LA CASA BIANCA: DAI NEOCON AL PALAZZINARO KOSHER
Propongo umilmente una terza ipotesi. Le idee di Trump su Israele e gli ebrei gli vengono dalla figlia Ivanka, indicata (anch’essa) come “ascoltatissima consigliera di papà”; e Ivanka prende le idee dal marito, l’aitante ebreo Jared Kushner, a cui ha dato tre figli.
Quindi è istruttivo sviscerare la personalità di Jared. Da dove viene? Come nasce? Egli è proprietario della ditta di famiglia, la Kushner Properties, si occupa di “real estate owning and development”, insomma prende gli affitti delle migliaia di appartamenti che la famiglia possiede a New York, e con quel che lucra, compra grattacieli per uffici a Manhattan: è questo il suo lavoro. Diciamo, un palazzinaro, anche se nelle misure titaniche dei palazzinari a New York; un collega di Donald, in qualche modo. Possiede anche il New York Observer, un settimanale che ha comprato con 10 milioni spiccioli.
Propongo umilmente una terza ipotesi. Le idee di Trump su Israele e gli ebrei gli vengono dalla figlia Ivanka, indicata (anch’essa) come “ascoltatissima consigliera di papà”; e Ivanka prende le idee dal marito, l’aitante ebreo Jared Kushner, a cui ha dato tre figli.
Quindi è istruttivo sviscerare la personalità di Jared. Da dove viene? Come nasce? Egli è proprietario della ditta di famiglia, la Kushner Properties, si occupa di “real estate owning and development”, insomma prende gli affitti delle migliaia di appartamenti che la famiglia possiede a New York, e con quel che lucra, compra grattacieli per uffici a Manhattan: è questo il suo lavoro. Diciamo, un palazzinaro, anche se nelle misure titaniche dei palazzinari a New York; un collega di Donald, in qualche modo. Possiede anche il New York Observer, un settimanale che ha comprato con 10 milioni spiccioli.
Figli di papà da generazioni
Non è il classico imprenditore che si è fatto da solo, il bel Jared. E’ subentrato nell’impero immobiliare al papà, Charles Kushner. Notevole figura di “filantropo” (ossia donatore ad organizzazioni ebraiche), 61 anni, nemmeno papà Charles si è fatto da solo. E’ entrato in affari nel 1984 subentrando a suo padre Joseph, indicato come “un sopravvissuto all’Olocausto di origine polacca” (torna sempre utile) nella gestione dei 4 mila appartamenti che il Sopravvissuto aveva messo insieme nel New Jersey. Jared dunque è figlio-di-papà di un figlio di papà; figli di papà da generazioni. Dati gli affitti alle stelle a New York, si intuisce che quando si gestiscono migliaia di appartamenti, i soldi arrivano tanti e sicuri: non occorre nemmeno sviluppare uno spiccato senso degli affari.
Né ci si aspetta da un mega-palazzinaro che nutra profonde riflessioni in politica estera e filosofia politica, o che si doti di una cultura superiore. Vero è che Jared ha frequentato Harvard: vi è stato ammesso dopo che suo padre ha fatto alla prestigiosa università una donazione di 2,8 milioni di dollari. E dopo, il bel Jared ha preferito spostarsi alla New York University dove ha preso un dottorato (MBA), previa donazione paterna di altri 3 milioni di dollari.
Insomma, c’è motivo di ritenere che Jared non tenga sul comodino “La democrazia in America” di Alexis de Tocqueville, né abbia mai desiderato scambiare riflessioni geopolitiche con Henry Kissinger o Zbig Brzezinsky (il che può essere un bene), né abbia conoscenza alcuna del guru dei neocon, Leo Strauss. Si è fatto ebreo nella setta degli ortodossi riformati; Ivanka nata Trump si è “convertita” a quella setta, prendendo dei corsi di ebraismo da un rabbino riformato; forse è utile sapere che i rabbini di Israele negherebbero la cittadinanza ebraica ai figli nati dal matrimonio, considerandoli non giudei. Ciò non impedisce a Jared e Ivanka di esibire un comportamento scrupolosamente ebraico: il venerdì sera spengono gli smartphone (il Sabato non si devono accendere fuochi né per estensione apparecchi elettrici) e “si godono i figli”, secondo le descrizioni rapite dei rotocalchi rosa. Mangiano i cibi freddi e kosher che Ivanka “ha imparato a cucinare il venerdì”, ha raccontato Jared ai suddetti rotocalchi, “lei che mai aveva cucinato in vita sua”. Le idee di Jared su Israele sono semplici: Sion ha sempre ragione.
L’influenza del genero giovinotto su Trump è forte. Lo dimostra la cancellazione di un personaggio importante che ha ottenuto dal team di transizione del suocero, Chris Christie, vecchio compare di Donald. Ma per questo, dobbiamo fare – come nei romanzi d’appendice – un passo indietro. E tornare al papà Charles Kushner, il consuocero, il filantropo.
Non è il classico imprenditore che si è fatto da solo, il bel Jared. E’ subentrato nell’impero immobiliare al papà, Charles Kushner. Notevole figura di “filantropo” (ossia donatore ad organizzazioni ebraiche), 61 anni, nemmeno papà Charles si è fatto da solo. E’ entrato in affari nel 1984 subentrando a suo padre Joseph, indicato come “un sopravvissuto all’Olocausto di origine polacca” (torna sempre utile) nella gestione dei 4 mila appartamenti che il Sopravvissuto aveva messo insieme nel New Jersey. Jared dunque è figlio-di-papà di un figlio di papà; figli di papà da generazioni. Dati gli affitti alle stelle a New York, si intuisce che quando si gestiscono migliaia di appartamenti, i soldi arrivano tanti e sicuri: non occorre nemmeno sviluppare uno spiccato senso degli affari.
Né ci si aspetta da un mega-palazzinaro che nutra profonde riflessioni in politica estera e filosofia politica, o che si doti di una cultura superiore. Vero è che Jared ha frequentato Harvard: vi è stato ammesso dopo che suo padre ha fatto alla prestigiosa università una donazione di 2,8 milioni di dollari. E dopo, il bel Jared ha preferito spostarsi alla New York University dove ha preso un dottorato (MBA), previa donazione paterna di altri 3 milioni di dollari.
Insomma, c’è motivo di ritenere che Jared non tenga sul comodino “La democrazia in America” di Alexis de Tocqueville, né abbia mai desiderato scambiare riflessioni geopolitiche con Henry Kissinger o Zbig Brzezinsky (il che può essere un bene), né abbia conoscenza alcuna del guru dei neocon, Leo Strauss. Si è fatto ebreo nella setta degli ortodossi riformati; Ivanka nata Trump si è “convertita” a quella setta, prendendo dei corsi di ebraismo da un rabbino riformato; forse è utile sapere che i rabbini di Israele negherebbero la cittadinanza ebraica ai figli nati dal matrimonio, considerandoli non giudei. Ciò non impedisce a Jared e Ivanka di esibire un comportamento scrupolosamente ebraico: il venerdì sera spengono gli smartphone (il Sabato non si devono accendere fuochi né per estensione apparecchi elettrici) e “si godono i figli”, secondo le descrizioni rapite dei rotocalchi rosa. Mangiano i cibi freddi e kosher che Ivanka “ha imparato a cucinare il venerdì”, ha raccontato Jared ai suddetti rotocalchi, “lei che mai aveva cucinato in vita sua”. Le idee di Jared su Israele sono semplici: Sion ha sempre ragione.
L’influenza del genero giovinotto su Trump è forte. Lo dimostra la cancellazione di un personaggio importante che ha ottenuto dal team di transizione del suocero, Chris Christie, vecchio compare di Donald. Ma per questo, dobbiamo fare – come nei romanzi d’appendice – un passo indietro. E tornare al papà Charles Kushner, il consuocero, il filantropo.
Il papà è finito in galera
Nel 2005 (Jared aveva 24 anni) papà Charles ha avuto una condanna penale. Una cosetta da nulla: evasione fiscale, donazioni politiche illegali, corruzione di testimoni. L’indagine aveva preso inizio dai soldi in nero che Charles Kushner aveva passato sottobanco al governatore del New Jersey, Jim McGreevy, allora in campagna elettorale (i Kushner sono sempre stati grandi finanziatori dei “democratici”); nel corso del processo si è scoperto che papà Kushner aveva organizzato un tentativo di ricatto contro un suo cognato, che (secondo lui) stava collaborando coi federali per sputtanarlo. Un piccolo piano che scolpisce a tutto tondo la statua morale del Filantropo di figlio di Sopravvissuti: aveva assoldato una escort di lusso perché seducesse il cognato, per poi riprendere in video gli atti sessuali dei due, onde ricattarlo. Alla fin fine, papà fu multato di 500 mila dollari dalla Commissione Federale Elettorale, e gli furono comminati due anni di galera – uno dei quali ha effettivamente passato in una prigione di Alabama, e il secondo ai domiciliari.
E chi era a quel tempo attorney general in New Jersey, e dunque pubblico accusatore di papà? Nient’altri che Chris Christie, vecchio amico di Trump, divenuto poi governatore del New Jersey. Egli aveva ottenuto la condanna di Charles Kushner con una ficcante indagine che l’aveva reso celebre e popolare.
Quando Jared – che è entrato neltransition team, senza avere alcuna specifica esperienza – ha visto che Christie era sul punto di entrare nello transition team, ha piantato un litigio in piena regola col suocero: no, quello no! Non lo voglio! A conferma che l’ebreo non perdona mai.
Donald Trump ha accontentato il genero.
Alcune fonti descrivono The Donald già “sopraffatto” dalle difficoltà di mettere insieme il transition team, e non parliamo dei ministri del suo governo (dove miriadi di neocon si candidano, o dicono di essere stati scelti). Oltretutto, Donald, prima di entrare alla Casa Bianca, dovrà entrare in un’aula di giustizia dove dovrà rispondere di “frode e associazione a delinquere” per una faccenda riguardante la sua “università”, Trump University: 5 mila studenti di detta università gli hanno fatto causa sostenendo che sono stati truffati per 35mila dollari ciascuno. Anche se non rischia per questo l’impeachment (col Congresso massicciamente repubblicano), certo il prestigio di The Donald non ne sarà accresciuto. E questa è solo una delle 72 cause che lo attendono: un dettaglio che lo avvicina sempre più al ritratto di Berlusconi, già di per sé impressionante per somiglianza (la sola vera differenza: Silvio non fu mandato all’accademia militare a 13 anni, purtroppo).
Ma la domanda che preme al vostro modesto cronista è un’altra: passando dalla soggezione ai neocon allievi di Leo Strauss alla soggezione al palazzinaro kosher Jared § Family, la Casa Bianca migliorerà la sua attitudine politica verso lo stato ebraico? Aspettiamo i fatti. Per intanto, Israel Shamir ci informa che non solo una quantità di ebrei americani hanno votato Donald, ma della sua elezione è contentissimo Netanyahu – che odiava Obama – e anche gli israeliani, bisognosi di una personalità ristrutturante sul piano internazionale, dopo 15 anni di destabilizzazioni. Magari accetterano da Donald cose che hanno rifiutato a decine di presidenti? Chissà.
Per i nostri lettori più apocalittici, forniamo un indizio dei tempi che ci attendono. Nel 2007, padre e figlio Kushner hanno acquistato il prestigioso grattacielo da uffici situato davanti al Rockefeller Center, all’indirizzo 666 Fifth Avenue, New York City; l’hanno voluto fortemente, al punto da sborsare la cifra più alta spesa fino ad allora per un palazzo da uffici in affitto, 1,8 miliardi di dollari. Apparentemente il sinistro numero 666, invece di respingere i miliardari concorrenti, li attraeva; se lo contendevano. Chissà se vuol dire qualcosa.
http://www.maurizioblondet.it/la-casa-bianca-dai-neocon-al-palazzinaro-kosher/
Nel 2005 (Jared aveva 24 anni) papà Charles ha avuto una condanna penale. Una cosetta da nulla: evasione fiscale, donazioni politiche illegali, corruzione di testimoni. L’indagine aveva preso inizio dai soldi in nero che Charles Kushner aveva passato sottobanco al governatore del New Jersey, Jim McGreevy, allora in campagna elettorale (i Kushner sono sempre stati grandi finanziatori dei “democratici”); nel corso del processo si è scoperto che papà Kushner aveva organizzato un tentativo di ricatto contro un suo cognato, che (secondo lui) stava collaborando coi federali per sputtanarlo. Un piccolo piano che scolpisce a tutto tondo la statua morale del Filantropo di figlio di Sopravvissuti: aveva assoldato una escort di lusso perché seducesse il cognato, per poi riprendere in video gli atti sessuali dei due, onde ricattarlo. Alla fin fine, papà fu multato di 500 mila dollari dalla Commissione Federale Elettorale, e gli furono comminati due anni di galera – uno dei quali ha effettivamente passato in una prigione di Alabama, e il secondo ai domiciliari.
E chi era a quel tempo attorney general in New Jersey, e dunque pubblico accusatore di papà? Nient’altri che Chris Christie, vecchio amico di Trump, divenuto poi governatore del New Jersey. Egli aveva ottenuto la condanna di Charles Kushner con una ficcante indagine che l’aveva reso celebre e popolare.
