19 Settembre: Nostra Signora di La Salette
La santa Vergine descrisse un mondo dove i vari potentati avrebbero sempre più osteggiato la fede cristiana, e dove nella stessa Chiesa sarebbe entrato il fumo di Satana, fino all’apostasia di preti, vescovi, cardinali… Sembra un’esatta descrizione di ciò che sta avvenendo oggi.
di Paolo Gulisano
Nel cuore delle Alpi francesi, in un alpeggio a 1600 metri di altezza, esattamente 170 anni fa la Madonna apparve a due ragazzi del vicino villaggio di Corps, Mélanie Calvat di 15 anni e Maximin Giraud di 11 anni. Era il 19 settembre del 1846. Erano passati sedici anni dalla prima apparizione di Maria avvenuta in Francia nel 1830 a Rue de Bac, nella casa delle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli. Dodici anni dopo, nel 1858, sarebbe stata la volta di Lourdes, una delle più celebri apparizioni di tutta la storia. Se di quest’ultima si parla molto, ed è ancora oggi la meta di tanti pellegrini, La Salette è sta invece – purtroppo – abbastanza dimenticata, e forse non a caso, visto il contenuto dei messaggi che la Madonna diede ai due veggenti, e attraverso di loro alla Chiesa e al mondo.
Ma partiamo innanzitutto dai fatti: Melania Calvat era nata il 7 novembre 1831. Il padre era un uomo buono, religioso, sfortunato nelle attività economiche. La madre invece era una donna dai nervi fragili, che spesso sfogava sulla figlie le proprie frustrazioni e la propria rabbia. Melania veniva spesso allontanata da questa madre a cui la propria figlia dava un profondo fastidio. Venne quindi ben presto collocata a servizio come pastorella, e la bambina crebbe introversa, timida e chiusa, di poche parole. Il suo unico, grande amico, era il Crocifisso, cui si rivolgeva con fiducia accorata. Massimino Giraud anch’egli nato a Corps, il 26 agosto 1835, era invece molto vivace, giocoso, allegro, nonostante fosse orfano di madre da quando aveva 17 mesi. Verso la metà di settembre del 1846, un contadino che aveva un pastore ammalato scende a Corps a “chiedere in prestito” per alcuni giorni all’amico Giraud il figlio Massimino, che gli viene concesso, nonostante che il padre dica che il ragazzo è troppo distratto per fare il pastore.
Così il 14 settembre il piccolo Massimino è sulle alture degli Ablandins insieme a Melania. Sabato 19 settembre 1846 salgono di buon’ora i versanti del monte Planeau, al di sopra del villaggio di La Salette, guidando ognuno quattro mucche a pascolare. Segue così una mattinata calma di pascolo; a mezzogiorno, al suono dell’Angelus della campana del villaggio sottostante, fanno colazione con pane e formaggio e acqua fresca ; sono in seguito raggiunti da altri pastorelli che controllano altri bovini. Dopo la colazione si dividono di nuovo e Melania e Massimino, attraversato un ruscello, contrariamente alle loro abitudini, si stendono sull’erba al tepore del sole di fine estate e si assopiscono.
Svegliatisi di colpo con il pensiero delle mucche che si erano allontanate, le ritrovano nell’altro versante e cominciano la discesa; a metà strada presso una piccola sorgente Melania per prima vede su un mucchio di pietre un globo di fuoco “come se il sole fosse caduto lì” e lo indica a Massimino.
Impauriti si avvicinano al globo e una donna vi appare seduta con la testa fra le mani, i gomiti sulle ginocchia, profondamente triste. La Bella Signora si alza e parlando in francese dice loro: “Avvicinatevi figli miei, non abbiate paura; sono qui per narrarvi una grande notizia”; rincuorati, essi si avvicinano e vedono che sta piangendo; è alta, luminosa, veste come le donne del luogo con lunga tunica, grande grembiule alla vita, uno scialle incrociato e annodato dietro, una cuffia da contadina.
