ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 10 giugno 2016

La cattedra dei farisei

La Cirinnà sale in cattedra dai Francescani per indottrinare i giornalisti sulla scrittura gay friendly La relatrice della legge sulle unioni civili invitata al workshop formativo per i giornalisti. Si parlerà di linguaggio da usare nei confronti delle temaiche Lgbt. Non è la prima volta che l'Ordine autorizza per la formazione dei giornalisti laboratori simili a senso unico, ma stavolta a destare curiosità è la location scelta: l'istituto francescano Seraphicum di Roma. Che, interepellato dalla Nuova BQ, si limita a rispondere: "Affittiamo le sale senza pregiudizi". La senatrice del Partito democratico Monica Cirinnà sale in cattedra in una Pontificia facoltà teologica per spiegare ai giornalisti la legge sulle unioni civili. L’iniziativa si terrà il 7 luglio a Roma,  all’auditorium del Seraphicum, complesso dei frati minori conventuali sulla via Laurentina, a pochi passi dall’Eur, che ospita anche la Pontificia facoltà teologica San Bonaventura.
L’evento rientra nel quadro dell’offerta per la formazione continua dei giornalisti professionisti ed è organizzato dall’Associazione Lucky Time, ente terzo autorizzato dal ministero della Giustizia a proporre corsi di formazione all’Ordine dei giornalisti. La facoltà teologica dedicata al biografo di San Francesco farà solo da cornice a questa lectio magistralis senza contraddittorio della madrina delle unioni civili e sedicente paladina dei diritti lgbt.
Gli stessi responsabili della Lucky Time raggiunti telefonicamente dalla Nuova BQ, confermano che l’istituto Seraphicum si è limitato a dare la disponibilità per l’affitto della sala, anche loro tuttavia hanno ammesso che “forse” il tema e gli ospiti del workshop potrebbero creare imbarazzo all’istituto e potrebbero quindi valutare anche la ricerca di una nuova sede per lo svolgimento del corso che assegna tre crediti formativi.
Al Seraphicum due laici poco disponibili a fornire spiegazioni prima hanno detto che non risultava loro alcun evento con la Cirinnà, poi dopo alcune verifiche hanno accertato che in effetti l’evento era in programma e che comunque loro affittano l’auditorium a chi ne fa richiesta “senza alcun pregiudizio”.
Sarebbe il caso invece che qualche giudizio preventivo se lo ponessero i vari istituti religiosi che mettono a disposizione i loro locali per le iniziative più disparate. Sempre a Roma, solo qualche mese fa, il Convento delle suore Pallottine di Porta Maggiore aveva aperto i suoi locali ad un corso di yoga (pratica spiritualista su cui la Chiesa si è espressa abbondantemente con molte riserve) organizzato da un’associazione che avrebbe dovuto ripetere il seminario di ‘Raja Yoga’ i prossimi 2 e 3 luglio se non si fossero sollevate le proteste di alcuni fedeli rimasti molto perplessi. Il corso, dopo l'articolo della Nuova BQ è stato spostato da quella sede. 
Ma farsi un’idea circa le posizioni della senatrice Dem relativamente a tutti i temi riguardanti la famiglia e il matrimonio è ancora più semplice che indagare su un corso di yoga. La Cirinnà, oltre ad essere la madrina della legge sulle unioni civili, ha sempre dichiarato pubblicamente la sua volontà di ridefinire l’istituto matrimoniale. In una recente intervista la parlamentare del Pd ha perfino legato l’approvazione delle mozioni sul matrimonio egualitario e l’adozione per le coppie gay al destino della riforma istituzionale che sarà confermata o bocciata con il referendum di ottobre.
In alcuni convegni (tesi proprio a spiegare la nuova legge come quello in programma alSeraphicum) a cui ha presenziato anche la Nuova BQ, la Cirinnà ha esposto tutto il repertorio del pensiero unico relativista, definendo le unioni civili un “matrimonio  moderno” a cui dovrebbero anelare anche gli eterosessuali perché non è previsto l’obbligo di fedeltà che la stessa senatrice ha definito “il residuo più forte del maschilismo che pregnava un tipo di normativa e quel tipo di matrimonio vincolistico e patriarcale facente riferimento alla famiglia tradizionale”.
