Il “doppio buio” di Giovanni Battista e la misericordia di Gesù. Cerchiamo di 'drizzare ciò ch'è sviato'.
Parole di Bergoglio durante l'udienza di ieri nella sintesi del SIR
Della misericordia viene colta e accentuata l'azione rigenerante e
trasformante, mentre il legame con la giustizia è fatto salvo.
Tornando a Bergoglio e a Giovanni che avrebbe dipinto lo stile di Gesù “a
tinte forti, come un giudice che finalmente avrebbe instaurato il Regno
di Dio e purificato il suo popolo”, nel Credo Niceno professiamo che
Cristo è morto per salvare i peccatori, ma anche che Egli verrà nella
gloria, alla fine dei tempi, per giudicare i vivi e i morti.
Bergoglio afferma:
E, se è condivisibile la stigmatizzazione che dice:
Il “doppio buio” di Giovanni Battista e la misericordia di Gesù. Si è snodata su questo binario la catechesi dell’udienza generale di oggi, al termine della quale il Papa ha ricordato la canonizzazione di domenica scorsa e ha esortato i giovani a essere “artigiani della misericordia” come Madre Teresa. L’immagine iniziale scelta da Francesco è quella di Giovanni Battista in carcere, preda del “doppio buio”: quello della cella e quello del cuore, perché lo “stile” di Gesù è molto diverso da come lui lo aveva dipinto, “a tinte forti, come un giudice che finalmente avrebbe instaurato il Regno di Dio e purificato il suo popolo”. È la misericordia, invece, la “sintesi dell’agire di Gesù”: “Dio non ha mandato il suo Figlio nel mondo per punire i peccatori né per annientare i malvagi”. Se la misericordia di Gesù è motivo di “scandalo”, allora vuol dire che “si ha una falsa immagine del Messia”. No, allora, alla “fede fai-da-te”, a chi usa la fede “per giustificare i propri interessi” o addirittura per fomentare l’odio e la violenza, ma anche a chi riduce Dio a “rifugio psicologico” per i momenti difficili o a un “buon maestro” di principi etici”.
Purtroppo troviamo ancora una volta una contrapposizione arbitraria
attraverso il solito linguaggio che colpisce come un maglio l'emotività
col conio di espressioni dirompenti: il "doppio buio" di Giovanni
è un'illazione perché snatura tutta l'opera di Cristo Signore. Ed è
necessario riaffermare una volta di più che giustizia e misericordia non
sono alternative né in contrapposizione, ma sono due manifestazioni
dell'agire di Dio legate inscindibilmente: unite e correlate.
Lo apprendiamo innanzitutto dalla Sacra Scrittura: "Misericordia e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno. La verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo" (Sal 85, 10-12).
Lo apprendiamo innanzitutto dalla Sacra Scrittura: "Misericordia e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno. La verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo" (Sal 85, 10-12).
Infatti, la giustizia senza misericordia diventa legalismo che blocca e ingabbia, mentre la misericordia senza giustizia diventa permissivismo che scioglie le briglie a tutto danno di coloro che non vengono guidati nella libertà generata dalla verità.
La centralità della misericordia divina non è certo una novità
nell'insegnamento e nella prassi pastorale della Chiesa, anche se molti
oggi potrebbero avere l'impressione che non sia così, per effetto
dell'attuale diffusa enfatizzazione della misericordia, che rischia di
renderla uno slogan privo della profonda comprensione del suo
significato nell'insegnamento costante della Chiesa.
Se nasce da un “moto dell’appetito sensitivo... la misericordia è una
passione e non una virtù”. Si tratta del livello “più basso”, quello
della passione, della “reazione immediata”, radicata nel sensibile, che
deve essere ordinata dalla ragione : “iste motus animi, scilicet
misericordia, servit rationi quando ita praebetur misericordia ut
iustitia conservetur : sive cum indigenti tribuitur, sive cum ignoscitur
penitenti” (S. Th., IIa IIae, q. 30). La misericordia
diviene una virtù quando trascende i sentimenti ed è rettamente ordinata
dalla ragione. Tommaso d'Aquino illustra la virtù della misericordia
citando sant'Agostino: “la ragione obbedisce, quando la misericordia è
porta in modo tale che la giustizia sia salvaguardata, se diamo ai
bisognosi o perdoniamo i pentiti” (v. supra).
