La fabbrica dei mostri. L'ultima sfida a Dio?
Recentemente ci è stato fatto rilevare che in ambito cattolico pro-life si sta parlando poco degli sviluppi apocalittici delle ricerche su provette, fecondazioni eterologhe ed embrioni riprogrammati. Anche in occasione della recente maldestra campagna del Fertility Day molti si sono congratulati con il ministro Lorenzin, senza poi verificare che davvero non fosse un tentativo per sensibilizzare le masse riguardo modalità di concepimento innaturali e contrarie alle leggi di Dio. E' chiaro che soprattutto in questo ambito è stata lanciata l'ennesima faustiana sfida al Creatore.
Il mondo Pro Life non può fare altro che schifare tutto questo e denunciare ciò che sta accadendo nei laboratori di tutto il mondo, spesso con finanziamenti statali.
In questo post indichiamo alcuni approfondimenti tratti direttamente dal sito di Pro Vita, sempre sul pezzo.
Gli embrioni uomo-animale
Li chiamano embrioni chimera, consistono nell'inserimento di DNA animale in embrioni umani. Ne risulteranno appunto dei mostri? Il fatto che li chiamino con il nome di un mostro medievale non fa certo ben sperare. Le sperimentazioni, sotto il silenzio generale, stanno iniziando e lo scenario è decisamente apocalittico. Per ora si sa solo che stanno uccidendo embrioni in quantità industriale.
Embrioni di maiale umani? Forse. Uomini maiali: sicuro.
Embrioni chimere: anche con finanziamenti pubblici
Obama, il nuovo dottor Moreau
Porcherie assortite
E adesso una carrellata di porcherie assortite, fra embrioni congelati e manipolati. Uccisi a milioni.
Embrioni con tre genitori
Embrioni prodotti in vitro. Bastano 14 giorni
Pasticci vari nelle cliniche della fertilità
Il mondo Pro Life non può fare altro che schifare tutto questo e denunciare ciò che sta accadendo nei laboratori di tutto il mondo, spesso con finanziamenti statali.
In questo post indichiamo alcuni approfondimenti tratti direttamente dal sito di Pro Vita, sempre sul pezzo.
Gli embrioni uomo-animale
Li chiamano embrioni chimera, consistono nell'inserimento di DNA animale in embrioni umani. Ne risulteranno appunto dei mostri? Il fatto che li chiamino con il nome di un mostro medievale non fa certo ben sperare. Le sperimentazioni, sotto il silenzio generale, stanno iniziando e lo scenario è decisamente apocalittico. Per ora si sa solo che stanno uccidendo embrioni in quantità industriale.
Embrioni di maiale umani? Forse. Uomini maiali: sicuro.
Embrioni chimere: anche con finanziamenti pubblici
Obama, il nuovo dottor Moreau
Porcherie assortite
E adesso una carrellata di porcherie assortite, fra embrioni congelati e manipolati. Uccisi a milioni.
Embrioni con tre genitori
Embrioni prodotti in vitro. Bastano 14 giorni
Pasticci vari nelle cliniche della fertilità
22 settembre: “Fertility Day” o “Provetta Day”?
Col sostegno incondizionato di sedicenti pro-life e di diversamente cattolici, va in scena il grande evento che prepara il nostro futuro di gioiosi utenti di sessualità ludica e di produzione di esseri umani on demand con la fecondazione artificiale.
di Elisabetta Frezza
.
Il 22 settembre prossimo “si celebrerà” il primo Fertility Day, parente stretto del Family Day e di tutti i days che seguiranno a beffare un popolo stordito; un popolo capace ancora di illudersi che i lacchè del regime – incardinati o free lance, in scena o dietro le quinte – guardino al bene dei suoi figli. Un popolo ormai incapace di resistere alle lusinghe del pifferaio che lo chiama verso il precipizio senza più nemmeno il bisogno di schermirsi.
Ne avevamo scritto con largo anticipo, di questo evento, quando i rulli dei tamburi e gli squilli di tromba risuonavano di lontano ad annunciarlo (clicca qui). Avevamo parlato di festival della provetta e di diabolici intrecci. Se si vuole comprendere la magnitudine dell’operazione in corso, quel quadro va assimilato, e da lì bisogna riprendere il filo.
