ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 22 giugno 2016

La caccia al prete

Nostro dovere cristiano: difendere il Consacrato, l'Unto del Signore!


Potremmo trovare mille motivazioni, anche valide, per biasimare l'opera di un Consacrato e per abbandonarlo  inesorabilmente alla Giustizia Divina ed al disprezzo umano.
La sacra unzione crismale non conferisce infatti l'immunità ad un sacerdote indegno.
Il Sacro ordine presbiterale non immette i Consacrati in una casta di intoccabili tantè che essi vengono tentati dal diavolo mille volte di più di un laico e quando peccano lo fanno con una determinazione assai 
maggiore di normale fedele. 

Di preti-Giuda ne è piena la storia della Chiesa.
Guardiamo, ad esempio, come attualmente alcuni preti-Giuda stanno umiliando la Mistica Sposa di Cristo !



Quasi tutti gli eresiarchi che hanno dilaniato l'unità della Santa Chiesa furono ( e sono tuttora) dei Consacrati.
La storia ci insegna purtroppo che quasi tutti quelli che cercarono distruggere la vera Fede ricorrendo ai più efferati metodi contro gli stessi loro Confratelli nel Sacerdozio e contro i loro fratelli nel Battesimo furono dei Consacrati (penso, ad esempio, alla crudelissima persecuzione 
in Inghilterra contro i cattolici    scagliata dall'Arcivescovo di Canterbury Cranmer con lo scopo di inculcare nel popolo un "credo" protestantemente  anti-cattolico. Come ha potuto un Ministro di Dio, un Consacrato,  arrivare a tanta diabolica crudeltà ? ).

Ci sono,  tuttavia, milioni di sante motivazioni che ci spingono a difendere, i i Consacrati, gli Unti del Signore : i Sacerdoti!

Dobbiamo farlo e lo faremo impugnando la Croce e il Vangelo!

Leggiamo e facciamo nostro l'articolo di Alessandro Zorco che ci fa comprendere a quale basso livello siamo arrivati in Europa: la caccia al prete che proclama la Parola di Dio!

  

E' nostro dovere difendere, turandoci il naso, anche quei Vescovi che, stando immersi  nella sete di mondanità,  fanno finta di non vedere e di non sentire il vento di persecuzione che, prima o poi, interesserà anche le loro testoline piene solo di segatura... cioè di fatuo consenso umano...


In attesa del Trionfo del Cuore Immacolato di Maria preghiamo incessantemente per i Sacerdoti perseguitati fuori e dentro il sacro recinto della Chiesa.

Preghiamo anche per i persecutori dei Consacrati in stato di  peccato mortale e poichè il Signore è geloso dei Suoi Consacrati ne attirano anche il Suo giusto giudizio.
AC

