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domenica 17 luglio 2016

Zar de noantri

Lombardi addio. In Vaticano c'è un nuovo viceré della comunicazione

viganò
Con il suo ultimo motu proprio sulla separazione delle funzioni di amministrazione da quelle di controllo, papa Francesco ha tarpato definitivamente le ali al cardinale George Pell, che la stampa anglofona – a lui tuttora favorevole – aveva insignito dell'epiteto di nuovo "zar" delle finanze vaticane.
Ma se la stella del prefetto della segreteria per l'economia sembra ormai offuscata, nel firmamento vaticano brilla sempre di più quella del prefetto dell'altra nuova segreteria, quella per le comunicazioni.

L'ambrosiano trapiantato a Roma Dario Edoardo Viganò, infatti, pur non essendo né cardinale né vescovo ma solo semplice sacerdote – caso forse unico negli ultimi centocinquant'anni della curia romana –, e pur non essendo stato ancora insignito dal circuito mediatico dell'epiteto, sta diventando di fatto il vero "zar" del sistema comunicativo della Santa Sede. Con uno stile più consono all'atmosfera delle logge vaticane rispetto al porporato australiano, che le ha calpestate come il classico elefante nella cristalleria.
Nel giro di pochi mesi Viganò ha cancellato il pontifico consiglio delle comunicazioni sociali mandando in pensione con qualche mese di anticipo una vecchia volpe della diplomazia vaticana come l'arcivescovo Claudio Maria Celli.
Non solo. Viganò  ha anche azzerato il triplice incarico concentrato nelle mani di padre Federico Lombardi (che era contemporaneamente a capo della tv, della radio e della sala stampa vaticane), espropriando i gesuiti della storica emittente, che gestivano fin dalla nascita, e immettendo come nuovo direttore della sala stampa un numerario dell'Opus Dei, lo statunitense Greg Burke, e come vice una neocatecumenale, la spagnola Paloma García Ovejero: immissione un po' paradossale nell'attuale pontificato, a meno che questo sia il massimo che papa Jorge Mario Bergoglio sia disposto a concedere in curia ai seguaci di Escrivà e di Kiko.
Ma l'opera di monsignor Viganò non finisce qui. Ora bisogna vedere che fine farà fare a "L'Osservatore Romano" e se i salesiani che gestiscono la tipografia vaticana dai tempi di Pio XI faranno la stessa fine dei seguaci di sant'Ignazio, estromessi dalla radio.
E soprattutto si vedrà come funzioneranno i rapporti con la segreteria di Stato, che con il suo perdurante ufficio informazioni alle dirette dipendenze del sostituto Giovanni Angelo Becciu rimane l'unico contraltare allo strapotere della nuova segreteria guidata dallo "zar" Viganò, o meglio, più che "zar", viceré, perché Viganò, al contrario di Pell, è ben consapevole che di "zar" nella Chiesa cattolica ce n'è oggi uno solo e si chiama Francesco.
Il quale non ha mancato nei giorni scorsi di fare di testa sua anche nel campo assegnato a Viganò, piazzando un protestante suo amico, Marcelo Figueroa, a direttore della nuova edizione argentina de "L'Osservatore Romano".

Settimo Cielo di Sandro Magister 17 lug http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/07/17/lombardi-addio-in-vaticano-ce-un-nuovo-vicere-della-comunicazione/

1 commento:

  1. Più che viceré questo don Viganò ricorda molto la figura dell'utile idiota insignito dell'"onore" di fare il lavoro sporco in nome e per conto di. (come da collaudatissime e obsolete logiche aziendali).

    Obiettivo:
    il totale sovvertimento dell'ordine costituito, come da piano ordito dal gran capo.

    Non è detto che don Viganò ne sia consapevole...

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