Era già evidente allora quale sarebbe stata la musica del settembre a venire, perché lo spartito è noto, leggibile da chiunque sia disposto ad andare alla fonte e guardare poco più in là del proprio naso; è prevedibile il programma di un’orchestra stabile, e rodata, a prescindere dall’avvicendarsi sul palco dei suoi squallidi figuranti al soldo e sotto la direzione di un unico gran maestro.
Questo happening imbarazzante sfornato dalle fervide menti governative – dove il genio femminile è tanto ben rappresentato – non è che una delle molteplici espressioni surreali della propaganda ebetizzante e omologatrice spacciata a masse già inebetite e già omologate da un indottrinamento di lungo corso basato sul potere fuorviante di ritornelli orecchiabili ormai percepiti come famigliari, e quindi normali e quindi buoni, ma capaci di imporre su ampia scala sovversioni profonde oltre ogni immaginazione. Tipo, in questo caso, il cambio di paradigma nella procreazione, da naturale a sintetica, ovvero (su un piano altro) da sacra a demoniaca. Cosette da nulla.
Le ultime cronache ci distraggono con la polemica divampata dopo un commento compunto e struggente del tuttologo Saviano, pensoso pensatore di pensieri equosolidali sempre correttissimi. Egli ha definito il fertility day “un insulto a tutti: a chi non riesce a procreare e a chi vorrebbe ma non ha lavoro” e ha dato la stura ai rigurgiti dei benpensanti e delle belle persone, pronti a fargli eco sfoderando l’armamentario di tutte le libertà e le autodeterminazioni, delle scelte rivendicate e delle offese subite. Fino all’intervento di Renzi in persona che, fiutando l’aria e null’altro, com’è in grado di fare, ha preso le parti dell’elettorato più à la page e scaricato senza troppi complimenti la ministra insieme al suo bel bagaglio promozionale, che tanto impegno le era costato. Il risultato è che, ora, è in programma qualche ritocco cosmetico della pietanza salutista, al fine di renderla più gradita anche alle squadriglie di femministe e femministi in servizio permanente effettivo. Dopo di che scoppierà di nuovo la pace anche sulla salute sessuale e riproduttiva degli italiani.
Queste scaramucce estemporanee non intaccano certo la sostanza del prodotto, esito ormai conclamato di una volontà istituzionale ben precisa: cambiare i connotati della riproduzione umana. Spostare l’asse della procreazione dalla idea della maternità a quella della fertilizzazione. Sul modello zootecnico. È da tempo, del resto, che il terreno veniva preparato, con pazienza, regolarità, abnegazione.
Ma l’aspetto più incredibile di tutta la faccenda, coi suoi epigoni da farsa, è che, nella farsa, hanno ritenuto doveroso entrarci tutti a recitare la propria parte, pure isedicenti pro life – categoria perduta, si sa, nel gorgo vorace del democristianismo italico. E la reazione unanime di questi ultimi è stata di sostegno incondizionato all’iniziativa della “brava ministra Lorenzin” (copyright Francesco Agnoli, clicca qui), tutrice della nostra salute, cattolicissima, molto mamma e quasi sposa, che si preoccupa di rilanciare la natalità per invertire la curva demografica. Cioè, tutti a giocare a mosca cieca, tutti a bearsi ad ammirare il dito messo lì a bella posta, lisciando completamente la luna che si staglia chiara all’orizzonte. E giù coi complimenti, con le lodi, con le difese d’ufficio scattate per riflesso pavloviano e poi dilagate per contagio, correndo dietro a qualche formula suggestiva buttata lì dagli strateghi della comunicazione necrofila a incipriare tutt’un mondo, il mondo nuovo.
Ma come è possibile che proprio nessuno, neanche tra i più o meno diversamente credenti, tra i più o meno militanti probiotici – e figurarsi un qualche prelato – non si dia la briga di leggere, di vedere, di capire di cosa si tratta veramente? Di qual è la narrativa che ci viene imposta, a noi popolo bue, dai solerti badanti della nostra sanità (sessuale e riproduttiva)?
