ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 1 giugno 2016

"Kaire Miriam, kekaritomene"

Due sacerdoti una possessione diabolica e la dottrina di Teilhard
Nel famoso libro "In mano a Satana" (1), padre Malachi Martin (2) racconta di un esorcismo molto singolare che ha avuto come protagonista, nel posseduto, un sacerdote, padre Yves (Jonathan durante l'esorcismo), e padre David nel ruolo dell'esorcista.

Ciò che ci interessa fare emergere da questa triste vicenda è un elemento comune sia al sacerdote posseduto, quanto al sacerdote esorcista: la dottrina di Pierre Teilhard de Chardin SJ. Quanto riportiamo qui di seguito è tratto fedelmente dal libro, ma da noi abbreviato e adattato allo stile della rete, per rendere il tutto più scorrevole ed immediato.

Padre David, l'esorcista di questa storia, nasce nello stato del New Hampshire nel 1922 da famiglia agiata e cattolica, di stampo "conservatore", figlio unico di tradizione "yankee". Una famiglia tranquilla. A quattordici anni David viene mandato a frequentare il ginnasio nel New England. A diciotto anni, nel 1940, decide di entrare in seminario per diventare sacerdote, anche se il padre avrebbe preferito per lui la carriera militare. Dopo sette anni diventa sacerdote, aveva venticinque anni e poichè David era un appassionato di antropologia e storia antica, il vescovo lo chiamò a questa attività raccomandandogli, prima,la conclusione degli studi di teologia, che fece, iscrivendosi alla Sorbona a Parigi.

Ed eccoci al primo "incontro" con il gesuita Pierre Teilhard de Chardin del quale, al principio, non subì alcun fascino particolare. Giunto a Parigi, invece, subì l'influenza diretta delle teorie concepite da Teilhard. Lo influenzava soprattutto il fatto che venisse eguagliato "un San Tommaso d'Aquino" del ventesimo secolo, e non meno accattivante era il fascino di Teilhard quando riceveva una sorta di devozione personale che solo un San Bonaventura aveva esercitato in passato.

Francese di primissima estrazione, intellettuale, asceta, eroe della prima guerra mondiale, studente brillante, insegnante scrupoloso a introdurre innovazioni, mistico più nel senso di "solitario", scopritore dell'Uomo di Pechino (Sinanthropos), pioniere dell'archeologia nel Sin Kiang, nel deserto del Gobi, in Birmania, sull'isola di Giava, nel Kashmir, nel Sudafrica.... Pierre Teilhard de Chardin (3), si mise così, di buzzo buono, a cercare un sistema innovativo che consentisse, dal punto di vista intellettuale cristiano, di accettare le teorie evoluzioniste di Darwin, pur conservando la fede.

Ciò che preoccupava l'Autorità di Roma per la difesa della fede era il tentativo di Teilhard di rendere razionali, materiali, i "misteri" della fede cattolica, pretendere di spiegare scientificamente il Divino e di rendere le verità della Rivelazione spiegabili in ogni punto con l'ausilio delle "provette" scientifiche e dei resti fossili. Insomma, una umanizzazione della fede. Roma non aveva torto di preoccuparsi delle teorie di Chardin, peraltro teorie appunto che non provenivano neppure dai Vangeli.

Egli creò per i francesi e i belgi, stanchi dell'ortodossia (cfr 2Tim.4,3-5), parole nuove da proclamare con fierezza e di cui far mostra. Teilhard fu responsabile di quell'apostasia fiammante che già bruciava lentamente i cervelli degli olandesi e tedeschi, assetati di innovazioni. Sempre la dottrina di Teilhard fu responsabile nell'aver alimentato il latente emozionalismo dei teologi anglicani, che oramai si stavano liberando delle rimanenze tradizionali (ricordiamo l'apertura alle donne-prete e poi vescovesse, ed oggi alle unioni omosessuali).