In queste occasioni pubbliche la Cirinnà si è anche più volte detta favorevole ad una legalizzazione regolamentata dell’utero in affitto, ha detto che l’unica stella polare dei politici deve essere una “interpretazione evolutiva del diritto e della Costituzione” e che “l’etica e la coscienza non possono avere alcuno spazio pubblico”.  È poi noto a tutti che la Cirinnà è autrice del regolamento comunale in vigore a Roma che obbliga a non allontanare i cuccioli alla cagna prima di 60 giorni dalla nascita, premure che la stessa Cirinnà non ha mai ritenuto di esprimere nei confronti dei bambini acquistati tramite la barbara pratica della ‘gestazione per altri’.
Insomma si tratta di posizioni e parole che quanto meno stridono con la dottrina sociale della Chiesa e con lo stesso magistero di Papa Francesco che ha sempre esortato l’impegno nello spazio pubblico di laici dalla “coscienza ben formata”. Con molta probabilità queste dissertazioni saranno riproposte anche nella cornice del Seraphicum senza alcun contradditorio, visto e considerato che nella scheda informativa del Sistema informatizzato per la formazione dei giornalisti (Sigef) non appare nessun altro ‘docente’ del suddetto corso.
Chiedere quindi un po’ più di discernimento alle congregazioni e agli ordini religiosi che affittano le proprie strutture non è quindi un atto di arroganza o di censura, ma un umile invito affinché gli spazi posseduti e custoditi dalla Chiesa non facciano da cassa di risonanza ad esplicite impostazioni ideologiche che entrano in conflitto con la visione cristiana del bene comune e dell’antropologia umana. Considerazioni condivise anche da numerosi giornalisti cattolici che hanno segnalato il corso tenuto dalla Cirinnà alla redazione della Nuova BQ.
Un discorso a parte va fatto poi sull’offerta formativa approvata dall’Ordine dei Giornalisti. La sceda dell’evento spiega che “il momento formativo offre ai giornalisti la possibilità di incontrare la Senatrice Monica Cirinnà, autrice dell'omonimo progetto di legge sugli uguali diritti per insegnare attraverso un confronto aperto a parlare correttamente di questi temi alla luce anche delle recenti evoluzioni normative”.
Non si fa mistero quindi che un esponente politico sarà chiamato ad “insegnare” ai giornalisti a parlare “correttamente” di questi temi. Come minimo viene da chiedersi se tutto questo sia deontologicamente corretto. Manuali e mostri sacri del giornalismo non hanno sempre detto che un politico va intervistato, incalzato e messo alla prova dei fatti piuttosto che lasciato parlare senza alcun contradditorio? Non ci hanno sempre detto che il giornalista è il cane da guardia della democrazia e che mai deve prendere per oro colato tutto ciò che gli viene detto dalla classe politica?
Sarebbe quindi il caso che vengano subito date le opportune rassicurazioni che il corso non sia l’ennesima occasione tesa alla rieducazione dei giornalisti ad un linguaggio ‘politicamente corretto’. Diciamo questo perché appena il mese scorso il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti ha cancellato il corso riservato ai cronisti su ‘Unioni civili, omofobia, famiglia. L’uso del linguaggio per le minoranze sessuali nei mass media’. La decisione è avvenuta dopo la lettura dell'articolo di denuncia della Nuova BQ in cui evidenziavamo come il seminario, che si sarebbe dovuto tenere l'8 giugno, fosse tenuto da un sedicente pedagogo dei diritti gay che però sui social network aggrediva, insultandoli, tutti quei giornalisti o politici che si oppongono all'indottrinamento forzato della nuova lingua gay friendly. 
A conferma di tutte le nostre riserve sull’evento, il docente del corso Alessandro Galvani, saputo che non avrebbe più tenuto la lezione, aveva ironizzato sull'articolo della Nuova BQ con il suo consueto stile: "Comunque alla Nuova BQ hanno ragione, non può fare seminari ai giornalisti uno che non insulta i froci, ma i fasci".
Ad ogni modo il nostro intento non sarà mai quello di impedire alla senatrice Cirinnà di esprimere le sue posizioni in un consesso pubblico. Riteniamo però opportuno che siano poste tutte le condizioni affinché non sia spacciata come formazione professionale una lezione su questioni di particolare sensibilità etica e giuridica, tenuta unicamente da un parlamentare che sulle suddette questioni ha un collocamento radicale che mai potrà offrire quella visione pluralista richiesta ai giornalisti. 