Ha delle rose che le incoronano la testa, orlano il suo scialle e i suoi calzari; sulla fronte splende una luce simile ad un diadema; sulle spalle ha una lunga catena, un’altra catenina trattiene sul petto un crocifisso sfavillante sui cui lati vi è un martello e una tenaglia.
I due pastorelli raccontarono in seguito ai loro interlocutori, inquirenti o semplici pellegrini, che la Signora piangeva per tutto il tempo che parlò loro, lasciando un drammatico messaggio. Era il messaggio di La Salette, un messaggio che parla non solo di guerre, di disastri, di carestie che affliggeranno il mondo, ma anche di una grande apostasia all’interno della Chiesa del futuro. La notizia dell’apparizione si diffuse rapidamente, e ai due ragazzi toccò la sorte che sarebbe stata in seguito di Bernadette Soubirous e dei tre pastorelli di Fatima: arrivarono giornalisti, funzionari, inquirenti inviati dal vescovo di Grenoble, cui spettava il diritto di pronunciarsi sul fatto avvenuto nella sua Diocesi. Nonostante che il vescovo fosse convinto della verità di quanto accaduto e dell’incapacità di ingannare dei due pastorelli, egli nominò una commissione d’inchiesta, e i ragazzi vennero ripetutamente ascoltati, si presero informazioni, e infine dopo cinque anni d’indagini, il 19 settembre 1851, mons. Filiberto de Bruillard, vescovo di Grenoble, pubblicò finalmente il suo Decreto: “Noi dichiariamo che l’Apparizione della Madonna a due pastorelli, il 19 settembre 1846, su una montagna della catena delle Alpi, situata nella parrocchia de La Salette, vicaria foranea di Corps, reca in se stessa tutti i caratteri della verità ed i fedeli hanno fondate ragioni per crederla indubitabile e certa”.
Inoltre il 1° maggio 1852 mons. de Bruillard annunciò con lettera ufficiale la costruzione di un santuario sul luogo e la fondazione di un corpo di missionari diocesani per l’assistenza spirituale dei pellegrini e che si chiameranno “Missionari di Nostra Signora de La Salette”.
Il 19 settembre 1855 il nuovo vescovo di Grenoble riassumeva così la situazione: “La missione dei fanciulli è terminata, comincia quella della Chiesa”. In realtà La Salette non smosse più di tanto la coscienza della Chiesa, e finì progressivamente per essere “ridimensionata”, nonostante l’approvazione ecclesiastica formale e la diffusione della famiglia religiosa nata a La Salette. E si capisce perché, se si va ad esaminare il contenuto del messaggio della Madonna. La santa Vergine infatti descrisse un mondo dove i vari potentati avrebbero sempre più osteggiato la fede cristiana, e dove nella stessa Chiesa sarebbe entrato il fumo di Satana, fino all’apostasia di preti, vescovi, cardinali: “I governanti avranno tutti un medesimo progetto, che sarà di abolire e fare scomparire tutti i principi religiosi per sostituirli con il materialismo, l’ateismo, lo spiritismo, e ogni sorta di vizi. (…) nei conventi i fiori della Chiesa saranno putrefatti e il demonio diventerà come il re dei cuori. (…) Coloro che sono a capo delle comunità religiose si guardino dalle persone che esse devono ricevere, perché il demonio userà tutta la sua malizia per introdurre negli ordini religiosi delle persone dedite al peccato, perché i disordini e l’amore dei piaceri carnali saranno diffusi su tutta la terra.”
Sembra un’esatta descrizione di ciò che sta avvenendo oggi. Ancora, riferendosi alla venuta dell’Anticristo ed alla diffusione dell’eresia all’interno stesso della Chiesa, la Vergine dice chiaramente nella profezia che Roma perderà la fede e diventerà la sede dell’anticristo. Sono parole estremamente gravi, che vanno collegate a quelle che seguono nel messaggio stesso, e cioè alla indefessa sicurezza della vittoria finale del bene sul male, all’invito alla perseveranza nella fede cattolica apostolica romana, all’assistenza continua per gli apostoli degli ultimi tempi.
