Nel famoso libro "In mano a Satana" (1), padre
Malachi Martin (2) racconta di un esorcismo molto singolare che ha avuto come
protagonista, nel posseduto, un sacerdote, padre Yves (Jonathan durante
l'esorcismo), e padre David nel ruolo dell'esorcista.
Ciò che ci interessa fare emergere da questa triste vicenda
è un elemento comune sia al sacerdote posseduto, quanto al sacerdote esorcista:
la dottrina di Pierre Teilhard de Chardin SJ. Quanto riportiamo qui di seguito
è tratto fedelmente dal libro, ma da noi abbreviato e adattato allo stile della
rete, per rendere il tutto più scorrevole ed immediato.
Padre David, l'esorcista di questa storia, nasce nello stato
del New Hampshire nel 1922 da famiglia agiata e cattolica, di stampo
"conservatore", figlio unico di tradizione "yankee". Una
famiglia tranquilla. A quattordici anni David viene mandato a frequentare il
ginnasio nel New England. A diciotto anni, nel 1940, decide di entrare in
seminario per diventare sacerdote, anche se il padre avrebbe preferito per lui
la carriera militare. Dopo sette anni diventa sacerdote, aveva venticinque anni
e poichè David era un appassionato di antropologia e storia antica, il vescovo
lo chiamò a questa attività raccomandandogli, prima,la conclusione degli studi
di teologia, che fece, iscrivendosi alla Sorbona a Parigi.
Ed eccoci al primo "incontro" con il gesuita
Pierre Teilhard de Chardin del quale, al principio, non subì alcun fascino
particolare. Giunto a Parigi, invece, subì l'influenza diretta delle teorie
concepite da Teilhard. Lo influenzava soprattutto il fatto che venisse
eguagliato "un San Tommaso d'Aquino" del ventesimo secolo, e non meno
accattivante era il fascino di Teilhard quando riceveva una sorta di devozione
personale che solo un San Bonaventura aveva esercitato in passato.
Francese di primissima estrazione, intellettuale, asceta,
eroe della prima guerra mondiale, studente brillante, insegnante scrupoloso a
introdurre innovazioni, mistico più nel senso di "solitario",
scopritore dell'Uomo di Pechino (Sinanthropos), pioniere dell'archeologia nel
Sin Kiang, nel deserto del Gobi, in Birmania, sull'isola di Giava, nel Kashmir,
nel Sudafrica.... Pierre Teilhard de Chardin (3), si mise così, di buzzo buono,
a cercare un sistema innovativo che consentisse, dal punto di vista
intellettuale cristiano, di accettare le teorie evoluzioniste di Darwin, pur
conservando la fede.
Ciò che preoccupava l'Autorità di Roma per la difesa della
fede era il tentativo di Teilhard di rendere razionali, materiali, i
"misteri" della fede cattolica, pretendere di spiegare
scientificamente il Divino e di rendere le verità della Rivelazione spiegabili
in ogni punto con l'ausilio delle "provette" scientifiche e dei resti
fossili. Insomma, una umanizzazione della fede. Roma non aveva torto di
preoccuparsi delle teorie di Chardin, peraltro teorie appunto che non
provenivano neppure dai Vangeli.
Egli creò per i francesi e i belgi, stanchi dell'ortodossia
(cfr 2Tim.4,3-5), parole nuove da proclamare con fierezza e di cui far mostra.
Teilhard fu responsabile di quell'apostasia fiammante che già bruciava
lentamente i cervelli degli olandesi e tedeschi, assetati di innovazioni.
Sempre la dottrina di Teilhard fu responsabile nell'aver alimentato il latente
emozionalismo dei teologi anglicani, che oramai si stavano liberando delle
rimanenze tradizionali (ricordiamo l'apertura alle donne-prete e poi
vescovesse, ed oggi alle unioni omosessuali).
