ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 31 luglio 2016

Anidride carbonica

Preghiera di uno “zitello” che fa il Papa





Il 30 luglio 2016, a Cracovia, in visita alla chiesa di San Francesco, Papa Francesco ha pensato bene di rivolgere a Dio una preghiera strappalacrime per la pace nel mondo, chiedendo la difesa dal terrorismo.
Ecco la preghiera

O Dio onnipotente e misericordioso, Signore dell’Universo e della storia. Tutto ciò che hai creato è buono, e la Tua compassione per gli errori dell’uomo è inesauribile.
Oggi veniamo a Te per chiederTi di conservare il mondo e i suoi abitanti nella pace, di allontanare da esso l’ondata devastante del terrorismo, di riportare l’amicizia e infondere nei cuori delle Tue creature il dono della fiducia e della disponibilità a perdonare.
O Datore della vita, Ti preghiamo anche per tutti coloro che sono morti come vittime di brutali attacchi terroristici. Dona loro una ricompensa eterna. Che intercedano per il mondo, dilaniato dai conflitti e dai contrasti.
O Gesù, Principe della Pace, Ti preghiamo per chi è stato ferito in questi atti di inumana violenza: bambini e giovani, donne e uomini, anziani, persone innocenti coinvolte solo per fatalità nel male. Guarisci il loro corpo e il loro cuore e consolali con la Tua forza, cancellando nel contempo l’odio e il desiderio di vendetta.
Spirito Santo Consolatore, visita le famiglie delle vittime del terrorismo, famiglie che soffrono senza loro colpa. Avvolgile col manto della Tua misericordia divina. Fa’ che ritrovino in Te e in se stessi la forza e il coraggio per continuare ad essere fratelli e sorelle per gli altri, soprattutto per gli immigrati, testimoniando con la loro vita il Tuo amore.
Tocca i cuori dei terroristi, affinché riconoscano il male delle loro azioni e tornino sulla via della pace e del bene, del rispetto per la vita e della dignità di ogni uomo, indipendentemente dalla religione, dalla provenienza, dalla ricchezza o dalla povertà.
O Dio, Padre Eterno, esaudisci nella Tua misericordia la preghiera che innalziamo a Te tra il fragore e la disperazione del mondo. Ci rivolgiamo a Te con grande speranza, ricolmi di fiducia nella Tua infinita Misericordia, affidandoci all’intercessione della Tua Santissima Madre, resi forti dall’esempio dei beati martiri del Perù, Zbigniew e Michele, che hai reso valorosi testimoni del Vangelo, al punto che hanno offerto il loro sangue, e chiediamo il dono della pace e l’allontanamento da noi della piaga del terrorismo.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.

Da essa si evince che il mondo sarebbe afflitto da una nuova piaga: il terrorismo, che non si capisce bene cosa sia e chi lo produca. Sembrerebbe una di quelle piaghe che ogni tanto il Signore manda nel mondo per punire la cattiveria umana e la miscredenza degli uomini. Ma questa possibilità non sembra neanche sfiorare la mente di Bergoglio, che si rivolge a Dio come se il protagonista dell’esistenza fosse solo l’uomo… un po’ incattivito perché non rispetta la dignità dell’uomo, appunto, e non segue la via della pace.

Leggendo e rileggendo questa sentimentaloide preghiera non si riesce a trovare il minimo cenno alla necessità di conformarsi alle leggi di Dio, anzi si trova una delle usuali declamazioni che disconoscono Dio, del tipo: “riconoscano il male delle loro azioni e tornino sulla via della pace e del bene, del rispetto per la vita e della dignità di ogni uomo, indipendentemente dalla religione, dalla provenienza, dalla ricchezza o dalla povertà.”, legata a quest’altra che equipara l’aiuto di Dio alla potenza intima dell’uomo: “Fa’ che ritrovino in Te e in se stessi la forza e il coraggio per continuare ad essere fratelli e sorelle per gli altri, soprattutto per gli immigrati, testimoniando con la loro vita il Tuo amore.