I due pastorelli primi testimoni del Messaggio di Maria non ebbero in seguito una vita né facile né felice; Maximin Giraud nei tre anni successivi, perse il padre, la matrigna e il fratellastro; venne accusato di essere un bugiardo. Viaggiò molto, entrò in seminario, e quindi ne uscì; lavorò in un ospizio, lavorò in farmacia , si mise a studiare medicina, senza arrivare alla laurea; si arruolò infine come zuavo pontificio, andando a servire la Chiesa in questo ruolo. A 39 anni, nel 1874, si congedò e tornò a La Salette, ribadendo ancora una volta, davanti ad un grande uditorio, il racconto del suo incontro con Maria. Morì il 1° marzo 1875. Melania invece entrò ed uscì da vari conventi, in Francia, in Inghilterra, anche in Italia. Si stabilì per diciassette anni a Castellammare di Stabia, presso Napoli, scrivendo i suoi ricordi dell’apparizione, e della profezia fatta dalla Santa Vergine. Anche lei come Massimino ebbe a peregrinare e soffrire non poco. Anche lei tornò a La Salette, per poi venire a terminare i suoi giorni ancora in Italia, dove si spense a 73 anni, il 14 dicembre 1904, ad Altamura, presso Bari. Il suo corpo, al termine di tanto peregrinare, riposa in questa città in un convento di suore; sulla sua tomba un bassorilievo presenta la Madonna che accoglie in cielo la pastorella de La Salette, che pur avendo vissuta una vita difficile e povera, era rimasta sempre fedele e devota alla sua prima testimonianza.
Il messaggio di La Salette risuona da 170 anni, con la sua profezia drammatica che sembra sempre più avverarsi, con la dilagante apostasia, con una umanità sempre più lontana da Dio.
Nel cuore delle Alpi francesi, in un alpeggio a 1600 metri di altezza, esattamente 170 anni fa la Madonna apparve a due ragazzi del vicino villaggio di Corps, Mélanie Calvat di 15 anni e Maximin Giraud di 11 anni. Era il 19 settembre del 1846. Erano passati sedici anni dalla prima apparizione di Maria avvenuta in Francia nel 1830 a Rue de Bac, nella casa delle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli. Dodici anni dopo, nel 1858, sarebbe stata la volta di Lourdes, una delle più celebri apparizioni di tutta la storia. Se di quest’ultima si parla molto, ed è ancora oggi la meta di tanti pellegrini, La Salette è sta invece – purtroppo – abbastanza dimenticata, e forse non a caso, visto il contenuto dei messaggi che la Madonna diede ai due veggenti, e attraverso di loro alla Chiesa e al mondo.
Ma partiamo innanzitutto dai fatti: Melania Calvat era nata il 7 novembre 1831. Il padre era un uomo buono, religioso, sfortunato nelle attività economiche. La madre invece era una donna dai nervi fragili, che spesso sfogava sulla figlie le proprie frustrazioni e la propria rabbia. Melania veniva spesso allontanata da questa madre a cui la propria figlia dava un profondo fastidio. Venne quindi ben presto collocata a servizio come pastorella, e la bambina crebbe introversa, timida e chiusa, di poche parole. Il suo unico, grande amico, era il Crocifisso, cui si rivolgeva con fiducia accorata. Massimino Giraud anch’egli nato a Corps, il 26 agosto 1835, era invece molto vivace, giocoso, allegro, nonostante fosse orfano di madre da quando aveva 17 mesi. Verso la metà di settembre del 1846, un contadino che aveva un pastore ammalato scende a Corps a “chiedere in prestito” per alcuni giorni all’amico Giraud il figlio Massimino, che gli viene concesso, nonostante che il padre dica che il ragazzo è troppo distratto per fare il pastore.
