ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 6 luglio 2016

Pornoteologi

AUTO-LIQUIDAZIONE DELLA CHIESA


    Ecumenismo nefasto e protestantizzazione portano la Chiesa all’auto-liquidazione. I cavalli di Troia del modernismo semiprotestante e neomarxista hanno portato alla relativizzazione del messaggio della Rivelazione cristiana 
di Francesco Lamendola




A partire dalla stagione post-conciliare sono entrate nella mappa concettuale dei cattolici alcune formule ed espressioni nuove, mai prima sentite o professate, che, con l’avallo della Gerarchia e con il sostegno, non sempre disinteressato, dei media, specialmente di quelli non cattolici, o di quelli cattolici cosiddetti progressisti, hanno acquistato velocemente il valore di verità auto-evidenti, che nessuno si degna di giustificare, perché vengono dati per scontati, anche se sono palesemente in contrasto, o in un rapporto molto ambiguo e molto difficile, con tutto ciò che, fino ad allora, ha fatto parte della Tradizione cattolica, della dottrina, della pastorale e della liturgia.
Uno di tali concetti nuovi è quello di “ecumenismo”, ossia la tendenza, e il relativo movimento, a riunire le diverse confessioni cristiane per riportarle all’unità originaria, partendo dal dato fondamentale della fede nella santissima Trinità e nel valore salvifico e redentore della Incarnazione di Gesù Cristo, della sua Passione, Morte e Resurrezione; e considerando, nello stesso tempo, la divisone oggi esistente, alla stregua di uno scandalo intollerabile, che deve essere assolutamente rimosso, perché offensivo nei confronti del sacrificio di Cristo medesimo e dell’azione salvifica dello Spirito Santo. Una tappa fondamentale su questa via è stata l’istituzione, nel 1960, del Segretariato per l’unità dei cristiani, un organismo voluto da Giovanni XXIII e preparato da uomini come il domenicano Yves Congar, i quali già da tempo intrattenevano rapporti di simpatia e di collaborazione con esponenti delle varie confessioni protestanti e che, poco dopo, ebbero una parte di primissimo piano nel definire alcuni indirizzi fondamentali del Concilio Vaticano II (il quale, si faccia attenzione alle date, era stato indetto già nel 1959 e dunque prima, e non dopo, l’istituzione del Segretariato stesso). Più tardi, nel 1988, il papa Giovanni Paolo II ha trasformato il Segretariato in Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani (in seguito Pontificio Consiglio perla promozione dell’unità dei cristiani), che ha portato a una serie di dialoghi, incontri, accordi bilaterali, sia con le Chiese protestanti, sia con le Chiese orientali, e alla stesura di testi interconfessionali.
Una delle espressioni dello spirito ecumenico è l’associazione Pro Civitate Christiana di Assisi, fondata da don Giovanni Rossi nel 1939, che negli anni del ’68 è diventata il centro coagulante dei cattolici di sinistra e che ha nella rivista quindicinale Rocca il suo battagliero organo di stampa. Basta dare una scorsa agli intellettuali che gravitavano e tuttora gravitano attorno a questa associazione, per convincersi che si tratta di un cavallo di Troia del modernismo semiprotestante e neomarxista per insinuarsi all’interno della Chiesa cattolica e della cultura cattolica ed spugnarle pacificamente, senza clamore né drammi: Raniero La Valle, Enzo Bianchi, Luigi Ciotti, Giulio Girardi, Ernesto Balducci, Roger Garaudy, Lucio Lombardo Radice, Tonino Bello. C’è bisogno di ricordare che, nel 1974, essa si è apertamente schierata contro il referendum per l’abrogazione della legge sul divorzio? Probabilmente sì, perché molti cattolici, specie delle ultime generazioni, queste cose non le sano, o non vi prestano la dovuta attenzione: eppure Gesù ha ammonito, con esemplare chiarezza, che l’albero si riconosce dai frutti, e che l’albero buono non può dare frutti cattivi, e viceversa. E c’è bisogno di ricordare che Pier Paolo Pasolini concepì il film Il Vangelo secondo Matteo dopo aver partecipato ad un convegno di questa associazione? Pensiamo di sì, anche in questo caso, specialmente dopo che quel film è stato riportato agli onori della critica di parte cattolica, con espressioni di sperticata ammirazione: eppure, chiunque lo guardi senza pregiudizi di alcun tipo, si accorge subito che il Gesù in esso rappresentato non è il Gesù dei cattolici, e nemmeno di cristiani di qualsiasi confessione, perché è solo un maestro di giustizia, un predicatore ispirato, insomma un uomo come tutti gli altri, morto sulla croce come tanti altri.
Cornelio Fabro, a proposito dei teologi progressisti degli anni Sessanta e Settanta del ‘900, tutti imbevuti di marxismo e di psicanalisi freudiana, aveva coniato una espressione molto dura, impietosa, ma sostanzialmente esatta, per definirli e per definire la loro tesi secondo la quale il cristiano deve rivendicare la sua “liberazione” anche in termini sociali, sessuali, eccetera, con una prospettiva molto simile, se non identica, a quella freudiani e dei marxisti (e non ci risulta che i vari Girardi abbiamo mai fatto ammenda delle loro idee, o chiesto scusa per il colossale abbaglio preso confondendo Il Capitale con il Vangelo): li chiamava pornoteologi, nonché seminatori di confusione. Purtroppo, costoro hanno fatto scuola e ora la Chiesa cattolica e la cultura cattolica sono letteralmente infestate dai loro seguaci e nipotini, i quali, con la massima disinvoltura, spacciano per “cattolico” ciò che cattolico non è, anzi, cioè che è completamente anti-cattolico, e, in particolare, diffondono quello che Fabro definiva un ecumenismo nefasto, che ha portato alla graduale e, forse, irreparabile penetrazione di idee e pratiche protestanti entro il cattolicesimo, a cominciare dal mistero cristiano per eccellenza: l’Eucarestia.
Scriveva Cornelio Fabro, il grande studioso e traduttore di Kierkegaard e una delle menti teologiche più lucide, ma passata quasi inosservata, parte per la modestia innata del suo carattere, parte per il monopolio culturale esercitato dai cattolici progressisti e, in genere, dalla sinistra, negli anni del post-concilio (da: C. Fabro, L’avventura delle teologia progressista, Milano, Rusconi Editore, 1974, pp. 40-41; 291-293; 300-301):