di Luca Paci 10-06-2016 

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-la-cirinna-sale-in-cattedra-dai-francescani-perindottrinare-i-giornalisti-sulla-scrittura-gay-friendly-16432.htm
La famiglia controversa (nella Chiesa)
E’ il titolo di un libro, non lungo ma certamente illuminante per capire. Capire la Chiesa di oggi, con le sue tensioni, che maturano da decenni, e il desiderio di revanche di alcuni uomini dopo l'epoca di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.


La famiglia controversa.   E’ il titolo di un libro, non lungo ma certamente illuminante per capire. Capire la Chiesa di oggi, con le sue tensioni, che maturano da decenni, e il desiderio di revanche di alcuni uomini e tendenze che la gigantesca personalità di Giovanni Paolo II e il rigore logico e teologico di Benedetto XVI avevano consegnato a un’epoca – il post concilio – di turbolenze di crisi.  

E’ un libro scritto a quattro mani da Lorenzo Bertocchi e Matteo Matzuzzi, esperti di Chiesa e di informazione. Uno strumento necessario per rileggere soprattutto la storia dei due Sinodi, quello straordinario del 2015 e quello ordinario del 2016 sulla famiglia.  

Uno dei meriti di questa opera, agile e scorrevolissima (editore Castelvecchi, 134 pagine, 14.50 euro) è quella di mettere in fila, dando così un senso, a tutti gli episodi, talvolta apparentemente sconnessi, che hanno segnato questo capitolo della storia della Chiesa. In maniera rigorosa, senza nulla o quasi nulla concedere a indiscrezioni e notizie di back stage, se non garantite al limone; e preoccupandosi, sempre, di non perdere di vista il filo principale del racconto, per fare in modo che tutti i pezzi trovassero un senso, nel disegno. Che di disegno si tratta, preparato e gestito, dai suoi prodromi, nell’ottobre 2013, fino all’Amoris Laetitia che è storia di questi giorni.  

Molto lucidamente gli autori sottolineano che di vera battaglia si è trattato, e ancora si tratta; qualche cosa che va oltre il (non) semplice problema della comunione a persone divorziate e risposate civilmente. "Una contesa tra chi, dentro e fuori i sacri palazzi a una certa legge ancora ci crede, e chi invece ha sostanzialmente abdicato per approdare a quella regnante nel nostro tempo". 

Il problema è il ruolo, e l’importanza dei sacramenti, e in particolare a confessione ed eucarestia, per chi è cattolico. Se sia lecito, credendo che l’ostia sia qualche cosa di diverso da una sfoglia di grano, riceverla sempre e comunque. E se sia la propria coscienza personale l’arbitro ultimo o quasi in questa vicenda.  

Chi ha seguito, come chi scrive, professionalmente la saga del Sinodo, nei tentativi di censura e di versioni accomodanti da parte dell’informazione ufficiale, consiglia la lettura di questa opera, per capire e per interpretare molto di quello che sta accadendo ancora adesso. E in particolare vi raccomando la storia narrata a pagina 13, una storia di amore. Una donna lasciata sola con i figli piccoli, dal marito, che vent’anni dopo viene a sapere che lui sta morendo, solo, in uno scantinato a Milano. Prende l’aspettativa dal lavoro, e va ad assisterlo fino alla fine, per poi tornare alla sua vita di prima. E non è un film (anche se meriterebbe di diventarlo), ma è realmente successo, a una donna che credeva davvero nel matrimonio. 
MARCO TOSATTI

10/06/2016
http://www.lastampa.it/2016/06/10/blogs/san-pietro-e-dintorni/la-famiglia-controversa-nella-chiesa-HhIUEjrytaPZOOVaHbSmjO/pagina.html