A partire dal logo di questa sceneggiata, che esprime figurativamente l’alienazione della filiazione dalla sua naturalità, che è unione nella carne tra un uomo e una donna, tra quell’ovulo e quello spermatozoo, secondo un disegno superiore. Campeggia infatti, tronfio, un cuore rosa, a significare l’Amore che tutto muove e giustifica ogni perversione. Per finire con la parola d’ordine su cui ruota il sistema intero, la sinistra “pianificazione famigliare” (letteralmente: planned parenthood) che, in combinato disposto con la salute riproduttiva – id est: aborto e contraccezione per tutti – costituisce l’ossatura onomastica della politica onusiana di controllo della popolazione sul pianeta.
Il cortocircuito dovrebbe apparire evidente, l’ossimoro tra il corredo malthusiano e la fertility lorenziniana dovrebbe pur sollevare qualche perplessità. E invece no. Il livello di inquinamento raggiunto grazie a decenni di cattocompromissioni fa sì che nemmeno un prelato si alzi in piedi e levi, sul mare di menzogne davvero apocalittiche, una voce di verità.
La “Lectio magistralis” che qualificherà l’alto livello della manifestazione sarà tenuta (vedi il Programma) da Eleonora Porcu. È lei l’auctoritas titolata di tutto l’impianto, la signora della crioconservazione di vite e di pezzi di vita, artefice principale di quel “Piano nazionale per la fertilità” da cui la propaganda prende origine, la scienziata creata in provetta da Casini e da Flamigni e vidimata dalla CEI per mezzo del carrozzone episcopale Scienza e Vita di cui è, nientemeno, che socia cofondatrice (per un suo profilo più approfondito si rimanda all’articolo “Il diabolico intreccio”, clicca qui).
Non le manca dunque alcuna credenziale per fare da testimonial della provetta pigliatutto e da pioniera delle nuove frontiere della biotecnologizzazione della riproduzione umana su cui, depennato misericordiosamente il peccato della fecondazione extracorporea, scende pure la benedizione della neochiesa ecumenica. Anzi, il suo profilo è stata creato apposta, in laboratorio, dal sodalizio adulterino tra il padre-padrone del movimento per la vita (Carlo Casini) e il genio della sua fabbricazione (Carlo Flamigni). È stata voluta femmina, come le collaboratrici della squadra “di lotta e di governo”, le Lorenzin, le Morresi, le Roccella, le Kustermann, perché l’utero è loro e se lo gestiscono loro, donne amiche di donne, e guai a chi osa contraddirle.
Cari voi che vi proclamate cattolici, ammesso che la qualifica abbia ancora un senso, cari voi che vi dite “pro life”, cari genitori, ma è questo che desideriamo per i nostri figli? Perché sono loro i destinatari di questa campagna.Infatti, c’è un’area dedicata ai bimbi, agli adolescenti, ai ragazzi, per introdurli al bello della salute riproduttiva, per iniziarli al sesso sotto la guida di “esperti” della materia e “operatori” vari. C’è un fertility game. Ci sono i fertility village, e giuro che non è uno scherzo.
Vogliamo che i nostri figli sguazzino in questo brodo?
Vogliamo che i nostri bimbi imparino la procedura per usare il preservativo quotidiano (clicca qui), quello appeso al filo con la molletta colorata?
Vogliamo che le nostre bambine siano vaccinate in batteria a undici-anni-undici contro l’infezione da HPV, sul presupposto che siano sessualmente attive? Senza che nulla sia detto sulle pesantissime controindicazioni del farmaco, copiosamente documentate?
Dietro al paravento di carta velina della cura del varicocele, della campagna antifumo, della prevenzione postuma (nel senso che ci si fregia di prevenire conseguenze di comportamenti malsani dati per assodati e considerati normali), il messaggio centrale della comunicazione ministeriale è il seguente: la sessualità in ogni sua forma e declinazione è un’attività ludico-ricreativa, un intrattenimento alla portata di tutti e meritevole di promozione indiscriminata; va praticata sin dalla più tenera età, con l’unica accortezza di evitare le malattie collegate, tra cui le eventuali gravidanze; quando poi si decida di procurarsi un bebè, aspirazione degna di lode anche nell’interesse della collettività, lo Stato è pronto a farsene carico, raccogliendo l’ordinazione e fabbricando il prodotto on demand.