Quando Jared – che è entrato neltransition team, senza avere alcuna specifica esperienza – ha visto che Christie era sul punto di entrare nello transition team, ha piantato un litigio in piena regola col suocero: no, quello no! Non lo voglio! A conferma che l’ebreo non perdona mai.
Donald Trump ha accontentato il genero.
Alcune fonti descrivono The Donald già “sopraffatto” dalle difficoltà di mettere insieme il transition team, e non parliamo dei ministri del suo governo (dove miriadi di neocon si candidano, o dicono di essere stati scelti). Oltretutto, Donald, prima di entrare alla Casa Bianca, dovrà entrare in un’aula di giustizia dove dovrà rispondere di “frode e associazione a delinquere” per una faccenda riguardante la sua “università”, Trump University: 5 mila studenti di detta università gli hanno fatto causa sostenendo che sono stati truffati per 35mila dollari ciascuno. Anche se non rischia per questo l’impeachment (col Congresso massicciamente repubblicano), certo il prestigio di The Donald non ne sarà accresciuto. E questa è solo una delle 72 cause che lo attendono: un dettaglio che lo avvicina sempre più al ritratto di Berlusconi, già di per sé impressionante per somiglianza (la sola vera differenza: Silvio non fu mandato all’accademia militare a 13 anni, purtroppo).
Ma la domanda che preme al vostro modesto cronista è un’altra: passando dalla soggezione ai neocon allievi di Leo Strauss alla soggezione al palazzinaro kosher Jared § Family, la Casa Bianca migliorerà la sua attitudine politica verso lo stato ebraico? Aspettiamo i fatti. Per intanto, Israel Shamir ci informa che non solo una quantità di ebrei americani hanno votato Donald, ma della sua elezione è contentissimo Netanyahu – che odiava Obama – e anche gli israeliani, bisognosi di una personalità ristrutturante sul piano internazionale, dopo 15 anni di destabilizzazioni. Magari accetterano da Donald cose che hanno rifiutato a decine di presidenti? Chissà.
Per i nostri lettori più apocalittici, forniamo un indizio dei tempi che ci attendono. Nel 2007, padre e figlio Kushner hanno acquistato il prestigioso grattacielo da uffici situato davanti al Rockefeller Center, all’indirizzo 666 Fifth Avenue, New York City; l’hanno voluto fortemente, al punto da sborsare la cifra più alta spesa fino ad allora per un palazzo da uffici in affitto, 1,8 miliardi di dollari. Apparentemente il sinistro numero 666, invece di respingere i miliardari concorrenti, li attraeva; se lo contendevano. Chissà se vuol dire qualcosa.
http://www.maurizioblondet.it/la-casa-bianca-dai-neocon-al-palazzinaro-kosher/
Trump e non solo. La multinazionale delle menzogne che fabbrica odio – di Roberto Pecchioli… il mondo narcisista e politicamente corretto, Metropolis contro Polis, favorevole alla legalizzazione di tutto fuorché del senso comune, non può avere torto per definizione e predestinazione divina (Lutero è sdoganato anche da Bergoglio …). Essi sono depositari di una misteriosa, arcana, gnostica sapienza a cui inchinarsi come dinanzi ad una santa reliquia e se i fatti non vanno nella giusta direzione, tanto peggio per i fatti.
di Roberto Pecchioli
.
Sorpresona! Ha vinto Trump, e, per quattro anni, salvo attentati o macchinazioni, sarà lui l’inquilino del 1600 di Pennsylvania Avenue, Washington D.C. Si stanno consumando le tastiere dei computer di tutto il mondo per esprimere giudizi e chiarire come e qualmente è accaduto l’imprevedibile. Non ci uniremo al coro dello “spiegone”, come lo chiama Fiorello, se non per constatare con soddisfazione che le oligarchie dell’Occidente stanno vivendo, finalmente, tempi duri: il voto dell’Austria, la Brexit, adesso addirittura il ciuffo ossigenato di Donald alla Casa Bianca. Se sono rose fioriranno….
Ciò che facciamo osservare è qualcos’altro e ci permettiamo di pensare che sia una delle chiavi di interpretazione di tanta parte della storia e della cronaca di questo piccolo pianeta dal 1789 in avanti.
Si tratta della pianificata, furibonda, scientifica opera di demonizzazione della quale siamo stati spettatori, rivolta ad un personaggio cui è stato cucito addosso una abito tra Jack lo Squartatore, Gengis Khan, Gargamella e lo Scemo del Villaggio (Globale). Una chirurgica introduzione di odio in dosi massicce, unita alla denigrazione più assoluta a mezzo dell’intero sistema mediatico, culturale (culturale?) e dell’intrattenimento, in scrupolosa osservanza di tutti i luoghi comuni del sinistro progressismo occidentale. Non ha funzionato, ed è la seconda doccia gelata dopo la vittoria degli ignoranti, dei vecchi e dei male informati britannici nel referendum sull’Unione Europea.
Non è un caso che un vecchio malvissuto come l’ “emerito” Giorgio Napolitano, alto funzionario di lungo corso delle oligarchie che non ha mai dismesso, ma solo rivoltato, la livrea, abbia affermato, dopo il brusco risveglio, che l’elezione di Trump è l’episodio più sconcertante da quando esiste il suffragio universale. Voce dal sen fuggita, l’età non perdona, il vecchio comunista disprezza fieramente il voto popolare, per questo è il servo ideale dei padroni del mondo. Quanto a Fabrizio Rondolino, una semplice mezza figura, un impiegato d’ordine del sistema, l’ha sparata proprio grossa, in un impeto di sincerità, sbottando sul rischio del suffragio universale per la “civiltà occidentale”. Parola di quelli che cantano le lodi della democrazia ad orario continuato, festivi compresi…. Qui sta, forse, il punto. L’Impero del Bene, che ha bombardato ed assordato l’universo mondo da troppi anni con la democrazia, la volontà e la sovranità popolare, l’uguaglianza, il politicamente corretto, il rispetto ossessivo di tutte le minoranze e di qualunque sensibilità squinternata, non può abolire le elezioni, rito massimo del sistema. Può, avendo il controllo di tutto, non solo orientarle, non solo officiare il rito con liturgie sempre nuove –sistemi elettorali costruiti per assegnare la vittoria in anticipo e circoscrivere la stessa partecipazione – , può manipolare l’elettorato e organizzare menzogne su larga scala . Può anche, ed è il caso inglese, tentare l’ultima carta, scatenare alcuni parrucconi delle istituzioni che il vangelo liberale chiama di garanzia per ribaltare la volontà popolare. I tre giudici britannici che hanno stabilito che il voto dei connazionali sulla Brexit non vale se non è confermato da analoga pronuncia del parlamento indicano che la sovranità popolare non è solo un’elegante finzione giuridica, ma una menzogna bella e buona, esattamente come i referendum irlandesi ripetuti sino allo sfinimento per ottenere, tra ricatti politici ed economici scanditi da imponenti campagne mediatiche, il risultato voluto da lorsignori.
La giustificazione virtuosa ? La mitica, meravigliosa “stabilità”, condizione assai vicina alla stasi, ovvero, estremizzando, alla morte cerebrale. Stabilità, cioè nulla si deve muovere se non per espressa decisione di coloro che sanno e possono. Il voto, l’umore popolare, il rischio che le decisioni vengano prese dai soggetti sbagliati, ammettiamolo, è un bel fastidio. Per questo, è in servizio permanente effettivo l’intellettuale collettivo (una volta era il partito comunista…) che anima, orienta, aizza, instilla, fabbrica la giusta idea del bene e del male in attrezzate officine mediatiche ed accademiche. Mai come nel caso Trump si è potuto verificare come mezzo e messaggio coincidano, secondo l’intuizione di Marshall Mc Luhan. Attraverso stampa, internet, televisione, prese di posizione di cantanti, attori, scrittori, professori, “esperti” di tutte le materie, veline di banche ed agenzie di rating, i padroni dei mezzi lanciano i messaggi “giusti”, che diventano parole d’ordine virali, cambiano i cervelli di milioni di persone, rese docili dalla dose cavallina della somministrazione, novello TSO, trattamento sanitario obbligatorio.
Come in tutte le dipendenze (oggi, nel mondo della connessione continua, dipendiamo dai messaggi come i tossici dalla cocaina per le loro prestazioni), al fine di ottenere l’effetto desiderato occorre aumentare costantemente il dosaggio. Adesso siamo pervenuti alla pianificazione dell’odio per overdose di messaggi negativi, bugiardi come la promessa delle sostanze stupefacenti di farci star meglio. Donald Trump, che non è Madre Teresa di Calcutta e neppure Giulio Cesare, diventa così , se ci si passa il termine, la Merda Totale, il male assoluto contro cui insorgere per imperativo morale.
Credevamo che fosse la specialità e la necessità dei comunisti di tutte le latitudini quella di avere il Nemico del Popolo contro cui scatenare plebi fanatizzate che chiamavano masse. Proprio in Italia abbiamo realizzato, dalla discesa in campo di Berlusconi, che le peggiori attitudini dell’universo comunista erano state assorbite, ed innalzate a livelli scientifici, dai Superpadroni Globali.
Avevano a disposizione il personale addetto, gli impiegati di concetto della pseudo carovana intellettuale, disoccupati a causa della fine del sogno comunista. Volentieri si sono aggregati alla folta compagnia i membri del ceto semicolto, come lo chiamava con sarcasmo Costanzo Preve, di rinforzo ampia parte del clero e dei parrocchiani, orfani di quel Dossetti che pronunciò su Silvio, dall’eremo bolognese, il più terribile e definitivo anatema antropologico che potesse uscire da bocca cattolica: “un principe del rinascimento”, Cesare Borgia più i Medici lussuriosi. Vent’anni di odio organizzato, demonizzazione e denigrazione sino alla meschinità, ben oltre i numerosi demeriti del Cavaliere.
Oggi sappiamo che il lungo esperimento italiano, cui potremmo aggiungere l’omologo francese contro i Le Pen, padre e figlia, era ed è svolto, in corpore vili, come allenamento per raggiungere la perfezione scientifica nella formazione dell’odio e nella propalazione delle falsità dell’ultimo anno, l’ AntiTrump come l’Antiduehring di Carlo Marx scagliato contro il nascente riformismo socialdemocratico. Lo sgomento è che non ha funzionato. Cercheremo di dire qualcosa alla fine, alla buona, sui perché la campagna di Washington abbia conosciuto la Beresina di Napoleone, ma è necessario prima analizzare come hanno agito, su quali emozioni e sentimenti abbiano fatto leva, e quali conseguenze lasci la mobilitazione totale dei Forti e dei Giusti, così possente e granitica che avrebbe destato l’ammirazione di Ernst Junger.
Intanto, il mondo dei sondaggi e delle indagini demoscopiche; delle due l’una, o forse un combinato disposto: o sono degli imbroglioni seriali o meritano la patente di imbecilli. Qualcuno tra i più scafati, come l’italiano Mannheimer, confessa che le domande poste sono sbagliate. Insomma, nel mondo della libertà, della trasparenza e della democrazia, chiedere a qualcuno per chi vota non funziona. Poi ci sono i 9 intervistati su 10 ( !!!!) che buttano giù il telefono perché hanno altro da fare, e naturalmente, guarda un po’, anche quelli che il telefono non ce l’hanno, o lo tengono spento. Solo ora prendono atto che sono elettori anche loro. Interessante è anche la conclusione degli “esperti” ( categoria onnicomprensiva alla quale farebbe assai bene un lungo periodo di lavoro bracciantile) sulle vittorie della Clinton nei dibattiti televisivi.
Scoprono al termine della partita ciò che ai manipolatori dei Big Data avrebbe dovuto essere chiaro da prima, ovvero le due variabili seguenti: una è che moltissimi non guardano la TV o cambiano canale ai dibattiti, ma, ahimè, fanno parte dell’ opinione pubblica e nel cassetto hanno la tessera elettorale. L’altra, strabiliante, è la rivelazione che quei dibattiti sono seguiti soprattutto dai “progressisti”, talché il campione è bacato all’origine. Eppure, la sociologia ha inventato il cosiddetto “gruppo di controllo” da molti decenni. Dunque, sono degli imbroglioni, di cui le persone oneste fanno bene a diffidare, evitando di rispondere loro, o addirittura, a disorientarli con risposte contraddittorie e beffarde.
La corporazione degli esperti di indagini demoscopiche ha proceduto indubbiamente su mandato dei “superiori”, che, nel frattempo, lavorano ai fianchi l’opinione pubblica su altri piani. Una sociologa tedesca scoprì già nel secolo passato la “spirale del silenzio”, ovvero il principio in base al quale chi ritiene di avere un’opinione divergente da quella corrente o più gradita al potere tende a tacerla. Giovanni Sartori, un liberale a tutto tondo, ne concluse con tristezza “ chi non dice quel che pensa, finisce per non pensare più quello che non può dire”. Su questo puntano da tempo i manipolatori dell’opinione pubblica, che prima creano un’idea, poi screditano i suoi avversari mettendo in piedi un nuovo senso comune. Plinio Correa De Oliveira lo definì trasbordo ideologico inavvertito. Gettano il sasso, poi, in successione (la “finestra di Overton”) fanno passare qualsiasi sciocchezza o bestialità per sovraccarico di messaggi, demonizzazione e ridicolizzazione dell’Altro, rendendola accetta ai più. E’ come se un tifoso del Milan si svegliasse interista, dopo una notte di messaggi reiterati destinati a colpire la giusta area cerebrale, per di più convinto di essere sempre stato nerazzurro.
