ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 24 agosto 2016

"Posso solo affidarmi a Dio"



Amatrice. Il coraggio di non mollare scritto nei suoi santi


Ci sono città il cui destino sembra scritto nella loro storia. Amatrice, che era e continuerà ad essere fra i borghi più belli d’Italia e del mondo, è oggi fra le località più colpite dal tragico terremoto che questa notte ha scosso il centro della Penisola. Isolata, colpita nei suoi abitanti e nei suoi edifici, la cittadina del reatino non è distrutta, non è scomparsa. Lo dice la sua storia. Una storia che per Amatrice passa anche attraverso la devozione popolare.

Come quella alla Madonna di Filetta, compatrona di Amatrice. Di questo santuario si racconta una storia che dice molto del carattere degli amatriciani. Si narra infatti che nella seconda metà del ‘400 una pastorella di nome Chiara Valente, che viveva con la famiglia nella frazione di Filetta, avesse trovato riparo da un temporale sotto ad una quercia. Proprio lì la giovane trovò un cammeo di fattura romana, raffigurante il volto di una donna. La ragazza raccolse il monile e, giunta a casa, lo mise in una credenza. Il giorno successivo l’abitazione dei Valente fu rischiarata da una grande luce. Cercatane non senza timore la fonte, il bagliore si scoprì provenire dall’effige. Credendolo animato da forze maligne, il cammeo venne portato nella vicina Amatrice perché venisse distrutto, ma né il fuoco di una fornace, né i colpi dei fabbri riuscirono a scalfirlo. Da quel giorno nella donna del cammeo che non volle essere distrutta fu riconosciuta la Vergine Maria e nel luogo del ritrovamento dell’effige venne eretto un santuario. Da allora ogni anno una processione celebra la Patrona del paese, coraggiosa e indistruttibile come Amatrice stessa.
Tanti i terremoti che hanno colpito Amatrice – da quello del 7 ottobre 1639, a quelli del 1646 e del 1703, in concomitanza con il grande terremoto dell’Aquila – e tanti i motivi, fra guerre e alluvioni, per abbandonare questo spicchio di Lazio, splendido e difficile. Facile sarebbe stato seguire l’ispirazione dell’altro santo venerato in città, Martino di Tours, patrono certo di cavalieri e albergatori, ma anche santo per eccellenza di quanti si trasferiscono, di sinistrati e di forestieri. Eppure gli abitanti di Amatrice non se ne vanno, preferendo guardare alla carità e al coraggio di quel santo cavaliere. Qualità che gli amatriciani stanno dimostrando ancora una volta in queste ore. Una città «degna in vero di pianti e di lacrime», scriveva nella sua «Relatione del terribile e spauentoso terremoto» del 1639 il cronachista Carlo Tiberij. Ferita, ma non distrutta. Non scomparsa.



"Vorrei urlare, ma non serve. Posso solo affidarmi a Dio"

La rabbia di don Cesare, aiutante del parroco di Amatrice: "Vorrei urlare, ma non serve a nulla. Posso solo affidarmi a Dio"


Sotto le macerie del convento del Santissimo Sacramento sono ancora intrappolate sette persone, quattro anziani e tre suore. Schiacciate dal tetto che ha ceduto subito dopo scossa delle 3.35. Il convento ospitava sei suore e quattro anziani, arrivati ad Amatrice per passare l'estate. Tre delle religiose sono state estratte vive, due sono state trasportate in ospedale mentre la più giovane ha una profonda ferita in fronte. Ma è in piedi. "Mi scoppia la testa che vorrei sbatterla al muro - dice al giornale.it - ma sono viva grazie a Dio". Le altre tre consorelle, invece, lottano per la vita sotto cumuli di macerie. O forse sono già morte. Le speranze sono appese ad un filo finissimo. I soccorritori non riescono ad entrare all'interno dello stabile: i muri portanti hanno ceduto e il telo ha schiacciato il terzo piano della struttura portando giù anche il secondo solaio. Proprio quello dove si trovavano gli anziani e le suore. Nemmeno i cani addestrati per la ricerca dei dispersi possono sovrastare le migliaia di tonnellate di calcinacci accumulati. Dalla finestra si vede un letto distrutto e qualche straccio. Nel momento in cui scriviamo, alcuni soccorritori degli alpini sono saliti in cima alle macerie nella speranza di trovare qualcosa. Ma non sentono muoversi nulla. Si spera di sentire un gemito, un grido di dolore. "Siamo trepidanti, siamo afflitti - dice Don Giorgio - Vorremmo fare qualcosa". Non riesce a contenere il dolore. "Proviamo tristezza e impotenza di fronte alle forze della natura. Ma la fede non ci manca. Anche in questo momento il Signore è vicino a noi e a chi soffre". Di fronte alla porta del convento ci sono alcuni familiari. Come Massimo Terlizzi, che ha preso la macchina non appena ha appreso la notizia. Viene da Roma nord. Ha fatto una corsa contro il tempo sapendo che sua madre, Cicerone Annamaria Rosaria quasi 90enne, era tra gli anziani intrappolati. Non crede più ad un miracolo. "Vorrei solo fosse morta sul colpo. Senza soffrire". Poi riprende la sua instancabile attività per aiutare i soccorritori. Forse il suo cuore ancora conserva un briciolo di speranza. "Ora dobbiamo pensare ai vivi", conclude don Cesare. Nel ricordo di chi non c'è più. (Clicca qui per il video della testimonianza del don)
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Terremoto, Amatrice prima e dopo il sisma

Ad Amatrice ormai non resta più niente. Un paese cancellato in pochi minuti dal terremoto che ha colpito l'Italia Centrale. In una foto il confronto tra il prima e il dopo



Amatrice è un paese distrutto. Il comune di 2600 abitanti in provincia di Rieti è il più colpito dal terremoto che nella notte ha sconvolto l'area tra Lazio, Marche e Umbria, causando molte vittime.










