ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 8 settembre 2016

“sic transit gloria mundi!”


All’amato confratello nel sacerdozio che oggi compie il suo 75° compleanno ( nonché parroco di Cavriana don Dino Mezzani), che egregiamente ha saputo dividere e minare gravemente la fede nella Comunità degli Amici di San Giacomo di Cavriana (Mn); all’amatissima Eccellenza don Roberto Busti che tra dieci giorni esatti rovinando la Basilica di Sant’Andrea consacrando un orrendo altare moderno ci saluta; che dire: “sic transit gloria mundi!”
Come meditazione al loro congedo (che tutti sperano rapido ed indolore) voglio riportare all’attenzione dei lettori le parole di un’omelia di Giuseppe Sarto, già Vescovo di Mantova e poi San Pio X, riprese poi nell’omelia di saluto di S.E. Rev. Ma Mons. Antonio Poma. [cit] : («Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono» (Mt 5, 23-24). Come insegnavano i profeti, la liturgia senza la vita giusta, il rito senza la giustizia, la preghiera senza l’amore sono sgraditi a Dio e rischiano di essere una farsa. Era ancora Gesù che ripeteva: «Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati» (Marco 11,25). Gesù vuole metterci in guardia quindi non soltanto contro le più gravi esplosioni dell'odio, ma anche verso ogni espressione o atteggiamento che in qualche modo denoti mancanza d'attenzione, d'amore verso i fratelli.)

Sacerdote Mantovano ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Un vescovo con la v minuscola per una Chiesa in ro...":

La menzogna come prassi mediatica. Damnatio memoriae per don Giovanni Ferrara  –  di Paolo Deotto