Così il 14 settembre il piccolo Massimino è sulle alture degli Ablandins insieme a Melania. Sabato 19 settembre 1846 salgono di buon’ora i versanti del monte Planeau, al di sopra del villaggio di La Salette, guidando ognuno quattro mucche a pascolare. Segue così una mattinata calma di pascolo; a mezzogiorno, al suono dell’Angelus della campana del villaggio sottostante, fanno colazione con pane e formaggio e acqua fresca ; sono in seguito raggiunti da altri pastorelli che controllano altri bovini. Dopo la colazione si dividono di nuovo e Melania e Massimino, attraversato un ruscello, contrariamente alle loro abitudini, si stendono sull’erba al tepore del sole di fine estate e si assopiscono.
Svegliatisi di colpo con il pensiero delle mucche che si erano allontanate, le ritrovano nell’altro versante e cominciano la discesa; a metà strada presso una piccola sorgente Melania per prima vede su un mucchio di pietre un globo di fuoco “come se il sole fosse caduto lì” e lo indica a Massimino.
Impauriti si avvicinano al globo e una donna vi appare seduta con la testa fra le mani, i gomiti sulle ginocchia, profondamente triste. La Bella Signora si alza e parlando in francese dice loro: “Avvicinatevi figli miei, non abbiate paura; sono qui per narrarvi una grande notizia”; rincuorati, essi si avvicinano e vedono che sta piangendo; è alta, luminosa, veste come le donne del luogo con lunga tunica, grande grembiule alla vita, uno scialle incrociato e annodato dietro, una cuffia da contadina.
Ha delle rose che le incoronano la testa, orlano il suo scialle e i suoi calzari; sulla fronte splende una luce simile ad un diadema; sulle spalle ha una lunga catena, un’altra catenina trattiene sul petto un crocifisso sfavillante sui cui lati vi è un martello e una tenaglia.
I due pastorelli raccontarono in seguito ai loro interlocutori, inquirenti o semplici pellegrini, che la Signora piangeva per tutto il tempo che parlò loro, lasciando un drammatico messaggio. Era il messaggio di La Salette, un messaggio che parla non solo di guerre, di disastri, di carestie che affliggeranno il mondo, ma anche di una grande apostasia all’interno della Chiesa del futuro. La notizia dell’apparizione si diffuse rapidamente, e ai due ragazzi toccò la sorte che sarebbe stata in seguito di Bernadette Soubirous e dei tre pastorelli di Fatima: arrivarono giornalisti, funzionari, inquirenti inviati dal vescovo di Grenoble, cui spettava il diritto di pronunciarsi sul fatto avvenuto nella sua Diocesi. Nonostante che il vescovo fosse convinto della verità di quanto accaduto e dell’incapacità di ingannare dei due pastorelli, egli nominò una commissione d’inchiesta, e i ragazzi vennero ripetutamente ascoltati, si presero informazioni, e infine dopo cinque anni d’indagini, il 19 settembre 1851, mons. Filiberto de Bruillard, vescovo di Grenoble, pubblicò finalmente il suo Decreto: “Noi dichiariamo che l’Apparizione della Madonna a due pastorelli, il 19 settembre 1846, su una montagna della catena delle Alpi, situata nella parrocchia de La Salette, vicaria foranea di Corps, reca in se stessa tutti i caratteri della verità ed i fedeli hanno fondate ragioni per crederla indubitabile e certa”.
Inoltre il 1° maggio 1852 mons. de Bruillard annunciò con lettera ufficiale la costruzione di un santuario sul luogo e la fondazione di un corpo di missionari diocesani per l’assistenza spirituale dei pellegrini e che si chiameranno “Missionari di Nostra Signora de La Salette”.