La filosofia del progetto, del resto, è illustrata espressamente in termini inequivoci: «Educare alla procreazione. Identificare i difetti nella riproduzione. Aiutare la procreazione, quando necessario, con percorsi di fecondazione omologa ed eterologa». E ancora, riferendosi alla fecondazione artificiale: «quella che era nata come risposta terapeutica a condizioni di patologia specifiche e molto selezionate, sta forse assumendo il significato di un’alternativa fisiologica».
Più chiaro di così.
Risuona all’orecchio la profezia risalente di Shulamith Firestone, la femminista lesbica mortasuicida, teorizzatrice estrema dell’indifferentismo sessuale, laddove diceva nei lontani anni 70: «dobbiamo tornare a una pansessualità senza ostacoli: la perversità polimorfa di Freud può sostituire l’etero, l’omo, la bisessualità…la riproduzione della specie sarà affidata alla riproduzione artificiale…la tirannia della famiglia biologica sarà spezzata».
La traiettoria segnata pare proprio quella lì, dove si coglie la stretta contiguità tra la linea della rivoluzione sessuale e quella della fabbricazione dell’uomo in laboratorio. Una trama da horror fantascientifico che si sta realizzando sotto i nostri occhi appannati.
In fin dei conti tutta questa storia, dipinta dalla cronaca come vicenda di costume semiseria di ordinaria amministrazione, in realtà sta a significare ben altro. Sta a significare che chi ci governa a suon di leggi e di sentenze e – ancor prima – ci domina a suon di propaganda vuole semplicemente snaturalizzare la vita, reificare e mercificare l’uomo; vuole decretare il trionfo della necrocultura, del transumanismo e dell’eugenetica. Sta a significare, anche, che l’operazione perversa di somministrazione graduale del male, condotta sfruttando le strutture fatiscenti del cattolicesimo degenerato, è riuscita davvero a deprimere la capacità di reazione di ogni strato di una società ormai completamente asservita.
L’uomo sintetico è tra noi, lo Stato lo acclama. E tutti acclamano lo Stato. Viva l’Italia che si preoccupa della nostra salute e del nostro futuro
.
Il 22 settembre prossimo “si celebrerà” il primo Fertility Day, parente stretto del Family Day e di tutti i days che seguiranno a beffare un popolo stordito; un popolo capace ancora di illudersi che i lacchè del regime – incardinati o free lance, in scena o dietro le quinte – guardino al bene dei suoi figli. Un popolo ormai incapace di resistere alle lusinghe del pifferaio che lo chiama verso il precipizio senza più nemmeno il bisogno di schermirsi.
Ne avevamo scritto con largo anticipo, di questo evento, quando i rulli dei tamburi e gli squilli di tromba risuonavano di lontano ad annunciarlo (clicca qui). Avevamo parlato di festival della provetta e di diabolici intrecci. Se si vuole comprendere la magnitudine dell’operazione in corso, quel quadro va assimilato, e da lì bisogna riprendere il filo.
Era già evidente allora quale sarebbe stata la musica del settembre a venire, perché lo spartito è noto, leggibile da chiunque sia disposto ad andare alla fonte e guardare poco più in là del proprio naso; è prevedibile il programma di un’orchestra stabile, e rodata, a prescindere dall’avvicendarsi sul palco dei suoi squallidi figuranti al soldo e sotto la direzione di un unico gran maestro.
Questo happening imbarazzante sfornato dalle fervide menti governative – dove il genio femminile è tanto ben rappresentato – non è che una delle molteplici espressioni surreali della propaganda ebetizzante e omologatrice spacciata a masse già inebetite e già omologate da un indottrinamento di lungo corso basato sul potere fuorviante di ritornelli orecchiabili ormai percepiti come famigliari, e quindi normali e quindi buoni, ma capaci di imporre su ampia scala sovversioni profonde oltre ogni immaginazione. Tipo, in questo caso, il cambio di paradigma nella procreazione, da naturale a sintetica, ovvero (su un piano altro) da sacra a demoniaca. Cosette da nulla.
