In questi giorni ha creato un certo scalpore e perplessità la notizia di una lettera privata di papa Francesco che approva incondizionatamente le linee guida di Amoris Laetitia diffuse dai vescovi della regione di Buenos Aires per l’interpretazione del famoso capitolo VIII dell’esortazione apostolica. La notizia sta nel fatto che, di fronte a indicazioni che alla fine prevedono – in alcuni casi e a certe condizioni – che coppie di divorziati risposati possano accedere all’Eucarestia, il Papa dice che «non c’è altra interpretazione possibile» (clicca qui).
Se dovessimo dare retta a quanti affermano che con questo «il dibattito è chiuso», avremmo questa situazione:
- Un cambiamento oggettivo di dottrina: laddove Familiaris Consortio (no. 84) ribadiva «la sua prassi, fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere alla comunione eucaristica i divorziati risposati», con Amoris Laetitia l’ammissione diventerebbe possibile, anche se solo in alcuni casi. Chi sostiene che si tratterebbe soltanto di cambiamento di approccio pastorale e non di dottrina, deve avere evidentemente qualche problema con il principio di non contraddizione;
- Tale cambiamento di dottrina avverrebbe non per dichiarazione esplicita ma grazie a una possibile interpretazione delle note (ripeto: note) 329, 336 e 351 della Amoris Laetitia;
- L’interpretazione autentica – e definitiva - sarebbe affidata a una lettera privata del Papa ad alcuni vescovi. Vale a dire che, senza qualche manina che la passasse a un giornale, forse i cattolici sparsi nel mondo non l’avrebbero mai conosciuta.
Si tratta di un quadro francamente surreale, che prescinde da ciò che oggettivamente è Magistero, e funzionale a chi vuole il cambiamento dottrinale della Chiesa in una certa direzione e usa di qualsiasi mezzo per arrivarci, puntando a creare una mentalità favorevole a tale cambiamento. In tutto questo i pronunciamenti magisteriali diventano un optional: si ripete ancora una volta lo schema dello "spirito del Concilio" che prescinde totalmente da ciò che i documenti effettivi del Concilio affermano.
In aggiunta però ci sono alcuni elementi che fanno ritenere la vicenda un po’ più complessa di come appaia a prima vista. Anzitutto le date: il documento dei vescovi argentini porta la data del 5 settembre, e del 5 settembre è anche la risposta di papa Francesco, una rapidità davvero insolita per la risposta di un Papa che deve riflettere su questioni e procedure piuttosto complesse.
Inoltre dopo la pubblicazione dei documenti sul sito Infocatolica, ci deve essere stata una reazione di almeno parte dell’episcopato argentino, perché successivamente è stato affermato che le linee guida dei vescovi non sono ancora definitive, si tratta di una bozza ancora da rivedere. Ma se questo è vero, chi ha coinvolto il Papa nell’approvazione di linee guida non ancora adottate?
Domande a cui forse nei prossimi giorni si potrà avere risposta, ma tornando alla vicenda principale c’è da chiedersi cosa potrà accadere prossimamente, quali reazioni potranno avere vescovi e cardinali che hanno già chiesto chiarimenti ufficiali al Papa o che nelle loro linee guida hanno dato ben altra interpretazione al capitolo VIII dell’Amoris Laetitia.
Di sicuro però, anche se la lettera firmata da Francesco rispecchiasse il suo vero pensiero in materia, questo non significa che essa possa essere considerata la fine del dibattito. Per il semplice fatto che cambiamenti dottrinali o indicazioni pastorali devono essere “insegnate” (magistero vuol dire insegnamento) nelle modalità richieste e in modo chiaro, inequivoco (altrimenti che insegnamento è?). In altre parole: se papa Francesco – come chiunque altro Papa - desiderasse davvero cambiare le condizioni per l’accesso all’Eucarestia, sarebbe necessario che lo dicesse esplicitamente rivolgendosi a tutti i cristiani: una lettera privata destinata ad essere letta da pochi intimi non è un atto di magistero, né lo possono essere frasi - o addirittura note - poco chiare. Il resto sono chiacchiere.
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