Ma Teilhard de Chardin non fu né nutrimento autentico e
sostanzioso per chi aveva fame né una "manna celeste" per la presunta
nuova Pentecoste. Fu più perversamente una sorta di "bicchiere della
staffa", pieno di vino inebriante. Teilhard fu ridotto al silenzio sotto
il pontificato di Pio XII, ma i suoi discepoli lavorarono per lui diffondendo a
macchia d'olio le sue idee nei circoli intellettuali d'Europa e d'America.
Padre David e padre Yves furono tra questi che, influenzati
ed abbagliati, inebriati dalle idee innovatrici di Teilhard, arrivarono a
toccare il fondo di questo "bicchiere della staffa".
Padre David, però, era più in buona fede e credeva davvero,
in termini esuberanti, che una "nuova era" si stesse avvicinando per
la Chiesa. Padre Yves, dal canto suo, arrivò anche a farsi scomunicare, avendo
fatte proprie le teorie di Chardin che però portò alle estreme conseguenze,
trascinandosi prima in una ossessione, poi in una vera possessione diabolica.
Nato nel 1936, Yves a diciassette anni decise di entrare in
seminario, aveva quattordici anni meno di padre David, e se lo ritrovò come
professore. Già in seminario Yves faceva emergere un lato oscuro della sua
anima, ma non fu certo facile capire fino a dove si fosse egli spinto. Yves non
era un tipo tranquillo, creava molti scompigli, ma sapeva esercitare un forte
autocontrollo, poi la verbosità, la retorica, una spiccata intelligenza, modi
remissivi e una strana ma efficace "simpatia", riuscivano ad
appianare tutto e tutto a farsi perdonare.
Durante un esame, padre David (che aveva già fatto
esperienza in campo esorcistico) faceva da moderatore quando si accese una
accanita disputa tra Yves e uno degli esaminatori, sui sette sacramenti. Ciò
che colpì l'attenzione di padre David fu l'atteggiamento insolito (per una
persona normale) di Yves, il suo repentino cambiamento di umore con una vistosa
patina d'odio, l'accanimento che lasciava trasparire dalle parole che
pronunciava con odio e sfida verso l'altro sacerdote esaminatore, e per le
espressioni facciali che le accompagnavano, infine il disagio provato
dall'esaminatore, l'imbarazzo, quel sudare e provare perfino un certo timore.
In parole brevi: Yves aveva insistito che tutti i sacramenti
non erano altro che "espressioni" del postulato (4) per cui l'uomo
per la sua natura sarebbe tutt'uno con il mondo che lo circonda. Ma una
affermazione del genere è eretica! I sacramenti, infatti, sono il mezzo supremo
di unione con Dio e le parole usate da Yves, invece, implicano che Gesù, dopo
la sua morte, era "ritornato alla natura" e che perciò i sacramenti
erano il nostro modo per essere "tutt'uno" con Gesù, e non nel
"presunto regno del Paradiso" ma... in terra, in cielo, in mare,
nell'universo, in tutto.
Padre David si sentì responsabile per l'accaduto perché ebbe
come l'impressione che le sue lezioni sulla creazione e sull'origine dell'uomo
(da lui filtrate attraverso le teorie di Teilhard), c'entrassero per qualche
verso con la reazione di Yves, pensando che questi poteva aver interpretato
malamente la dottrina di Teilhard.
Premettiamo qui che padre David solo durante l'esorcismo a
padre Yves comprese gli errori della dottrina di Teilhard (fu il demonio a
renderglielo palese prima durante l'esorcismo e poi durante una dura lotta nel
suo getsemani interiore), e che fino a quel momento aveva comunque compreso che
solo un sottile e fragile ostacolo separa l'opinione di Teilhard dalla totale
negazione della divinità di Gesù.
I concetti e le teorie di de Chardin potevano essere
considerati alla stregua di affascinanti giocattoli per la mente e
padre David si rese conto come potevano essere utilizzati, ad esempio, per
esaltare l'uomo come animale, fino a ridurre Gesù alla condivisione di un eroe
cristiano, certamente nobile, ma miseramente mortale come il Prometeo della
mitologia greca, e per vedere in Dio nient'altro che le viscere della terra e
del cielo e le distanze spaziali dell'universo con tutte le galassie in
espansione. Ma con gli eventi che susseguono, padre David si accorge che questi
non sono "giocattoli" per la mente, ma delle vere porte ad altri
ingressi cupi e spaventosi.
