ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 8 settembre 2016

La tecnica del silenzio..

EREDITA' DEL REGNO DI DIO

 Né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti… erediteranno il regno di Dio. L'atavica incapacità dei catto-progressisti di leggere bene il Vangelo e di comprendere il reale significato della Rivelazione 
di Francesco Lamendola  



I teologi modernisti,  i vescovi progressisti e i sacerdoti buonisti non parlano quasi più del male; non parlano quasi più del peccato, del diavolo, del Giudizio e dell’inferno; non parlano quasi più di Cristo e della croce di Cristo, quella croce che Egli ha invitato a prendere su di sé, chiunque Lo voglia seguire.
Di che parlano, allora?
Oh, di tante, di tantissime cose: di giustizia sociale; di misericordia infinita; di migranti, di profughi che abbiamo il dovere di accogliere illimitatamente e indefinitamente; di islam che è una religione valida quanto la cristiana, e del terrorismo islamico che non esiste; di famiglie in sofferenza (leggi: sfasciate); di “accompagnamento pastorale” delle persone separate e di quelle divorziate (leggi: soprassedere sulla rottura del sacramento matrimoniale); di un ruolo più incisivo per le donne nella Chiesa (leggi: donne diacono, e, domani, donne prete e donne vescovo; magari donne papa); di riconciliazione coi fratelli separati protestanti e del riconoscimento delle loro giuste ragioni (leggi: riabilitazione di Lutero ed ammissione che egli era nel giusto, i cattolici nel torto); di unioni di fatto e famiglie “arcobaleno”, con tanto di pellegrinaggio a Lourdes (leggi: lasciar cadere la sacralità dell’unione coniugale e ”sdoganare” non solo la pratica omosessuale – l’omosessualità, in se stessa, in quanto tendenza congenita, non è mai stata considerata un peccato dalla Chiesa -, ma anche quella parodia del matrimonio che viene celebrato fra due persone dello stesso sesso); e di molte altre cose ancora. Tutte grandi, nobili e  importanti; e tutte affrontate con piglio di estrema sicurezza, con tono sentenzioso, con accenti forti, e con aria di aspro rimprovero nei confronti dei cattolici, cioè di se stessi, per la loro lunga, lunghissima incomprensione, per la loro ottusità e la loro durezza nei confronti dei tanti casi umani e delle mille situazioni che essi, malati di fondamentalismo (non gli islamici: i cattolici) e di clericalismo (da che pulpito…), non hanno saputo capire, né accogliere, né “accompagnare”, evidentemente fuorviati – tutti, dall’ultimo prete fino ai Sommi pontefici e ai Padri dei venti concili precedenti quell’unico che fa testo: il Concilio Vaticano II - da una atavica incapacità di leggere bene il Vangelo e di comprendere il reale significato della Rivelazione.
Se, poi, si va proprio a sbattere contro esplicite affermazioni del Magistero, contro duemila anni di sacra Tradizione, o contro la lettera e lo spirito delle stesse Scritture, allora si possono fare due cose: o ignorare del tutto le pagine “scomode” e non politicamente corrette, secondo i dettami della Neochiesa modernista e progressista; oppure spingersi ancora un passo oltre, prendere le frasi e capovolgerle del tutto, come si rivolta verso l’esterno, l’intero di un vestito: e il gioco è fatto. Questa seconda tecnica è quella che ha adoperato, per esempio, non un oscuro sacerdote di provincia, o uno sprovveduto teologo improvvisato e fai-da-te, ma un pezzo grosso della Chiesa cattolica, un prelato di peso, come il segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana: monsignor Nunzio Galantino; il quale, venendo a parlare di Sodoma e Gomorra, si è puramente e semplicemente inventato che Dio, essendo immensamente misericordioso, non le distrusse, ma decise di risparmiarle. Senza rendersi conto che con questo sacrilegio – perché capovolgere il sacro testo dellaBibbia è un sacrilegio, come lui sa perfettamente – è stato, oltretutto, completamente inutile, in quanto, se anche le cose fossero andate come dice lui – ma il libro della Genesi afferma esplicitamente l‘esatto contrario, e cioè che Sodoma e Gomorra vennero distrutte con il fuoco e lo zolfo – tale salvezza sarebbe stata possibile solo ed esclusivamente per l’infinita misericordia di Dio, non perché i sodomiti non fossero peccatori, e meno ancora perché la sodomia non è un peccato: altrimenti, che senso avrebbe dire che Dio decise di “risparmiare” quelle città? Non si risparmiano gli innocenti, quando si sa che sono innocenti; si risparmiano semmai i colpevoli, avendo deciso di salvare loro la vita, anche se non lo meriterebbero. Questo, se la logica non è una opinione, e se il buon senso ha ancora diritto di cittadinanza nei sacri palazzi della teologia modernista, buonista e progressista.
L’altra tecnica, quella del silenzio, spiega perché, di certi passi delle sacre Scritture, che pure sono inequivocabili, quei signori non facciano mai parola. Avendo deciso di piacere agli uomini, anche a costo di dispiacere a Dio – nel quale, forse, hanno smesso di credere, pur se  non hanno l’onestà morale e intellettuale di dirlo e di trarne le doverose conseguenze -, usurpano la veste che indossano, se preti o vescovi, e abusano del ruolo che svolgono, se teologi o biblisti, per passare sotto silenzio i brani scomodi ai loro delicati orecchi, e per soffermarsi a lungo, e perfino in maniera sproporzionata, su quelli che, ad una lettura tendenziosa e distorta (e, dunque, del pari sacrilega) parrebbero confermare le loro eretiche affermazioni.