Ma Teilhard de Chardin non fu né nutrimento autentico e sostanzioso per chi aveva fame né una "manna celeste" per la presunta nuova Pentecoste. Fu più perversamente una sorta di "bicchiere della staffa", pieno di vino inebriante. Teilhard fu ridotto al silenzio sotto il pontificato di Pio XII, ma i suoi discepoli lavorarono per lui diffondendo a macchia d'olio le sue idee nei circoli intellettuali d'Europa e d'America.

Padre David e padre Yves furono tra questi che, influenzati ed abbagliati, inebriati dalle idee innovatrici di Teilhard, arrivarono a toccare  il fondo di questo "bicchiere della staffa".

Padre David, però, era più in buona fede e credeva davvero, in termini esuberanti, che una "nuova era" si stesse avvicinando per la Chiesa. Padre Yves, dal canto suo, arrivò anche a farsi scomunicare, avendo fatte proprie le teorie di Chardin che però portò alle estreme conseguenze, trascinandosi prima in una ossessione, poi in una vera possessione diabolica.

Nato nel 1936, Yves a diciassette anni decise di entrare in seminario, aveva quattordici anni meno di padre David, e se lo ritrovò come professore. Già in seminario Yves faceva emergere un lato oscuro della sua anima, ma non fu certo facile capire fino a dove si fosse egli spinto. Yves non era un tipo tranquillo, creava molti scompigli, ma sapeva esercitare un forte autocontrollo, poi la verbosità, la retorica, una spiccata intelligenza, modi remissivi e una strana ma efficace "simpatia", riuscivano ad appianare tutto e tutto a farsi perdonare.

Durante un esame, padre David (che aveva già fatto esperienza in campo esorcistico) faceva da moderatore quando si accese una accanita disputa tra Yves e uno degli esaminatori, sui sette sacramenti. Ciò che colpì l'attenzione di padre David fu l'atteggiamento insolito (per una persona normale) di Yves, il suo repentino cambiamento di umore con una vistosa patina d'odio, l'accanimento che lasciava trasparire dalle parole che pronunciava con odio e sfida verso l'altro sacerdote esaminatore, e per le espressioni facciali che le accompagnavano, infine il disagio provato dall'esaminatore, l'imbarazzo, quel sudare e provare perfino un certo timore.

In parole brevi: Yves aveva insistito che tutti i sacramenti non erano altro che "espressioni" del postulato (4) per cui l'uomo per la sua natura sarebbe tutt'uno con il mondo che lo circonda. Ma una affermazione del genere è eretica! I sacramenti, infatti, sono il mezzo supremo di unione con Dio e le parole usate da Yves, invece, implicano che Gesù, dopo la sua morte, era "ritornato alla natura" e che perciò i sacramenti erano il nostro modo per essere "tutt'uno" con Gesù, e non nel "presunto regno del Paradiso" ma... in terra, in cielo, in mare, nell'universo, in tutto.

Padre David si sentì responsabile per l'accaduto perché ebbe come l'impressione che le sue lezioni sulla creazione e sull'origine dell'uomo (da lui filtrate attraverso le teorie di Teilhard), c'entrassero per qualche verso con la reazione di Yves, pensando che questi poteva aver interpretato malamente la dottrina di Teilhard.

Premettiamo qui che padre David solo durante l'esorcismo a padre Yves comprese gli errori della dottrina di Teilhard (fu il demonio a renderglielo palese prima durante l'esorcismo e poi durante una dura lotta nel suo getsemani interiore), e che fino a quel momento aveva comunque compreso che solo un sottile e fragile ostacolo separa l'opinione di Teilhard dalla totale negazione della divinità di Gesù.