Imbroglio a sangue freddo, spregiudicato uso delle conoscenze scientifiche e dei mezzi tecnologici. In fondo, aveva già tutto chiaro Vance Packard nel 1957, con il suo fondamentale “I persuasori occulti”. In sessant’anni le neuroscienze e le tecniche dimarketing sono diventate mille volte più potenti e pervasive.
C’è un baco, un grosso baco nel sistema, a cui staranno già alacremente lavorando per porvi rimedio. Anzi, i bachi sono due. Un certo numero di destinatari dei messaggi manifestano retroazioni (no, meglio feedback…) inaspettate o negative, ad esempio se i divi di Hollywood si schierano da un lato, lo ignorano o reagiscono al contrario. Così Madonna e De Niro, Lady Gaga e, nel suo piccolo, il cagnolino da salotto italiano Roberto Benigni diventano contro- testimonial. Più grave ancora, per costoro, è accorgersi che non riescono a raggiungere una enorme platea di potenziali clienti, e quindi il loro potere di condizionamento presso di loro è zero.
Sembrerà strano, ma al mondo ci sono ancora centinaia di milioni, probabilmente miliardi, di uomini e donne analogici e non digitali, che non consultano l’edizione online dell’Huffington Post (oh, my God!), non ascoltano le omelie di Fabio Fazio, Gramellini e Lucia Annunziata e, orrore degli orrori, sfogliano con maggiore interesse la Gazzetta dello Sport o la cronaca locale che la neo Bibbia La Repubblica, organo del progressismo di “color che sanno”, e megafono preferito dello stesso Santo Padre. Per i signori del politicamente corretto, il papa è Santo Padre quando la pensa come loro. Ci sono, piaccia o meno a lorsignori, tante menti forse un po’ superficiali, ma ancora libere, magari perché devono badare ai figli, cercare lavoro, resistere alle malattie, ai mutui usurari, vivere la vita in luoghi diversi dalle terrazze romane, dai loft sui navigli milanesi e dalle varie Capalbio in cui si ritrovano gli insopportabili post-borghesi che sanno tutto. Come la favola filosofica della francese Coline Serreau, Tuttosà e Chebestia.
Quindi, non resta che fabbricare l’odio e la denigrazione. L’avversario di turno non è mai uno che la pensa diversamente, ma un losco mentecatto ignorante, un malvagio che “deve” fare schifo, e la ripugnanza prodotta non può che sfociare nell’odio, oltreché nel rassicurante, benefico sentimento di superiorità etica ed antropologica dei Buoni, ciò per cui i padroni del consenso, i dottori della nuova psico tecnologia delle masse hanno impegnato mezzi, tecnologie , raffinati saperi, assoldato i migliori cervelli a tariffa del pianeta.
E’ sufficiente scorrere le immagini delle manifestazioni americane successive all’elezione di Trump. Una sbigottita umanità dallo sguardo allucinato e un ghigno carico di rancore, la certezza granitica che l’Altro, il nemico, il Bruto globale, ha torto perché non ha ragioni. La sua ragione è la cattiveria, il Male Oscuro che diffonde. Hanno creduto, spesso con oneste intenzioni, che l’odio, la violenza, un generico ma terribile Male sia dall’altra parte. Non possono accettare la sconfitta. Hanno paradossalmente ragione, la vittoria del Male non può essere riconosciuta né accettata. Alcuni arrivano a bruciare bandiere americane, un gesto che, a quelle latitudini, ha un significato ben più potente di quanto ne avrebbe da noi.
La domanda, tuttavia, è: chi ha costruito il Nemico Assoluto, e perché. Aveva capito prima degli altri il meccanismo Carl Schmitt, rilevando che nel nostro tempo è caduto il concetto romanistico di iustus hostis, il nemico contro cui si combatte, ma di cui si riconosce esistenza e legittimità, e con il quale si dovrà convivere, su basi diverse, a guerra finita. No, il nemico nuovo, quello istituito dai fieri democratici, è per natura assoluto, totale, una non-persona. I volti sfigurati dall’odio dei manifestanti di Seattle (Microsoft…) e della California (Silicon Valley) sono uguali alle torve facce dei manifestanti contro Berlusconi o Salvini.
I nostrani cosiddetti centri sociali non sono altro che i mazzieri di quart’ordine, le truppe cammellate da mobilitare ad un fischio. Il grosso dell’esercito del Bene sono le brave professoresse fautrici della “buona scuola”, i borghesi metropolitani, gli intellettuali disorganici – vil razza dannata quanto i cortigiani del Rigoletto – i membri del ceto medio che, approfittando all’eccesso della Dotta Ignoranza teorizzata da Nicola Cusano, hanno imparato qualche decina di nuove parole inglesi, sono al corrente delle mode e dei gusti che piacciono alla gente che piace, poi i chierichetti del nuovo Dio al passo con i tempi, tinteggiato con i colori della misericordia e dell’accoglienza, e quelli che adorano il sostantivo contaminazione ed il prefisso “multi”, multietnici, multiculturali, multitutto.
Vivono nel livore, nella quotidiana esecrazione, nell’indignazione a comando come il povero cane di Pavlov sbavava al suono della campanella che annunciava il cibo. Il riflesso condizionato non chiede mai, proibito come violare un sacro tabù, se nell’Altro c’è davvero e solamente l’odio o il male. “Noi” siamo, per definizione, il Bene, il Giusto, il Progresso (altra parola chiave) la Tolleranza. Viene in mente l’acuta battuta di un comico: Non siamo noi che siamo razzisti, sono loro che sono napoletani! Rovesciamola per un attimo, ed adattiamola al popolo del rancore….
I burattinai, quelli sì hanno cervelli finissimi e vasta cultura. Riflettiamo ad esempio sulla teoria del Capro Espiatorio, alla quale René Girard dette un’originale interpretazione. Ad una comunità divisa occorre un nemico cui addebitare ogni male, ascrivere tutte le colpe, attribuire nefandezze ed orrori. Il Capro Espiatorio assolve la funzione di ricompattare il gruppo attraverso il suo sacrificio. E’ una “violenza fondatrice”, nel lessico girardiano, e rappresenta, anche in società secolarizzate e disincantate, l’evento misterioso del sacro. La vittoria del Capro Espiatorio non è prevista, chi organizza lo spettacolo ha scatenato forze irrazionali, difficile fermarle. Disgustoso è averle suscitate per calcolo, in America e altrove.
Nel 2008 Obama venne eletto sull’onda di immense speranze, una specie di spada della giustizia posta a vendicare torti millenari. Un uomo di colore, anche se sanguemisto, alla guida del mondo dei bianchi razzisti, guerrafondai, colonialisti. L’avevano pensata benissimo, ma gli esiti sono stati ben inferiori alle aspettative. Le guerre si sono moltiplicate, sotto la maschera ipocrita dell’ingerenza umanitaria; l’imperialismo americano è continuato, indipendentemente dalla razza del presidente; le disuguaglianze più vergognose tra l’uno per cento dei super ricchi e gli altri, tutti gli altri, si sono allargate, né la minoranza afroamericana (è obbligatorio chiamarla così) risulta aver migliorato la sua condizione. Un dato: due terzi dei bimbi statunitensi di colore nascono fuori dal matrimonio o da stabili convivenze, ben oltre un milione di neri sono in galera. Eppure il potere globale è riuscito a veicolare senza vergogna il messaggio che la giustizia sociale e razziale, la pace e la tolleranza, il rispetto per le donne stanno da un lato, tutti i mali del mondo dall’altra. Girard più Marx ed Hegel, capro espiatorio, falsa coscienza e coscienza infelice.
La rete è stata preparata minuziosamente, ma qualcosa, da un po’ di tempo, sembra non funzionare. Quel che non va è che i fatti hanno la brutta abitudine di tornare a galla, e le moltitudini care a Toni Negri e Michael Hardt sono sì manipolabili, ma non del tutto. Milioni di “analogici” non sono connessi alle reti giuste, quelle che contano, fanno tendenza, creano opinione. Negli Usa non ha funzionato neppure l’ultimo coniglio estratto dal cilindro dei prestigiatori globali: Hillary è donna, votatela in quanto tale. Si chiama rappresentanza “a specchio”, ma molte donne, specie quelle che tirano la vita da mattina a sera, fuori o dentro casa, non sono cascate nel tranello.
L’ultimo insulto in ordine di tempo, quello di “sessista”, attiene ovviamente alla sfera del processo alle intenzioni ed ai pensieri, oltrepassa la verità effettuale di chi ha promosso guerre in vari continenti, sganciato bombe (intelligenti!) sulla testa di uomini, donne , bambini, ottenuto cifre da capogiro da quelle istituzioni finanziarie che, dal 2007 in poi, hanno impoverito milioni di persone senza riguardo al genere, alla razza o alle preferenze sessuali (vedete come è semplice usare il loro linguaggio ?).
La trama e l’ordito sono di prim’ordine, è la qualità della tela che è scadente. Anche il presunto odio verso gli immigrati dell’Altro da Sé, brandito come arma assoluta in mano alle anime belle, può essere letto, in controluce, come rispetto delle proprie cose, desiderio di continuità, prudenza. “Senza confini, non ci sono Paesi”, sotto il ciuffo ossigenato di Donald una perla di saggezza, detestata da chi intende abolire le frontiere non per amore degli uomini, ma degli affari che si possono fare sulla pelle del Terzo e Quarto Mondo, immenso esercito di riserva del capitalismo globalista.
Hanno un ulteriore necessità, i generali dell’esercito dei Buoni, convincere che i malvagi sono anche ignoranti, semplici cretini da osteria. Tecnicamente, è una forma raffinata di razzismo, ma sembra funzionare. Un esponente di vertice dell’oligarchia illuminata, lo Juncker gerarca dell’Unione Europea, sibila con disprezzo che Trump non conosce il mondo, forse crede che il Belgio sia un quartiere. Loro soltanto hanno il monopolio universale della Conoscenza, come se una fleboclisi avesse iniettato nelle loro vene il contenuto di tutte le enciclopedie della terra. Juncker sa certamente dov’è il Belgio, e ricorda l’indirizzo preciso delle sedi di comodo di centinaia di grandi entità finanziarie ed industriali multinazionali nel Lussemburgo, paradiso fiscale di cui fu a lungo primo ministro ed in cui opera Clairstream, il gigantesco istituto di clearing (compensazione interbancaria) da cui passano tutte le grandi transazioni finanziarie, specialmente le più opache, forse criminali.
Non cantiamo vittoria troppo presto, Trump è uomo di apparato quasi quanto i suoi nemici, sicuramente ricattabile, e probabilmente si rimangerà molte promesse, il sistema si rialzerà presto dalla botta subita, ma per una volta, se non hanno vinto i migliori, senz’altro hanno perso i peggiori. Devono fare presto ad inculturare gli ignorantoni che votano male e pensano peggio. I titolari di lauree e master, sembra, votano a sinistra, se la parola mantiene un significato. Dovrebbero preoccuparsi, perché una volta erano i paladini di chi a scuola non ci era potuto andare per povertà. Pare che anche i miliardari ed i banchieri, negli States e nella vecchia Europa abbiano il cuore da quella parte, pur ancorando saldamente a destra il portafogli.
Qualcuno se ne sta accorgendo e, non fosse altro paragonando la propria condizione attuale, materiale e civile, a quella di dieci, vent’anni fa, si sta seccando. In America li chiamano “colli rossi”, quelli di chi lavora duro e la cui abbronzatura non viene dalle spiagge californiane o dai centri benessere di New York. Il brusco risveglio degli Illuminati è tutto qui: i loro fari danno luce solo ad alcuni, ma accecano tutti gli altri e spengono le lampadine da pochi watt.
Ma quelli, gli Altri, sono il Male, non capiscono, rifiutano i preziosi consigli di chi tutto sa e tutto comprende, dunque si meritano odio, ripulsa, razzismo reale, quanto gli operai e gli artigiani francesi che votano Marine Le Pen, che sarà anche donna, ma non è della cricca. Ai francesi piacciono i giochi di parole, li chiamano calembours, e l’acronimo FN del Front National viene letto effe-haine, pronuncia uguale, ma significa Fronte-Odio. L’odio però non è dei frontisti, ma dei loro nemici.