Il quotidiano Avvenire, per esempio – che, essendo un giornale semi-ufficiale della Chiesa, dovrebbe fare testo sulle questioni dubbie o controverse – sostiene che nessuno ha il diritto di giudicare una coppia di omosessuali, entrambi credenti (prima contraddizione) che decidono di fare un pellegrinaggio a Lourdes, nel più famoso santuario di Maria Vergine Santissima (seconda contraddizione). Nel rispondere alle lettere, indignate o comunque fortemente sconcertate, di alcuni lettori, il direttore, Marco Tarquini, mantiene il punto e contrattacca, con l’usuale compitezza formale, ma con la solita arroganza sostanziale, rinfacciando a quei cattolici che nessuno dovrebbe sostituirsi al giudizio di Dio e che nessun ha il diritto di pensare che la Madonna non possa essere pietosa e misericordiosa con chiunque lei voglia e con chiunque la preghi, perciò anche nei confronti di quei due omosessuali. I quali, giova ricordarlo per la chiarezza della discussione, non erano semplicemente due persone che intrattengono una relazione sessuale (è molto imbarazzante entrare nei fatti degli altri, ma sono essi che ci tengono a pubblicizzare le loro scelte e a porre sotto gli sguardi di tutti il loro stile di vita: e tanto va detto per mettere bene in chiaro chi è che manca di discrezione, affinché qualcuno non tenti di rovesciare la frittata), ma due “sposi” appena uniti in matrimonio civile dal sindaco della loro città, evidentemente non paghi del solo riconoscimento da parte dello Stato, ma desiderosi anche di una approvazione dall’alto. E questa, se non andiamo errati, è la terza contraddizione del loro comportamento, della quale, peraltro, renderanno conto a ben altro referente, oltre che alla loro coscienza, non  certo a noi, che ci limitiamo a prendere atto della realtà dei fatti: perché il matrimonio civile, per un cattolico praticante, è non solo sbagliato, e non valido per il diritto canonico (infatti, è semplicemente nullo quanto agli effetti, nel senso che non osta ad un successivo matrimonio religioso), ma si configura come un peccato grave, perché celebra una convivenza che non è riconosciuta dalla Chiesa. Né si venga a dire che, appunto, tale impossibilità è la ragione del loro rammarico e, magari, del loro pellegrinaggio: sarebbe come dire che, se qualcosa, nella dottrina della Chiesa, non ci piace, allora noi facciamo a modo nostro, e poi ce ne andiamo in pellegrinaggio, non a chiedere perdono – infatti non c’è ombra di pentimento in chi, appena fatta una cosa, la sottolinea e se ne vanta – ma, forse, a chiedere la grazia alla Madonna che venga cambiato il Magistero nel senso da noi desiderato.
Il metodo seguito da Tarquini per sviluppare il suo ragionamento è un capolavoro di sinuosità, di sofistica scaltrezza e di gesuitismo: come si fa a giudicare le intenzioni di un pellegrinaggio, dice, o a sindacare il fatto che due persone vadano a pregare la Madonna per le grazie ricevute nella propria vita? Già: non è possibile. Solo che è più che evidente di quali “grazie” si tratta, e anche di quali intenzioni: va bene tutto, ma nascondersi così dietro un dito, facendo i moralisti al contrario, cioè rimproverando non l’evidenza del peccato e del peccatore, ma la supposta malizia e la supposta malevolenza di chi rimane scandalizzato, non solo dal peccato, ma d pretese di ottenere, per esso, una benedizione soprannaturale, dopo aver già chiesto e ottenuto la “benedizione” delle autorità civili: complimenti, questo è veramente degno dell’arte (la peggiore) del vecchio gesuitismo; quella che attirò sull’ordine di sant’Ignazio di Loyola tante critiche e tante antipatie, a volte, bisogna pur dirlo, ampiamente meritate. Cari preti progressisti, fino a quando vi nasconderete dietro sofismi, giochi di parole e impliciti o espliciti ricatti morali, puntando il dito contro coloro i quali chiedono una parola di chiarezza e di sana dottrina, in questi tempi così confusi e tormentati, e non la trovano, anzi, incorrono nelle vostre ire, nella vostra sferzante ironia, nei vostri rimproveri e rimbrotti per la loro mancanza di carità cristiana? Non vi accorgete che state facendo qualcosa di aberrante e di turpe, di vergognoso? E fino a quando vi farete schermo di quel Chi sono io per giudicare? di papa Francesco? Il papa ha sbagliato, in quella circostanza, puramente e semplicemente: perché il papa è il custode della Rivelazione e del Magistero, e sia la Rivelazione, sia il Magistero, parlano in maniera chiarissima riguardo all’argomento in discussione.
Fra i numerosi passi in questione vogliamo ricordarne uno, appunto per la sua estrema chiarezza: un passo di san Paolo, nella Prima lettera ai Corinzi (9-12); e a tutti i Tarquini, i Galantino e gli Enzo Bianchi di questo mondo, vorremmo ricordare che san Paolo non parla a titolo personale, non è un signore che, un bel giorno, ha preso la penna e si è messo a scrivere quel che gli sembrava giusto e vero: perché esiste una cosa, creduta e insegnata dalla Chiesa da duemila anni a questa parte, che si chiama divina ispirazione delle Scritture, per cui non stiamo parlando della opinione di un cristiano, ma di un testo che fa fede per i cristiani di ieri, di oggi e di sempre; con buona pace dei biblisti e degli esegeti modernisti i quali, perciò appunto, vorrebbero “storicizzare” la Bibbia, al fine di espungere tutto ciò che non piace alla mentalità moderna. Esattamente come aveva fatto Lutero cinque secoli fa, il quale, tanto per essere chiaro, volle togliere non già singoli brani, ma alcuni libri addirittura: quelli che non andavano d’accordo con la sua dottrina.

Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti [per maggiore precisione e per levare di mezzo qualsiasi possibile equivoco o ambiguità, san Paolo precisa le due forme della omosessualità maschile: passiva e attiva], né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né invidiosi, varcheranno la soglia del Regno di Dio. E tali erano alcuni di voi; ma siete stati lodati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel Nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio.
Sono libero di fare ogni cosa, ma non ogni cosa mi è utile. Sono libero di fare ogni cosa, ma non devo rendermi schiavo di cosa alcuna.

Dovrebbe essere chiaro. Non basta? Ecco allora la Lettera ai Romani (1, 24-28):

Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo le passioni del loro cuore, così che essi sono giunti al punto di disonorare fra loro i propri corpi. Essi hanno mutato la verità di Dio in menzogna e hanno adorati e servito la creatura al posto del Creatore, che è benedetto nell’eternità. Amen.
Per questo Dio li ha abbandonati alle passioni infami; le loro femmine hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche i maschi, lasciando il rapporto naturale con la femmina, si sono infiammati di passione gli uni per gli altri, commettendo atti turpi tra maschi, ricevendo così in se stessi la ricompensa debita della loro aberrazione.

Ma Gesù, dicono i nostri bravi preti buonisti e progressisti, non condanna esplicitamente la pratica omosessuale. È falso. Gesù cita il destino di Sodoma e Gomorra, per tre volte (Matteo, 10, 14-15; Matteo, 11, 23-24; Luca, 10, 10-12), anche se lo fa per ammonire altri peccatori, dicendo loro che, se non si pentono e non si convertono, saranno trattati, nel giorno del Giudizio, in maniera anche più dura delle due città distrutte con il fuoco. Però, per il solo fatto di ricordare la loro distruzione, si capisce quel che ne pensa: se non condividesse l’idea che la pratica omosessuale è un grave peccato – uno dei quattro che gridano vendetta davanti a Dio, per il Catechismo di Pio X –, non si capisce perché avrebbe dovuto citarle. Infatti Egli non dice affatto, né suggerisce, che i loro abitanti non vennero puniti a causa del loro peccato: dice che vi sono altri peccatori che saranno puniti con durezza ancor maggiore. Monsignor Galantino, una domanda: ha mai pensato di leggersi la Bibbia? 

Né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti… erediteranno il regno di Dio

di Francesco Lamendola

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