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A Torino si è parlato di spiritualità animale.

Ecco un nuovo grande e colorato circo, quello del XXI secolo.

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A Torino in questi giorni c’è stato un evento interessantissimo: Distinti animali. La rassegna di conferenze è durata diversi giorni e ha visto protagonisti eterogenei: accademici di ogni scienza, esponenti religiosi di ogni credo. L’iniziativa nasce nell’ambito di “Torino Spiritualità” che va in scena a Torino da 13 anni.
Quest’anno il focus lo hanno avuto gli animali e si sono alternati vari interventi per discettare proprio dell’universo faunistico. Tra gli ospiti spiccano i nomi di studiosi (Cavalli-Sforza, Barbujani), personaggi dello spettacolo e giornalisti, infine rappresentanti di vari culti e presenze naif.
La mia prima sensazione, entrando a Torino e osservando i manifesti pubblicitari che mostravano la parola Spiritualità accostata all’immagine di tre cani, è stata di curiosità. Spiritualità e cani? Cosa avrà voluto dire? Neanche il tempo di lasciare i bagagli e la famiglia, eccomi catapultato al primo incontro che prevedevo succoso: l’onnipresente Enzo Bianchi, per soli cinque euro (diconsi 5 euro!), si accingeva al teatro Carignano (di fronte a palazzo Carignano, dove Vittorio Emanuele II ebbe i natali) a raccontarci tutto sui misteri che mettevano in relazione gli animali e l’animale spirituale per eccellenza. Silenzio, parla Bianchi:
“La Terra non è nostra e non dobbiamo soggiogare gli animali. “
“Nella Bibbia solo dopo il Diluvio l’uomo poteva mangiare carne, prima era vegetariano”
“La buona novella è anche per gli animali. La salvezza apparterrà anche a loro”
“Quando si dice che non è bene che l’uomo sia solo, ci si riferisce anche agli animali che possono convivere con l’uomo”
“Dio benedice gli animali esattamente come benedice l’uomo”
“Più un animale ci frequenta, più si umanizza”
“Si mangia carne come male minore, l’essere vegetariano è il piano ultimo di Dio” (per noi)
La prima cosa che mi sono chiesto è stata : Ma questo, di che religione è? Per carità, va bene tutto. Me lo chiedevo tanto per capire.
Lungi dal discettare di dottrina, mi interessa capire, passatemi la metafora, se le etichette dei prodotti al supermercato, sono state incollate sulle scatole giuste. Io non voglio aprire un barattolo di Nutella e trovarci dentro crocchette per cani. (e non dimentichiamo il valore aggiunto di ottenere la Nutella senza il sacrificio di nessun animale..)
Son partito da un’ipotesi: vuoi vedere che qui a Torino parlano di spiritualità e non di Spiritualità? Cioè vuoi vedere che, come tra il Settecento e l’Ottocento, qui si vuole provare a inventare mondi spirituali artificiali che provino a dare un senso alle cose che ci circondano? In passato,  molti intellettuali provarono a inventare mondi fisici, si fantasticava – presi dai facili entusiasmi illuministici – dell’origine del mondo e di una sua descrizione più o meno fantasiosa. Tanto per citarne uno ricordiamo un giovane Kant che a 31 anni nel 1755, per fare pratica, pubblicò “La storia universale della natura e teoria del cielo ovvero un’esplorazione della costituzione e l’origine meccanica dell’intera struttura dell’universo basata sui principi newtoniani”. Ovviamente Kant partiva da presupposti che andavano oltre la fisica, cioè citava la scienza per poi parlare di metafisica. Altri inventori di mondi pullulavano in quegli anni, dove ognuno esprimeva come poteva essere il mondo, senza la fatica di dover dimostrare nulla. Interessante a riguardo una riflessione dello storico Paul Johnson: “L’intellettuale laico poteva essere deista, scettico o ateo, ma era pronto non meno di un pontefice o di un ministro di culto a insegnare al genere umano come doveva comportarsi. Non si sentiva più vincolato a nessuna religione rivelata. A differenza dei sacerdoti loro predecessori, essi non erano servitori e interpreti degli dei, ma li sostituivano.”
In iniziative di questo tipo, tornando a discettare intorno a Torino Spiritualità, intravedo un parallelismo molto stringente. Si vuole parlare di spirituale (altre volte di ‘scientifico’), svuotandone il significato originario e sostituendolo con un sentimento spirituale (proprio ‘sentimento’) che come tale può variare al variare del ‘sentire’ e delle emozioni indotte.