I concetti e le teorie di de Chardin potevano essere considerati alla stregua di affascinanti giocattoli per la mente e padre David si rese conto come potevano essere utilizzati, ad esempio, per esaltare l'uomo come animale, fino a ridurre Gesù alla condivisione di un eroe cristiano, certamente nobile, ma miseramente mortale come il Prometeo della mitologia greca, e per vedere in Dio nient'altro che le viscere della terra e del cielo e le distanze spaziali dell'universo con tutte le galassie in espansione. Ma con gli eventi che susseguono, padre David si accorge che questi non sono "giocattoli" per la mente, ma delle vere porte ad altri ingressi cupi e spaventosi.

Il fenomeno della possessione dovuto allo Spirito del Male progredisce seguendo la struttura della vita quotidiana, non è affatto facile individuarlo, delle volte ci vogliono persino anni prima che riesca ad uscire allo scoperto, e spesse volte deve essere provocato. Nel caso di padre Yves la possessione si sviluppò servendosi della struttura sacerdotale della sua vita, la quale non era semplicemente imbevuta delle idee di Teilhard, ma dottrine portate alle estreme conseguenze da Yves quali, per esempio, il sacramento del matrimonio riletto in chiave naturalistica, infine arrivò a toccare tutte le sue attività sacerdotali.

E' qui importante ricordare che il sacramento dell'Ordine sacro coinvolge la persona integralmente. Il sacramento non gli conferisce solo una nuova capacità o una preziosa autorità. Si tratta piuttosto di una nuova dimensione dello spirito che influisce necessariamente su tutto ciò che il neosacerdote fa fisicamente e mentalmente. Qualsiasi deformazione di questa dimensione, dovuta all'introduzione di un qualunque elemento ostile o contrario, o assolutamente estraneo, comporta inevitabilmente fenomeni di disturbo e... di guai. E dove la dimensione del sacerdozio non può essere annullata né sostituita, può essere invece avvilita, trascurata, depredata, offesa, falsata, adulterata.

La fissazione in padre Yves ebbe come epicentro la celebrazione dei matrimoni. Sapeva nascondere bene la possessione diabolica, le sue omelie attiravano la gente e le sue cerimonie incantavano. Ma ben presto cominciò a provare insoddisfazione e profonda inquietudine verso il rito, il cerimoniale prescritto dal Rituale Romano, cominciò a provare persino repulsione per le parole che gli sposi e lui dovevano convenientemente ripetere. Così cominciò a modificare dapprima le omelie nelle quali inseriva nuovi concetti dottrinali, Gesù restava certamente il "modello ideale" e supremo poi però, sviluppando il tema, cominciava a spiegare a modo suo, cosa Gesù dava alla sua Chiesa. Qui iniziò ad usare anche le lezioni di padre David sulla dottrina di Teilhard, ma da Yves maggiormente contorta, portata alle estreme conseguenze.

In sostanza Gesù, il grande punto Omega, rendeva bella la natura, ivi compresi i corpi e l'amore delle persone sposate, perché Egli sarebbe così dedito al perfezionamento del mondo materiale da diventare il vertice di perfezione di questo mondo umano. Non la "Persona" della SS.ma Trinità ma il "tutto nel tutto", una sorta di panteismo. Non è certo questo che insegna la Chiesa!

La goccia che fece traboccare il vaso, o meglio, che fece uscire allo scoperto la possessione, fu quando padre Yves stava celebrando un matrimonio e dopo l'omelia, il coadiutore più anziano della parrocchia, ammonì il sacerdote con tono severo: "Lei fa apparire il matrimonio come una faccenda puramente umana... - protestò - il matrimonio è un sacramento, un mezzo per godere della Grazia sovrannaturale. Gesù Cristo Nostro Signore non si evolverà dalla terra o dal corpo di una donna, o dai gas nella atmosfera...." Padre Yves incassò il rimprovero celando magnificamente la possessione con la sua solita parlantina convincente, ma la situazione era giunta al bivio: per lui il matrimonio era un "sacramento della natura", la Grazia non esisteva, la fede di padre Yves aveva sposato, ma anche andata ben oltre, la dottrina di Teilhard, traducendola nell'applicazione. Ciò che per Teilhard era la teoria, Yves lo tradusse nella pratica, pagando di persona queste estreme conseguenze.