Sembra che i nuovi teologi siano convinti che il magistero stesso di fatto abbia rinunziato alla funzione di guida  e di giudizio inappellabile per i credenti, quale finora era stata esercitata e quale è stata nuovamente dichiarata a proposito del Vaticano II. È bastato che, nella mutata condizione dei tempi, il magistero sopprimesse l’”Index librorum prohibitorum” e fossero tolte o mitigate alcune censure, perché i nuovi teologi si sentissero autorizzati come gli unici interpreti e arbitri della fede e gli ermeneuti intoccabili della Parola di Dio. Più ancora, non solo si sono comportati con gli scritti  e con i fatti “come se” il magistero non esistesse, ma non hanno esitato – Rahner in testa – a contestarne apertamente gli atti formali: per esempio, il “Sillabo” di Pio IX, la “Pascendi” di Pio X, la “Humani generis” di Pio XII, la “Humanae vitae” e il “Credo” di Paolo VI… esigendo da quest’ultimo la ritrattazione, se ci tiene a essere credibile…!
Il messaggio cristiano è messaggio di salvezza in quanto annunzia la CONVERSIONE DELL’UOMO A DIO e la lotta contro il mondo. Esso distingue il mondo creato da Dio e gli uomini chiamati a salvarsi e a essere figli di Dio, dal mondo che odia Dio e dagli uomini che rifiutano la fede e si immergono nel mondo come se questo fosse l’unico orizzonte della libertà. È questo anche l’orizzonte della svolta antropologia, della teologia orizzontale? […]
La ricordata teologia progressista ha prodotto numerose importanti ALTERAZIONI NELLA CHIESA, devo dirlo. Non posso né voglio qui enumerarle. Ma UN tratto è comune a molte, anzi alla maggior parte di queste alterazioni, cioè l’adattamento alla dottrina e alla prassi della Riforma, ai contenuti e alle forme protestanti. La leva delle aspirazioni protestatizzanti è il cosiddetto ecumenismo cattolico proclamato dal concilio Vaticano II. Infatti i suoi influssi minacciano, secondo la mia osservazione, la Chiesa con la perdita della sua identità. In primo luogo si deve dire che molti cosiddetti teologi cattolici lavorano come i protestanti, cioè trascurando i principi della teologia cattolica. Con assoluta spregiudicatezza e come fosse evidente, essi operano con il principio protestante della “sola Scriptura”. Nessuna meraviglia che essi giungano a posizioni protestanti L’ecumenismo esige quella nebulosità e mancanza di chiarezza di cui una volta lo storico Joseph Lortz ha detto che è uno dei più importanti presupposti per il successo del movimento di Martin Lutero. Alcuni esempi: in primo luogo la TEOLOGIA DEL SACERDOZIO. Se il sacerdozio di fatto non è essenzialmente diverso dal laicato, è chiaro che il sacerdozio cattolico deve stare alla periferia  della coscienza cattolica oppure essere completamene eliminato. Un altro esempio: Döpfner e Dietzfelbinger, il cardinale cattolico e il vescovo protestante del Land bavarese hanno fatto una dichiarazione comune sulla INDISSOLUBILITÀ DEL MATRIMONIO. Chiunque conosca anche da lontano la dottrina protestante del matrimonio sa che i protestanti per indissolubilità del matrimonio intendono qualcosa di essenzialmente diverso da quello che intende la Chiesa cattolica. Di questa differenza essenziale non si parla affatto in questa dichiarazione. Ma che cos’è il valore in generale di una dichiarazione comune, dalla cui interpretazione e collocazione nella prassi subito emergono gravissime differenze, sempre supponendo che si voglia mantenere la fede cattolica? In secondo luogo, le STRUTTURE, le MANIFESTAZIONI VITALI e laDISCIPLINA della Chiesa vengono in misura crescente  adattate alle idee protestanti. Il sistema di consiglio in Germania, per esempio,  viene delibato in parte notevole da fonti della Riforma. Una gran parte delle alterazioni della LITURGIA sta sotto il modello protestante, come ci assicurano gli stessi autori protestanti. In tutte le possibili occasioni che sono offerte alla Chiesa cattolica per dispiegare oggi la sua vita, anzi soltanto per professare la sua fede, viene contrapposto l’ecumenismo. Esempio: se si devono canonizzar ei martiri inglesi, ecco la minaccia del peggioramento del clima ecumenico. Se si avvicina la festa del Corpus Domini  si parla del dovere di aver riguardo dei fratelli separati. Molti tesori e valori che la nostra Chiesa possedeva rispetto alle altre comunità religiose sono stati negli ultimi anni – per i cosiddetti riguardi ecumenici – distrutti o lasciati nello sfondo. Un po’ alla volta anche il cattolico più paziente, che vuole restare cattolico, si domanda se l’ecumenismo così’inteso non sia un mezzo  per strangolare la fede cattolica.[…]
Tra le cause più determinanti dell’allontanamento dei fedeli vanno indicate l’introduzione del culto interconfessionale e la depravazione della predicazione cristiana. Quando i frequentatori della chiesa sono oltraggiati dal pulpito, quando gli atei vengono loro presentati come modelli, quando un umanesimo universale sostituisce l’Evangelo e le verità della fede  vengono apertamente negate, allora simili comportamenti con l’andare del tempo scuotono la pazienza anche dei migliori cattolici, per tacere dei molti che frequentano il culto non per i motivi più alti.
Una responsabilità non meno lieve, secondo il May, spetta alla RIFORMA LITURGICA per aver lasciato briglia sciolta al dilagare degli esperimenti di ogni genere. La cosa più sacra che la Chiesa possiede, l’Eucaristia, è diventata un campo di giostra di ideologi e fanatici tra la costernazione e la dolorosa sorpresa dei fedeli. Anche l’abbandono del canto gregoriano, della lingua latina e della musica ecclesiastica ha avuto il suo peso. Si è ridotti, lamenta May, che la notte di Natale le pastorali le cantano ora solo i protestanti.