Anche qui però assistiamo ad una religione dogmatica, come le vecchie religioni che almeno tra i vip non vanno più di moda. La differenza sostanziale è che la religione di Torino spiritualità è sì dogmatica, ma non rivelata. Cioè ognuno ha i suoi dogmi ma non deve preoccuparsi di spiegarli e, udite udite, può cambiarli quando non sono più di moda o non stupiscono più.
Una religione relativa, un vestito su misura che dura il tempo di una moda. Altro che le religioni rivelate: sempre gli stessi valori, che barba che noia. Ma guarda un anagramma cosa riesce a fare!
Ottenere un credente che a seconda delle mode trova positiva o negativa la stessa cosa, valoriale o disvaloriale lo stesso comportamento, può essere interessante o almeno utile. Se poi si potesse anche decidere che mode lanciare, bè sarebbe il massimo. Il consumatore (di un’idea o di un prodotto) sarebbe molto più duttile per l’economia pret a porter di cui oggi abbiamo flebili, flebilissimi segnali.
Non ultimo, anche l’aspetto della comunicazione può trarne benefici per chi vuole promuovere un’idea o un prodotto: con tante religioni dovrò comunicare in molti modi diversi perché parto da basi culturali e valoriali diverse (e questo comporta impegno, lavoro, bassa efficienza nel ‘raccolto’ di feed) mentre se tutti avessero lo stesso substrato valoriale (che magari ho scelto io) sai che raccolti che faccio nei campi di cera vergine passando col mio lapis? Inquietante quanto volete, ma volete mettere quanto sia più comodo ed efficiente?
Se a Torino Spiritualità c’è posto per Paolo De Benedetti (“biblista che da anni elabora e divulga una personale teologia che considera gli animali protagonisti paritetici dell’uomo nel Creato” come recita l’introduzione al suo corso) allora il primato dell’uomo va in soffitta, con tutte le religioni rivelate. E avanti con le filosofie orientali. Ma proprio il Dalai Lama, nel suo ultimo lavoro che è il suo testamento spirituale, spiega che “l’uomo contemporaneo ha pregiudizi sulla religione. Meglio non parlare di religione ma di antropologia” condivisa o condivisibile. Che però, aggiungo io, è guidata dalle mode del momento. Che come sappiamo sono influenzate da chi ha in mano la comunicazione.
Solo per curiosità, lo sapevate che dei 155 interventi, 9 sono di giornalisti. 5 di questi sono de La Repubblica e a seguire uno de La Stampa , uno di Pagine Ebraiche ,uno de L’unità  e uno dell’Ansa. (ah, dimenticavo, anche Enzo Bianchi scrive su Repubblica)
Ecco che trovo un senso nel grande circo colorato e allegro che mi vedo davanti, con altri illustri ospiti: Eduardo Ferrante (chef vegano e crudista), Eric Minetto (fondatore della crescita creativa Upaya), Juri Nervo (fondatore dell’Eremo del Silenzio e dell’Università del Perdono – di Torino).
Di sfuggita leggo anche dell’incontro con Cavalli-Sforza e Vito Mancuso dal titolo :”Dove inizia anthropos”, sottotitolo “Una riflessione sulla soglia che separa gli altri primati dall’uomo e su quanta distanza – o vicinanza – c’è tra noi e i viventi che più ci somigliano”. Un sorriso sornione mi smaschera. Due film demenziali in un giorno non riesco a vederli. Figuriamoci a descriverli.
Ho ancora qualche dubbio, forse sono stato troppo tranchant, allora vado a leggere sul sito di Torino Spiritualità qualche dichiarazione dei protagonisti della rassegna:
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La parola Spiritualità era, nel 2005, esclusivamente appannaggio della religione, dice il sito di Torino Spiritualità. Forse allora non ho capito male, ma lascio a voi l’ardua sentenza. A me sembra che parliamo di etiche senza Dio, di religioni filosofiche. Dove i nuovi guru che, come diceva Paul Johnson: “A differenza dei sacerdoti loro predecessori, non erano servitori e interpreti degli dei, ma li sostituivano.” E io mi chiedo: “Ma questi, che mi vogliono vendere?”
Ah, dimenticavo: gli esponenti religiosi erano in numero di 20. Su 155 intervenuti. Un po’ come andare al Convegno di Ostetrici e trovarne a fatica tre o quattro in mezzo alla folla dei convenuti. Ma visto come viene intesa la spiritualità, forse anche 20 son troppi.