Pur continuando a celebrare i sacramenti padre Yves, in un latino seminascosto, modificava tutte le formule, ma alla fine dovette cedere e rassegnarsi ad uscire allo scoperto, quando non riuscì più a fingere il suo stato durante la Consacrazione. Fatti strani accadevano sempre più frequenti durante le sue messe, ma non erano eventi mistici, edificanti, o di santità... i diaconi e ministranti che lo aiutavano, provavano a volte anche "terrore", ansia, confusione. Una volta Yves se la fece anche addosso... il parroco assistente, rendendosi conti della faccenda seria, fece uscire tutti i fedeli dalla chiesa chiudendo le porte, interrompendo la messa. Padre Yves cercò di impadronirsi della situazione ma venne scaraventato, da una mano invisibile, fuori del presbiterio. Qui ebbe inizio il suo percorso con padre David per essere esorcizzato.

Padre David, nel frattempo, si era consigliato con il proprio vescovo il quale aveva già concesso che si procedesse con l'esorcismo. Ma qui iniziarono anche i problemi di padre David il quale seppur non permise mai alle teorie di Teilhard di impossessarsi delle sue idee radicate nella sana dottrina, era palese che anche in lui, queste dottrine, avevano giocato un ruolo determinante. Alle sue perplessità il saggio vescovo rispose con una domanda secca e mirata: "Mi dica, padre, è l'evoluzione un fatto concreto come, diciamo, la Redenzione di noi tutti da parte di Gesù?". Una domanda sciocca, pensò, quasi priva di senso, eppure quella domanda cominciò a tormentarlo, a dargli fastidio. Pregò, padre David, fino a che la sua mente si rifece lucida e si arrabbiò con se stesso: "era proprio necessario scegliere tra l'evoluzione e Gesù? Era proprio indispensabile? Se Gesù era il culmine di tutto ciò, una scelta del genere non era affatto necessaria...."

In preda a queste considerazioni, padre David telefona a padre Yves: "Riguardo all'evoluzione e tutta quella roba lì, voglio dire... se per ipotesi Teilhard si fosse sbagliato completamente e tutta la sua teoria e la stessa evoluzione fossero irriconciliabili con la divinità di Gesù, che ne direbbe?" Seguì una breve pausa. Poi padre Yves rispose con una voce pacata, ma che celava una nota trionfale: "Sembra che lei lo stia chiedendo a se stesso, e per la prima volta, padre David!" - "Ma che cosa pensa lei, Yves... - insisté padre David - ora lo sto chiedendo a lei". "Un conflitto del genere è impossibile, padre David...".  Nel colloquio emerse alla fine che anche padre David era confuso e che la dottrina di Teilhard aveva fatto presa nel suo intimo e lo Spirito del Male che aveva posseduto padre Yves stava giocando con lui in modo assai pericoloso.

Padre David era shoccato e andò a consultarsi dal vescovo. David era alle prese con un problema che riguardava lui stesso: aveva ceduto allo Spirito del Male? Fino a che punto la dottrina di Teilhard l'aveva corrotto nell'animo? Era lui responsabile delle derive e della possessione di padre Yves? E fino a che punto? Il genio, ma meglio chiamarla perversione, di Teilhard consisté nel fatto che la sua "offerta" fu alta come quella di qualsiasi altro studioso non cattolico attivo in questo campo, per costruire un ponte (illusorio) al di sopra di una voragine così invalicabile e impossibile.

E fu in vista di questa premessa che padre David, padre Yves, insieme a un'intera generazione di uomini e donne, cattolici e non, adottò la dottrina di Teilhard. E per quanti tentativi vi furono (ancora oggi) di conciliare queste teorie con la dottrina cattolica, l'errore fu inevitabile. Se per padre Yves si giunse alle estreme conseguenze, non da meno fu l'effetto devastante nel mondo e soprattutto all'interno della Chiesa.