Le ultime cronache ci distraggono con la polemica divampata dopo un commento compunto e struggente del tuttologo Saviano, pensoso pensatore di pensieri equosolidali sempre correttissimi. Egli ha definito il fertility day “un insulto a tutti: a chi non riesce a procreare e a chi vorrebbe ma non ha lavoro” e ha dato la stura ai rigurgiti dei benpensanti e delle belle persone, pronti a fargli eco sfoderando l’armamentario di tutte le libertà e le autodeterminazioni, delle scelte rivendicate e delle offese subite. Fino all’intervento di Renzi in persona che, fiutando l’aria e null’altro, com’è in grado di fare, ha preso le parti dell’elettorato più à la page e scaricato senza troppi complimenti la ministra insieme al suo bel bagaglio promozionale, che tanto impegno le era costato. Il risultato è che, ora, è in programma qualche ritocco cosmetico della pietanza salutista, al fine di renderla più gradita anche alle squadriglie di femministe e femministi in servizio permanente effettivo. Dopo di che scoppierà di nuovo la pace anche sulla salute sessuale e riproduttiva degli italiani.
Queste scaramucce estemporanee non intaccano certo la sostanza del prodotto, esito ormai conclamato di una volontà istituzionale ben precisa: cambiare i connotati della riproduzione umana. Spostare l’asse della procreazione dalla idea della maternità a quella della fertilizzazione. Sul modello zootecnico. È da tempo, del resto, che il terreno veniva preparato, con pazienza, regolarità, abnegazione.
Ma l’aspetto più incredibile di tutta la faccenda, coi suoi epigoni da farsa, è che, nella farsa, hanno ritenuto doveroso entrarci tutti a recitare la propria parte, pure isedicenti pro life – categoria perduta, si sa, nel gorgo vorace del democristianismo italico. E la reazione unanime di questi ultimi è stata di sostegno incondizionato all’iniziativa della “brava ministra Lorenzin” (copyright Francesco Agnoli, clicca qui), tutrice della nostra salute, cattolicissima, molto mamma e quasi sposa, che si preoccupa di rilanciare la natalità per invertire la curva demografica. Cioè, tutti a giocare a mosca cieca, tutti a bearsi ad ammirare il dito messo lì a bella posta, lisciando completamente la luna che si staglia chiara all’orizzonte. E giù coi complimenti, con le lodi, con le difese d’ufficio scattate per riflesso pavloviano e poi dilagate per contagio, correndo dietro a qualche formula suggestiva buttata lì dagli strateghi della comunicazione necrofila a incipriare tutt’un mondo, il mondo nuovo.
Ma come è possibile che proprio nessuno, neanche tra i più o meno diversamente credenti, tra i più o meno militanti probiotici – e figurarsi un qualche prelato – non si dia la briga di leggere, di vedere, di capire di cosa si tratta veramente? Di qual è la narrativa che ci viene imposta, a noi popolo bue, dai solerti badanti della nostra sanità (sessuale e riproduttiva)?
A partire dal logo di questa sceneggiata, che esprime figurativamente l’alienazione della filiazione dalla sua naturalità, che è unione nella carne tra un uomo e una donna, tra quell’ovulo e quello spermatozoo, secondo un disegno superiore. Campeggia infatti, tronfio, un cuore rosa, a significare l’Amore che tutto muove e giustifica ogni perversione. Per finire con la parola d’ordine su cui ruota il sistema intero, la sinistra “pianificazione famigliare” (letteralmente: planned parenthood) che, in combinato disposto con la salute riproduttiva – id est: aborto e contraccezione per tutti – costituisce l’ossatura onomastica della politica onusiana di controllo della popolazione sul pianeta.
Il cortocircuito dovrebbe apparire evidente, l’ossimoro tra il corredo malthusiano e la fertility lorenziniana dovrebbe pur sollevare qualche perplessità. E invece no. Il livello di inquinamento raggiunto grazie a decenni di cattocompromissioni fa sì che nemmeno un prelato si alzi in piedi e levi, sul mare di menzogne davvero apocalittiche, una voce di verità.
La “Lectio magistralis” che qualificherà l’alto livello della manifestazione sarà tenuta (vedi il Programma) da Eleonora Porcu. È lei l’auctoritas titolata di tutto l’impianto, la signora della crioconservazione di vite e di pezzi di vita, artefice principale di quel “Piano nazionale per la fertilità” da cui la propaganda prende origine, la scienziata creata in provetta da Casini e da Flamigni e vidimata dalla CEI per mezzo del carrozzone episcopale Scienza e Vita di cui è, nientemeno, che socia cofondatrice (per un suo profilo più approfondito si rimanda all’articolo “Il diabolico intreccio”, clicca qui).