Davanti alla crisi dalle enormi dimensioni che sta vivendo oggi la Chiesa cattolica, i teologi progressisti e i vescovi e i preti modernisti seguitano a proporre, quale “rimedio”, una strategia che è assai peggiore del male: insistere sulla via dell’ecumenismo, inteso come resa del cattolicesimo e come sua crescente protestantizzazione; affrettare il ritmo delle “riforme”, che altro non sono se non tappe di un processo sempre più palese di auto-castrazione e auto-demolizione; accelerare e intensificare il “dialogo” con i protestanti, con gli atei, con le religioni non cristiane, relativizzando sempre più il messaggio della Rivelazione cristiana, erodendo i due pilastri della Tradizione e della Scrittura, introducendo metodi esegetici di tipo razionalista e immanentista, in modo da estirpare il soprannaturale dalla Bibbia e da ridurre il Vangelo ad una specie di morale innocua e zuccherosa, conciliabile con le peggiori deviazioni della società moderna, dall’aborto, all’eutanasia, ai cosiddetti matrimoni omosessuali. Le pratiche di pietà, l’adorazione del Santissimo Sacramento, il culto della Vergine, dei Santi, tutto questo viene attenuato e lentamente, dolcemente, accompagnato verso l’uscita, come qualcosa che, poco a poco, dovrà scomparire, quasi fosse una inutile zavorra sulla via della instaurazione del “vero” cristianesimo: che, a questo punto, non si capisce davvero che cosa mai sarà, visto che somiglia, piuttosto, a una religione sincretista umanitaria, a una gnosi di matrice massonica e deista, buona per tutti i palati, con un solo denominatore comune: la sostituzione della centralità dell’uomo a quella di Dio; la negazione, implicita o esplicita, della natura decaduta, e quindi del peccato e della necessità della redenzione; insomma: la capacità dell’uomo di salvarsi da se stesso, il suo diritto ad auto-glorificarsi, negando la distinzione fra il bene e il male e affermando, come voleva Nietzsche, che è bene tutto quel che egli desidera e male tutto ciò cui deve rinunciare...

Ecumenismo nefasto e protestantizzazione portano la Chiesa all’auto-liquidazione

di Francesco Lamendola

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.