Solo un anno fa il paese reatino con i suoi monumenti romani, barocchi e rinascimentali era entrato nel Club dei "Borghi più belli d'Italia". Ma adesso di tutti quei monumenti rimane poco o nulla. Spezzata la facciata della Basilica di San Francesco, risalente al Trecento. Collassato il Museo Civico. Il campanile è ancora in piedi, in quello che resta del corso principale del paese. L'orologio segna ancora l'ora in cui ha colpito il sisma: le 3:36. Tutto intorno ci sono solo macerie.
Portando indietro quelle lancette il confronto è incredibile. Nell'immagine navigabile qui sotto è mostrato proprio il campanile di Amatrice nel 2011 (in un'immagine presa da Google Street View) e nelle ore successive al sisma. La campana è crollata, così come sono collassati, del tutto o in parte, i palazzi intorno.
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/terremoto-amatrice-e-terremoto-1299007.html

Amatrice e dintorni come Aleppo… 

Nel baratro della morte e della distruzione la vita
è sacra e lo dovrebbe essere ovunque! 
Video in allegato
Sergio Basile 
Amatrice - Aleppo











 Amatrice e dintorni come Aleppo                          
Italia, Siria di Sergio Basile – La terra trema in Italia e, per certi versi, proprio come in Siria. Secondo la Protezione civile, il bilancio del forte sisma che ha gettato nel terrore gli abitanti di diversi centri urbani - tra Lazio, Umbria e Marche - devastando il Centro Italia, è al momento di 73 vittime. Qualche centinaio i feriti, numerosi ancora i dispersi. Mentre scriviamo giunge notizia che una bimba – di Arquata del Tronto - estratta viva dalle macerie è appena deceduta in ospedale. Ad Amatrice, paesino di 2650 anime, in provincia di Rieti (Lazio) - famoso nel mondo per esser la patria degli spaghetti alla amatriciana - c'e' ancora un bambino sotto le macerie e si sta cercando di salvarlo. Il panico e lo sconforto regnano sovrani e i fantasmi de L'Aquila tornano a tormentare la memoria degli italiani. Intanto una nuova scossa di magnituto 4.9 ha colpito Arquata del Tronto. La scossa più forte (magnitudo 6) è stata registrata alle 3.36 della scorsa notte, con epicentro vicino Accumoli. A tremare anche la patria di San Benedetto, fondatore dei benedettini e patrono d'Europa: Norcia (Perugia). E ciò a poche ore dal vertice europeo convocato a Ventotene, per la "Nuova Europa"… L'altra Europa!
Aleppo — Quando la verità è la prima cosa a Morire











 Il valore della parola "solidarietà"                         
A tremare, sia pur con meno danni, anche Castelsantangelo sul Nera (Macerata). Preoccupazioni anche per il Duomo di Urbino: alcune crepe sono state individuate e per evitare il peggio l'area circostante è stata prontamente transennata dalla protezione civile. Insomma scene che non augureremmo mai a nessuno, neppure ai nostri peggior nemici. Scene che ricordano molto quelle di distruzione e morte provenienti dai teatri di guerra, o meglio di "terrorismo pianificato". Pensiamo, su tutte, ad Aleppo: città che incarna in pieno le bestiali contraddizioni del nostro tempo. La città degli embarghi omicidi, degli esodi biblici e forzati, dei bambini uccisi e mutilati per sempre… Dei crimini contro l'umanità! Quante Aleppo nel mondo? Quanti terremoti? Una città ridotta ad un cumulo di macerie non dalla potenza incontrollabile del terremoto, bensì dalla terrificante azione dell'odio e dell'inganno mondialista. La vita – ci chiediamo – non è forse uguale sia ad Amatrice e dintorni che ad Aleppo? Curioso e tragico questo grave parallelismo… In queste ore nelle vene dei potenti scorre febbrile – come è giusto che sia – il sangue rosso della "solidarietà". La parola "solidarietà", per l'Italia e il suo terremoto, risuona da Washington a Bruxelles, da Berlino a Tel Aviv. Eppure la solidarietà dovrebbe avere un unico colore e parlare un'unica lingua: una lingua che non dovrebbe conoscere l'accezione "ipocrisia". Che il Dio della Pace possa parlare ai cuori dei potenti, oggi in maniera particolare. Amen!
 Sergio Basile (Copyright © 2016 Qui Europa)
partecipa al dibattito – infounicz.europa@gmail.com

Distruzione e Solidarietà – Amatrice e dintorni come Aleppo… Eppure…Mercoledì, 24 Agosto/ 2016   

di Sergio Basile 
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 Video e link correlati                                                

► Prime immagini del terremoto Amatrice Rieti ospedale distrutto


Mons Audo, Eparca di Aleppo: interessi esterni vogliono distruggere la Siria


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