Dunque il peccatore non può suscitare la misericordia divina in quanto
volontariamente viola la giustizia divina, ma solo per le conseguenze
penose che subisce. È proprio questa condizione di miseria temporale e
spirituale che muove la misericordia di Dio. Invece oggi, sotto questo
pontificato, sembra che la misericordia comprenda anche la malizia del
peccatore. Il risultato è che la maggior parte dei pastori non
correggono più l'ostinazione nel peccato, senza più considerare la
fermezza e l’immutabilità dell’ordine divino.
La misericordia e la giustizia di Dio sono rivelate essenzialmente nel
mistero della redenzione: nella passione, morte e risurrezione di Cristo
:
Viene anche fatta giustizia della morte che, dagli inizi della storia dell'uomo, si era alleata col peccato. Questo far giustizia della morte avviene a prezzo della morte di colui che era senza peccato e che unico poteva - mediante la propria morte - infliggere morte alla morte. In tal modo la croce di Cristo, sulla quale il Figlio consustanziale al Padre rende piena giustizia a Dio, è anche una rivelazione radicale della misericordia, ossia dell'amore che va contro a ciò che costituisce la radice stessa del male nella storia dell'uomo: contro al peccato e alla morte. La croce è il più profondo chinarsi della Divinità sull'uomo e su ciò che l'uomo - specialmente nei momenti difficili e dolorosi - chiama il suo infelice destino. La croce è come un tocco dell'eterno amore sulle ferite più dolorose dell'esistenza terrena dell'uomo, è il compimento sino alla fine del programma messianico, che Cristo formulò una volta nella sinagoga di Nazaret e ripeté poi dinanzi agli inviati di Giovanni Battista».(Giovanni Paolo II, Dives in misericordia, 8)
Nella passione di Cristo, è espressa, la giustizia assoluta : Cristo
subisce la passione e la croce a causa dei peccati dell'umanità. Ciò
costituisce anche una “sovrabbondanza” della giustizia: i peccati
dell'uomo sono “compensati” dal sacrificio dell'Uomo-Dio.
Tuttavia, tale giustizia, che è propriamente giustizia «su misura» di Dio, nasce tutta dall'amore: dall'amore del Padre e del Figlio, e fruttifica tutta nell'amore. Proprio per questo la giustizia divina rivelata nella croce di Cristo è «su misura» di Dio, perché nasce dall'amore e nell'amore si compie, generando frutti di salvezza. La dimensione divina della redenzione non si attua soltanto nel far giustizia del peccato, ma nel restituire all'amore quella forza creativa nell'uomo, grazie alla quale egli ha nuovamente accesso alla pienezza di vita e di santità che proviene da Dio. In tal modo, la redenzione porta in sé la rivelazione della misericordia nella sua pienezza. (Giovanni Paolo II, Dives in misericordia, 7)
Se la misericordia di Gesù è motivo di “scandalo”, allora vuol dire che “si ha una falsa immagine del Messia”.
Ma, delle tante puntualizzazioni già
fatte a più riprese, non recepisce che ciò che è motivo di scandalo non è
la misericordia di Gesù, ma la sua scissione dalla giustizia e dalla
verità. E la falsa immagine del Messia vien fuori da questa scissione e
non da chi la sottolinea.
No, allora, alla “fede fai-da-te”, a chi usa la fede “per giustificare i propri interessi” o addirittura per fomentare l’odio e la violenza, ma anche a chi riduce Dio a “rifugio psicologico” per i momenti difficili o a un “buon maestro” di principi etici”.
ciò che non è condivisibile, in questa ennesima perentoria dicotomia, è
il fatto che Bergoglio collochi in queste assolutizzazioni negative
coloro che non fanno altro che riaffermare la verità tutta intera
custodendone i "principi etici", che non sono massi erratici sbandierati
come slogan, ma frutto fecondo della fedeltà in spirito e vita alla
Verità perenne da cui scaturiscono, che è la Persona del Signore nostro
Gesù Cristo, e di ciò che ha fatto e continua a operare per noi e per la
nostra salvezza. E chi è fedele non fomenta alcun odio e violenza
forieri di divisione, perché rigettare il male porta a vincerlo
anzitutto in se stessi. La divisione non è creata dalla fedeltà alla
verità, ma dalla confusione inenarrabile che tutte queste fiorettate
pungenti sparse a profusione creano in chi le raccoglie e resta nel
primato dell'immanenza, perdendo l'aggancio con il Soprannaturale che è
la nostra casa e la nostra vita.
Maria Guarini
Maria Guarini
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