Il fenomeno della possessione dovuto allo Spirito del Male
progredisce seguendo la struttura della vita quotidiana, non è affatto facile
individuarlo, delle volte ci vogliono persino anni prima che riesca ad uscire
allo scoperto, e spesse volte deve essere provocato. Nel caso di padre Yves la
possessione si sviluppò servendosi della struttura sacerdotale della sua vita,
la quale non era semplicemente imbevuta delle idee di Teilhard, ma dottrine
portate alle estreme conseguenze da Yves quali, per esempio, il sacramento del
matrimonio riletto in chiave naturalistica, infine arrivò a toccare tutte le
sue attività sacerdotali.
E' qui importante ricordare che il sacramento dell'Ordine
sacro coinvolge la persona integralmente. Il sacramento non gli
conferisce solo una nuova capacità o una preziosa autorità. Si tratta piuttosto
di una nuova dimensione dello spirito che influisce necessariamente su tutto
ciò che il neosacerdote fa fisicamente e mentalmente. Qualsiasi deformazione di
questa dimensione, dovuta all'introduzione di un qualunque elemento ostile o
contrario, o assolutamente estraneo, comporta inevitabilmente fenomeni di
disturbo e... di guai. E dove la dimensione del sacerdozio non può essere
annullata né sostituita, può essere invece avvilita, trascurata, depredata,
offesa, falsata, adulterata.
La fissazione in padre Yves ebbe come epicentro la
celebrazione dei matrimoni. Sapeva nascondere bene la possessione diabolica, le
sue omelie attiravano la gente e le sue cerimonie incantavano. Ma ben presto
cominciò a provare insoddisfazione e profonda inquietudine verso il rito, il
cerimoniale prescritto dal Rituale Romano, cominciò a provare persino
repulsione per le parole che gli sposi e lui dovevano convenientemente
ripetere. Così cominciò a modificare dapprima le omelie nelle quali inseriva
nuovi concetti dottrinali, Gesù restava certamente il "modello
ideale" e supremo poi però, sviluppando il tema, cominciava a spiegare a
modo suo, cosa Gesù dava alla sua Chiesa. Qui iniziò ad usare anche le lezioni
di padre David sulla dottrina di Teilhard, ma da Yves maggiormente contorta,
portata alle estreme conseguenze.
In sostanza Gesù, il grande punto Omega, rendeva bella la
natura, ivi compresi i corpi e l'amore delle persone sposate, perché Egli
sarebbe così dedito al perfezionamento del mondo materiale da diventare il
vertice di perfezione di questo mondo umano. Non la "Persona" della
SS.ma Trinità ma il "tutto nel tutto", una sorta di panteismo. Non è
certo questo che insegna la Chiesa!
La goccia che fece traboccare il vaso, o meglio, che fece
uscire allo scoperto la possessione, fu quando padre Yves stava celebrando un
matrimonio e dopo l'omelia, il coadiutore più anziano della parrocchia, ammonì
il sacerdote con tono severo: "Lei fa apparire il matrimonio come una
faccenda puramente umana... - protestò - il matrimonio è un sacramento, un
mezzo per godere della Grazia sovrannaturale. Gesù Cristo Nostro Signore non si
evolverà dalla terra o dal corpo di una donna, o dai gas nella atmosfera...."
Padre Yves incassò il rimprovero celando magnificamente la possessione con la
sua solita parlantina convincente, ma la situazione era giunta al bivio: per
lui il matrimonio era un "sacramento della natura", la Grazia non
esisteva, la fede di padre Yves aveva sposato, ma anche andata ben oltre, la
dottrina di Teilhard, traducendola nell'applicazione. Ciò che per Teilhard era
la teoria, Yves lo tradusse nella pratica, pagando di persona queste estreme
conseguenze.