Non le manca dunque alcuna credenziale per fare da testimonial della provetta pigliatutto e da pioniera delle nuove frontiere della biotecnologizzazione della riproduzione umana su cui, depennato misericordiosamente il peccato della fecondazione extracorporea, scende pure la benedizione della neochiesa ecumenica. Anzi, il suo profilo è stata creato apposta, in laboratorio, dal sodalizio adulterino tra il padre-padrone del movimento per la vita (Carlo Casini) e il genio della sua fabbricazione (Carlo Flamigni). È stata voluta femmina, come le collaboratrici della squadra “di lotta e di governo”, le Lorenzin, le Morresi, le Roccella, le Kustermann, perché l’utero è loro e se lo gestiscono loro, donne amiche di donne, e guai a chi osa contraddirle.
Cari voi che vi proclamate cattolici, ammesso che la qualifica abbia ancora un senso, cari voi che vi dite “pro life”, cari genitori, ma è questo che desideriamo per i nostri figli? Perché sono loro i destinatari di questa campagna.Infatti, c’è un’area dedicata ai bimbi, agli adolescenti, ai ragazzi, per introdurli al bello della salute riproduttiva, per iniziarli al sesso sotto la guida di “esperti” della materia e “operatori” vari. C’è un fertility game. Ci sono i fertility village, e giuro che non è uno scherzo.
Vogliamo che i nostri figli sguazzino in questo brodo?
Vogliamo che i nostri bimbi imparino la procedura per usare il preservativo quotidiano (clicca qui), quello appeso al filo con la molletta colorata?
Vogliamo che le nostre bambine siano vaccinate in batteria a undici-anni-undici contro l’infezione da HPV, sul presupposto che siano sessualmente attive? Senza che nulla sia detto sulle pesantissime controindicazioni del farmaco, copiosamente documentate?
Dietro al paravento di carta velina della cura del varicocele, della campagna antifumo, della prevenzione postuma (nel senso che ci si fregia di prevenire conseguenze di comportamenti malsani dati per assodati e considerati normali), il messaggio centrale della comunicazione ministeriale è il seguente: la sessualità in ogni sua forma e declinazione è un’attività ludico-ricreativa, un intrattenimento alla portata di tutti e meritevole di promozione indiscriminata; va praticata sin dalla più tenera età, con l’unica accortezza di evitare le malattie collegate, tra cui le eventuali gravidanze; quando poi si decida di procurarsi un bebè, aspirazione degna di lode anche nell’interesse della collettività, lo Stato è pronto a farsene carico, raccogliendo l’ordinazione e fabbricando il prodotto on demand.
La filosofia del progetto, del resto, è illustrata espressamente in termini inequivoci: «Educare alla procreazione. Identificare i difetti nella riproduzione. Aiutare la procreazione, quando necessario, con percorsi di fecondazione omologa ed eterologa». E ancora, riferendosi alla fecondazione artificiale: «quella che era nata come risposta terapeutica a condizioni di patologia specifiche e molto selezionate, sta forse assumendo il significato di un’alternativa fisiologica».
Più chiaro di così.
Risuona all’orecchio la profezia risalente di Shulamith Firestone, la femminista lesbica mortasuicida, teorizzatrice estrema dell’indifferentismo sessuale, laddove diceva nei lontani anni 70: «dobbiamo tornare a una pansessualità senza ostacoli: la perversità polimorfa di Freud può sostituire l’etero, l’omo, la bisessualità…la riproduzione della specie sarà affidata alla riproduzione artificiale…la tirannia della famiglia biologica sarà spezzata».
La traiettoria segnata pare proprio quella lì, dove si coglie la stretta contiguità tra la linea della rivoluzione sessuale e quella della fabbricazione dell’uomo in laboratorio. Una trama da horror fantascientifico che si sta realizzando sotto i nostri occhi appannati.
In fin dei conti tutta questa storia, dipinta dalla cronaca come vicenda di costume semiseria di ordinaria amministrazione, in realtà sta a significare ben altro. Sta a significare che chi ci governa a suon di leggi e di sentenze e – ancor prima – ci domina a suon di propaganda vuole semplicemente snaturalizzare la vita, reificare e mercificare l’uomo; vuole decretare il trionfo della necrocultura, del transumanismo e dell’eugenetica. Sta a significare, anche, che l’operazione perversa di somministrazione graduale del male, condotta sfruttando le strutture fatiscenti del cattolicesimo degenerato, è riuscita davvero a deprimere la capacità di reazione di ogni strato di una società ormai completamente asservita.
