ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 9 giugno 2016

Semina non Verbi

Quelle orge gay di seminaristi. E la Tv dei vescovi sdogana gli Lgbt
Colleen Bayer, presidente del "Family Life International" della Nuova Zelanda, ha raccontato durante un incontro di cui circola un video in rete alcune drammatiche storie tutte legate all’ideologia gender e gay dentro la Chiesa e i seminari romani. Una denuncia che trova inquietanti conferme nello sdoganamento dell’omosessualità da parte di qualche eminente cardinale e della Tv dei vescovi italiani.
Il 6 giugno sulla televisione della Conferenza episcopale italiana, durante il programma “Il diario di Papa Francesco”, é successo qualcosa che non ha precedenti. Per la prima volta un’emittente cattolica ufficiale e legata alla gerarchia ecclesiastica, Tv2000, ospitava coloro che già all'inizio di maggio erano stati definiti dal quotidiano della Cei, Avvenire, con l'espressione di «cristiani Lgbt». Un ossimoro non meno grave che se il giornale avesse titolato «cristiani abortisti», indice della grande confusione dottrinale ed esistenziale della Chiesa. 

In studio, tre sedicenti cattolici del gruppo "Ponti Sospesi", che raccoglie appunto quanti si definiscono “cristiani Lgbt” e che non solo hanno attrazioni verso persone dello stesso sesso, ma convivono con loro convinti che la Chiesa debba arrendersi all'"amore". Fra gli ospiti anche una suora senza abito e un sacerdote sicuri che «siccome Dio ci ama» approva qualsiasi cosa facciamo. Così, in appena una ventina di minuti, lo sdoganamento di quello che prima veniva respinto, almeno pubblicamente dagli organi ufficiali della Chiesa, è avvenuto citando l'esortazione apostolica "Amoris Letitia" di papa Francesco. Precisamente al punto 250 che parla di «rispettoso accompagnamento, affinché coloro che manifestano la tendenza omosessuale possano avere gli aiuti necessari per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita». Volontà che, non si ricorda mai, è inscritta nella natura ordinata dal Creatore stesso, come dice il Catechismo. E che, se tradita, si ritorce contro l'uomo.
Ma mentre la televisione dei vescovi parlava dell'omosessualità normalizzandola e nascondendone il dramma esistenziale, in modo affettato e quindi fuorviante, a Roma una voce coraggiosa e importante si è alzata per difendere quello che la Chiesa di Gesù Cristo proclama da 2000 anni attraverso il suo Magistero e le Sacre scritture: la verità sulla pratica omosessuale che è in contrasto con la volontà di Dio (un abominio ai suoi occhi dice san Paolo), innanzitutto perché nuoce alla creatura che la pratica. Colleen Bayer, presidente del "Family Life International" della Nuova Zelanda, ha raccontato durante un incontro di cui circola un video in rete pubblicato sempre il 6 giugno, alcune storie diverse, ma tutte legate all’ideologia gender e all'omosessualità. 
Bayer ha cominciato ricordando «quello che ci hanno detto su Christoph Schönborn  (il cardinale di Vienna che ha presentato l'esortazione apostolica, ndr)», il quale ha fatto «un errore enorme parlando di "elementi positivi" dell'omosessualità» e spiegando in un'intervista del 2015 alla Civiltà cattolica che «la Chiesa non deve guardare per prima cosa nella camera da letto, ma in sala da pranzo!». Dire questo, ha continuato Bayer, è «spazzatura, spazzatura», perché «un nostro amico prete ha perso la vita per quello che succede in camera da letto: per favore pregate per la sua anima». La donna ha quindi narrato la vicenda di questo giovane anglicano, convertito al cattolicesimo, che entrò in seminario a Roma, nonostante avesse dichiarato ai superiori le sue angosce e fatiche nelle relazioni, che lo portavano ad avere attrazioni compulsive verso gli uomini. 