In Europa è partita la caccia al prete
di Alessandro Zorco -
20 giugno 2016
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Ormai siamo in piena stagione di caccia.
Caccia al prete.
In Sardegna abbiamo avuto due casi eclatanti nelle scorse settimane.
Prima il vescovo di Sassari Paolo Atzei, bacchettato dalla stampa locale per aver detto (e poi ribadito più volte) che la carità deve iniziare con le persone più prossime e che la incontrollata accoglienza dei migranti stranieri rischia di fare perdere alle comunità la loro identità cristiana.
Immediatamente dopo è arrivato il caso, ancor più eclatante, di don Massimiliano Pusceddu, parroco di Decimoputzu, che ha utilizzato un brano della Lettera di San Paolo ai Romani (Cap. 1, paragrafo 26 e ss) per sintetizzare la posizione millenaria della Chiesa sullo scottante tema dell’omosessualità e per esprimere in maniera veemente la sua contrarietà alle unioni civili appena approvate dal Parlamento italiano.
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Il cosiddetto “peccato mortale”, ovvero la morte spirituale causata da comportamenti che la dottrina cattolica considera come peccati, è un concetto abbastanza elementare per chi abbia bazzicato almeno da piccolino le liturgie domenicali. 
Eppure le parole pronunciate lo scorso 28 maggio da don Max, così i suoi fedeli chiamano il parroco di Decimoputzu, hanno scatenato un vero e proprio finimondo. 
Anche perchè sono diventate di pubblico dominio pochi giorni prima della strage nel locale gay di Orlando in cui, lo scorso 12 giugno, sono state sterminate 49 persone.
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Chi però ha avuto la curiosità e la pazienza di ascoltare l’omelia su you tube ha potuto notare che il brano biblico, scritto – lo ricordiamo – circa duemila anni fa da San Paolo, è stato citato dal sacerdote per spiegare la sua contrarietà alle unioni civili appena approvate dal Parlamento e per difendere, seppure con la veemenza che lo caratterizza, la famiglia tradizionale.
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Certo, il parroco di Decimoputzu avrebbe potuto precisare che per la Chiesa la morte spirituale è cosa ben diversa da quella fisica. 
E che il concetto di peccato mortale si applica a tutti i comportamenti non cònsoni ai canoni cattolici, sia che li ponga in essere un omosessuale che un eterosessuale. 
Ma probabilmente non ha ritenuto di dover specificare queste cose pensando di rivolgersi solo ai fedeli che lo ascoltano ogni domenica e che dovrebbero saper interpretare i simboli biblici. 
Senza mettere in conto che l’omelia postata su you tubesarebbe stata ascoltata anche da persone che probabilmente non sono mai entrate in una chiesa e non hanno mai letto manco un versetto della Bibbia.
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Il risultato è che i giornali regionali e nazionali – prendendo alla lettera il brano di San Paolo – hanno messo alla berlina a titoli cubitali il prete perchè “augura la morte ai gay“. 
Insomma quei titoli forzati, conosciamo bene i meccanismi perversi della nostra informazione, sono diventati la verità assoluta.
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Da un giornale online che ha riportato per primo il contenuto dell’omelia recuperata su you tube quelle parole sono state scaraventate nelle prime pagine dei più importanti quotidiani nazionali. Infine è partita la caccia al prete. 
Don Massimiliano Pusceddu è stato denunciato dagli attivisti LGBT e ora rischia di essere condannato per istigazione all’odio per aver citato un brano della Bibbia. 
Un brano di San Paolo, apostolo delle genti.
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La caccia al prete in Spagna
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Ma la caccia al prete non è una novità. 
Qualche giorno prima, in Spagna ne ha fatto le spese anche l’arcivescovo di Valencia, il cardinale Antonio Cañizares. 
Ci sono leggi contrarie alla famiglia, l’azione ostile di forze politiche e sociali, alle quali aderiscono i movimenti dell’impero gay, di ideologie come il femminismo radicale o la più insidiosa di tutte, l’ideologia di genere – ha detto Cañizares in un’omelia pronunciata lo scorso 13 maggio. 
Questa situazione è grave e ha conseguenze tali per il futuro della società, che si può senza dubbio considerare la stabilità del matrimonio e della famiglia, insieme al suo sostegno e al riconoscimento pubblico, come il primo problema sociale, di attenzione ai più deboli e alle periferie esistenziali”.
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Anche in questo caso la caccia al prete è partita immediatamente. 
I movimenti LGBT spagnoli hanno presentato una denuncia in Procura, che fortunatamente è stata archiviata. 
Persino le istituzioni si sono schierate contro il prelato. 
Sia il presidente della Comunità Autonoma di Valencia, Ximo Puig, che la vice presidente, Monica Oltra, che ha parlato addirittura di “incitamento all’odio” e “messaggi misantropi che umiliano le donne“.
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Morale: il cardinale spagnolo, se riconosciuto colpevole di crimini d’odio dal parlamento della Comunità Autonoma di Valencia, (il verdetto si saprà a giorni), rischia fino a tre anni di carcere.
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Per il cardinale di Valencia si è mobilitata la comunità internazionale. 
E’ stata promossa una petizione che ha già raccolto oltre 150mila firme in pochi giorni tra Spagna e resto del mondo. 
Per don Massimiliano Pusceddu invece sta girando una petizione totalmente opposta: oltre 30mila persone ne chiedono le dimissioni. Dimissioni da prete? 
Da parroco?
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Resta da capire se in questo clima da caccia alle streghe, anzi da caccia al prete, che sarà sicuramente accentuato dalla legge Scalfarotto (che sicuramente sta per approdare in Parlamento), resterà ancora la possibilità di esprimere delle opinioni a favore della famiglia tradizionale formata da marito, moglie e figli. Oppure se viceversa chi dissente è destinato a finire i suoi giorni in cella. 
Anche perchè, secondo la dottrina cattolica, difendere la famiglia non è certo un crimine d’odio. 
E’ un dovere assoluto.
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Per concludere e per cercare di riabilitare la figura di San Paolo che, vista la mala parata rischia di passare per il vero omofobo e rimediare una condanna per istigazione all’odio retroattiva di duemila anni, vi propongo il brano forse più famoso dell’apostolo delle genti. 
L’inno alla carità. 
Quella carità che in questo periodo sta sempre più mancando.
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L’inno alla carità

Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli,
ma non avessi la carità,
sarei un bronzo risonante o un cembalo squillante.

Se avessi il dono della profezia
e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza
e avessi tutta la fede in modo da spostare le montagne,
ma non avessi la carità,
non sarei nulla.

Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri,
se dessi il mio corpo per essere arso,
e non avessi la carità,
non mi gioverebbe a nulla.

La carità è paziente,
è benigna la carità;

la carità non invidia, non si vanta,
non si gonfia, non manca di rispetto,
non cerca il proprio interesse, non si adira,
non tiene conto del male ricevuto,
ma si compiace della verità;

tutto tollera, tutto crede,
tutto spera, tutto sopporta.

La carità non verrà mai meno.

Le profezie scompariranno;
il dono delle lingue cesserà, la scienza svanirà;
conosciamo infatti imperfettamente,
e imperfettamente profetizziamo;
ma quando verrà la perfezione, sparirà ciò che è imperfetto.

Quando ero bambino, parlavo da bambino,
pensavo da bambino, ragionavo da bambino.
Da quando sono diventato uomo,
ho smesso le cose da bambino.

Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro;
ma allora vedremo faccia a faccia.
Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente,
come perfettamente sono conosciuto.

Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità;
ma la più grande di esse è la carità

Paolo – Prima lettera ai Corinzi 13,1

Fonte : Blogosocial 
Pubblicato da Andrea Carradori
http://traditiocatholica.blogspot.it/2016/06/nostro-dovere-cristiano-difendere-il.html#more

Manifesto blasfemo a Torino, il parroco dà ragione a chi lo ha affisso


cartello_g«Una serata della Madonna (Assunta in cielo)». Con questo blasfemo titolo, e un manifesto ancor più blasfemo (la Santissima Vergine Maria, Madre di Dio, in versione “dance”, con cappellino da marinaio, occhiali scuri e un disco in vinile tra le mani), alcuni ragazzi di Rocca Canavese (TO) si sono fatti promotori di una festa di musica dance dedicata alla protettrice della cittadina, appendendo le blasfeme locandine in giro per il paese e nei paesi limitrofi.
Il tutto sotto il beneplacito di don Diego Goso, il parroco che ha permesso di allestire anche la discoteca per la serata nei locali della parrocchia. Nel vicino paese di Cuorgnè, una parrocchiana, facendo il suo dovere, ha chiamato i vigili urbani per far rimuovere le locandine blasfeme e le forze dell’ordine le hanno dato ragione, rimuovendo i manifesti. Il parroco, invece, ha pensato di replicare allo scandalo dicendo che la locandina dei ragazzi l’ha «trovata molto originale. Usa il linguaggio dei giovani, un modo di porsi diretto. L’ho approvata, ci mancherebbe. Non vedo perché non avrei dovuto. Mi spiace se qualcuno si è sentito ferito, ma l’epoca dell’inquisizione è finita. E per fortuna è finita da un pezzo».
Per la cronaca, Don Goso è colui che, durante la festa dell’anno scorso, aveva ideato lo slogan «La birra è per…Messa».
Matteo Orlando

4 commenti:

