunta alla legge Mancino, rispetto ai reati di discriminazione razziale e di stampo xenofobo. «Ieri, nell’aula della Camera, si è compiuto l’ultimo atto di uno straordinario impegno civico e culturale che ha visto protagoniste le massime istituzioni del nostro paese», ha detto il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna. Aggiungendo: «Con il via libera al ddl sul negazionismo che introduce una aggravante di pena per chiunque si renda responsabile di propaganda all’odio e di negazionismo della Shoah l’Italia scrive infatti una pagina storica della sua recente vicenda parlamentare e dota il legislatore di un nuovo fondamentale strumento nella lotta ai professionisti della menzogna tutelando al tempo stesso, con chiarezza, principi irrinunciabili quali la libertà di opinione e di ricerca».
«Il ringraziamento – aggiunge il presidente dell’Ucei – va in particolare a tutti quei parlamentari che hanno fatto sì che questo risultato potesse essere raggiunto nei modi e nei tempi più adeguati».
«Con l’approvazione di questo provvedimento, il Parlamento intende contrastare una delle forme più sottili e striscianti della diffamazione razziale, della xenofobia a sfondo antisemita e non solo, e in genere dell’incitazione all’odio». Così, in una nota, Chiara Gribaudo, vice-presidente del Gruppo Pd della Camera. Che ha aggiunto: «Abbiamo scelto, invece, di modificare l’articolo 3 della legge 13 ottobre 1975 che ha recepito la Convenzione di New York del 7 marzo 1966 sulle discriminazioni razziali introducendo il contrasto di quelle azioni discriminatorie che trovano origine nella negazione o minimizzazione del genocidio degli Ebrei e di quello di altre minoranze che costituiscono uno degli aspetti più odiosi delle pratiche razziste. Purtroppo, i gravi episodi di aggressione e denigrazione a sfondo razziale di cui sono teatro molte nostre comunità locali, ne sono una continua riprova».
  

Cinque hanno votato No. Grazie, coraggiosi !

di Maurizio Blondet

Approvato il reato di "negazionismo": c'è ancora spazio per la verità storica in Italia?


Il Palazzo di Montecitorio con, sul pavimento, il candelabro simbolo dello Stato d'Israele ...



Ieri, la Camera ha approvato il ddl contro il reato di “negazionismo” della Shoah:


A quanto pare, non sarà reato d'opinione ma aggravante dei reati già previsti dalla legge Mancino:


Dico, a quanto pare, perché conoscendo il livello morale medio dei magistrati italiani, non possono essere escluse iniziative giudiziarie a danno di revisionisti come Carlo Mattogno e Giuseppe Poggi.

O come il sottoscritto.

Su tutto ciò, mi permetto una sola considerazione: a istigare, concretamente, alla violenza e al razzismo non sono i “negazionisti” (a parte i provocatori, di questura e di servizio, come il neofascista Boccacci) bensì gli affermazionisti della Shoah come Vittorio Feltri:

nel suo caso, a danno dei palestinesi e di chi nel corso degli anni ha provato a difenderli dal concreto etnocidio posto in essere ai loro danni dallo Stato di Israele (e dai sostenitori di “Israele” nel mondo).

Leggi in proposito l'articolo che cotanta firma ebbe a scrivere contro gli attivisti della Freedom Flottilla:

http://www.polisblog.it/post/7806/freedom-flotilla-per-vittorio-feltri-israele-ha-fatto-bene-a-sparare 

Facci: vi dico perché ora rischia la galera mezza Italia








In Italia si può negare l' esistenza di dio, ma non si può dubitare della versione ufficiale di un fatto storico, anzi, di alcuni fatti storici, anzi, di uno in particolare. È questa l' obiezione insuperabile alla legge sul negazionismo approvata l' altro giorno (237 sì, 5 no, 102 astenuti) che beninteso, è una legge di ornamento, serve a farsi belli e ad accontentare una minoranza: ma siccome le leggi poi gravano sul groppone di tutti, eccoci qui a dimostrare come una norma-bandiera sia destinata a restare disapplicata o a produrre assurdità o, più probabilmente, a essere risvegliata solo quando si parla di Shoah.