I colti, i razionali, i pacifisti, i “liberati”, emancipati e chi più conosce paroloni più ne metta, non credono nella loro democrazia, nel suffragio universale, nel principio di maggioranza. Benvenuti nel club, ma attenzione: se i Giusti sono tali in quanto possiedono più denaro o più mezzi, con cui acquistano e determinano le idee ed il consenso, ad usare il vostro metro di giudizio ed il vostro vocabolario, voi siete fascisti ! Nicolàs Gòmez Dàvila scrisse un fulminante aforisma, secondo il quale se il politico democratico credesse davvero nella democrazia, in caso di sconfitta dovrebbe prendere atto di avere torto.
Impossibile: il mondo narcisista e politicamente corretto, Metropolis contro Polis, favorevole alla legalizzazione di tutto fuorché del senso comune, non può avere torto per definizione e predestinazione divina (Lutero è sdoganato anche da Bergoglio …). Essi sono depositari di una misteriosa, arcana, gnostica sapienza a cui inchinarsi come dinanzi ad una santa reliquia e se i fatti non vanno nella giusta direzione, tanto peggio per i fatti. Quel che turba è la capacità di costoro di essere creduti da molti. Viene in mente quella vecchia casa discografica il cui nome era La Voce del Padrone.
I meno giovani ricorderanno il suo simbolo (logo è vocabolo recente e globalista): un cane ascoltava felice dei suoni che uscivano da un grammofono, la Voce del Padrone, appunto. Siamo tornati lì, o forse non ci siamo mai mossi: hanno solo perfezionato il grammofono.
di Roberto Pecchioli
.
Sorpresona! Ha vinto Trump, e, per quattro anni, salvo attentati o macchinazioni, sarà lui l’inquilino del 1600 di Pennsylvania Avenue, Washington D.C. Si stanno consumando le tastiere dei computer di tutto il mondo per esprimere giudizi e chiarire come e qualmente è accaduto l’imprevedibile. Non ci uniremo al coro dello “spiegone”, come lo chiama Fiorello, se non per constatare con soddisfazione che le oligarchie dell’Occidente stanno vivendo, finalmente, tempi duri: il voto dell’Austria, la Brexit, adesso addirittura il ciuffo ossigenato di Donald alla Casa Bianca. Se sono rose fioriranno….
Ciò che facciamo osservare è qualcos’altro e ci permettiamo di pensare che sia una delle chiavi di interpretazione di tanta parte della storia e della cronaca di questo piccolo pianeta dal 1789 in avanti.
Si tratta della pianificata, furibonda, scientifica opera di demonizzazione della quale siamo stati spettatori, rivolta ad un personaggio cui è stato cucito addosso una abito tra Jack lo Squartatore, Gengis Khan, Gargamella e lo Scemo del Villaggio (Globale). Una chirurgica introduzione di odio in dosi massicce, unita alla denigrazione più assoluta a mezzo dell’intero sistema mediatico, culturale (culturale?) e dell’intrattenimento, in scrupolosa osservanza di tutti i luoghi comuni del sinistro progressismo occidentale. Non ha funzionato, ed è la seconda doccia gelata dopo la vittoria degli ignoranti, dei vecchi e dei male informati britannici nel referendum sull’Unione Europea.
Non è un caso che un vecchio malvissuto come l’ “emerito” Giorgio Napolitano, alto funzionario di lungo corso delle oligarchie che non ha mai dismesso, ma solo rivoltato, la livrea, abbia affermato, dopo il brusco risveglio, che l’elezione di Trump è l’episodio più sconcertante da quando esiste il suffragio universale. Voce dal sen fuggita, l’età non perdona, il vecchio comunista disprezza fieramente il voto popolare, per questo è il servo ideale dei padroni del mondo. Quanto a Fabrizio Rondolino, una semplice mezza figura, un impiegato d’ordine del sistema, l’ha sparata proprio grossa, in un impeto di sincerità, sbottando sul rischio del suffragio universale per la “civiltà occidentale”. Parola di quelli che cantano le lodi della democrazia ad orario continuato, festivi compresi…. Qui sta, forse, il punto. L’Impero del Bene, che ha bombardato ed assordato l’universo mondo da troppi anni con la democrazia, la volontà e la sovranità popolare, l’uguaglianza, il politicamente corretto, il rispetto ossessivo di tutte le minoranze e di qualunque sensibilità squinternata, non può abolire le elezioni, rito massimo del sistema. Può, avendo il controllo di tutto, non solo orientarle, non solo officiare il rito con liturgie sempre nuove –sistemi elettorali costruiti per assegnare la vittoria in anticipo e circoscrivere la stessa partecipazione – , può manipolare l’elettorato e organizzare menzogne su larga scala . Può anche, ed è il caso inglese, tentare l’ultima carta, scatenare alcuni parrucconi delle istituzioni che il vangelo liberale chiama di garanzia per ribaltare la volontà popolare. I tre giudici britannici che hanno stabilito che il voto dei connazionali sulla Brexit non vale se non è confermato da analoga pronuncia del parlamento indicano che la sovranità popolare non è solo un’elegante finzione giuridica, ma una menzogna bella e buona, esattamente come i referendum irlandesi ripetuti sino allo sfinimento per ottenere, tra ricatti politici ed economici scanditi da imponenti campagne mediatiche, il risultato voluto da lorsignori.
La giustificazione virtuosa ? La mitica, meravigliosa “stabilità”, condizione assai vicina alla stasi, ovvero, estremizzando, alla morte cerebrale. Stabilità, cioè nulla si deve muovere se non per espressa decisione di coloro che sanno e possono. Il voto, l’umore popolare, il rischio che le decisioni vengano prese dai soggetti sbagliati, ammettiamolo, è un bel fastidio. Per questo, è in servizio permanente effettivo l’intellettuale collettivo (una volta era il partito comunista…) che anima, orienta, aizza, instilla, fabbrica la giusta idea del bene e del male in attrezzate officine mediatiche ed accademiche. Mai come nel caso Trump si è potuto verificare come mezzo e messaggio coincidano, secondo l’intuizione di Marshall Mc Luhan. Attraverso stampa, internet, televisione, prese di posizione di cantanti, attori, scrittori, professori, “esperti” di tutte le materie, veline di banche ed agenzie di rating, i padroni dei mezzi lanciano i messaggi “giusti”, che diventano parole d’ordine virali, cambiano i cervelli di milioni di persone, rese docili dalla dose cavallina della somministrazione, novello TSO, trattamento sanitario obbligatorio.
Come in tutte le dipendenze (oggi, nel mondo della connessione continua, dipendiamo dai messaggi come i tossici dalla cocaina per le loro prestazioni), al fine di ottenere l’effetto desiderato occorre aumentare costantemente il dosaggio. Adesso siamo pervenuti alla pianificazione dell’odio per overdose di messaggi negativi, bugiardi come la promessa delle sostanze stupefacenti di farci star meglio. Donald Trump, che non è Madre Teresa di Calcutta e neppure Giulio Cesare, diventa così , se ci si passa il termine, la Merda Totale, il male assoluto contro cui insorgere per imperativo morale.
Credevamo che fosse la specialità e la necessità dei comunisti di tutte le latitudini quella di avere il Nemico del Popolo contro cui scatenare plebi fanatizzate che chiamavano masse. Proprio in Italia abbiamo realizzato, dalla discesa in campo di Berlusconi, che le peggiori attitudini dell’universo comunista erano state assorbite, ed innalzate a livelli scientifici, dai Superpadroni Globali.
Avevano a disposizione il personale addetto, gli impiegati di concetto della pseudo carovana intellettuale, disoccupati a causa della fine del sogno comunista. Volentieri si sono aggregati alla folta compagnia i membri del ceto semicolto, come lo chiamava con sarcasmo Costanzo Preve, di rinforzo ampia parte del clero e dei parrocchiani, orfani di quel Dossetti che pronunciò su Silvio, dall’eremo bolognese, il più terribile e definitivo anatema antropologico che potesse uscire da bocca cattolica: “un principe del rinascimento”, Cesare Borgia più i Medici lussuriosi. Vent’anni di odio organizzato, demonizzazione e denigrazione sino alla meschinità, ben oltre i numerosi demeriti del Cavaliere.
Oggi sappiamo che il lungo esperimento italiano, cui potremmo aggiungere l’omologo francese contro i Le Pen, padre e figlia, era ed è svolto, in corpore vili, come allenamento per raggiungere la perfezione scientifica nella formazione dell’odio e nella propalazione delle falsità dell’ultimo anno, l’ AntiTrump come l’Antiduehring di Carlo Marx scagliato contro il nascente riformismo socialdemocratico. Lo sgomento è che non ha funzionato. Cercheremo di dire qualcosa alla fine, alla buona, sui perché la campagna di Washington abbia conosciuto la Beresina di Napoleone, ma è necessario prima analizzare come hanno agito, su quali emozioni e sentimenti abbiano fatto leva, e quali conseguenze lasci la mobilitazione totale dei Forti e dei Giusti, così possente e granitica che avrebbe destato l’ammirazione di Ernst Junger.
Intanto, il mondo dei sondaggi e delle indagini demoscopiche; delle due l’una, o forse un combinato disposto: o sono degli imbroglioni seriali o meritano la patente di imbecilli. Qualcuno tra i più scafati, come l’italiano Mannheimer, confessa che le domande poste sono sbagliate. Insomma, nel mondo della libertà, della trasparenza e della democrazia, chiedere a qualcuno per chi vota non funziona. Poi ci sono i 9 intervistati su 10 ( !!!!) che buttano giù il telefono perché hanno altro da fare, e naturalmente, guarda un po’, anche quelli che il telefono non ce l’hanno, o lo tengono spento. Solo ora prendono atto che sono elettori anche loro. Interessante è anche la conclusione degli “esperti” ( categoria onnicomprensiva alla quale farebbe assai bene un lungo periodo di lavoro bracciantile) sulle vittorie della Clinton nei dibattiti televisivi.
Scoprono al termine della partita ciò che ai manipolatori dei Big Data avrebbe dovuto essere chiaro da prima, ovvero le due variabili seguenti: una è che moltissimi non guardano la TV o cambiano canale ai dibattiti, ma, ahimè, fanno parte dell’ opinione pubblica e nel cassetto hanno la tessera elettorale. L’altra, strabiliante, è la rivelazione che quei dibattiti sono seguiti soprattutto dai “progressisti”, talché il campione è bacato all’origine. Eppure, la sociologia ha inventato il cosiddetto “gruppo di controllo” da molti decenni. Dunque, sono degli imbroglioni, di cui le persone oneste fanno bene a diffidare, evitando di rispondere loro, o addirittura, a disorientarli con risposte contraddittorie e beffarde.
La corporazione degli esperti di indagini demoscopiche ha proceduto indubbiamente su mandato dei “superiori”, che, nel frattempo, lavorano ai fianchi l’opinione pubblica su altri piani. Una sociologa tedesca scoprì già nel secolo passato la “spirale del silenzio”, ovvero il principio in base al quale chi ritiene di avere un’opinione divergente da quella corrente o più gradita al potere tende a tacerla. Giovanni Sartori, un liberale a tutto tondo, ne concluse con tristezza “ chi non dice quel che pensa, finisce per non pensare più quello che non può dire”. Su questo puntano da tempo i manipolatori dell’opinione pubblica, che prima creano un’idea, poi screditano i suoi avversari mettendo in piedi un nuovo senso comune. Plinio Correa De Oliveira lo definì trasbordo ideologico inavvertito. Gettano il sasso, poi, in successione (la “finestra di Overton”) fanno passare qualsiasi sciocchezza o bestialità per sovraccarico di messaggi, demonizzazione e ridicolizzazione dell’Altro, rendendola accetta ai più. E’ come se un tifoso del Milan si svegliasse interista, dopo una notte di messaggi reiterati destinati a colpire la giusta area cerebrale, per di più convinto di essere sempre stato nerazzurro.
Imbroglio a sangue freddo, spregiudicato uso delle conoscenze scientifiche e dei mezzi tecnologici. In fondo, aveva già tutto chiaro Vance Packard nel 1957, con il suo fondamentale “I persuasori occulti”. In sessant’anni le neuroscienze e le tecniche dimarketing sono diventate mille volte più potenti e pervasive.
C’è un baco, un grosso baco nel sistema, a cui staranno già alacremente lavorando per porvi rimedio. Anzi, i bachi sono due. Un certo numero di destinatari dei messaggi manifestano retroazioni (no, meglio feedback…) inaspettate o negative, ad esempio se i divi di Hollywood si schierano da un lato, lo ignorano o reagiscono al contrario. Così Madonna e De Niro, Lady Gaga e, nel suo piccolo, il cagnolino da salotto italiano Roberto Benigni diventano contro- testimonial. Più grave ancora, per costoro, è accorgersi che non riescono a raggiungere una enorme platea di potenziali clienti, e quindi il loro potere di condizionamento presso di loro è zero.