Il Dio-Creatore non veniva più considerato un Essere divino-Persona (Io Sono), ma divenne immanente (5) nel mondo in una maniera misteriosa ed essenziale. Gesù, nella sua qualità di Redentore, non era più Colui che irrompe nell'universo umano (Incarnazione) e capovolge la storia, ma viene ridotto a una figura posta all'apice dell'evoluzione di quell'universo, a un elemento naturale come... gli aminoacidi! Gesù era così un "accidente dell'evoluzione", una specie di "scherzo cosmico", arrivando così a permeare la "piena consapevolezza" negli "ultimi giorni".

L'incontro con il gesuita Teilhard fu, per padre David "breve e penoso".
Mentre padre David gli raccontava dei suoi studi antropologici, de Chardin prese dalle sue mani la copia del suo libro e scrisse sul rovescio alcune parole, chiuse il libro, lo restituì e fissò David. Ciò che gli rimase impresso fu l'espressione degli occhi di Teilhard. Padre David si aspettava lo sguardo di un uomo che, spintosi così tanto avanti, con teorie ardite sui problemi più profondi della vita, gli avesse potuto offrire qualcosa di più profondo, condivisibile, appagante, edificante. Ma per David fu una grande delusione: gli occhi erano spalancati e non rivelavano alcun indizio e "non vi si scorgeva neppure il fuoco di una brillante intelligenza". Dopo qualche istante il vecchio gesuita disse a David: "Lei resterà fedele. Lei resterà fedele, padre. Cerchi lo spirito. Ma anche se tutto dovesse andare a catafascio, dia speranza. Speranza".

Nel mentre ritornava a casa aprì il libro per leggervi la dedica: " Hanno detto che con questo libro ho aperto il vaso di Pandora. Ma non si sono accorti di una cosa. In un angolino di esso si celava ancora la speranza".

Padre David fu disturbato per settimane dopo quell'incontro da un'idea che non gli dava pace: che sperare fosse diventato difficile per il settantatreenne gesuita.

Avviandosi, così, ai preparativi dell'esorcismo a padre Yves, padre David dovette arrendersi al fatto, fin troppo evidente, che sia per la dottrina, sia per la spiritualità, i due avevano una base in comune: Pierre Teilhard de Chardin. "Se padre Yves è in errore - confidò David al proprio vescovo, cercando consiglio - allora lo sono anch'io. E ora, che cosa devo fare?" Gli rispose il vescovo: "Io suppongo che se tutta questa paleontologia e gli insegnamenti di de Chardin dovessero portarla a un punto in cui fosse costretto a scegliere tra la fede o de Chardin, lei sceglierebbe la fede, padre David". Un flash, la dedica nel libro riportava la stessa conclusione: "Lei resterà fedele".

Ora era chiaro, padre David doveva confrontarsi con se stesso prima di procedere alla parte finale dell'esorcismo, doveva liberare prima se stesso dall'influenza della dottrina di Teilhard, prima di affrontare lo Spirito del Male che possedeva padre Yves, perché il tutto si giocava sulla medesima questione. Gli disse infatti padre Yves in segno di sfida: "Padre David, figlio mio, anche lei finirà per trovare la luce e uscire all'aperto e adorare la Nuova Epoca e il Nuovo Essere...". A quelle parole David sentì divampare in pieno nel proprio intimo il conflitto, un senso di approvazione, ma anche un senso di terrore che lo attanagliava.

Nel raccontare i fatti, padre David, ricorda ancora perfettamente il lento e profondo senso di nausea che s'impadronì di lui mentre era seduto dentro in quella stanza con l'inferno, durante l'esorcismo. Era una sensazione di disgusto permeata di paura. L'esorcismo rivelò una denuncia chiara alla dottrina di Teilhard sulla Persona di Gesù Cristo.