L’unica giustificazione che si può trovare per queste insulse aspirazioni è che in realtà non intendono affermare alcunché, limitandosi ad esprimere una sorta di afflato sentimentale che copioso e vuoto sgorga da un animo sommerso dal pathos, senza nulla voler dire se non di se stesso.
A questo bisogna aggiungere che un tale animo sente con forza il richiamo del valore della “dignità dell’uomo”, che percepisce come fosse “il” valore, l’“assoluto”, al punto da appellarsi ad esso “indipendentemente dalla religione, dalla provenienza, dalla ricchezza o dalla povertà.

Non v’è dubbio che non siamo alla presenza di una preghiera formulata da un papa, ma al cospetto di un bel discorsetto esortativo pronunciato in sala da pranzo a beneficio degli amici commensali, ed è questo che giustifica lo strafalcione dell’“essere fratelli e sorelle per gli altri, soprattutto per gli immigrati”, come se non fosse cosa acclarata che i cosiddetti “terroristi”, non meglio definiti, non sono altro che degli immigrati che sono stati accolti irresponsabilmente senza che i preti si preoccupassero di convertirli al bene e alla pace e cioè a Cristo; e senza che la cosiddetta “società civile” si preoccupasse di adeguarli alle costumanze dei popoli che li accolgono o quantomeno di guardarli a vista.
Ma a Bergoglio sembra non interessare tutto questo, e dalla lontana Cracovia, terra dei Santi Stanislao e Casimiro, si rivolge accorato a Dio non per appellarsi al loro esempio, ma per perorare la causa terrena della pace senza Dio.
Una distrazione?

Magari fosse così, invece si tratta semplicemente di un modo di sentire e di essere che è stato forgiato nelle fucine del Vaticano II e nelle officine del post-concilio, dove piuttosto che temprare l’acciaio ci si è compiaciuti di esaltare il ferro, illudendosi che bastassero le belle parole per trasmutarlo in oro: una sorta di rinnovata impresa da moderni alchimisti che, da incoscienti apprendisti stregoni, invece di dare ossigeno all’animo del fedele e dell’uomo moderno, hanno profuso anidride carbonica, provocando una sorta di precipitazione sulfurea intorno alla quale ballano gioiosi mille diavoli con le loro streghe e i loro terroristi.



Il guaio di tutta questa faccenda sta nel fatto, di non poco conto, che essa si svolge nel contesto della cosiddetta Giornata Mondiale delle Gioventù, cioè in un contesto che dovrebbe mirare, almeno in teoria, a fornire insegnamenti edificanti ai giovani cattolici, qui convenuti da tutto il mondo.
Se tale è l’insegnamento “edificante” di papa Bergoglio, come meravigliarsi poi se il mondo va sempre più in sfacelo e continui a produrre le più inaspettate brutture e disgrazie?
In realtà, più che di aspirazioni alla correzione, qui ci troviamo al cospetto di propositi che non intaccano il male, se addirittura non lo alimentano. Propositi che, fondati sulla centralità dell’uomo, conducono quest’ultimo sempre più lontano da Dio.
Altro che pace!

Un esempio della fondatezza di quanto abbiamo qui detto lo si può trovare osservando con attenzione, soprattutto dal punto di vista simbolico – o se si vuole dal punto di vista del messaggio subliminale -, il “promo” ufficiale di questa GMG di Cracovia.



di Belvecchio

http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV1616_Belvecchio_Preghiera_di_uno_zitello.html

Come si può negare la verità? Il Papa e lo scandalo di quel perché senza risposta