Pur continuando a celebrare i sacramenti padre Yves, in un
latino seminascosto, modificava tutte le formule, ma alla fine dovette cedere e
rassegnarsi ad uscire allo scoperto, quando non riuscì più a fingere il suo
stato durante la Consacrazione. Fatti strani accadevano sempre più frequenti
durante le sue messe, ma non erano eventi mistici, edificanti, o di santità...
i diaconi e ministranti che lo aiutavano, provavano a volte anche
"terrore", ansia, confusione. Una volta Yves se la fece anche
addosso... il parroco assistente, rendendosi conti della faccenda seria, fece
uscire tutti i fedeli dalla chiesa chiudendo le porte, interrompendo la messa.
Padre Yves cercò di impadronirsi della situazione ma venne scaraventato, da una
mano invisibile, fuori del presbiterio. Qui ebbe inizio il suo percorso con
padre David per essere esorcizzato.
Padre David, nel frattempo, si era consigliato con il
proprio vescovo il quale aveva già concesso che si procedesse con l'esorcismo.
Ma qui iniziarono anche i problemi di padre David il quale seppur non permise
mai alle teorie di Teilhard di impossessarsi delle sue idee radicate nella sana
dottrina, era palese che anche in lui, queste dottrine, avevano giocato un
ruolo determinante. Alle sue perplessità il saggio vescovo rispose con una
domanda secca e mirata: "Mi dica, padre, è l'evoluzione un fatto concreto
come, diciamo, la Redenzione di noi tutti da parte di Gesù?". Una domanda
sciocca, pensò, quasi priva di senso, eppure quella domanda cominciò a
tormentarlo, a dargli fastidio. Pregò, padre David, fino a che la sua mente si
rifece lucida e si arrabbiò con se stesso: "era proprio necessario
scegliere tra l'evoluzione e Gesù? Era proprio indispensabile? Se Gesù era il
culmine di tutto ciò, una scelta del genere non era affatto
necessaria...."
In preda a queste considerazioni, padre David telefona a
padre Yves: "Riguardo all'evoluzione e tutta quella roba lì, voglio
dire... se per ipotesi Teilhard si fosse sbagliato completamente e tutta la sua
teoria e la stessa evoluzione fossero irriconciliabili con la divinità di Gesù,
che ne direbbe?" Seguì una breve pausa. Poi padre Yves rispose con una
voce pacata, ma che celava una nota trionfale: "Sembra che lei lo stia
chiedendo a se stesso, e per la prima volta, padre David!" - "Ma che
cosa pensa lei, Yves... - insisté padre David - ora lo sto chiedendo a
lei". "Un conflitto del genere è impossibile, padre
David...". Nel colloquio emerse alla fine che anche padre David era
confuso e che la dottrina di Teilhard aveva fatto presa nel suo intimo e lo
Spirito del Male che aveva posseduto padre Yves stava giocando con lui in modo
assai pericoloso.
Padre David era shoccato e andò a consultarsi dal
vescovo. David era alle prese con un problema che riguardava lui
stesso: aveva ceduto allo Spirito del Male? Fino a che punto la dottrina di
Teilhard l'aveva corrotto nell'animo? Era lui responsabile delle derive e della
possessione di padre Yves? E fino a che punto? Il genio, ma meglio chiamarla
perversione, di Teilhard consisté nel fatto che la sua "offerta" fu
alta come quella di qualsiasi altro studioso non cattolico attivo in questo
campo, per costruire un ponte (illusorio) al di sopra di una voragine così
invalicabile e impossibile.
E fu in vista di questa premessa che padre David, padre
Yves, insieme a un'intera generazione di uomini e donne, cattolici e non,
adottò la dottrina di Teilhard. E per quanti tentativi vi furono (ancora oggi)
di conciliare queste teorie con la dottrina cattolica, l'errore fu inevitabile.
Se per padre Yves si giunse alle estreme conseguenze, non da meno fu l'effetto
devastante nel mondo e soprattutto all'interno della Chiesa.