Nel dettaglio: la norma introduce la galera da 2 a 6 anni quando la propaganda e l' incitamento all' odio razziale si fondino «in tutto o in parte sulla negazione della Shoah o dei crimini di genocidio, crimini contro l' umanità e crimini di guerra». Già qui salta all' occhio il primo pasticcio: si citano «la Shoah o i crimini di genocidio» come se appartenessero a una classificazione storica diversa. Non è un caso che il principale promotore della legge sia stata l' Unione delle Comunità Ebraiche (ben decisa a separare eticamente "l' unicità" dell' Olocausto) e non è un caso neppure che la stessa Unione, nei suoi comunicati, abbia festeggiato la nuova legge citando solo la Shoah e nessun altro genocidio o crimine di guerra o contro l' umanità: e con ragione, perché il significato politico dell' operazione era indirizzato a loro.

Il problema è che la legge, letta nero su bianco, poi vale per tutti: e sulla definizione dei genocidi (altri genocidi) fioccano disaccordi di ogni tipo e a tutti i livelli. È anche per questo che nel suo complicato iter (la norma ha fatto la navetta col Senato per 3 ben volte) gli storici e i politici di ogni schieramento hanno condiviso ogni perplessità per qualcosa che lascerà ai magistrati l' arbitrio di decidere che cosa sia reato e che cosa no; una "verità di Stato" che potrebbe vanificare ogni dibattito controverso. Studiosi di sinistra come Marcello Flores, direttore dell' Istituto storico della Resistenza e curatore della Storia della Shoah per Utet, per dire, su questo si è trovato d' accordo con Carlo Giovanardi o con Pietro Ichino: si rischia, dicono, un pasticcio infernale.
Esempi? Centinaia. Dovremmo incriminare, in teoria, Recep Erdogan non appena mettesse piede sul suolo italiano, visto che da sempre si ostina a negare il genocidio degli armeni - riconosciuto dalle massime autorità europee e mondiali - e ha pure promosso delle leggi contro chi ne ammetta l' esistenza. A ruota potremmo mettere sotto indagine il governo Renzi, che nel marzo dell' anno scorso, attraverso il Ministero dei Beni culturali, eliminò la parola "genocidio" da una rassegna dedicata al popolo armeno. Inquisito anche l' ex ministro Franco Frattini, che in passato definì quel genocidio solo «un massacro». In ordine sparso: in galera chiunque metta in dubbio (o apra una discussione) sui crimini di guerra che l' esercito italiano commise tra il 1931 e il 1943 in Cirenaica ed Etiopia; al macero tutti i libri, anche serissimi, che nelle biblioteche negano quei crimini come fece anche Indro Montanelli con l' uso dei gas italiani in Etiopia. Dentro, poi, chiunque non consideri genocidio i fatti di Srebrenica (alcuni giuristi lo contestano) e incriminati anche quei tribunali di Buenos Aires che negarono lo status di genocidio alla repressione dei militari argentini. Nessun problema, invece, per quei manuali che ancor oggi giustificano o "contestualizzano" i milioni di morti dello Stalinismo: la definizione di genocidio, in quel caso, è ancora ufficiosa.

Persino Giorgio Napolitano scrisse cose imbarazzanti sul ruolo di Solzenicyn durante l' intervento sovietico a Budapest nel 1956: ci sarebbe da approfondire. Piergiorgio Odifreddi, firma di Repubblica, paragonò l' esercito israeliano e le SS delle Ardeatine: ci sarebbe da approfondire anche qui. Il quotidiano Il Giornale, tra qualche giorno, allegherà una copia del Mein Kampf come documento storico: sarà incitamento? Istigazione? La portavoce del Commissariato Onu per i rifugiati, Carlotta Sami, ma anche Emma Bonino e Gad Lerner, in passato paragonarono lo sterminio pianificato degli ebrei al dramma degli immigrati nel Mediterraneo: fu un buon paragone? Non è che rischiano, ora? Un tempo si rischiava di dire cazzate e basta, ora si rischia che a valutarle sia un giudice. Senza contare l' esperienza di quei Paesi occidentali in cui le leggi anti-negazioniste sono state applicate: la copertura mediatica dei processi che ne sono scaturiti, spesso, ha finito per diventare una tribuna per la propaganda delle tesi che venivano perseguite, e che altrimenti sarebbero state ignorate dall' opinione pubblica.
Leggi fallite, in sostanza: l' Italia si è accodata subito.
Filippo Facci

1427 – Legge ultima-chance dei tagliagole sionisti. Simonetta Fiori, commento negativo