Comunque ordinato, venne inviato in Nuova Zelanda, dove cinque anni di ministero non servirono a lenirne la disperazione, sebbene continuasse a dare sfogo alle sue compulsioni. Fu allora che, incontrando Bayer e suo marito, il sacerdote si confidò chiedendo loro aiuto: «"Oh Colleen", mi disse, "non sai cosa facevamo a Roma il venerdì sera, ci incontravamo"...e facevano quello che fanno gli omosessuali». In quel momento, ha spiegato l'attivista pro family, «mi svelò i festini romani del venerdì sera con altri seminaristi», che «si concludevano in orge omosessuali». E «mi si spezzò il cuore. Fino ad allora pensavo che noi tutti adoravamo Dio sotto la cupola di Roma, che venire qui era venire a casa. Ma poi, sapere che nei seminari qui...». 
Il sacerdote gli svelò infatti «la devastazione, la sporcizia e cose avvenute che sono spaventose». Bayer si é poi chiesta chi ha accettato queste persone nei seminari, spiegando l'angoscia del sacerdote poi morto suicida. E ha concluso: «Come, nel nome di Dio, è avvenuto questo sotto la cupola di Roma?...Come un cardinale di Roma, se è vero che ha detto così, può affermare una cosa del genere?». Successivamente, ha ricordato un'altra vicenda, quella di una ragazza incinta malmenata dalla "fidanzata" abortista, descrivendo la relazione sentimentale fra due donne come violenta e possessiva: «Quando vidi il corpo di Jackie mi pianse il cuore per via dei tagli e dei lividi e i pizzicotti, sapendo che nella sua vita era stata terribilmente violentata e ferita». E non è che questo avvenga indipendentemente dal sesso diverso o identico del partner. O che si debba per forza arrivare alla violenza fisica.
Infatti, per dire quanto la dottrina di Cristo e della Chiesa che deplora l'omosessualità sia più caritatevole di ogni melassa mondana spacciata per amore di Dio, basta leggere chi, come Luca Di Tolve, in seguito alla conversione e alla psicoterapia ha trovato il compimento che cercava solo con una donna. Nel suo libro, “Ero Gay. A Medjugorje ho trovato me stesso”, Di Tolve scrive il perché della natura disperante di questi rapporti: «Il movente profondo che spinge ad adottare comportamenti omosessuali è sempre il medesimo: quello di assumere le caratteristiche maschili che non riesci a esprimere in te stesso». Mentre solo «due uomini o due donne scoprono nella diversità gli elementi complementari per cui arrivano a essere, creando una famiglia, dono gli uni per gli altri...due uomini e due donne, invece, non riusciranno mai, mettendosi insieme, ad arrivare alla pienezza di sé, perché non troveranno nel partner dello stesso sesso quegli elementi biologici e psicologici costitutivi dell'altro sesso, che li completa...È forse per questo che, nel praticare sesso con altri uomini, non ho trovato pace. Forse per questo ho avuto poi la forza di reagire e intraprendere un cammino di virilità, utile e autorevole nella mia identità». Quella che Cristo e la Chiesa hanno a cuore e per cui bisognerebbe combattere con forza e coraggio ogni menzogna. 
Invece, pare proprio di assistere a quanto la Madonna predisse nel 1995 a Civitavecchia, con l'ammissione finale dell'allora vescovo della diocesi, monsignor Girolamo Grillo, inizialmente feroce oppositore delle apparizioni: «Figli miei le tenebre di satana stanno oscurando ormai tutto il mondo e stanno oscurando anche la Chiesa di Dio. A Roma le tenebre stanno scendendo sempre di più sulla roccia che mio figlio Gesù vi ha lasciato per edificare, educare e far crescere spiritualmente i suoi figli». Di fronte all'apostasia, Bayer ha spiegato che occorre «essere consapevoli dei tentacoli di Satana, cercare le mani di Dio e perseverare», affinché Dio stesso «ci guidi fuori dal fango» attraverso «uomini e donne di Dio», attraverso «l'ortodossia, mettendo al centro la Chiesa e il suo servizio, con un grande senso di urgenza e con pazienza». 
Mentre, come domandò la Madonna a Civitavecchia, invitando alla fedeltà, alla verità, alla preghiera, all'Eucarestia il popolo, toccherebbe anche ai vescovi: «...il vostro compito è di continuare la crescita della Chiesa di Dio, essendo voi gli eredi di Dio, tornate a essere un cuor solo pieno di vera fede... consacratevi tutti a me, al mio Cuore Immacolato, e io proteggerò la vostra Nazione sotto il mio manto ora pieno di grazie».