Il Dio-Creatore non veniva più considerato un Essere
divino-Persona (Io Sono), ma divenne immanente (5) nel mondo in una maniera
misteriosa ed essenziale. Gesù, nella sua qualità di Redentore, non era più
Colui che irrompe nell'universo umano (Incarnazione) e capovolge la storia, ma
viene ridotto a una figura posta all'apice dell'evoluzione di quell'universo, a
un elemento naturale come... gli aminoacidi! Gesù era così un "accidente
dell'evoluzione", una specie di "scherzo cosmico", arrivando
così a permeare la "piena consapevolezza" negli "ultimi
giorni".
L'incontro con il gesuita Teilhard fu, per padre David
"breve e penoso".
Mentre padre David gli raccontava dei suoi studi
antropologici, de Chardin prese dalle sue mani la copia del suo libro e scrisse
sul rovescio alcune parole, chiuse il libro, lo restituì e fissò David. Ciò che
gli rimase impresso fu l'espressione degli occhi di Teilhard. Padre David si
aspettava lo sguardo di un uomo che, spintosi così tanto avanti, con teorie
ardite sui problemi più profondi della vita, gli avesse potuto offrire qualcosa
di più profondo, condivisibile, appagante, edificante. Ma per David fu una
grande delusione: gli occhi erano spalancati e non rivelavano alcun indizio e
"non vi si scorgeva neppure il fuoco di una brillante intelligenza".
Dopo qualche istante il vecchio gesuita disse a David: "Lei resterà
fedele. Lei resterà fedele, padre. Cerchi lo spirito. Ma anche se tutto dovesse
andare a catafascio, dia speranza. Speranza".
Nel mentre ritornava a casa aprì il libro per leggervi la
dedica: " Hanno detto che con questo libro ho aperto il vaso di Pandora.
Ma non si sono accorti di una cosa. In un angolino di esso si celava ancora la
speranza".
Padre David fu disturbato per settimane dopo quell'incontro
da un'idea che non gli dava pace: che sperare fosse diventato difficile per il
settantatreenne gesuita.
Avviandosi, così, ai preparativi dell'esorcismo a padre
Yves, padre David dovette arrendersi al fatto, fin troppo evidente, che sia per
la dottrina, sia per la spiritualità, i due avevano una base in comune: Pierre
Teilhard de Chardin. "Se padre Yves è in errore - confidò David al proprio
vescovo, cercando consiglio - allora lo sono anch'io. E ora, che cosa devo
fare?" Gli rispose il vescovo: "Io suppongo che se tutta questa
paleontologia e gli insegnamenti di de Chardin dovessero portarla a un punto in
cui fosse costretto a scegliere tra la fede o de Chardin, lei sceglierebbe la
fede, padre David". Un flash, la dedica nel libro riportava la stessa conclusione:
"Lei resterà fedele".
Ora era chiaro, padre David doveva confrontarsi con se
stesso prima di procedere alla parte finale dell'esorcismo, doveva
liberare prima se stesso dall'influenza della dottrina di Teilhard, prima di
affrontare lo Spirito del Male che possedeva padre Yves, perché il tutto si
giocava sulla medesima questione. Gli disse infatti padre Yves in segno di
sfida: "Padre David, figlio mio, anche lei finirà per trovare la luce e
uscire all'aperto e adorare la Nuova Epoca e il Nuovo Essere...". A quelle
parole David sentì divampare in pieno nel proprio intimo il conflitto, un senso
di approvazione, ma anche un senso di terrore che lo attanagliava.
Nel raccontare i fatti, padre David, ricorda ancora
perfettamente il lento e profondo senso di nausea che s'impadronì di lui mentre
era seduto dentro in quella stanza con l'inferno, durante l'esorcismo. Era una
sensazione di disgusto permeata di paura. L'esorcismo rivelò una denuncia
chiara alla dottrina di Teilhard sulla Persona di Gesù Cristo.