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Olodogma non ha matrimoni in corso e pubblica le fonti più disparate.
! olocausto negazione proibita per legge palestina crimini di guerra stato ebraico israeleDopo l’approvazione della leggeultima chance dei tagliagole sionisti contro la libertà di espressione proponiamo alcuni degli articolipoliticamente corretti pubblicati sulla stampa standard; articoli fortemente critici sull’approvazione di tale espediente che serve solo alle metastasi talebane del sionismo realizzato ed ai suoi fedelishabbat-goyim e shammashim.
Gli articoli non vengono commentati da parte nostra.
Di seguito l’articolo di Simonetta Fiori apparso su La Repubblica del 10.06.16
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<<Dire che la Shoah o un altro genocidio non è avvenuto è reato 
Ma può un tribunale giudicare il passato? 
Negazionismo la legge che fa litigate gli storici 
SIMONETTA FIORI
Chi nega la Shoah pubblicamente può essere punito con il carcere. Il negazionismo è diventato reato. Dopo nove anni di discussioni, di svariati rinvii tra i due rami del Parlamento, di vibranti appelli firmati dagli storici contrari, la Camera ha definitivamente approvato la proposta di legge che punisce il negazionismo con una pena da due a sei anni di reclusione. 
  Sotto il profilo giuridico, si tratta di una modifica apportata alla legge Mancino ( legge 654 del 1975) che già puniva la propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale: la modifica consiste nell’inasprire la pena nel caso in cui la propaganda sia fondata sul negazionismo, che diventa cosi un’aggravante. Ma non è chiamata in causa solo la negazione della Shoah. Pene più aspre anche per chi diffonda ideologie razziste fondate sulla negazione dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra. E qui toccherà ai tribunali dirimere questioni su cui la stessa comunità scientifica non ha mai trovato un accordo. Cosa distingue uno “sterminio” dal “quasi sterminio”? 
A che punto scatta la “nozione di genocidio”?
Imm-1, FT. Simonetta Fiori, testo originale. Click...
Imm-1, FT. Simonetta Fiori, testo originale. Click…
Mi fa orrore pensare che questo tipo di discussioni possa finire in tribunale, ha dichiarato in passato Carlo Ginzburg nel contestare l’opportunità di una legge. E anche i giuristi si interrogano sull’opportunità del provvedimento quando la Corte di Strasburgo specie suicrimini diversi dall’Olocausto è sempre più favorevole alla libertà di espressione, contro i paletti posti dai diversi paesi.
Tutta la storia del Novecento rischia di finire in tribunale, sostiene Marcello Flores, direttore dell’Istituto storico della Resistenza «E secondo quali criteri i giudici decideranno cos’è un crimine contro l’umanità e cosa non lo è?
 Si chiude così una storia infinita cominciata nel 2007, quando l’allora ministro della Giustizia Mastella avanza una proposta di legge per uniformare l’Italia ad altri ordinamenti europei (tra gli altri Germania, Austria, Belgio, Francia e Spagna). 
Quasi unanime la contrarietà manifestata dagli storici italiani tanto da indurre Palazzo Chigi a frenare sul dispositivo: il negazionismo è un fenomeno preoccupante, sostennero gli studiosi, ma si combatte con strumenti culturali, non penali. Sei anni più tardi, nel 2013, il Pd ripropone l’opportunità della legge. L’iniziativa appare legata a una suggestione emotiva, la tempestosa sepoltura dell’aguzzino Priebke che coincide con il settantesimo anniversario della razzia del Ghetto. 
Ancora una volta, la quasi totalità degli storici denuncia i pericoli del provvedimento, tra gli altri la “trasformazione dei processi in cassa di risonanza per tesi ignobili”. 
La legge fu messa da parte ma non per molto. E anche tra gli studiosi non sono mancate voci favorevoli alla necessità di una iniziativa legislativa, che certo non risolve immediatamente il problema, ma può favorire una presa di coscienza da parte dei più giovani, ha sostenuto Anna Rossi-Doria
 Ora l’ultima definitiva puntata, con l’approvazione della legge fortemente voluta dalla comunità ebraica. A festeggiare è soprattutto il presidente dell’Ucei Renzo Gattegna, che plaude a “un fondamentale strumento nella lotta ai professionisti della menzogna”.
Soltanto il tempo potrà dire se è stata solo un’illusione.>>

Fonte e copia: http://80.241.231.25/ucei/Viewer.aspx?Date=Today&ID=2016061033409445

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