Il sagace editore Marco Solfanelli pubblica, al seguito di una proposta avanzata dall'autorevole Roberto de Mattei, il voluminoso Ipotesi teologica di un papa eretico, un saggio scritto dal celebre pensatore brasiliano Arnaldo Xavier da Silveira, che si è formato alla scuola del concittadino Plinio Correa de Oliveira.
L'autore propone un puntuale, esauriente esame delle due diverse e contrarie soluzioni del problema posto ai teologi dall'eventualità (ipotetica) di un Papa eretico.
Al proposito è citato dall'autore il caso di un papa del VII secolo, Onorio I, il quale (secondo il giudizio di un suo successore, Leone II) “non illuminò questa Chiesa apostolica con la dottrina della tradizione apostolica, ma tentò di sovvertire l'immacolata fede con un profano tradimento”.
La prima, moderata e cauta interpretazione della tesi esposta nello scritto di Leone II fu formulata dal cardinale Louis Billot (1846-1931), il quale sostenne “anche se Dio può impedire che il Papa eretico causi danno alla Chiesa, il modo più dolce di agire della Provvidenza fa sì che, avendo Dio promesso che il Papa non sbaglierà mai nel definire, di conseguenza provvede che egli non diventi mai eretico”.
Il Palmieri, dal suo canto, propose una attenuazione del giudizio formulato dal cardinale Billot e, non avendo esclusa l'ipotesi del papa personalmente eretico, sostenne la tesi centrista secondo cui “si può dedurre come necessaria solo quell'infallibilità [del papa] che è necessaria e sufficiente per raggiungere il fine di confermare i fedeli”.
Opportunamente l'autore cita l'opinione dell'autorevole Matteo da Coronata o.f.m.c. secondo il quale “non si può provare che il Romano Pontefice, come dottore privato, non possa diventare eretico”.
Tuttavia rimane inevitabile la condivisione della tesi del gesuita Francisco Suarez, secondo cui “in nessun caso, anche di eresia, il Pontefice è immediatamente privato della sua dignità e del suo potere da Dio stesso, prima del giudizio e della condanna degli uomini. E' questo che in ogni caso si ritiene comunemente”.
Nella prefazione Roberto de Mattei apprezza la sentenza di Suarez ma afferma: “Il vero problema non è quello dell'ipotesi del Papa eretico, ammessa dalla larghissima maggioranza dei teologi. Il punto su cui manca ancora il consenso riguarda le condizioni e il momento in cui il Papa eretico perderebbe la sua carica. Ammessa la possibilità dell'eresia, chi può giudicare infatti il Papa eretico se nessuno gli è superiore?”
La eventualità del papa eretico è fuori discussione, dal momento che la violazione dell'infallibilità compete unicamente alla dottrina affermata ex cathedra, una eventualità difficilmente compatibile con l'eterodossia, che è sempre associata alla scaltra reticenza e all'ipocrisia. L'autore del saggio rammenta, infatti, che essendo la Chiesa una società visibile “può punire giuridicamente soltanto i peccati che si manifestino in una maniera visibile”.
D'altra parte il Papa ritenuto eretico non può essere deposto, dal momento che la deposizione (giusta l'opinione dei più autorevoli teologi) dovrebbe essere attuata da una superiore (e inesistente) autorità religiosa.
L'assenza di un'autorità terrena superiore al papa è l'ostacolo che il sedavacantismo (quantunque motivato, giustificato e condiviso dagli sbigottiti spettatori dei pittoreschi sbandamenti del regnante pontefice) non può violare.
Un teologo che nessuno può seriamente giudicare conformista e servile, Don Curzio Nitoglia, afferma che la motivata perplessità non può rovesciarsi nella protesta collerica e configgere con l'obbligo di rispettare il Santo Padre. E tanto meno può consegnarsi alle contraddizioni del sedevacantismo.
Il tradizionalismo sedevacantista infatti è una ragione imprigionante. Numerosi e qualificati teologi (fra i molti Paolo Pasqualucci, Emanuele du Chalard, Curzio Nitoglia, Mario Socci, Sandro Magister, Roberto De Mattei, Maria Guarini, Piero Giorgio Seveso, Piero Nicola) intravedono nell'acrobatico e oscillante ragionamento di papa Bergoglio intorno alla comunione ai divorziati l'ombra dell'eresia e la ferma intenzione di alterare la legge stabilita da Nostro Signore.
Altri teologi, insieme con scrittori d'alto profilo, alla calorosa e affettuosa socializzazione del papa con gli alfieri del laicismo trucido e decerebrato altera l'equilibrio tra fedeli e atei, tra pecore e lupi, e tra la fermezza e il cauto rispetto che la somma autorità ecclesiastica deve a se stessa. .
All'orizzonte luccica la ridicola scena degli amorosi dialoghi con gli abati del partito e del giornalismo radicale/mortale. Purtroppo. E rimane la somiglianza delle facezia di papa Francesco con le classiche battute dello scollacciato umorista milanese Marcello Rambaldi Guidasci. L'eresia è una disgrazie nascosta nei fumi del buonismo galoppante. Il ridicolo rimane – imperterrito – a mostrare la avventurosa radice della teologia progressista.
Piero Vassallo
Pubblicato da Edizioni Solfanelli
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