Il primo tentativo di esorcizzare Yves fallì perché il
Male sputò in faccia a padre David il suo stesso problema, dal quale non
riusciva ad uscirne fuori. Fu a quel punto che Yves (Jonathan durante
l'esorcismo) gli gridò in faccia: "Tu sei esattamente come me, David!
Padre David! Tu hai accettato il Signore della luce (Satana) come ho fatto io,
vecchio fesso!" - strillò Jonathan tra una risata e l'altra.
Poi tolse la mano da quella di padre David, si alzò in
piedi e con aria di trionfo e di disprezzo, gli gridò: "Medico, cura te
stesso!". Disprezzo e risate, il Male aveva vinto il primo round: "E
tu stavi tentando di esorcizzare me? - e giù risate e disprezzo -
Fuori di qui.
Torna nelle tenebre, idiota. F-U-O-R-I !!" furono le ultime parole cariche
di odio, disprezzo e trionfo.
Padre David barcollava. La madre di padre Yves intenta a
pregare con il rosario, gli dice con parole piene di dolore: "Ha ragione
mio figlio. Lo schiavo del demonio. Ha ragione, padre David. Lei ha bisogno di
purificarsi. Che Dio l'assista".
Ci vollero quattro settimane in un forzato "ritiro
spirituale" attraverso il quale, giorno e notte, padre David esercitò su
se stesso tutto ciò fosse stato possibile per liberarsi da ogni dubbio, da ogni
errore, rigettare completamente le teorie di Teilhard e riprendere pieno
possesso della vera fede, senza più alcun compromesso, senza novità! Tutte le
tessere del mosaico trovarono il loro posto giusto. E così, Teilhard è
sistemato, rifletté padre David amaramente.
In preda all'angoscia che non riusciva ancora a dominare,
padre David si rese conto delle conseguenze di tutto ciò solo in quelle quattro
settimane, in quella lotta solitaria e penosa veglia per la salvezza della
propria anima.
Padre David visse il suo Getsemani, alla fine cadde in
ginocchio con le mani congiunte in preghiera. Tutto sembrava perduto. In verità
era perduto tutto ciò che lui aveva studiato, ogni direttrice e scappatoia del
ragionamento intellettuale, della sottigliezza psicologica, le presunte prove
teologiche, della logica filosofica, della dimostrazione storica.... Tutte
queste cose assunsero l'aspetto di altrettanti oggetti posseduti, paccottiglia
accumulata da David e ora gettata con profonda umiltà, nelle fiamme che stavano
varcando la soglia del suo intimo io. E tutto ciò che padre David gettava in
questo mare di fuoco bruciava e si dissolveva. Rimaneva accesa una forza, la
sua forza di volontà, il suo libero arbitrio. Restava solo il tormento della
libera scelta.
Padre David aveva vinto. Aveva scelto la Verità
pura e semplice. Era davvero una giornata radiosa e padre David recitava l'Ave
Maria nel greco di San Paolo, San Luca, San Giovanni: "Kaire Miriam,
kekaritomene" e, commuovendosi fino alle lacrime, ripeteva a lungo quella
parola dell'Arcangelo Gabriele alla Vergine: " kekaritomene, kekaritomene,
kekaritomene... Piena di grazia....". Aveva vinto, aveva accolto la
Grazia. Ora poteva portare a compimento l'esorcismo.
Padre David ritornò a casa di padre Yves che, nel frattempo,
era rimasto tranquillo con la madre che disse: "Jonathan era stato bene
tranne il momento in cui lei fu liberato... si sentì proprio male!"
L'esorcismo riprese e padre Yves fu finalmente liberato dal demonio che lo
teneva in possesso.
Mentre padre David dava gli ultimi colpi, tutti udirono la
preghiera di una madre, rivolta alla Madre per eccellenza: "Tu eri Sua
Madre! Tu l'hai visto morire. Tu l'hai visto redivivo. Tu capisci. Avresti
potuto morire di dolore in un caso o nell'altro. Aiutami ora...", poi intonò
la Salve Regina in gregoriano. Tutti si commossero.