Sembrerà strano, ma al mondo ci sono ancora centinaia di milioni, probabilmente miliardi, di uomini e donne analogici e non digitali, che non consultano l’edizione online dell’Huffington Post (oh, my God!), non ascoltano le omelie di Fabio Fazio, Gramellini e Lucia Annunziata e, orrore degli orrori, sfogliano con maggiore interesse la Gazzetta dello Sport o la cronaca locale che la neo Bibbia La Repubblica, organo del progressismo di “color che sanno”, e megafono preferito dello stesso Santo Padre. Per i signori del politicamente corretto, il papa è Santo Padre quando la pensa come loro. Ci sono, piaccia o meno a lorsignori, tante menti forse un po’ superficiali, ma ancora libere, magari perché devono badare ai figli, cercare lavoro, resistere alle malattie, ai mutui usurari, vivere la vita in luoghi diversi dalle terrazze romane, dai loft sui navigli milanesi e dalle varie Capalbio in cui si ritrovano gli insopportabili post-borghesi che sanno tutto. Come la favola filosofica della francese Coline Serreau, Tuttosà e Chebestia.
Quindi, non resta che fabbricare l’odio e la denigrazione. L’avversario di turno non è mai uno che la pensa diversamente, ma un losco mentecatto ignorante, un malvagio che “deve” fare schifo, e la ripugnanza prodotta non può che sfociare nell’odio, oltreché nel rassicurante, benefico sentimento di superiorità etica ed antropologica dei Buoni, ciò per cui i padroni del consenso, i dottori della nuova psico tecnologia delle masse hanno impegnato mezzi, tecnologie , raffinati saperi, assoldato i migliori cervelli a tariffa del pianeta.
E’ sufficiente scorrere le immagini delle manifestazioni americane successive all’elezione di Trump. Una sbigottita umanità dallo sguardo allucinato e un ghigno carico di rancore, la certezza granitica che l’Altro, il nemico, il Bruto globale, ha torto perché non ha ragioni. La sua ragione è la cattiveria, il Male Oscuro che diffonde. Hanno creduto, spesso con oneste intenzioni, che l’odio, la violenza, un generico ma terribile Male sia dall’altra parte. Non possono accettare la sconfitta. Hanno paradossalmente ragione, la vittoria del Male non può essere riconosciuta né accettata. Alcuni arrivano a bruciare bandiere americane, un gesto che, a quelle latitudini, ha un significato ben più potente di quanto ne avrebbe da noi.
La domanda, tuttavia, è: chi ha costruito il Nemico Assoluto, e perché. Aveva capito prima degli altri il meccanismo Carl Schmitt, rilevando che nel nostro tempo è caduto il concetto romanistico di iustus hostis, il nemico contro cui si combatte, ma di cui si riconosce esistenza e legittimità, e con il quale si dovrà convivere, su basi diverse, a guerra finita. No, il nemico nuovo, quello istituito dai fieri democratici, è per natura assoluto, totale, una non-persona. I volti sfigurati dall’odio dei manifestanti di Seattle (Microsoft…) e della California (Silicon Valley) sono uguali alle torve facce dei manifestanti contro Berlusconi o Salvini.
I nostrani cosiddetti centri sociali non sono altro che i mazzieri di quart’ordine, le truppe cammellate da mobilitare ad un fischio. Il grosso dell’esercito del Bene sono le brave professoresse fautrici della “buona scuola”, i borghesi metropolitani, gli intellettuali disorganici – vil razza dannata quanto i cortigiani del Rigoletto – i membri del ceto medio che, approfittando all’eccesso della Dotta Ignoranza teorizzata da Nicola Cusano, hanno imparato qualche decina di nuove parole inglesi, sono al corrente delle mode e dei gusti che piacciono alla gente che piace, poi i chierichetti del nuovo Dio al passo con i tempi, tinteggiato con i colori della misericordia e dell’accoglienza, e quelli che adorano il sostantivo contaminazione ed il prefisso “multi”, multietnici, multiculturali, multitutto.
Vivono nel livore, nella quotidiana esecrazione, nell’indignazione a comando come il povero cane di Pavlov sbavava al suono della campanella che annunciava il cibo. Il riflesso condizionato non chiede mai, proibito come violare un sacro tabù, se nell’Altro c’è davvero e solamente l’odio o il male. “Noi” siamo, per definizione, il Bene, il Giusto, il Progresso (altra parola chiave) la Tolleranza. Viene in mente l’acuta battuta di un comico: Non siamo noi che siamo razzisti, sono loro che sono napoletani! Rovesciamola per un attimo, ed adattiamola al popolo del rancore….
I burattinai, quelli sì hanno cervelli finissimi e vasta cultura. Riflettiamo ad esempio sulla teoria del Capro Espiatorio, alla quale René Girard dette un’originale interpretazione. Ad una comunità divisa occorre un nemico cui addebitare ogni male, ascrivere tutte le colpe, attribuire nefandezze ed orrori. Il Capro Espiatorio assolve la funzione di ricompattare il gruppo attraverso il suo sacrificio. E’ una “violenza fondatrice”, nel lessico girardiano, e rappresenta, anche in società secolarizzate e disincantate, l’evento misterioso del sacro. La vittoria del Capro Espiatorio non è prevista, chi organizza lo spettacolo ha scatenato forze irrazionali, difficile fermarle. Disgustoso è averle suscitate per calcolo, in America e altrove.
Nel 2008 Obama venne eletto sull’onda di immense speranze, una specie di spada della giustizia posta a vendicare torti millenari. Un uomo di colore, anche se sanguemisto, alla guida del mondo dei bianchi razzisti, guerrafondai, colonialisti. L’avevano pensata benissimo, ma gli esiti sono stati ben inferiori alle aspettative. Le guerre si sono moltiplicate, sotto la maschera ipocrita dell’ingerenza umanitaria; l’imperialismo americano è continuato, indipendentemente dalla razza del presidente; le disuguaglianze più vergognose tra l’uno per cento dei super ricchi e gli altri, tutti gli altri, si sono allargate, né la minoranza afroamericana (è obbligatorio chiamarla così) risulta aver migliorato la sua condizione. Un dato: due terzi dei bimbi statunitensi di colore nascono fuori dal matrimonio o da stabili convivenze, ben oltre un milione di neri sono in galera. Eppure il potere globale è riuscito a veicolare senza vergogna il messaggio che la giustizia sociale e razziale, la pace e la tolleranza, il rispetto per le donne stanno da un lato, tutti i mali del mondo dall’altra. Girard più Marx ed Hegel, capro espiatorio, falsa coscienza e coscienza infelice.
La rete è stata preparata minuziosamente, ma qualcosa, da un po’ di tempo, sembra non funzionare. Quel che non va è che i fatti hanno la brutta abitudine di tornare a galla, e le moltitudini care a Toni Negri e Michael Hardt sono sì manipolabili, ma non del tutto. Milioni di “analogici” non sono connessi alle reti giuste, quelle che contano, fanno tendenza, creano opinione. Negli Usa non ha funzionato neppure l’ultimo coniglio estratto dal cilindro dei prestigiatori globali: Hillary è donna, votatela in quanto tale. Si chiama rappresentanza “a specchio”, ma molte donne, specie quelle che tirano la vita da mattina a sera, fuori o dentro casa, non sono cascate nel tranello.
L’ultimo insulto in ordine di tempo, quello di “sessista”, attiene ovviamente alla sfera del processo alle intenzioni ed ai pensieri, oltrepassa la verità effettuale di chi ha promosso guerre in vari continenti, sganciato bombe (intelligenti!) sulla testa di uomini, donne , bambini, ottenuto cifre da capogiro da quelle istituzioni finanziarie che, dal 2007 in poi, hanno impoverito milioni di persone senza riguardo al genere, alla razza o alle preferenze sessuali (vedete come è semplice usare il loro linguaggio ?).
La trama e l’ordito sono di prim’ordine, è la qualità della tela che è scadente. Anche il presunto odio verso gli immigrati dell’Altro da Sé, brandito come arma assoluta in mano alle anime belle, può essere letto, in controluce, come rispetto delle proprie cose, desiderio di continuità, prudenza. “Senza confini, non ci sono Paesi”, sotto il ciuffo ossigenato di Donald una perla di saggezza, detestata da chi intende abolire le frontiere non per amore degli uomini, ma degli affari che si possono fare sulla pelle del Terzo e Quarto Mondo, immenso esercito di riserva del capitalismo globalista.
Hanno un ulteriore necessità, i generali dell’esercito dei Buoni, convincere che i malvagi sono anche ignoranti, semplici cretini da osteria. Tecnicamente, è una forma raffinata di razzismo, ma sembra funzionare. Un esponente di vertice dell’oligarchia illuminata, lo Juncker gerarca dell’Unione Europea, sibila con disprezzo che Trump non conosce il mondo, forse crede che il Belgio sia un quartiere. Loro soltanto hanno il monopolio universale della Conoscenza, come se una fleboclisi avesse iniettato nelle loro vene il contenuto di tutte le enciclopedie della terra. Juncker sa certamente dov’è il Belgio, e ricorda l’indirizzo preciso delle sedi di comodo di centinaia di grandi entità finanziarie ed industriali multinazionali nel Lussemburgo, paradiso fiscale di cui fu a lungo primo ministro ed in cui opera Clairstream, il gigantesco istituto di clearing (compensazione interbancaria) da cui passano tutte le grandi transazioni finanziarie, specialmente le più opache, forse criminali.
Non cantiamo vittoria troppo presto, Trump è uomo di apparato quasi quanto i suoi nemici, sicuramente ricattabile, e probabilmente si rimangerà molte promesse, il sistema si rialzerà presto dalla botta subita, ma per una volta, se non hanno vinto i migliori, senz’altro hanno perso i peggiori. Devono fare presto ad inculturare gli ignorantoni che votano male e pensano peggio. I titolari di lauree e master, sembra, votano a sinistra, se la parola mantiene un significato. Dovrebbero preoccuparsi, perché una volta erano i paladini di chi a scuola non ci era potuto andare per povertà. Pare che anche i miliardari ed i banchieri, negli States e nella vecchia Europa abbiano il cuore da quella parte, pur ancorando saldamente a destra il portafogli.
Qualcuno se ne sta accorgendo e, non fosse altro paragonando la propria condizione attuale, materiale e civile, a quella di dieci, vent’anni fa, si sta seccando. In America li chiamano “colli rossi”, quelli di chi lavora duro e la cui abbronzatura non viene dalle spiagge californiane o dai centri benessere di New York. Il brusco risveglio degli Illuminati è tutto qui: i loro fari danno luce solo ad alcuni, ma accecano tutti gli altri e spengono le lampadine da pochi watt.
Ma quelli, gli Altri, sono il Male, non capiscono, rifiutano i preziosi consigli di chi tutto sa e tutto comprende, dunque si meritano odio, ripulsa, razzismo reale, quanto gli operai e gli artigiani francesi che votano Marine Le Pen, che sarà anche donna, ma non è della cricca. Ai francesi piacciono i giochi di parole, li chiamano calembours, e l’acronimo FN del Front National viene letto effe-haine, pronuncia uguale, ma significa Fronte-Odio. L’odio però non è dei frontisti, ma dei loro nemici.
I colti, i razionali, i pacifisti, i “liberati”, emancipati e chi più conosce paroloni più ne metta, non credono nella loro democrazia, nel suffragio universale, nel principio di maggioranza. Benvenuti nel club, ma attenzione: se i Giusti sono tali in quanto possiedono più denaro o più mezzi, con cui acquistano e determinano le idee ed il consenso, ad usare il vostro metro di giudizio ed il vostro vocabolario, voi siete fascisti ! Nicolàs Gòmez Dàvila scrisse un fulminante aforisma, secondo il quale se il politico democratico credesse davvero nella democrazia, in caso di sconfitta dovrebbe prendere atto di avere torto.
Impossibile: il mondo narcisista e politicamente corretto, Metropolis contro Polis, favorevole alla legalizzazione di tutto fuorché del senso comune, non può avere torto per definizione e predestinazione divina (Lutero è sdoganato anche da Bergoglio …). Essi sono depositari di una misteriosa, arcana, gnostica sapienza a cui inchinarsi come dinanzi ad una santa reliquia e se i fatti non vanno nella giusta direzione, tanto peggio per i fatti. Quel che turba è la capacità di costoro di essere creduti da molti. Viene in mente quella vecchia casa discografica il cui nome era La Voce del Padrone.
I meno giovani ricorderanno il suo simbolo (logo è vocabolo recente e globalista): un cane ascoltava felice dei suoni che uscivano da un grammofono, la Voce del Padrone, appunto. Siamo tornati lì, o forse non ci siamo mai mossi: hanno solo perfezionato il grammofono.
.
Sorpresona! Ha vinto Trump, e, per quattro anni, salvo attentati o macchinazioni, sarà lui l’inquilino del 1600 di Pennsylvania Avenue, Washington D.C. Si stanno consumando le tastiere dei computer di tutto il mondo per esprimere giudizi e chiarire come e qualmente è accaduto l’imprevedibile. Non ci uniremo al coro dello “spiegone”, come lo chiama Fiorello, se non per constatare con soddisfazione che le oligarchie dell’Occidente stanno vivendo, finalmente, tempi duri: il voto dell’Austria, la Brexit, adesso addirittura il ciuffo ossigenato di Donald alla Casa Bianca. Se sono rose fioriranno….
Ciò che facciamo osservare è qualcos’altro e ci permettiamo di pensare che sia una delle chiavi di interpretazione di tanta parte della storia e della cronaca di questo piccolo pianeta dal 1789 in avanti.