Il 19 settembre 1855 il nuovo vescovo di Grenoble riassumeva così la situazione: “La missione dei fanciulli è terminata, comincia quella della Chiesa”. In realtà La Salette non smosse più di tanto la coscienza della Chiesa, e finì progressivamente per essere “ridimensionata”, nonostante l’approvazione ecclesiastica formale e la diffusione della famiglia religiosa nata a La Salette. E si capisce perché, se si va ad esaminare il contenuto del messaggio della Madonna. La santa Vergine infatti descrisse un mondo dove i vari potentati avrebbero sempre più osteggiato la fede cristiana, e dove nella stessa Chiesa sarebbe entrato il fumo di Satana, fino all’apostasia di preti, vescovi, cardinali: “I governanti avranno tutti un medesimo progetto, che sarà di abolire e fare scomparire tutti i principi religiosi per sostituirli con il materialismo, l’ateismo, lo spiritismo, e ogni sorta di vizi. (…) nei conventi i fiori della Chiesa saranno putrefatti e il demonio diventerà come il re dei cuori. (…) Coloro che sono a capo delle comunità religiose si guardino dalle persone che esse devono ricevere, perché il demonio userà tutta la sua malizia per introdurre negli ordini religiosi delle persone dedite al peccato, perché i disordini e l’amore dei piaceri carnali saranno diffusi su tutta la terra.”
Sembra un’esatta descrizione di ciò che sta avvenendo oggi. Ancora, riferendosi alla venuta dell’Anticristo ed alla diffusione dell’eresia all’interno stesso della Chiesa, la Vergine dice chiaramente nella profezia che Roma perderà la fede e diventerà la sede dell’anticristo. Sono parole estremamente gravi, che vanno collegate a quelle che seguono nel messaggio stesso, e cioè alla indefessa sicurezza della vittoria finale del bene sul male, all’invito alla perseveranza nella fede cattolica apostolica romana, all’assistenza continua per gli apostoli degli ultimi tempi.
I due pastorelli primi testimoni del Messaggio di Maria non ebbero in seguito una vita né facile né felice; Maximin Giraud nei tre anni successivi, perse il padre, la matrigna e il fratellastro; venne accusato di essere un bugiardo. Viaggiò molto, entrò in seminario, e quindi ne uscì; lavorò in un ospizio, lavorò in farmacia , si mise a studiare medicina, senza arrivare alla laurea; si arruolò infine come zuavo pontificio, andando a servire la Chiesa in questo ruolo. A 39 anni, nel 1874, si congedò e tornò a La Salette, ribadendo ancora una volta, davanti ad un grande uditorio, il racconto del suo incontro con Maria. Morì il 1° marzo 1875. Melania invece entrò ed uscì da vari conventi, in Francia, in Inghilterra, anche in Italia. Si stabilì per diciassette anni a Castellammare di Stabia, presso Napoli, scrivendo i suoi ricordi dell’apparizione, e della profezia fatta dalla Santa Vergine. Anche lei come Massimino ebbe a peregrinare e soffrire non poco. Anche lei tornò a La Salette, per poi venire a terminare i suoi giorni ancora in Italia, dove si spense a 73 anni, il 14 dicembre 1904, ad Altamura, presso Bari. Il suo corpo, al termine di tanto peregrinare, riposa in questa città in un convento di suore; sulla sua tomba un bassorilievo presenta la Madonna che accoglie in cielo la pastorella de La Salette, che pur avendo vissuta una vita difficile e povera, era rimasta sempre fedele e devota alla sua prima testimonianza.
Il messaggio di La Salette risuona da 170 anni, con la sua profezia drammatica che sembra sempre più avverarsi, con la dilagante apostasia, con una umanità sempre più lontana da Dio.
– di Paolo Gulisano
19/9/2016
http://www.riscossacristiana.it/19-settembre-nostra-signora-di-la-salette-di-paolo-gulisano/
L’apparizione della Madonna a La Salette: le profezie si avverarono.
Il 19 settembre 1846 nel sud-est della Francia, in una regione delle Rhône-Alpes, nel dipartimento dell’Isère, all’interno dell’antica provincia del Delfinato, in un villaggio denominato La Salette, la SS. Vergine apparve a due ragazzi che portavano a pascolare le loro mucche. Si chiamavano Massimino Giraud e Melania Calvat , di rispettivamente 11 e 14 anni. La Signora apparve in lacrime seduta sopra un sasso e, dopo essersi alzata in piedi, affidò loro un messaggio con l’incarico di «farlo sapere a tutto il suo popolo».