  1. aggiungete un altro scalpo di un sacerdote lasciato alla gogna mediatica "indifeso" dal suo vescovo che sostiene i gay
    22 giugno 2016 la parola del Vescovo.L'amore contro ogni discriminazione
    stemma diocesi cagliari«Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza». Queste parole di Gesù, riportate dal Vangelo di Giovanni nel discorso del Buon Pastore (Gv. 10,10), mi accompagnano da vari giorni in mezzo al clamore nato dall’ormai famosa omelia di don Massimiliano Pusceddu e successive dichiarazioni, a commento di un passo della Lettera ai Romani (c. 1) che, estrapolato dal suo contesto e dall’insieme dell’insegnamento paolino, ha provocato gravi fraintendimenti e ha falsato anzitutto il pensiero di san Paolo che, nella stessa Lettera (c. 5 e 8), proclama senza ombre la Misericordia di Dio.
    La scorsa settimana il Portico ha già pubblicato una nota redazionale di netta presa di distanza, in risposta a una prima ondata di lettere e di messaggi che chiedevano chiarimenti. Contemporaneamente, unendosi alle parole di papa Francesco sulla strage avvenuta negli Stati Uniti a Orlando, il sito web della diocesi ribadiva la condanna di ogni forma di discriminazione. L’insegnamento della Chiesa è riassunto in modo chiaro ad esempio nel Catechismo della Chiesa Cattolica: senza dimenticare o nascondere la via indicata dal Signore bisogna però essere rispettosi e vicini a tutti, anche a chi non riesce ancora a seguire la strada da Lui proposta, senza giudicare nessuno, perché solo il Signore conosce fino in fondo le responsabilità di ciascuno. Nei giorni seguenti clamore e proteste sono aumentati superando ampiamente il livello locale, non solo per la facile diffusione nei social network ma per la delicatezza dell’argomento. Molte persone si sono rivolte a me personalmente, dicendomi la loro sofferenza e spesso la loro rabbia. Raccolgo e faccio mia la sofferenza di tutti coloro che si sono sentiti feriti in questa vicenda e chiedo scusa a nome mio e della nostra chiesa diocesana, perché un sacerdote, specialmente dall’altare, ma in realtà sempre, non rappresenta mai solo se stesso. All’interessato rinnovo la richiesta di osservare un congruo periodo di silenzio totale.
    A tutti chiedo di pregare ogni giorno per i sacerdoti, per chi sbaglia, per chi è accusato talora ingiustamente, e specialmente per i tantissimi che ogni giorno in silenzio servono il Signore e i fratelli, affinché non si scoraggino e sentano sempre vicino il Signore Gesù, specialmente quando respirano ostilità e incomprensione. Concludo ricordando quanto scriveva l’apostolo Pietro nella sua prima Lettera (3,15-16): «Pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi; tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto».
    + Arrigo Miglio

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  2. Nel libro della sapienza leggiamo: Perché sono ugualmente in odio a Dio l'empio e la sua empietà.(14,9)Con ciò è evidente che c’è una forma di odio consentita ma che in realtà è vera Carità nei confronti del peccatore, quindi l’odio non è preso per sé ma in rapporto al fine che è il bene e la salvezza dell’anima cui si esercita la Carità.
    Se le parole di Dio sono queste e la Volontà di Dio è questa noi stessi ci conformeremo a lui comportandoci allo stesso modo.
    Allora cosa deve essere amato del peccatore?Non certo il peccato, ma neanche il peccatore stesso altrimenti amando il peccatore si amerebbe anche il suo peccato.Anzitutto giudicare è un atto della mente umana poi è un atto di giustizia.
    D’altra parte, se prevale questa norma (il non giudicare), tutto andrà in rovina, nelle chiese, nelle città, nelle famiglie. Difatti se il padrone non giudica il servo, il padre non giudica il figlio, l’amico non giudica l’amico la malvagità crescerà. (S. G. Crisostomo Omelia 21,1)Miglio dice: "pregare ogni giorno per i sacerdoti...servono il Signore e i fratelli" si può servire Dio solo portando il suo insegnamento ai fratelli!Sia Lodato Gesù Cristo!

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