Si tratta della pianificata, furibonda, scientifica opera di demonizzazione della quale siamo stati spettatori, rivolta ad un personaggio cui è stato cucito addosso una abito tra Jack lo Squartatore, Gengis Khan, Gargamella e lo Scemo del Villaggio (Globale). Una chirurgica introduzione di odio in dosi massicce, unita alla denigrazione più assoluta a mezzo dell’intero sistema mediatico, culturale (culturale?) e dell’intrattenimento, in scrupolosa osservanza di tutti i luoghi comuni del sinistro progressismo occidentale. Non ha funzionato, ed è la seconda doccia gelata dopo la vittoria degli ignoranti, dei vecchi e dei male informati britannici nel referendum sull’Unione Europea.
Non è un caso che un vecchio malvissuto come l’ “emerito” Giorgio Napolitano, alto funzionario di lungo corso delle oligarchie che non ha mai dismesso, ma solo rivoltato, la livrea, abbia affermato, dopo il brusco risveglio, che l’elezione di Trump è l’episodio più sconcertante da quando esiste il suffragio universale. Voce dal sen fuggita, l’età non perdona, il vecchio comunista disprezza fieramente il voto popolare, per questo è il servo ideale dei padroni del mondo. Quanto a Fabrizio Rondolino, una semplice mezza figura, un impiegato d’ordine del sistema, l’ha sparata proprio grossa, in un impeto di sincerità, sbottando sul rischio del suffragio universale per la “civiltà occidentale”. Parola di quelli che cantano le lodi della democrazia ad orario continuato, festivi compresi…. Qui sta, forse, il punto. L’Impero del Bene, che ha bombardato ed assordato l’universo mondo da troppi anni con la democrazia, la volontà e la sovranità popolare, l’uguaglianza, il politicamente corretto, il rispetto ossessivo di tutte le minoranze e di qualunque sensibilità squinternata, non può abolire le elezioni, rito massimo del sistema. Può, avendo il controllo di tutto, non solo orientarle, non solo officiare il rito con liturgie sempre nuove –sistemi elettorali costruiti per assegnare la vittoria in anticipo e circoscrivere la stessa partecipazione – , può manipolare l’elettorato e organizzare menzogne su larga scala . Può anche, ed è il caso inglese, tentare l’ultima carta, scatenare alcuni parrucconi delle istituzioni che il vangelo liberale chiama di garanzia per ribaltare la volontà popolare. I tre giudici britannici che hanno stabilito che il voto dei connazionali sulla Brexit non vale se non è confermato da analoga pronuncia del parlamento indicano che la sovranità popolare non è solo un’elegante finzione giuridica, ma una menzogna bella e buona, esattamente come i referendum irlandesi ripetuti sino allo sfinimento per ottenere, tra ricatti politici ed economici scanditi da imponenti campagne mediatiche, il risultato voluto da lorsignori.
La giustificazione virtuosa ? La mitica, meravigliosa “stabilità”, condizione assai vicina alla stasi, ovvero, estremizzando, alla morte cerebrale. Stabilità, cioè nulla si deve muovere se non per espressa decisione di coloro che sanno e possono. Il voto, l’umore popolare, il rischio che le decisioni vengano prese dai soggetti sbagliati, ammettiamolo, è un bel fastidio. Per questo, è in servizio permanente effettivo l’intellettuale collettivo (una volta era il partito comunista…) che anima, orienta, aizza, instilla, fabbrica la giusta idea del bene e del male in attrezzate officine mediatiche ed accademiche. Mai come nel caso Trump si è potuto verificare come mezzo e messaggio coincidano, secondo l’intuizione di Marshall Mc Luhan. Attraverso stampa, internet, televisione, prese di posizione di cantanti, attori, scrittori, professori, “esperti” di tutte le materie, veline di banche ed agenzie di rating, i padroni dei mezzi lanciano i messaggi “giusti”, che diventano parole d’ordine virali, cambiano i cervelli di milioni di persone, rese docili dalla dose cavallina della somministrazione, novello TSO, trattamento sanitario obbligatorio.
Come in tutte le dipendenze (oggi, nel mondo della connessione continua, dipendiamo dai messaggi come i tossici dalla cocaina per le loro prestazioni), al fine di ottenere l’effetto desiderato occorre aumentare costantemente il dosaggio. Adesso siamo pervenuti alla pianificazione dell’odio per overdose di messaggi negativi, bugiardi come la promessa delle sostanze stupefacenti di farci star meglio. Donald Trump, che non è Madre Teresa di Calcutta e neppure Giulio Cesare, diventa così , se ci si passa il termine, la Merda Totale, il male assoluto contro cui insorgere per imperativo morale.
Credevamo che fosse la specialità e la necessità dei comunisti di tutte le latitudini quella di avere il Nemico del Popolo contro cui scatenare plebi fanatizzate che chiamavano masse. Proprio in Italia abbiamo realizzato, dalla discesa in campo di Berlusconi, che le peggiori attitudini dell’universo comunista erano state assorbite, ed innalzate a livelli scientifici, dai Superpadroni Globali.
Avevano a disposizione il personale addetto, gli impiegati di concetto della pseudo carovana intellettuale, disoccupati a causa della fine del sogno comunista. Volentieri si sono aggregati alla folta compagnia i membri del ceto semicolto, come lo chiamava con sarcasmo Costanzo Preve, di rinforzo ampia parte del clero e dei parrocchiani, orfani di quel Dossetti che pronunciò su Silvio, dall’eremo bolognese, il più terribile e definitivo anatema antropologico che potesse uscire da bocca cattolica: “un principe del rinascimento”, Cesare Borgia più i Medici lussuriosi. Vent’anni di odio organizzato, demonizzazione e denigrazione sino alla meschinità, ben oltre i numerosi demeriti del Cavaliere.
Oggi sappiamo che il lungo esperimento italiano, cui potremmo aggiungere l’omologo francese contro i Le Pen, padre e figlia, era ed è svolto, in corpore vili, come allenamento per raggiungere la perfezione scientifica nella formazione dell’odio e nella propalazione delle falsità dell’ultimo anno, l’ AntiTrump come l’Antiduehring di Carlo Marx scagliato contro il nascente riformismo socialdemocratico. Lo sgomento è che non ha funzionato. Cercheremo di dire qualcosa alla fine, alla buona, sui perché la campagna di Washington abbia conosciuto la Beresina di Napoleone, ma è necessario prima analizzare come hanno agito, su quali emozioni e sentimenti abbiano fatto leva, e quali conseguenze lasci la mobilitazione totale dei Forti e dei Giusti, così possente e granitica che avrebbe destato l’ammirazione di Ernst Junger.
Intanto, il mondo dei sondaggi e delle indagini demoscopiche; delle due l’una, o forse un combinato disposto: o sono degli imbroglioni seriali o meritano la patente di imbecilli. Qualcuno tra i più scafati, come l’italiano Mannheimer, confessa che le domande poste sono sbagliate. Insomma, nel mondo della libertà, della trasparenza e della democrazia, chiedere a qualcuno per chi vota non funziona. Poi ci sono i 9 intervistati su 10 ( !!!!) che buttano giù il telefono perché hanno altro da fare, e naturalmente, guarda un po’, anche quelli che il telefono non ce l’hanno, o lo tengono spento. Solo ora prendono atto che sono elettori anche loro. Interessante è anche la conclusione degli “esperti” ( categoria onnicomprensiva alla quale farebbe assai bene un lungo periodo di lavoro bracciantile) sulle vittorie della Clinton nei dibattiti televisivi.
Scoprono al termine della partita ciò che ai manipolatori dei Big Data avrebbe dovuto essere chiaro da prima, ovvero le due variabili seguenti: una è che moltissimi non guardano la TV o cambiano canale ai dibattiti, ma, ahimè, fanno parte dell’ opinione pubblica e nel cassetto hanno la tessera elettorale. L’altra, strabiliante, è la rivelazione che quei dibattiti sono seguiti soprattutto dai “progressisti”, talché il campione è bacato all’origine. Eppure, la sociologia ha inventato il cosiddetto “gruppo di controllo” da molti decenni. Dunque, sono degli imbroglioni, di cui le persone oneste fanno bene a diffidare, evitando di rispondere loro, o addirittura, a disorientarli con risposte contraddittorie e beffarde.
La corporazione degli esperti di indagini demoscopiche ha proceduto indubbiamente su mandato dei “superiori”, che, nel frattempo, lavorano ai fianchi l’opinione pubblica su altri piani. Una sociologa tedesca scoprì già nel secolo passato la “spirale del silenzio”, ovvero il principio in base al quale chi ritiene di avere un’opinione divergente da quella corrente o più gradita al potere tende a tacerla. Giovanni Sartori, un liberale a tutto tondo, ne concluse con tristezza “ chi non dice quel che pensa, finisce per non pensare più quello che non può dire”. Su questo puntano da tempo i manipolatori dell’opinione pubblica, che prima creano un’idea, poi screditano i suoi avversari mettendo in piedi un nuovo senso comune. Plinio Correa De Oliveira lo definì trasbordo ideologico inavvertito. Gettano il sasso, poi, in successione (la “finestra di Overton”) fanno passare qualsiasi sciocchezza o bestialità per sovraccarico di messaggi, demonizzazione e ridicolizzazione dell’Altro, rendendola accetta ai più. E’ come se un tifoso del Milan si svegliasse interista, dopo una notte di messaggi reiterati destinati a colpire la giusta area cerebrale, per di più convinto di essere sempre stato nerazzurro.
Imbroglio a sangue freddo, spregiudicato uso delle conoscenze scientifiche e dei mezzi tecnologici. In fondo, aveva già tutto chiaro Vance Packard nel 1957, con il suo fondamentale “I persuasori occulti”. In sessant’anni le neuroscienze e le tecniche dimarketing sono diventate mille volte più potenti e pervasive.
C’è un baco, un grosso baco nel sistema, a cui staranno già alacremente lavorando per porvi rimedio. Anzi, i bachi sono due. Un certo numero di destinatari dei messaggi manifestano retroazioni (no, meglio feedback…) inaspettate o negative, ad esempio se i divi di Hollywood si schierano da un lato, lo ignorano o reagiscono al contrario. Così Madonna e De Niro, Lady Gaga e, nel suo piccolo, il cagnolino da salotto italiano Roberto Benigni diventano contro- testimonial. Più grave ancora, per costoro, è accorgersi che non riescono a raggiungere una enorme platea di potenziali clienti, e quindi il loro potere di condizionamento presso di loro è zero.
Sembrerà strano, ma al mondo ci sono ancora centinaia di milioni, probabilmente miliardi, di uomini e donne analogici e non digitali, che non consultano l’edizione online dell’Huffington Post (oh, my God!), non ascoltano le omelie di Fabio Fazio, Gramellini e Lucia Annunziata e, orrore degli orrori, sfogliano con maggiore interesse la Gazzetta dello Sport o la cronaca locale che la neo Bibbia La Repubblica, organo del progressismo di “color che sanno”, e megafono preferito dello stesso Santo Padre. Per i signori del politicamente corretto, il papa è Santo Padre quando la pensa come loro. Ci sono, piaccia o meno a lorsignori, tante menti forse un po’ superficiali, ma ancora libere, magari perché devono badare ai figli, cercare lavoro, resistere alle malattie, ai mutui usurari, vivere la vita in luoghi diversi dalle terrazze romane, dai loft sui navigli milanesi e dalle varie Capalbio in cui si ritrovano gli insopportabili post-borghesi che sanno tutto. Come la favola filosofica della francese Coline Serreau, Tuttosà e Chebestia.
Quindi, non resta che fabbricare l’odio e la denigrazione. L’avversario di turno non è mai uno che la pensa diversamente, ma un losco mentecatto ignorante, un malvagio che “deve” fare schifo, e la ripugnanza prodotta non può che sfociare nell’odio, oltreché nel rassicurante, benefico sentimento di superiorità etica ed antropologica dei Buoni, ciò per cui i padroni del consenso, i dottori della nuova psico tecnologia delle masse hanno impegnato mezzi, tecnologie , raffinati saperi, assoldato i migliori cervelli a tariffa del pianeta.
E’ sufficiente scorrere le immagini delle manifestazioni americane successive all’elezione di Trump. Una sbigottita umanità dallo sguardo allucinato e un ghigno carico di rancore, la certezza granitica che l’Altro, il nemico, il Bruto globale, ha torto perché non ha ragioni. La sua ragione è la cattiveria, il Male Oscuro che diffonde. Hanno creduto, spesso con oneste intenzioni, che l’odio, la violenza, un generico ma terribile Male sia dall’altra parte. Non possono accettare la sconfitta. Hanno paradossalmente ragione, la vittoria del Male non può essere riconosciuta né accettata. Alcuni arrivano a bruciare bandiere americane, un gesto che, a quelle latitudini, ha un significato ben più potente di quanto ne avrebbe da noi.
