ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 15 giugno 2016

L’eugeniopensiero

  E adesso Scalfari si sente “posseduto”

scalfari 2
Cosa sia esattamente lo Spirito Santo è ciò che ha tentato di spiegare in un’omelia fin troppo semplicePapa Bergoglio, il laureato cum laude in proselitismo di massa, e che Scalfari riprende nel suo sermone su Repubblica rendendolo definitivamente incomprensibile sia ai fedeli sia agli scettici. Pare che lo Spirito Santo non risparmi nessuno, nemmeno uno spirito laico (o ateo) come lui, che ammette di sentirlo vibrare nel suo “io” più profondo che corrisponde al “me” più intimo.
È complicato, ma provateci voi a decifrare l’eugeniopensiero nella sua ultima “messa cantata” (questa volta non della domenica, ma del lunedì) come chiamano i suoi articoloni: «Tutte le persone che appartengono alla nostra specie hanno un “me” dentro al proprio “sé”, e tutti hanno anche un “noi”», lo stile è questo, facciamocene una ragione, «Paolo di Tarso non fu tra gli apostoli di Gesù, e come tale egli disse se stesso e gli altri dissero lui».

Il cocktail di pronomi e un sofistico giro di parole fanno da aureola al suo catechismo: lo Spirito Santo esiste e ne siamo posseduti tutti, credenti e non, volenti o non. E lui è il neo posseduto numero uno, il primo a crederci con tutto se stesso, col suo “me”, il suo “io” e il suo “noi”, da convinto punto di riferimento del pensiero giusto e universale.
D’accordo che Bergoglio sta trascinando le masse come da secoli non riusciva a un pontefice, ma proprio per questo pensavamo non arrivasse ad agganciare l’intellighenzia sinistra di cui il depositario è Scalfari, che invece di rendere accessibili concetti teologici complessi si ritrova a complicare il catechismo di terza elementare.
Invero, l’intento del Maestro sarebbe un invito all’ascolto del proprio “io” più recondito, la ricerca della coscienza perduta e di un equilibrio psicofisico cristiano per convivere meglio con se stessi e col prossimo. E allora uno si sforza di sorbirsi due pagine di sermone, chissà che non ritrovi quello Spirito Santo perso per strada tra l’ufficio e il supermercato e che lo aiuterebbe a sopportare cristianamente anche la suocera. E invece leggi: «Chi ha creato l’universo in cui viviamo? Una risposta scientifica spiega come è fatto ma non com’è nato e come morirà». Aiuto, siamo fermi al Medioevo. In sostanza, cerco di interpretare, Scalfari dice che chi non si pone il problema dell’aldilà non può nemmeno immaginare Dio, e fin qui lo sapevo dalle suore dell’asilo. Che «i miti sono molti e ci aiutano a vivere, come la fantasia e la creatività», un mix di espedienti consolatori che vorrebbero indirizzarti alla fede. Che «lo spirito è così e non l’ha definito la mente», che «la mente è immateriale e materialissima perché è il cervello che la crea», così è se vi pare, insomma. Più che Santo sembra uno spirito realistico-visionario, il passepartout che non scontenta nessuno e che fa sembrare idiota chi non afferra un concetto in apparenza contraddittorio ma che nasconderebbe verità alla portata di pochi eletti.
Caro Scalfari, apprezziamo la rispolverata di storia sull’inventore dello Spirito Santo e per averci complicato il mistero della Trinità, ma a questo punto ringrazio di più l’educazione religiosa delle mie suore che trasmettevano concetti teologici con un minimo di spessore: lo Spirito Santo era semmai il punto di partenza per sviluppare uno spirito critico. E riuscire magari ad afferrare il pensiero di un Ratzinger.  Ma in Scalfari alberga anche uno spirito da pseudo etologo: «il “me” non esiste salvo per alcuni animali nobili e addomesticabili, il cavallo, il cane, numerose qualità di scimmie, i gatti e pochissimi altri», e segue la lezioncina sugli effetti della domesticazione, peccato che nemmeno questo coincida con le lezioni di biologia delle medie.
Sconfinare nella tuttologia e nascondere con uno stile linguisticamente perverso l’ignoranza nella scienza più elementare non equivale a scremare l’agognata élite di lettori a favore di un seguito di timorati e ciechi seguaci del Verbo in terra?
Forse l’intento, anche malcelato, è proprio quello, con l’aggravante del carattere soporifero che supera persino gli articolati saggi storici di Mieli sul Corriere, che solo a guardarli vien voglia di attaccarsi subito allo spirito, quello della Grappa del Nonno, e di andare a filosofare sul gol di Pellè. Con tutti noi stessi.

3 commenti:

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  2. Laura sei grande!
    Sarebbe meglio che scalfari e compagni si attacchino loro allo "spirito" in una osteria per poi intonare "osteria numero uno!" Sarebbero onesti con se stessi e con il mondo, ma non contenti di vivere nell'errore ci vogliono portare il più possibile tante altre persone, ma questo non è il mestiere di chi ci considera animali e lo vuole dimostrare a Dio creatore?

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  3. ..e ricordati sempre che il tempo è superiore allo spazio.

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