E le profezie si avverarono
La Santa Vergine durante l’apparizione ricordò ai ragazzi che l’anno precedente, il 1845, le patate erano marcite e profetizzò che avrebbero continuato a marcire al punto che a Natale non ce ne sarebbero più state. Lo stesso disse del grano e dell’uva, informandoli che si sarebbe verificata una grande carestia.
Effettivamente nel 1845 un fungo, che fu individuato nella Phytophthora infestans, aveva iniziato a distruggere i raccolti di patate, che erano l’alimento principale della popolazione. L’anno successivo, quello in cui la Madonna era comparsa ai due fanciulli, i contadini avevano piantato semi infetti, per cui tutto il raccolto andò in rovina.
Il fenomeno non riguardò solo la Francia ma si verificò in tutta l’Europa: Belgio, Prussia, Svizzera, Italia, nessun Paese scampò all’infestazione. Soprattutto in Irlanda produsse una vera catastrofe alimentare, tanto che ancora oggi il 1847 viene ricordato come “l’anno nero” (Black 1847) perché infuriarono massimamente la carestia e tutte le malattie che sempre l’accompagnano come il tifo, il colera e la gastroenterite infettiva. Dal 1845 al 1850 il fungo distrusse tutte le piantagioni di patate e la popolazione irlandese, poco più di ottomila abitanti, si ridusse di circa tre milioni fra morti ed emigrati, che si recarono principalmente in America. L’infestazione fu definitivamente debellata solo nel 1852.
Ancora ai giorni nostri si studiano le ragioni di quell’epidemia, tant’é che, come riporta la rivista Le Scienze, studiosi dellaNorth Carolina State University dal 2001 al 2004 hanno effettuato analisi del DNA di alcune foglie di piante di patate vecchie di 150 anni, conservate dal tempo della carestia, scoprendo che la Phytophthora infestans che contagiò l’Europa è di una varietà diversa da quella allora ritenuta responsabile.
Come la S. Vergine aveva preannunciato, anche all’uva non capitò di meglio. Racconta lo scrittore storico Vittorio Messori: “ Io sono andato a studiare cosa successe all’uva in Francia dopo il 1846 e ho scoperto cose incredibili. L’anno dopo le apparizioni, fece la sua comparsa un fungo parassita che aggredisce l’uva, spargendo una malattia detta “oidio”.
Si tratta di una malattia della vite che mai si era vista in Francia prima di allora. Fece moltissimi danni e quando scomparve, si manifestò subito la filossera, un pidocchio microscopico che distrusse la metà dei vigneti di tutto il Paese. Venne trovato un rimedio per la filossera ma comparve immediatamente la peronospera, una malattia sconosciuta in Europa ed originaria dall’America. Le poche viti che erano riuscite a scampare ai due flagelli precedenti vennero annientate dal nuovo male. Ho fatto delle ricerche negli archivi e nelle biblioteche francesi: in Francia non esiste una sola specie di vite che sia anteriore al 1847. Tutte quelle allora già esistenti morirono. Una terribile previsione che si avverò in pieno”.
Anche queste epidemie, come quella delle patate, si sparsero in tutta l’Europa e occorsero decenni per combatterle e debellarle. Inoltre si dovette ricorrere a nuovi innesti fatti arrivare dall’America e modificare completamente le tecniche della viticoltura.
Ovviamente i danni non furono solo alimentari, come per le patate, ma furono maggiormente di carattere economico, perché colpivano le attività lavorative e produttive della popolazione, creando maggior miseria.
Non vi è motivo di dubitare che la profezia riguardante il grano si sia ugualmente avverata, anche se gli storici, come cause della Grande Carestia del XIX secolo, ricordano principalmente le infestazioni delle patate e dell’uva.
Paola de Lillo
Articoli correlati:
- Le apparizioni della Madonna e la storia d’Europa
- Le apparizioni di Rue du Bac e la bandiera europea
- Perché la Madonna è apparsa proprio a Lourdes
Era vestita come le donne di quel villaggio: un abito che le scendeva fino ai piedi, uno scialle, una cuffia sulla testa, un grembiule annodato attorno ai fianchi. La cuffia, l’orlo dello scialle e i piedi erano ornati da ghirlande di rose. Accanto alle rose dello scialle era visibile una pesante catena, mentre al petto portava un crocifisso con ai lati un paio di tenaglie e un martello.