La domanda, tuttavia, è: chi ha costruito il Nemico Assoluto, e perché. Aveva capito prima degli altri il meccanismo Carl Schmitt, rilevando che nel nostro tempo è caduto il concetto romanistico di iustus hostis, il nemico contro cui si combatte, ma di cui si riconosce esistenza e legittimità, e con il quale si dovrà convivere, su basi diverse, a guerra finita. No, il nemico nuovo, quello istituito dai fieri democratici, è per natura assoluto, totale, una non-persona. I volti sfigurati dall’odio dei manifestanti di Seattle (Microsoft…) e della California (Silicon Valley) sono uguali alle torve facce dei manifestanti contro Berlusconi o Salvini.
I nostrani cosiddetti centri sociali non sono altro che i mazzieri di quart’ordine, le truppe cammellate da mobilitare ad un fischio. Il grosso dell’esercito del Bene sono le brave professoresse fautrici della “buona scuola”, i borghesi metropolitani, gli intellettuali disorganici – vil razza dannata quanto i cortigiani del Rigoletto – i membri del ceto medio che, approfittando all’eccesso della Dotta Ignoranza teorizzata da Nicola Cusano, hanno imparato qualche decina di nuove parole inglesi, sono al corrente delle mode e dei gusti che piacciono alla gente che piace, poi i chierichetti del nuovo Dio al passo con i tempi, tinteggiato con i colori della misericordia e dell’accoglienza, e quelli che adorano il sostantivo contaminazione ed il prefisso “multi”, multietnici, multiculturali, multitutto.
Vivono nel livore, nella quotidiana esecrazione, nell’indignazione a comando come il povero cane di Pavlov sbavava al suono della campanella che annunciava il cibo. Il riflesso condizionato non chiede mai, proibito come violare un sacro tabù, se nell’Altro c’è davvero e solamente l’odio o il male. “Noi” siamo, per definizione, il Bene, il Giusto, il Progresso (altra parola chiave) la Tolleranza. Viene in mente l’acuta battuta di un comico: Non siamo noi che siamo razzisti, sono loro che sono napoletani! Rovesciamola per un attimo, ed adattiamola al popolo del rancore….
I burattinai, quelli sì hanno cervelli finissimi e vasta cultura. Riflettiamo ad esempio sulla teoria del Capro Espiatorio, alla quale René Girard dette un’originale interpretazione. Ad una comunità divisa occorre un nemico cui addebitare ogni male, ascrivere tutte le colpe, attribuire nefandezze ed orrori. Il Capro Espiatorio assolve la funzione di ricompattare il gruppo attraverso il suo sacrificio. E’ una “violenza fondatrice”, nel lessico girardiano, e rappresenta, anche in società secolarizzate e disincantate, l’evento misterioso del sacro. La vittoria del Capro Espiatorio non è prevista, chi organizza lo spettacolo ha scatenato forze irrazionali, difficile fermarle. Disgustoso è averle suscitate per calcolo, in America e altrove.
Nel 2008 Obama venne eletto sull’onda di immense speranze, una specie di spada della giustizia posta a vendicare torti millenari. Un uomo di colore, anche se sanguemisto, alla guida del mondo dei bianchi razzisti, guerrafondai, colonialisti. L’avevano pensata benissimo, ma gli esiti sono stati ben inferiori alle aspettative. Le guerre si sono moltiplicate, sotto la maschera ipocrita dell’ingerenza umanitaria; l’imperialismo americano è continuato, indipendentemente dalla razza del presidente; le disuguaglianze più vergognose tra l’uno per cento dei super ricchi e gli altri, tutti gli altri, si sono allargate, né la minoranza afroamericana (è obbligatorio chiamarla così) risulta aver migliorato la sua condizione. Un dato: due terzi dei bimbi statunitensi di colore nascono fuori dal matrimonio o da stabili convivenze, ben oltre un milione di neri sono in galera. Eppure il potere globale è riuscito a veicolare senza vergogna il messaggio che la giustizia sociale e razziale, la pace e la tolleranza, il rispetto per le donne stanno da un lato, tutti i mali del mondo dall’altra. Girard più Marx ed Hegel, capro espiatorio, falsa coscienza e coscienza infelice.
La rete è stata preparata minuziosamente, ma qualcosa, da un po’ di tempo, sembra non funzionare. Quel che non va è che i fatti hanno la brutta abitudine di tornare a galla, e le moltitudini care a Toni Negri e Michael Hardt sono sì manipolabili, ma non del tutto. Milioni di “analogici” non sono connessi alle reti giuste, quelle che contano, fanno tendenza, creano opinione. Negli Usa non ha funzionato neppure l’ultimo coniglio estratto dal cilindro dei prestigiatori globali: Hillary è donna, votatela in quanto tale. Si chiama rappresentanza “a specchio”, ma molte donne, specie quelle che tirano la vita da mattina a sera, fuori o dentro casa, non sono cascate nel tranello.
L’ultimo insulto in ordine di tempo, quello di “sessista”, attiene ovviamente alla sfera del processo alle intenzioni ed ai pensieri, oltrepassa la verità effettuale di chi ha promosso guerre in vari continenti, sganciato bombe (intelligenti!) sulla testa di uomini, donne , bambini, ottenuto cifre da capogiro da quelle istituzioni finanziarie che, dal 2007 in poi, hanno impoverito milioni di persone senza riguardo al genere, alla razza o alle preferenze sessuali (vedete come è semplice usare il loro linguaggio ?).
La trama e l’ordito sono di prim’ordine, è la qualità della tela che è scadente. Anche il presunto odio verso gli immigrati dell’Altro da Sé, brandito come arma assoluta in mano alle anime belle, può essere letto, in controluce, come rispetto delle proprie cose, desiderio di continuità, prudenza. “Senza confini, non ci sono Paesi”, sotto il ciuffo ossigenato di Donald una perla di saggezza, detestata da chi intende abolire le frontiere non per amore degli uomini, ma degli affari che si possono fare sulla pelle del Terzo e Quarto Mondo, immenso esercito di riserva del capitalismo globalista.
Hanno un ulteriore necessità, i generali dell’esercito dei Buoni, convincere che i malvagi sono anche ignoranti, semplici cretini da osteria. Tecnicamente, è una forma raffinata di razzismo, ma sembra funzionare. Un esponente di vertice dell’oligarchia illuminata, lo Juncker gerarca dell’Unione Europea, sibila con disprezzo che Trump non conosce il mondo, forse crede che il Belgio sia un quartiere. Loro soltanto hanno il monopolio universale della Conoscenza, come se una fleboclisi avesse iniettato nelle loro vene il contenuto di tutte le enciclopedie della terra. Juncker sa certamente dov’è il Belgio, e ricorda l’indirizzo preciso delle sedi di comodo di centinaia di grandi entità finanziarie ed industriali multinazionali nel Lussemburgo, paradiso fiscale di cui fu a lungo primo ministro ed in cui opera Clairstream, il gigantesco istituto di clearing (compensazione interbancaria) da cui passano tutte le grandi transazioni finanziarie, specialmente le più opache, forse criminali.
Non cantiamo vittoria troppo presto, Trump è uomo di apparato quasi quanto i suoi nemici, sicuramente ricattabile, e probabilmente si rimangerà molte promesse, il sistema si rialzerà presto dalla botta subita, ma per una volta, se non hanno vinto i migliori, senz’altro hanno perso i peggiori. Devono fare presto ad inculturare gli ignorantoni che votano male e pensano peggio. I titolari di lauree e master, sembra, votano a sinistra, se la parola mantiene un significato. Dovrebbero preoccuparsi, perché una volta erano i paladini di chi a scuola non ci era potuto andare per povertà. Pare che anche i miliardari ed i banchieri, negli States e nella vecchia Europa abbiano il cuore da quella parte, pur ancorando saldamente a destra il portafogli.
Qualcuno se ne sta accorgendo e, non fosse altro paragonando la propria condizione attuale, materiale e civile, a quella di dieci, vent’anni fa, si sta seccando. In America li chiamano “colli rossi”, quelli di chi lavora duro e la cui abbronzatura non viene dalle spiagge californiane o dai centri benessere di New York. Il brusco risveglio degli Illuminati è tutto qui: i loro fari danno luce solo ad alcuni, ma accecano tutti gli altri e spengono le lampadine da pochi watt.
Ma quelli, gli Altri, sono il Male, non capiscono, rifiutano i preziosi consigli di chi tutto sa e tutto comprende, dunque si meritano odio, ripulsa, razzismo reale, quanto gli operai e gli artigiani francesi che votano Marine Le Pen, che sarà anche donna, ma non è della cricca. Ai francesi piacciono i giochi di parole, li chiamano calembours, e l’acronimo FN del Front National viene letto effe-haine, pronuncia uguale, ma significa Fronte-Odio. L’odio però non è dei frontisti, ma dei loro nemici.
I colti, i razionali, i pacifisti, i “liberati”, emancipati e chi più conosce paroloni più ne metta, non credono nella loro democrazia, nel suffragio universale, nel principio di maggioranza. Benvenuti nel club, ma attenzione: se i Giusti sono tali in quanto possiedono più denaro o più mezzi, con cui acquistano e determinano le idee ed il consenso, ad usare il vostro metro di giudizio ed il vostro vocabolario, voi siete fascisti ! Nicolàs Gòmez Dàvila scrisse un fulminante aforisma, secondo il quale se il politico democratico credesse davvero nella democrazia, in caso di sconfitta dovrebbe prendere atto di avere torto.
Impossibile: il mondo narcisista e politicamente corretto, Metropolis contro Polis, favorevole alla legalizzazione di tutto fuorché del senso comune, non può avere torto per definizione e predestinazione divina (Lutero è sdoganato anche da Bergoglio …). Essi sono depositari di una misteriosa, arcana, gnostica sapienza a cui inchinarsi come dinanzi ad una santa reliquia e se i fatti non vanno nella giusta direzione, tanto peggio per i fatti. Quel che turba è la capacità di costoro di essere creduti da molti. Viene in mente quella vecchia casa discografica il cui nome era La Voce del Padrone.
I meno giovani ricorderanno il suo simbolo (logo è vocabolo recente e globalista): un cane ascoltava felice dei suoni che uscivano da un grammofono, la Voce del Padrone, appunto. Siamo tornati lì, o forse non ci siamo mai mossi: hanno solo perfezionato il grammofono.
PROFEZIE SUGLI USA DI TRUMP
Trump: dichiarazioni che la dicono lunga su quelli che saranno i rapporti tra gli Usa e Israele durante la sua presidenza. Non solo. Il tycoon ha dimostrato di non apprezzare particolarmente la Nato. Le profezie di Nostradamus
di Cinzia Palmacci
Il 45° presidente degli USA Donald Trump, qualche giorno prima di essere eletto, ha rilasciato un'intervista al “Morning Joe Show” dove ha dichiarato la sua convinzione circa il coinvolgimento di Israele nel finanziamento dell'Isis. Ha poi aggiunto: "Ci sono persone nel governo, ci sono uomini d'affari di alto livello, ci sono persone delle forze dell'ordine e dell'intelligence che sono condizionati mortalmente da questi ebrei". Dichiarazioni che la dicono lunga su quelli che saranno i rapporti tra gli Usa e Israele durante la sua presidenza. Non solo. Il tycoon ha dimostrato di non apprezzare particolarmente la Nato. Così, ancor prima di ottenere la candidatura, quello che poi sarebbe diventato presidente ha chiarito che, in caso di attacco russo agli Stati baltici, che sono in prima linea rispetto alla Russia, gli Stati Uniti dovrebbero decidere se intervenire o meno solo se questi paesi "avranno rispettato gli obblighi con noi". Su questo fronte, Trump ha un approccio più vicino a quello dell'imprenditore che a quello del politico: "Spendiamo una fortuna per i militari per perdere 800 miliardi di dollari in perdite commerciali globali. Non mi pare una cosa molto intelligente". I fondi provenienti dagli Usa rappresentano il 75 per cento circa del bilancio Nato. Per quanto riguarda i rapporti con la Russia, durante la campagna elettorale, il fronte democratico ha colpito duro Trump, dopo che questi non ha nascosto il suo apprezzamento per il presidente russo Vladimir Putin. "Credo che avrei una buona relazione con Putin. Lui si è comportato da leader, molto di più di quanto non lo sia stato il nostro Presidente", ha affermato in uno dei confronti televisivi il miliardario neo-presidente, il quale ha espresso la volontà di ristabilire con Mosca rapporti che, negli ultimi anni, si sono fortemente deteriorati. Putin, dal canto suo, è stato il primo leader straniero a congratularsi con Trump e ha auspicato un "dialogo costruttivo".
TRUMP NEL DESTINO DEGLI USA SECONDO LE PROFEZIE
In un brano molto interessante tratto dal libro di Renzo Baschera, "I grandi di ieri ci parlano del mondo di domani" del 1995, un'entità rivela il futuro del mondo in previsione dello scoppio di un terzo conflitto mondiale. Entità: "Si tratta di un passaggio obbligato per raggiungere i tempi della distensione. Dopo questa tremenda catastrofe i tempi saranno purificati. Pochissimi saranno gli uomini che riusciranno a sopravvivere... E questi uomini getteranno le basi di una nuova vita... Tutto ritornerà come all'origine...". Viene dato poi questo dettaglio temporale: "Tenetevi pronti alla grande prova nel momento in cui alla Casa Bianca entrerà un uomo che ricorderà il presidente Roosevelt...". Potrebbe essere l'elezione di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti d'America un evento chiave determinante per lo scatenarsi del terzo conflitto mondiale? Theodore Roosevelt, ventiseiesimo presidente degli USA, dal 1901 al 1909, sembra avere parecchi punti in comune con Trump:
· Theodore Roosevelt era un repubblicano.