di Benedetta Frigerio 09-06-2016

Mons. Grech: Valorizzare i “semi del Verbo” nei conviventi, nei divorziati e nelle unioni civili


grech«La Chiesa deve sempre proporre la perfezione e invitare le persone a dare una risposta più completa a Dio, ma dobbiamo anche apprezzare gli elementi costruttivi di coloro che ancora non corrispondono o non potranno mai corrispondere con l’insegnamento della Chiesa sul matrimonio. Questi includono coppie conviventi, persone divorziate e quelli in unione civile. La chiesa dovrebbe guardare con amore verso coloro che partecipano alla sua vita in modo imperfetto».
Sono parole di Mons. Mario Grech, vescovo di Gozo e presidente della Conferenza episcopale di Malta, durante una conferenza di presentazione dell’esortazione Amoris laetitia. Si tratta indubbiamente di una valorizzazione notevole di quei “semi del Verbo” da riconoscere in ogni tipo di unione di cui era stato un grande sostenitore il cardinale Schonborn, dentro e fuori l’Aula Nuova del sinodo (Cfr. QUI). Un tema di cui sembravano essersi perse le tracce tra il sinodo straordinario e quello ordinario, anche perché fortemente contrastato nel dibattito in aula, ma che è riemerso chiaramente in Amoris laetitia (Cfr. nn. 76-79).
«La nostra azione pastorale – prosegue il vescovo – dovrebbe essere basata su quattro azioni: accettare, accompagnare, discernere e integrare. Il Papa ci dice che è importante che noi aiutiamo le persone divorziate che si trovano in un nuovo rapporto per sentirsi parte della Chiesa, che non sono scomunicati o considerati come tali, in quanto essi formano parte della comunione ecclesiale».
A proposito dell’accesso ai sacramenti per le coppie cosiddette “irregolari” monsignor Grech sostiene che non è in pericolo la dottrina, ma «il Papa ci dice che è possibile che in una situazione oggettiva di peccato – che può non essere soggettivamente colpevole, o completamente tale – una persona può vivere in grazia di Dio, si può amare e si può anche crescere nella vita di grazia e di carità, mentre riceve l’aiuto della Chiesa a questo scopo. In alcuni casi questo aiuto può essere dato anche dai sacramenti. La Santa Comunione non è un dono per i perfetti, ma un farmaco efficace e nutrimento per i più deboli».
E’ chiaro il riferimento di monsignor Grech alla tanto discussa nota 351 di Amoris laetitia, quella per cui, secondo qualcuno, non può assolutamente modificare la prassi precedente espressa dall’esortazione Familiaris consortio al n°84, mentre secondo altri, la prassi precedente sarebbe in qualche modo sviluppata.
In concreto, il nodo rimane sempre lo stesso: possono i divorziati risposati che continuano a vivere more uxorio (secondo il costume matrimoniale, NdR) accedere alla Santa Eucaristia? Dobbiamo registrare, come già è stato durante il lunghissimo dibattito sinodale, che continuano ad esserci interpretazioni di Amoris laetitia abbastanza diverse: alla domanda precedente, qualcuno sembra dire sì, in certi casi; altri rispondono no, perchè altrimenti si tocca la dottrina dell’indissolubilità del matrimonio, pur continuando a dire che non la si tocca. (LB)

Pubblicato il
  in sinodo2015.

1 commento:

  1. La soluzione mai come adesso sta nei buoni vecchi ROGHI!!!

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