“Avvicinatevi, figli miei non temete: sono qui per annunciarvi un grande messaggio. Se il mio popolo non vuole sottomettersi, sono costretta a lasciare libero il braccio di mio Figlio. Esso è così forte e pesante che non posso più sostenerlo.
Da quanto tempo soffro per voi! Se voglio che mio Figlio non vi abbandoni, ho il compito di pregarlo continuamente, e voi non ci fate caso. Per quanto pregherete e farete, mai potrete compensare la pena che mi sono presa per voi.
Vi ho dato sei giorni per lavorare, mi sono riservato il settimo e non me lo volete concedere. E’ questo che appesantisce tanto il braccio di mio Figlio!
Coloro che conducono i carri non fanno che bestemmiare il Nome di mio Figlio. Queste sono le due cose che appesantiscono tanto il braccio di mio Figlio. Se il raccolto si guasta, la colpa è vostra.
Ve l’avevo dimostrato l’anno passato con le patate: voi non ci avete fatto caso. Anzi, quando ne trovavate di guaste, bestemmiavate il Nome di mio Figlio. Esse continueranno a marcire e quest’anno, a Natale, non ve ne saranno più”.
(A questo punto il discorso prosegue nel dialetto locale)
“Se avete del grano, non seminatelo. Quello seminato sarà mangiato dagli insetti e quello che verrà cadrà in polvere quando lo batterete. Sopraggiungerà una grande carestia. Prima di essa, i fanciulli sotto i sette anni saranno colti da tremito e morranno tra le braccia di coloro che li terranno. Gli altri faranno penitenza con la carestia. Le noci si guasteranno e l’uva marcirà.
Se si convertono, le pietre e le rocce si muteranno in mucchi di grano e le patate nasceranno da sole nei campi.
Fate la vostra preghiera, figli miei?”
Non molto, Signora.
“Ah, figli miei, bisogna proprio farla, sera e mattina. Quando non avete tempo, dite almeno un Pater ed un ‘Ave Maria; quando potete, ditene di più.
A Messa vanno solo alcune donne anziane; gli altri lavorano tutta l’estate e d’inverno, quando non sanno cosa fare, vanno alla Messa solo per burlarsi della religione. In Quaresima, vanno alla macelleria come i cani.
Avete mai visto del grano guasto, figli miei?”.
No, Signora!
“Tu si, figlio mio, lo hai visto una volta con tuo padre, verso la terra di Coin. Il padrone del campo disse a tuo padre di andare a vedere il suo grano guasto. E ci andaste. Egli prese in mano due o tre spighe, le stropicciò e tutto cadde in polvere. Al ritorno, quando eravate a mezzora da Corps, tuo padre ti diede un pezzo di pane dicendoti: «Prendi, figlio mio, per quest’anno puoi ancora mangiarne; non so chi ne mangerà l’anno prossimo, se il grano continua in questo modo»”.
Oh, sì, Signora, ora ricordo: prima non me lo ricordavo.
“Ebbene, figli miei, fatelo conoscere a tutto il mio popolo. Andiamo, figli miei, fatelo conoscere a tutto il mio popolo”.
Secondo quanto raccontarono al curato di Corps, la luce che avvolgeva la «bella Signora» emanava dal crocifisso che portava al collo. Proprio il crocifisso è il simbolo principale che si osserva in questa apparizione: sui due bracci orizzontali stavano un martello e una tenaglia (col primo si mettono i chiodi, ma con la seconda si possono togliere). Ciò suggerisce la possibilità per la Vergine di attenuare il dolore che i peccati degli uomini, ribattendo i chiodi della Sua crocifissione, rinnovano nelle piaghe di Cristo.