L’eretico secondo Francesco

Il Papa si scaglia contro chi s’affida solo alla “rigidità della legge” e “agli idealismi che non ci fanno bene”. E invita a vivere di “sano realismo cattolico”. Che è quello dell’ et et e non dell’aut aut

Papa Francesco (foto LaPresse)
Roma. “Tante volte non si può arrivare alla perfezione, ma almeno fate quello che potete, mettetevi d’accordo per non arrivare al giudizio. E’ questo il sano realismo della chiesa cattolica, che mai insegna ‘o questo o quello’. Piuttosto la chiesa dice ‘questo e questo’. Ecco il sano realismo del cattolicesimo. Invece non è cattolico ma è eretico dire ‘o questo o niente’”. Nella consueta omelia mattutina di Santa Marta, Francesco si scaglia contro l’idealismo rigido che “non permette di riconciliarsi”.
E’ l’idealismo degli scribi e dei farisei, “tanto che quando veniva un profeta che dava loro un po’ di gioia lo perseguitavano e anche lo ammazzavano: non c’era posto per i profeti lì”. La chiesa non può contemplare il tutto o il niente, bisogna vivere “la santità piccolina del negoziato”, che poi è ciò che viene insegnato. La strada da seguire, la ricetta proposta, è quella “del possibile”, ha spiegato il Pontefice, che per la sua riflessione è partito dal Vangelo del giorno. “Gesù – ha detto – è il vero legislatore, quello che ci insegna come dev’essere la legge per essere giusti”. Il problema è che “il popolo era un po’ disorientato, un po’ allo sbando, perché non sapeva cosa fare e quelli che insegnavano la legge non erano coerenti. Ed è proprio Gesù stesso a dire loro: ‘Fate quello che dicono, ma non quello che fanno’. Del resto – ha sottolineato Bergoglio – non erano coerenti nella loro vita, non erano una testimonianza di vita”.

ARTICOLI CORRELATI Disordine senza frontiere Il cristiano coerente non è applaudito. Sull’inspiegabilità di Francesco Il filosofo Rémi Brague smonta il paragone papale tra Corano e VangeloEd ecco che torna l’esigenza di “superare”, concetto già illustrato la scorsa settimana ai sacerdoti che hanno seguìto le tre meditazioni spirituali offerte dal Papa in occasione del Giubileo loro dedicato. Francesco in quell’occasione aveva detto “a volte mi dà un misto di pena e di indignazione quando qualcuno si premura di spiegare l’ultima raccomandazione, il ‘non peccare più’. E utilizza questa frase per ‘difendere’ Gesù e che non rimanga il fatto che si è scavalcata la legge”. Stavolta, il Pontefice ha rimarcato come Cristo, “in questo passo del Vangelo dice che ‘la vostra giustizia deve superare quella degli scribi e dei farisei’. A questo popolo un po’ imprigionato in questa gabbia senza uscita, Gesù indica il cammino per uscire: è sempre un uscire in su, superare, andare in su”. Il disorientamento del popolo era inevitabile, anche perché “Gesù afferma che è peccato non solo uccidere, ma anche insultare e sgridare il fratello. E questo fa bene sentirlo, proprio in questo tempo dove noi siamo tanto abituati ai qualificativi e abbiamo un vocabolario tanto creativo per insultare gli altri. Anche offendere – ha chiosato Bergoglio – è peccato, è uccidere”.

Qui Francesco ha tratto un paragone con i tempi correnti, citando gli esempi di contro testimonianza che pure sono presenti nella chiesa: “Quante volte noi nella chiesa sentiamo queste cose, quante volte!”, ha detto, ricordando come sia frequente sentire frasi del tipo: “Ma quel prete, quell’uomo, quella donna dell’Azione cattolica, quel vescovo, quel Papa ci dicono ‘dovete fare così!’, e lui fa il contrario”. Questo – ha aggiunto – è proprio “lo scandalo che ferisce il popolo e non lascia che il popolo di Dio cresca, che vada avanti. Non libera”. E anche “questo popolo aveva visto la rigidità di questi scribi e farisei”.

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