L’uomo sintetico è tra noi, lo Stato lo acclama. E tutti acclamano lo Stato. Viva l’Italia che si preoccupa della nostra salute e del nostro futuro
– di Elisabetta Frezza
Lo sconcertante comunicato stampa del Comitato Verità e Vita.
L’aberrante iniziativa del ministero della Salute che va sotto il nomen (omen) di Fertility Day ha prodotto come paradossale effetto collaterale quello di far risuonare il plauso unanime degli ambienti che si fregiano del titolo di prolife.
di Elisabetta Frezza
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Motu proprio, oppure per reazione agli assalti del blocco libertario nutrito a pane e slogan (fino a diventare un mostro ingovernabile allo stesso governo che ne costituisce espressione compiuta), l’intero arco costituzionale di sigle, associazioni, testate e firme accreditati come difensori della vita – un mondo che, per stretta contiguità con quello che si definisce “cattolico”, ne ricalca la deriva verso l’indistinto – si è speso, con pensieri, parole, opere e troppo poche omissioni, a favore dell’ultima trovata dei funzionari di regime, quelli che per mestiere tengono fisso lo scarpone sulla testa dei sudditi ed eterodirigono il film della loro esistenza.
Fatale, per i più ingenui, il sillogismo tanto ricorrente quanto fallace secondo cui, se i “cattivi” danno addosso a qualcuno o a qualcosa, quel qualcuno o quel qualcosa devono per forza essere buoni. Ergo, se la ministra è contestata dai Saviano e dalle femministe, e persino da Renzi, vuol dire che stavolta deve averne combinata una di giusta. Un ragionamento un po’ terra-terra, ma dalla logica a suo modo stringente.
Purtroppo non ci sono solo gli sprovveduti; ci sono anche quelli, e sono tanti, mossi da altri perché: da conformismo, da convenienza, da codardia, da connivenza. Non è certo un segreto che la maggior parte della torta “pro life” sia venduta da sempre alla necrocultura, con l’imprimatur della chiesa traditrice: il ruolo dell’associazionismo istituzionale cresciuto all’ombra del pachiderma tentacolare democristiano è stato proprio quello di traghettare l’opinione pubblica verso l’assuefazione fisica e morale ad ogni male tramite somministrazioni graduali, dal male minore al Male Maggiore. Una specie di Caronte seriale insomma, ma dal bell’aspetto, e rassicurante, e dalle referenze inattaccabili.
Con tali premesse, è accaduto che anche stavolta – su fertility day e dintorni – si sia generata la nota fattispecie dei “due cecàti che fanno a pietrate”. E, nel polverone creatosi, sia sfuggito a tutti il senso, così evidente da essere sfacciato, della questione di cui si controverte. Alcuni non lo colgono proprio, questo senso, altri lo colgono si troppo bene ma si guardano dal renderlo manifesto a chi per parte sua si rifiuta di vederlo.
È un quadro, questo, che si ripropone con sempre maggiore frequenza mentre si stringe intorno a noi la morsa della tirannide travestita da democrazia che ci vuole docili automi ed è già riuscita a renderci tali. Non c’è più la forza, la spinta vitale, non c’è la voglia, non c’è più nemmeno la lucidità necessaria per reagire ai colpi continui, martellanti, indefessi, e di intensità sempre crescente, che ci sono inferti per spogliarci di tutto, manipolarci vita e pensiero, espropriarci dei nostri figli e aspirarci l’anima.
Ci siamo arrivati. E non ce ne rendiamo nemmeno conto.
Che in tanti si siano gettati ai piedi della potente di turno, a baciare la pantofola della ministra novella paladina della vita e della famiglia, non stupisce più che tanto. Che nessuno si sia premurato di grattare appena la crosta del suo prodotto promozionale – ma non era nemmeno necessario grattare, bastava guardarlo – rientra nel progressivo generale appiattimento verso la pace dei sensi, parente stretta della pace universale verso cui rema con impegno anche la barca di Pietro.