La Madonna, infatti, disse proprio: “Se voglio che mio Figlio non vi abbandoni, mi è stato affidato il compito di pregarlo continuamente per voi; voi non ci fate caso”. Ma subito prima ammonì anche: “Se il mio popolo non vuole sottomettersi, sono costretta a lasciare libero il braccio di mio Figlio. Esso è così forte e così pesante che non posso più sostenerlo”.
E le profezie si avverarono
La Santa Vergine durante l’apparizione ricordò ai ragazzi che l’anno precedente, il 1845, le patate erano marcite e profetizzò che avrebbero continuato a marcire al punto che a Natale non ce ne sarebbero più state. Lo stesso disse del grano e dell’uva, informandoli che si sarebbe verificata una grande carestia.
Effettivamente nel 1845 un fungo, che fu individuato nella Phytophthora infestans, aveva iniziato a distruggere i raccolti di patate, che erano l’alimento principale della popolazione. L’anno successivo, quello in cui la Madonna era comparsa ai due fanciulli, i contadini avevano piantato semi infetti, per cui tutto il raccolto andò in rovina.
Il fenomeno non riguardò solo la Francia ma si verificò in tutta l’Europa: Belgio, Prussia, Svizzera, Italia, nessun Paese scampò all’infestazione. Soprattutto in Irlanda produsse una vera catastrofe alimentare, tanto che ancora oggi il 1847 viene ricordato come “l’anno nero” (Black 1847) perché infuriarono massimamente la carestia e tutte le malattie che sempre l’accompagnano come il tifo, il colera e la gastroenterite infettiva. Dal 1845 al 1850 il fungo distrusse tutte le piantagioni di patate e la popolazione irlandese, poco più di ottomila abitanti, si ridusse di circa tre milioni fra morti ed emigrati, che si recarono principalmente in America. L’infestazione fu definitivamente debellata solo nel 1852.
Ancora ai giorni nostri si studiano le ragioni di quell’epidemia, tant’é che, come riporta la rivista Le Scienze, studiosi dellaNorth Carolina State University dal 2001 al 2004 hanno effettuato analisi del DNA di alcune foglie di piante di patate vecchie di 150 anni, conservate dal tempo della carestia, scoprendo che la Phytophthora infestans che contagiò l’Europa è di una varietà diversa da quella allora ritenuta responsabile.
Come la S. Vergine aveva preannunciato, anche all’uva non capitò di meglio. Racconta lo scrittore storico Vittorio Messori: “ Io sono andato a studiare cosa successe all’uva in Francia dopo il 1846 e ho scoperto cose incredibili. L’anno dopo le apparizioni, fece la sua comparsa un fungo parassita che aggredisce l’uva, spargendo una malattia detta “oidio”.
Si tratta di una malattia della vite che mai si era vista in Francia prima di allora. Fece moltissimi danni e quando scomparve, si manifestò subito la filossera, un pidocchio microscopico che distrusse la metà dei vigneti di tutto il Paese. Venne trovato un rimedio per la filossera ma comparve immediatamente la peronospera, una malattia sconosciuta in Europa ed originaria dall’America. Le poche viti che erano riuscite a scampare ai due flagelli precedenti vennero annientate dal nuovo male. Ho fatto delle ricerche negli archivi e nelle biblioteche francesi: in Francia non esiste una sola specie di vite che sia anteriore al 1847. Tutte quelle allora già esistenti morirono. Una terribile previsione che si avverò in pieno”.
Anche queste epidemie, come quella delle patate, si sparsero in tutta l’Europa e occorsero decenni per combatterle e debellarle. Inoltre si dovette ricorrere a nuovi innesti fatti arrivare dall’America e modificare completamente le tecniche della viticoltura.
Ovviamente i danni non furono solo alimentari, come per le patate, ma furono maggiormente di carattere economico, perché colpivano le attività lavorative e produttive della popolazione, creando maggior miseria.
Non vi è motivo di dubitare che la profezia riguardante il grano si sia ugualmente avverata, anche se gli storici, come cause della Grande Carestia del XIX secolo, ricordano principalmente le infestazioni delle patate e dell’uva.
Paola de Lillo
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