Il primo tentativo di esorcizzare Yves fallì perché il Male sputò in faccia a padre David il suo stesso problema, dal quale non riusciva ad uscirne fuori. Fu a quel punto che Yves (Jonathan durante l'esorcismo) gli gridò in faccia: "Tu sei esattamente come me, David! Padre David! Tu hai accettato il Signore della luce (Satana) come ho fatto io, vecchio fesso!" - strillò Jonathan tra una risata e l'altra.

Poi tolse la mano da quella di padre David, si alzò in piedi e con aria di trionfo e di disprezzo, gli gridò: "Medico, cura te stesso!". Disprezzo e risate, il Male aveva vinto il primo round: "E tu stavi tentando di esorcizzare me? - e giù risate e disprezzo -

Fuori di qui. Torna nelle tenebre, idiota. F-U-O-R-I !!" furono le ultime parole cariche di odio, disprezzo e trionfo.
Padre David barcollava. La madre di padre Yves intenta a pregare con il rosario, gli dice con parole piene di dolore: "Ha ragione mio figlio. Lo schiavo del demonio. Ha ragione, padre David. Lei ha bisogno di purificarsi. Che Dio l'assista".

Ci vollero quattro settimane in un forzato "ritiro spirituale" attraverso il quale, giorno e notte, padre David esercitò su se stesso tutto ciò fosse stato possibile per liberarsi da ogni dubbio, da ogni errore, rigettare completamente le teorie di Teilhard e riprendere pieno possesso della vera fede, senza più alcun compromesso, senza novità! Tutte le tessere del mosaico trovarono il loro posto giusto. E così, Teilhard è sistemato, rifletté padre David amaramente.

In preda all'angoscia che non riusciva ancora a dominare, padre David si rese conto delle conseguenze di tutto ciò solo in quelle quattro settimane, in quella lotta solitaria e penosa veglia per la salvezza della propria anima.

Padre David visse il suo Getsemani, alla fine cadde in ginocchio con le mani congiunte in preghiera. Tutto sembrava perduto. In verità era perduto tutto ciò che lui aveva studiato, ogni direttrice e scappatoia del ragionamento intellettuale, della sottigliezza psicologica, le presunte prove teologiche, della logica filosofica, della dimostrazione storica.... Tutte queste cose assunsero l'aspetto di altrettanti oggetti posseduti, paccottiglia accumulata da David e ora gettata con profonda umiltà, nelle fiamme che stavano varcando la soglia del suo intimo io. E tutto ciò che padre David gettava in questo mare di fuoco bruciava e si dissolveva. Rimaneva accesa una forza, la sua forza di volontà, il suo libero arbitrio. Restava solo il tormento della libera scelta.

Padre David aveva vinto. Aveva scelto la Verità pura e semplice. Era davvero una giornata radiosa e padre David recitava l'Ave Maria nel greco di San Paolo, San Luca, San Giovanni: "Kaire Miriam, kekaritomene" e, commuovendosi fino alle lacrime, ripeteva a lungo quella parola dell'Arcangelo Gabriele alla Vergine: " kekaritomene, kekaritomene, kekaritomene... Piena di grazia....". Aveva vinto, aveva accolto la Grazia. Ora poteva portare a compimento l'esorcismo.

Padre David ritornò a casa di padre Yves che, nel frattempo, era rimasto tranquillo con la madre che disse: "Jonathan era stato bene tranne il momento in cui lei fu liberato... si sentì proprio male!" L'esorcismo riprese e padre Yves fu finalmente liberato dal demonio che lo teneva in possesso.

Mentre padre David dava gli ultimi colpi, tutti udirono la preghiera di una madre, rivolta alla Madre per eccellenza: "Tu eri Sua Madre! Tu l'hai visto morire. Tu l'hai visto redivivo. Tu capisci. Avresti potuto morire di dolore in un caso o nell'altro. Aiutami ora...", poi intonò la Salve Regina in gregoriano. Tutti si commossero.