L'esorcista era in ginocchio davanti a padre Yves, ora c'era
il momento della confessione. Tutti uscirono dalla stanza, ora il volto di
padre Yves era sereno e raggiante, il volto di chi era ritornato a credere, a
sperare. Una pace invidiabile.
__________________________
Riepilogo:
Le conclusioni non spettano a noi, a noi spetta il
pregare e seguire la sana dottrina, fare sano discernimento e denunciare -
quando si può - con carità e verità, l'errore e poi attendere pazientemente.
Certo è che qui abbiamo un quadro inquietante: i gesuiti.
I Gesuiti che durante il concilio di Trento furono davvero eccezionali, santi e
santificatori e sempre i gesuiti che nel concilio Vaticano II non solo non sono
stati santi, ma neppure santificatori, anzi, hanno seminato errori, fior fiore
di eresie oggi non condannate (ricordiamo anche il gesuita Karl Rahner) ma
piuttosto sposate dagli attuali gesuiti che fanno corona di protezione attorno
ai loro maestri.
In questa storia che vi abbiamo raccontato, scritta da un
gesuita che per salvarsi l'anima lasciò i gesuiti, ci troviamo davanti al fatto
che per colpa dell'eresia gesuitica un sacerdote si lasciò corrompere fino alla
possessione mentre l'altro, l'esorcista, abbagliato dalle dottrine gesuitiche
ed essendo professore, trasmette l'errore rendendosi conto, solo dopo, i danni
seminati. La storia finisce bene perché, quando si combatte nel proprio
Getsemani con Gesù e Maria, si esce sempre vittoriosi, ma quante lacrime,
quanti drammi e quanti cadaveri lasciati per la via. Pensiamo a quanti
sacramenti (Battesimi, Cresime, Eucaristia, la Confessione, il Matrimonio e
pure il Viatico...) dati in questo modo, nell'eresia, quanti fedeli tratti in
inganno! E la battaglia non è finita, forse siamo solo nel cuore di questa
lotta, ma è certo che un pontificato gesuitico, con un Pontefice che non
nasconde nella sua pastorale la simpatia per queste eresie facendole proprie,
adottandole nello stile pastorale, non promette nulla di buono. Preghiamo incessantemente
per il Papa e restiamo fedeli al Catechismo, ai Santi, ai Padri, ai Dottori,
tutto il resto passerà, i Papi passano, ma la Chiesa trionferà, la dottrina
trionferà: Gesù ha vinto tutto!
Laudetur Jesus Christus
P.S. vi
consigliamo - qui - anche l'esorcismo attraverso il quale il
demonio fu costretto a recitare un magnifico sonetto circa l'Immacolatezza di
Maria Santissima
_________________
Note
1) di Malachi Martin "In mano a Satana" cinque
vite possedute dal demonio, cinque storie autentiche, del 1978, vedi
qui per l'acquisto. Non si tratta di "racconti" inventati o
storielle, sono fatti autentici e tutti documentati
2) ex gesuita padre Malachi Martin, un 'Savonarola' del
nostro tempo, confidente del Vaticano - è stato segretario del cardinale Bea
- ha poi chiesto ed ottenuto la dispensa da papa Paolo VI, per
perseguire una carriera più letteraria, mantenendo il voto di castità. Ha
criticato molto la Chiesa modernista, con accuse che arrivano a 'ci sono dei
satanisti in Vaticano' - vedi
qui -
3) Pierre Teilhard de Chardin SJ - vedi
qui.
4) po·stu·là·to/sostantivo maschile. Principio indimostrato
la cui validità si ammette a priori per evidenza o convenzione allo scopo di
fornire la spiegazione di determinati fatti o di costruire una teoria. In
logica, proposizione o regola di inferenza che si assume, senza provarne la
validità, fra i costituenti di un sistema deduttivo.
5) im·ma·nèn·te/ aggettivo. Insito e inseparabile
"le proprietà i. di un corpo". In filosofia (contrapposto a
trascendente), di ogni realtà coessenziale con altre.
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