Epperò sbalordisce, e ancor più addolora, che il morbo della omologazione abbia contagiato anche gruppi che per marchio di fabbrica dovrebbero essere non allineati, perché nati proprio per contrastare, con le armi desuete della verità, un sistema malato di opportunismo politico deteriore; gruppi che, proprio per questo, hanno rappresentato per molti un riferimento affidabile durante il tempo della follia generalizzata.
Confesso di essere rimasta senza parole alla lettura dell’ultimo comunicato stampa di Verità e Vita, il comitato fondato proprio in occasione del varo della famigerata legge 40 sulla fecondazione artificiale – il monstrum concepito dai sedicenti difensori della vita, inventori di paletti eretti apposta per essere abbattuti – allo scopo di tenere accesa una fiammella di verità sulla palude di menzogna dilagante in territorio (formalmente) pro life. Cioè, per continuare a proclamare la verità tutta intera sulla fecondazione artificiale e, più in generale, sui temi della vita nascente e morente.
Ebbene, persino questo comitato si affretta ora a esprimere la propria solidarietà a una pedina di avanguardia di quel potere necrofilo che cavalca per mandato superiore l’anti-naturalità più estrema in funzione anti-umana sui temi, tra loro interconnessi, della vita, della famiglia, dell’educazione delle nuove generazioni. Quando, su tutto, domina l’obiettivo evidente di snaturalizzare la procreazione affidandola alla biotecnologia plasmata sulla zootecnia, secondo un disegno blasfemo di onnipotenza suicida.
Basta leggere i documenti confezionati per l’occasione, guardare la composizione dell’equipe assoldata per la loro stesura, basta darsi la briga di rammendare la trama che sta dietro la manovra di propaganda fertilizzante firmata Lorenzin e controfirmata Porcu. Gli indizi per ricostruire la mappa sono stati lasciati in giro in modo grossolano, non si è nemmeno tentato di coprire le tracce. L’iconografia, il linguaggio, la narrativa, i contenuti. Tutto.
Perciò pare inverosimile che i reduci della difesa integrale della vita umana non vedano, non vogliano vedere, l’enormità di ciò che sta accadendo, in esecuzione di ordini univoci diramati dalle stanze del potere attraverso una campagna martellante focalizzata sull’obiettivo prestabilito: disincarnare la vita, alienarla ai suoi legittimi pro-creatori per mandato divino, per finalmente appropriarsene e controllarla dall’inizio alla fine. Nel frattempo, è risaputo, conviene distrarre le masse incentivando il sesso libero e diversificato, disinibito e obbligatoriamente “sicuro”, perché lo Stato ci tiene alla salute (intesa come benessere psicofisico) dei suoi sudditi e le gravidanze non pianificate sono per definizione da evitare.
Altro che tutela della fertilità, è promozione su ampia scala della fertilizzazione!
E invece, il comunicato stampa parla di «campagna di corretta informazione scientifica» ed elogia lo slogan del fertility day ‘conoscere per essere libere di scegliere’ («Noi, che – avendo a cuore il vero bene delle persone – abbiamo sempre e ad ogni costo scelto di dire tutta la verità e ci siamo messi a servizio della donna e della coppia per renderle realmente libere nelle loro scelte esprimiamo la nostra solidarietà al Ministro della Salute…»).
Senza rendersi conto non solo di avere preso un colossale granchio, e di servirlo bell’e cucinato alle persone che cercano un menu sicuro tra tante pietanze avvelenate, ma addirittura – ed è ciò che lascia più esterrefatti – di avere ormai fatto proprio il linguaggio stesso della necrocultura. Il programma del fertility day – lo si è detto e ripetuto – ruota tutto attorno al concetto della “salute sessuale e riproduttiva” e della pianificazione famigliare, di cui le “scelte consapevoli” e la “libertà di scelta” non sono che corollari, traduzione letterale della locuzione pro choice, ed espressione principe della grammatica-chiave coniata dai potentati sovranazionali impegnati a contrarre la popolazione in ogni modo possibile. E tutto ruota intorno alla tutela della donna, al servizio della coppia, secondo la narrativa classica degli assassini degli indifesi.
Cari amici del comitato Verità e Vita, dov’è, in tutto questo, la Verità? E soprattutto, di quale Vita parliamo? Et incarnatus est…et homo factus est..: di questa vita?
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