L'esorcista era in ginocchio davanti a padre Yves, ora c'era il momento della confessione. Tutti uscirono dalla stanza, ora il volto di padre Yves era sereno e raggiante, il volto di chi era ritornato a credere, a sperare. Una pace invidiabile.
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Riepilogo:
Le conclusioni non spettano a noi, a noi spetta il pregare e seguire la sana dottrina, fare sano discernimento e denunciare - quando si può - con carità e verità, l'errore e poi attendere pazientemente.

Certo è che qui abbiamo un quadro inquietante: i gesuiti. I Gesuiti che durante il concilio di Trento furono davvero eccezionali, santi e santificatori e sempre i gesuiti che nel concilio Vaticano II non solo non sono stati santi, ma neppure santificatori, anzi, hanno seminato errori, fior fiore di eresie oggi non condannate (ricordiamo anche il gesuita Karl Rahner) ma piuttosto sposate dagli attuali gesuiti che fanno corona di protezione attorno ai loro maestri.

In questa storia che vi abbiamo raccontato, scritta da un gesuita che per salvarsi l'anima lasciò i gesuiti, ci troviamo davanti al fatto che per colpa dell'eresia gesuitica un sacerdote si lasciò corrompere fino alla possessione mentre l'altro, l'esorcista, abbagliato dalle dottrine gesuitiche ed essendo professore, trasmette l'errore rendendosi conto, solo dopo, i danni seminati. La storia finisce bene perché, quando si combatte nel proprio Getsemani con Gesù e Maria, si esce sempre vittoriosi, ma quante lacrime, quanti drammi e quanti cadaveri lasciati per la via. Pensiamo a quanti sacramenti (Battesimi, Cresime, Eucaristia, la Confessione, il Matrimonio e pure il Viatico...) dati in questo modo, nell'eresia, quanti fedeli tratti in inganno! E la battaglia non è finita, forse siamo solo nel cuore di questa lotta, ma è certo che un pontificato gesuitico, con un Pontefice che non nasconde nella sua pastorale la simpatia per queste eresie facendole proprie, adottandole nello stile pastorale, non promette nulla di buono. Preghiamo incessantemente per il Papa e restiamo fedeli al Catechismo, ai Santi, ai Padri, ai Dottori, tutto il resto passerà, i Papi passano, ma la Chiesa trionferà, la dottrina trionferà: Gesù ha vinto tutto!

Laudetur Jesus Christus 
P.S. vi consigliamo - qui - anche l'esorcismo attraverso il quale il demonio fu costretto a recitare un magnifico sonetto circa l'Immacolatezza di Maria Santissima
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Note
1) di Malachi Martin "In mano a Satana" cinque vite possedute dal demonio, cinque storie autentiche, del 1978, vedi qui per l'acquisto. Non si tratta di "racconti" inventati o storielle, sono fatti autentici e tutti documentati
2) ex gesuita padre Malachi Martin, un 'Savonarola' del nostro tempo, confidente del Vaticano - è stato segretario del cardinale Bea -   ha poi chiesto ed ottenuto la dispensa da papa Paolo VI, per perseguire una carriera più letteraria, mantenendo il voto di castità. Ha criticato molto la Chiesa modernista, con accuse che arrivano a 'ci sono dei satanisti in Vaticano' - vedi qui -
3) Pierre Teilhard de Chardin SJ - vedi qui.
4) po·stu·là·to/sostantivo maschile. Principio indimostrato la cui validità si ammette a priori per evidenza o convenzione allo scopo di fornire la spiegazione di determinati fatti o di costruire una teoria. In logica, proposizione o regola di inferenza che si assume, senza provarne la validità, fra i costituenti di un sistema deduttivo.
5) im·ma·nèn·te/ aggettivo. Insito e inseparabile  "le proprietà i. di un corpo". In filosofia (contrapposto a trascendente), di ogni realtà coessenziale con altre.


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