L'altra versione di Benedetto XVI sul caso dello Ior
L'intervista-fiume Ultime conversazioni (Garzanti, pagg. 240, euro 12,90) tra il papa «emerito» e il giornalista tedesco Peter Seewald è stata presentata come il «testamento spirituale» di Benedetto XVI e recensita in lungo e in largo.
Laudativamente, come merita. Qualcuno, però, si è chiesto: ma non aveva detto, a suo tempo, che si sarebbe ritirato in preghiera & nascondimento? Invece, a intervalli irregolari, arieccolo (come diceva Montanelli di Fanfani).
Già le sue dimissioni improvvise avevano sollevato, giustamente, scalpore. Poi, l'inaugurazione dell'inedita figura del «papa emerito» che resta biancovestito e rossocalzato. Altro scalpore e polemiche (a tutt'oggi) senza fine. Poi le esternazioni del suo ex segretario Gaswein il quale, cercando di chiarire la vicenda, ha vieppiù infittito il mistero. I cattolici, così, si sono divisi in bergogliani e ratzingeriani, non di rado gli uni contro gli altri armati.
In quest'ennesimo libro Ratzinger, però, getta acqua sul fuoco: lui e Francesco sono anima (lui) e corpo (l'altro), nel senso che il secondo è più bravo nel governo e nell'organizzazione, doti di cui confessa di difettare il primo. Qualcuno, tuttavia, si è accorto che qualcosa, nel racconto dell'Emerito, non quadra. Per esempio, la clamorosa defenestrazione di Ettore Gotti Tedeschi dalla direzione dello Ior nel 2009. Gaswein aveva detto che Benedetto XVI, allora regnante, ne era rimasto addolorato. Invece, a precisa domanda di Seewald, ecco la risposta: «È stato importante aver allontanato la precedente dirigenza. Bisognava rinnovare i vertici e mi è sembrato giusto, per molte ragioni, non mettere più un italiano alla guida della banca. Posso dire che la scelta del barone Freyberg si è rivelata un'ottima soluzione». Domanda due: «È stata una sua idea?». Risposta: «Sì». Il 22 ottobre 2013, a proposito della famosa intervista di Gaswein al Messaggero, così il sito Vatican.insider titolava: «Benedetto XVI fu molto sorpreso della cacciata di Gotti Tedeschi». Disse infatti Gaswein in quell'occasione: «Benedetto XVI che aveva chiamato Gotti allo Ior per portare avanti la politica della trasparenza restò sorpreso, molto sorpreso per l'atto di sfiducia al professore. Il papa lo stimava e gli voleva bene, ma per il rispetto delle competenze di chi aveva responsabilità scelse di non intervenire in quel momento. Successivamente alla sfiducia il papa, per motivi di opportunità, anche se non ha mai ricevuto Gotti ha mantenuto i contatti con lui in modo adatto e discreto». Il sito vaticanista de La Stampa aggiunse che forse questi contatti erano tenuti proprio da Gaswein.
Allora, come la mettiamo? Boh. Bisognerebbe chiedere a Gotti Tedeschi, ma il banchiere è l'unico che, su questa storia, è sempre stato signorilmente zitto. Altro boh: von Freyberg fu nominato alla direzione dello Ior dopo la rinuncia di Ratzinger al papato effettivo. Insomma, misteri vaticani o veniali labilità mnemoniche senili? Come diceva mio nonno, vatti a fidare dei preti...
Sab, 22/10/2016 -
Jade
RispondiEliminaBaaaasta per favore con questo libro dell'emerito bugiardo, discendente da una
famiglia di rabbini talmudici.
I medjugoriani come Cammilleri , Socci ecc. non si rassegnano all'idea che Ratzinger possa aver scelto Bertone ed approvato in tutto e per tutto il suo operato. Ecco che allora Ratzinger non deve parlare , se parla è perchè è costretto a mentire ecc. Ora tutto questo può sembrare stucchevole , e forse lo è , ma non si capisce perchè loro possano pubblicare libri e articoli e il diretto interessato no.
RispondiEliminaChe poi la defenestrazione di Gotti Tedeschi è solo un pretesto . Il vero motivo dell'astio contro Bertone-Ratzinger sono le dichiarazioni agli atti su Fatima e Medjugorje che mettono in crisi l'editoria medjugorjana
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