C’è una ragione per cui Francesco è così silente di fronte al jihad? Forse sì e la risposta alla domanda è sofisticata, esausta, rassegnata e drammatica
di Giuliano Ferrara | 29 Luglio 2016 ore 06:17 Foglio
COMMENTA 2 |   | 
Perché? Il bollino del Papa è importante. Una volta si chiamava Bolla, e tutto era deciso al momento della sua promulgazione. Quello del Papa non è un giudizio come un altro. La selezione nella sede romana, spirito santo a parte, è millenaria (bi). Curia e struttura incorporano saggezza, astuzia, ricognizione multisecolare, equilibrio, senso del tempo e della durata. L’infallibilità non c’entra, riguarda materia dogmatica definita ex cathedra. Ma di fronte alla pervicace, ostinata volontà papale di dire che no, l’attacco islamico non è da confondere con la religione, quando è del tutto evidente l’opposto, e ormai lo ammettono i generali laici al Cairo e perfino gli imam del centro teologico musulmano maggiore, e lo riferiscono i fatti che ci sgomentano mentre illuminano le interpretazioni e non si fanno sostituire dalle opinioni, allora la domanda deve essere una e una sola: perché?
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C’è anche lo scandalo laico, fuori dalla chiesa. Avete letto Sofri, Cerasa, Marcenaro e altri negli ultimi giorni. Se sterminano i disegnatori satirici libertini e ti viene da dire, a te Papa, che a parlare male della religione si rimedia un cazzotto, è scandalo; se sgozzano un anziano sacerdote gridando che il loro Dio è insuperabile e tenendo un sermone in chiesa, dopo anni di persecuzione e morte e schiavitù distribuita alle minoranze religiose del vicino oriente, ma tu te la prendi con una “guerra che con la religione non c’entra”, e infili la filastrocca degli interessi del denaro o della lotta per accaparrarsi le risorse, e voli verso la gioventù del mondo, a Cracovia, per spargere quel sale dell’amore che ha perso il gusto del sale, è scandalo.
Lo scandalo è in quel perché senza risposta. Si tende a pensare che un Papa sia una persona intelligente. Che sia libero dai pregiudizi e dalla paura. Che non abbia debiti storici, che non si faccia intrappolare nel senso di colpa occidentale, che non si vergogni di una chiesa santa e fallibile, casta e meretrice, nel mentre è sotto attacco insieme con la società in cui si esprime la sua libertà. Che sappia discernere il grano dal loglio. Che sia all’altezza della Croce, che non sia necessario ricordargli come amare i nemici voglia dire che esistono nemici da combattere, e da amare, e che si può porgere la propria altra guancia ma non la guancia di tutti gli altri, come ha ricordato Sofri. Forse pensa che la verità di Ratisbona, l’intimo collegamento della predicazione maomettana e della violenza come mezzo di conversione e dominio fideistico, non la si possa decentemente dire, ripetere, praticare  senza correre rischi fatali, perché è intellettualistica, perché non è con un simile paternoster che si può governare il mondo delle civilizzazioni in contrasto. Chissà. Forse è convinto che l’Europa e l’America del nord sono cause perse, e che bisogna cercare altre vie altri luoghi altri carismi allo scopo di evitare una sottomissione ormai in corso nello scontro tra profetismo islamico e cultura illuminata d’occidente. Mi piacerebbe davvero pensare che la risposta a quel perché è una risposta povera, che anche un Papa può semplicemente dire delle scemenze, ma ho paura che sia invece una risposta ricca, sofisticata, esausta, rassegnata e scandalosa
Mario Mauro • 3 ore fa
L'atteggiamento del Papa è incomprensibile persino a Ferrara, che di solito un'idea di come vanno le cose ce l'ha.
Si era accennato, altrove, alla Bibbia, alle parole forti dell'Ecclesiaste, s'erano tirati in ballo Tommaso e Bernardo, e qualsiasi persona ragionevole dice a se stessa che un conto era farsi divorare dai leoni per dimostrare la forza della propria fede, e un conto è farsi divorare dai leoni per lasciarla calpestare e sottomettere questa fede. Dimostrandone, all'opposto, la debolezza.
Questa mattina ho sentito che ai giovani, in Polonia è stata ricordata la forza del perdono. Ma c'è perdono e perdono, e contraddizione aperta tra il perdono ai carnefici che volevano impedire l'affermarsi della fede e il perdonare quelli che la vogliono distruggere, per giunta lasciandoglielo fare.
Ma il vicario di Cristo dice altrimenti e al cattolico osservante non resta che, attaccare il ciuccio dove vuole il padrone, espressione volgare ma calzantissima.
Però è avvilente.
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Fabrizia Lucato • 3 ore fa
Comunque, calma e sangue freddo. Il vostro parlare sia sì sì, no no, tutto il resto viene dal diavolo. Crediamo in Qualcuno che è la via, la verità e la vita? Allora niente paura: proclamiamola questa verità che dobbiamo testimoniare, non nascondiamola. Le furbizie, le tattiche, le strategie sono solo polvere. La nostra casa è fondata sulla roccia: resisterà ad ogni vento. La barca con il Maestro a bordo non teme nessuna tempesta. E no, non vogliamo andarcene anche noi: perché Tu solo hai parole di vita eterna.

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