Redazione7/9/2016
Ancora una volta il “Mattino” si distingue per un articolo in cui la vicenda dell’ex parroco di Sant’Ignazio a Padova non è raccontata con imprecisioni, ma con chiarissime menzogne. Damnatio memoriae per don Giovanni Ferrara e chiaro avvertimento di tipo mafioso per il novello parroco: chi non è in linea, è spacciato. E chiaro avvertimento per  i genitori che volessero ancora parlare di scuola parentale: “Non s’ha da fare. Né ora, né mai”.
di Paolo Deotto
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z-pinocchiNessuno pretende che la cronaca sia sempre precisa al millimetro. Spesso le prime notizie sono buttate giù frettolosamente, e non è inconsueto che in questo modo possano scappare imprecisioni, omissioni. Ma quando il cronista tratta una vicenda già ben nota, sulla quale da oltre un anno si sono scritti articoli su articoli, posta dei lettori, eccetera, se il cronista continua imperterrito a ripetere le stesse “inesattezze”, allora è impossibile credere alla buona fede.
È arrivato l’ordine di demolire un prete. E lo si demolisce. Con due vantaggi: in primis, la demolizione serve anche da ammonimento al prete che ora prende il posto del prete demolito: “riga dritto, perché la chiesa (?) della misericordia è pronta a stangarti, anche tramite i suoi bracci secolari”. E inoltre sono avvisati anche i genitori che, con lo strumento della “scuola parentale” vorrebbero sottrarre i loro figli all’omosessualizzazione programmata: “non ve la lasceremo fare”.
L’ultima volta in cui ci siamo occupati di questa vergogna è stato con l’articolo Perché il “Mattino” di Padova continua a scrivere bugie su Don Giovanni Ferrara?, pubblicato l’8 luglio u.s.
Se ora torniamo in argomento è perché il solito Mattino di Padova, in occasione della lettera di commiato ai parrocchiani, scritta da Don Giovanni Ferrara sul bollettino parrocchiale, pubblica un articolo (lo riportiamo in calce) il cui titolo è subito ben chiaro: “Parroco di Sant’Ignazio, un addio pieno di ‘veleno’”. Nientemeno. Vediamo quindi questo addio pieno di “veleno”:
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le parole di Don Giussani riportate sul bollettino parrocchiale sono le seguenti:
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Ora, dove sia questo “veleno”, stentiamo a capirlo. O meglio, lo capiamo fin troppo bene. Don Ferrara ha detto alcune elementari verità: ha parlato di “febbre colerica del veleno del modernismo”, che non certo da oggi intossica la Chiesa. Con un piccolo particolare: che i modernisti – ovvero gli atei feroci, i massoni, i veri servitori del diavolo – ormai sono ai vertici e, umanamente, hanno vinto. In concorde collaborazione col mondo e col principe del mondo non ammettono il dissenso. O meglio, ammettono il dissenso, quello mellifluo e ben inquadrato nel sistema, quel dissenso tanto diffuso anche nel mondo cosiddetto “tradizionale”.
Ma, attenzione! A Sant’Ignazio di Loyola si poteva ancora ancora sopportare un parroco come Don Giovanni Ferrara, che aveva, pensate un po’, alcune strane abitudini, come pregare, far pregare, fare le Adorazioni, insomma tutta quella anticaglia cattolica così fastidiosa, ma in fondo sopportabile. (OMISSIS) è indulgente: lasciamoli fare, questi quattro gatti. Tanto, se anche fanno un po’ di preghiere, che ce ne frega? In fondo, a noi atei cosa interessa?”.
Ma a Sant’Ignazio stava succedendo qualcosa di molto più grave, nell’ottica del mondo e della chiesa(?) della misericordia. Si era avviata una “scuola parentale” e questo non poteva andare avanti. Perché la chiesa(?) della misericordia non perdona chi , nei fatti pratici, possa porre un ostacolo alla lieta collaborazione col mondo per corrompere i giovani e avviarli verso il lerciume dell’omosessualismo, uno dei più efficaci strumenti del diavolo per assicurarsi un bel numero di anime dannate.
La scuola parentale esplicitamente si dichiara contraria alle “teorie” gender. Ergo, deve sparire dalla chiesa(?) della misericordia, che del resto, dall’ufficio scuola della diocesi di Padova aveva a suo tempo dichiarato la propria leale e incondizionata collaborazione con la ministressa  Stefania Giannini.
E così sul Mattino si ridà spazio alla menzogna. Non ho detto “imprecisione”. Ho detto “menzogna”, perché per l’ennesima volta si attribuisce a Don Ferrara la colpa della chiusura della scuola materna della parrocchia, che avrebbe chiuso i battenti perché l’ex parroco al suo posto avrebbe messo la scuola parentale.
Insomma, per l’ennesima volta si attribuisce a Don Giovanni Ferrara una responsabilità che non ha, perché nella parrocchia c’era posto per entrambe le scuole, ma soprattutto perché, come abbiamo scritto più volte, la decisione della chiusura della scuola materna ha avuto un iter ben diverso. Riportiamo pari pari quanto abbiamo già pubblicato lo scorso 8 luglio: “E quindi, eccoci a ripetere per l’ennesima volta quanto avevamo già scritto il 22 agosto 2015 e ribadito nell’articolo di due settimane fala decisione di chiudere la scuola è stata presa dal Parroco su indicazioni precise della FISM-federazione italiana scuole materna (che tiene la contabilità della scuola e le offre consulenza su qualsiasi settore) e con l’autorizzazione scritta della Curia di Padova.Aggiungevamo due settimane fa: “Nessuno ha mai smentito questa precisazione, né poteva farlo, perché si trattava della semplice verità”. E sfidiamo chi continua a scrivere e a propalare notizie false su Don Ferrara a smentirci circa le vere ragioni della chiusura della scuola materna. Del resto, basterebbe informarsi in Curia”.
Il Mattino non fa cattiva informazione, non fa informazione superficiale: dice le bugie. Punto e basta.
Sappiamo bene che con questo articolo non potremo ambiare il corso degli eventi. Il fascino del baratro è troppo forte, per il mondo e la chiesa(?) della misericordia. Ma almeno ci interessa dire la verità e mettere in guardia chi ci segue dall’uso abituale, sfrontato, che si fa della menzogna quando bisogna distruggere l’avversario e cancellarne anche la memoria. Orwell docet.
Ecco l’articolo del Mattino:
articolo-mattino

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