· Entrambi figli di famiglie benestanti, sentirono l'esigenza di avviare attività in proprio.
· Entrambi legati al concetto di forza fisica dato dal loro atteggiamento e dalla loro "stazza".
· Entrambi nazionalisti con tendenze bellicose, impetuose, in politica estera.
· Entrambi hanno creato timori sull'economia ai lavoratori della classe media, ma al contempo denigrando i sindacati e le idee socialiste.
· Entrambi hanno contestato la presidenza uscente in un periodo di grandi e traumatiche trasformazioni economiche.
· Entrambi sono saliti alla ribalta con argomentazioni populiste e grazie a sostenitori che credevano nel loro atteggiamento radicale.
· Entrambi avevano un rapporto difficile con la leadership ed i tradizionali elettori del Partito Repubblicano.
· Entrambi hanno incolpato altre persone ricche di danneggiare l'America. Trump ha accusato le grandi società di fare outsourcing di posti di lavoro americani. In modo similare Theodore Roosevelt ha etichettato le grandi aziende del suo tempo come "malfattori di grande ricchezza".
La profezia si è avverata in pieno dato che Trump è stato eletto 45° presidente degli USA. Nonostante le sbandierate intenzioni pacifiche di Trump verso la Russia, la sua elezione potrebbe essere la premessa di un serio inasprimento nelle relazioni diplomatiche, già piuttosto compromesse, con la Russia?
Anche un'anonima veggente tedesca avrebbe previsto l'elezione di "un repubblicano" alla Casa Bianca e l'uscita della Grecia dall'Unione Europea, forse sull'onda emotiva dell'elezione di Trump e delle sue idee sull'Europa.
Vediamo ora alcune profezie di Nostradamus,che sono state associate di recente all'elezione di Donald Trump da alcuni esegeti del profeta.
Centuria I.40
"La falsa tromba dissimulando la follia
farà Bisanzio un cambiamento delle leggi:
uscirà d’Egitto chi vuole che ci si compiaccia
editto che cambia monete e leghe metalliche."
La tromba, in inglese "trumpet", secondo questi esegeti è Trump. La parola nell'originale francese è "trombe", che è "tromba", appunto.Nascondendo al pubblico la sua follia, Trump, provocherà un qualcosa che avrà impatto nelle leggi di Bisanzio, la Grecia. Sappiamo che la Grecia è un punto focale per l'ingresso di immigrati in Europa. Forse il populismo nazionalista di questo presidente influenzerà anche le leggi sull'immigrazione in Europa? C'è poi un riferimento all'Egitto e ad un editto, una legge, riferita all'economia.
Centuria I.57
"La tromba tremerà con grande discordia.
Accordo spezzato sollevando la testa al cielo:
bocca sanguinante nuoterà nel sangue:
la faccia unta di latte e miele giacerà a terra."
Sempre Trump, una grande discordia, un accordo spezzato. La bocca insanguinata, forse la rabbia di un tradimento o semplicemente contro il nemico, farà parlare di sangue, ma alla fine nuoterà egli stesso nel sangue. L'ultimo verso potrebbe essere lui stesso, unto di latte e miele (un riferimento ad Israele, il paese del "latte e del miele"?), che giace a terra, morto.
Centuria III.50
"La repubblica della grande città,
Al grande rigore non vorrà consentire:
Chiamato dalla tromba il Re uscirà,
La scala al muro la città si pentirà."
La repubblica della grande città... La grande città, New York, la cui repubblica, gli USA, non vorrà acconsentire al rigore economico imposto dal presidente, rigore richiesto per il crollo dell'economia, che precederebbe la III guerra mondiale.Probabilmente per questo il Re uscirà dai confini e muoverà guerra alle nazioni. La scala al muro (un altro riferimento a "wall street"? "wall" in inglese significa "muro"), la città si pentirà di averlo votato.
Centuria X.76
"Il grande Senato riconoscerà la cerimonia,
Ad uno che dopo sarà vinto e cacciato:
I suoi aderenti saranno al suon di tromba,"
I beni pubblici, scacciati (come) nemici.
Qui le interpretazioni parlano di un Trump messo su un piedistallo, in trionfo, dal Senato. Ma successivamente viene vinto, mediaticamente, e cacciato, ma intervengono i suoi aderenti, i suoi fedelissimi che vendono i loro beni pur di finanziarlo e la vincono sui loro nemici. Forse un riferimento alle perdute elezioni di Trump del 2012 ed in seguito al trionfo del Trumpismo che sta facendo salire alla ribalta questo personaggio.
La mistica Ellen White così si esprime sulle presidenziali americane: "I vecchi collaboratori (per esempio Clinton), del Nuovo Ordine Mondiale sono stati sconfitti con raffinata maestria. Il popolo americano è enormemente ingannato. I soliti personaggi "innominati" che guidano gli eventi per raggiungere un Governo Mondiale stanno completando l'opera negli Stati Uniti: più potere ai protestanti-evangelici, legge domenicale obbligatoria, sistemazione di una "Gerusalemme indivisa" per gli ebrei e altre cosucce. Trump è il personaggio adatto a dare potere alla nuova "squadra visibile" del Nuovo Ordine Mondiale, il "papa-presidente" della "unione" e "rivoluzione sociale", sta pilotando verso Est le alleanze per dare molto presto il totale controllo all'Anticristo. "Il popolo eletto" lascerà gli USA per la Palestina e gli Stati Uniti vivranno una completa e inaspettata rovina. L'angelo della misericordia spiccherà il volo per mai più ritornare".
Fosche nubi si prospettano all'orizzonte del mondo se queste profezie, che hanno già dimostrato la loro infallibilità con l'effettiva elezione di Trump, avessero ragione anche sul futuro presidenziale del miliardario newyorkese.
FOSCHE PREVISIONI SUGLI USA DI TRUMP
di Cinzia Palmacci
Cinzia Palmacci vive tra Terracina città natale e Roma, laureata in Beni Culturali (Archivi e Biblioteche). Da almeno un paio di decenni scrive soprattutto saggistica su varie tematiche che spaziano dalla religione alla spiritualità al soprannaturale, e dall'attualità alle tematiche sociali e ambientali. Nel 2013 ha pubblicato il primo saggio dal titolo "Il carisma della profezia da Enoch a Medjugorie" con Secreta Edizioni, ma attualmente in fase di ripubblicazione per Enigma Edizioni. Ha scritto e scrive come articolista per alcuni siti: miti e misteri, tanogabo, iconicon, consulpress, radio spada, notizie geopolitiche, il faro sul mondo, il Corriere delle Regioni.
In redazione il 13 Novembre 2016
Trump: dichiarazioni che la dicono lunga su quelli che saranno i rapporti tra gli Usa e Israele durante la sua presidenza. Non solo. Il tycoon ha dimostrato di non apprezzare particolarmente la Nato. Le profezie di Nostradamus
di Cinzia Palmacci
Il 45° presidente degli USA Donald Trump, qualche giorno prima di essere eletto, ha rilasciato un'intervista al “Morning Joe Show” dove ha dichiarato la sua convinzione circa il coinvolgimento di Israele nel finanziamento dell'Isis. Ha poi aggiunto: "Ci sono persone nel governo, ci sono uomini d'affari di alto livello, ci sono persone delle forze dell'ordine e dell'intelligence che sono condizionati mortalmente da questi ebrei". Dichiarazioni che la dicono lunga su quelli che saranno i rapporti tra gli Usa e Israele durante la sua presidenza. Non solo. Il tycoon ha dimostrato di non apprezzare particolarmente la Nato. Così, ancor prima di ottenere la candidatura, quello che poi sarebbe diventato presidente ha chiarito che, in caso di attacco russo agli Stati baltici, che sono in prima linea rispetto alla Russia, gli Stati Uniti dovrebbero decidere se intervenire o meno solo se questi paesi "avranno rispettato gli obblighi con noi". Su questo fronte, Trump ha un approccio più vicino a quello dell'imprenditore che a quello del politico: "Spendiamo una fortuna per i militari per perdere 800 miliardi di dollari in perdite commerciali globali. Non mi pare una cosa molto intelligente". I fondi provenienti dagli Usa rappresentano il 75 per cento circa del bilancio Nato. Per quanto riguarda i rapporti con la Russia, durante la campagna elettorale, il fronte democratico ha colpito duro Trump, dopo che questi non ha nascosto il suo apprezzamento per il presidente russo Vladimir Putin. "Credo che avrei una buona relazione con Putin. Lui si è comportato da leader, molto di più di quanto non lo sia stato il nostro Presidente", ha affermato in uno dei confronti televisivi il miliardario neo-presidente, il quale ha espresso la volontà di ristabilire con Mosca rapporti che, negli ultimi anni, si sono fortemente deteriorati. Putin, dal canto suo, è stato il primo leader straniero a congratularsi con Trump e ha auspicato un "dialogo costruttivo".
TRUMP NEL DESTINO DEGLI USA SECONDO LE PROFEZIE
In un brano molto interessante tratto dal libro di Renzo Baschera, "I grandi di ieri ci parlano del mondo di domani" del 1995, un'entità rivela il futuro del mondo in previsione dello scoppio di un terzo conflitto mondiale. Entità: "Si tratta di un passaggio obbligato per raggiungere i tempi della distensione. Dopo questa tremenda catastrofe i tempi saranno purificati. Pochissimi saranno gli uomini che riusciranno a sopravvivere... E questi uomini getteranno le basi di una nuova vita... Tutto ritornerà come all'origine...". Viene dato poi questo dettaglio temporale: "Tenetevi pronti alla grande prova nel momento in cui alla Casa Bianca entrerà un uomo che ricorderà il presidente Roosevelt...". Potrebbe essere l'elezione di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti d'America un evento chiave determinante per lo scatenarsi del terzo conflitto mondiale? Theodore Roosevelt, ventiseiesimo presidente degli USA, dal 1901 al 1909, sembra avere parecchi punti in comune con Trump:
· Theodore Roosevelt era un repubblicano.
· Entrambi figli di famiglie benestanti, sentirono l'esigenza di avviare attività in proprio.
· Entrambi legati al concetto di forza fisica dato dal loro atteggiamento e dalla loro "stazza".
· Entrambi nazionalisti con tendenze bellicose, impetuose, in politica estera.
· Entrambi hanno creato timori sull'economia ai lavoratori della classe media, ma al contempo denigrando i sindacati e le idee socialiste.
· Entrambi hanno contestato la presidenza uscente in un periodo di grandi e traumatiche trasformazioni economiche.
· Entrambi sono saliti alla ribalta con argomentazioni populiste e grazie a sostenitori che credevano nel loro atteggiamento radicale.
· Entrambi avevano un rapporto difficile con la leadership ed i tradizionali elettori del Partito Repubblicano.
· Entrambi hanno incolpato altre persone ricche di danneggiare l'America. Trump ha accusato le grandi società di fare outsourcing di posti di lavoro americani. In modo similare Theodore Roosevelt ha etichettato le grandi aziende del suo tempo come "malfattori di grande ricchezza".
La profezia si è avverata in pieno dato che Trump è stato eletto 45° presidente degli USA. Nonostante le sbandierate intenzioni pacifiche di Trump verso la Russia, la sua elezione potrebbe essere la premessa di un serio inasprimento nelle relazioni diplomatiche, già piuttosto compromesse, con la Russia?
Anche un'anonima veggente tedesca avrebbe previsto l'elezione di "un repubblicano" alla Casa Bianca e l'uscita della Grecia dall'Unione Europea, forse sull'onda emotiva dell'elezione di Trump e delle sue idee sull'Europa.
Vediamo ora alcune profezie di Nostradamus,che sono state associate di recente all'elezione di Donald Trump da alcuni esegeti del profeta.
Vediamo ora alcune profezie di Nostradamus,che sono state associate di recente all'elezione di Donald Trump da alcuni esegeti del profeta.
Centuria I.40
"La falsa tromba dissimulando la follia
farà Bisanzio un cambiamento delle leggi:
uscirà d’Egitto chi vuole che ci si compiaccia
editto che cambia monete e leghe metalliche."
La tromba, in inglese "trumpet", secondo questi esegeti è Trump. La parola nell'originale francese è "trombe", che è "tromba", appunto.Nascondendo al pubblico la sua follia, Trump, provocherà un qualcosa che avrà impatto nelle leggi di Bisanzio, la Grecia. Sappiamo che la Grecia è un punto focale per l'ingresso di immigrati in Europa. Forse il populismo nazionalista di questo presidente influenzerà anche le leggi sull'immigrazione in Europa? C'è poi un riferimento all'Egitto e ad un editto, una legge, riferita all'economia.
Centuria I.57
"La tromba tremerà con grande discordia.
Accordo spezzato sollevando la testa al cielo:
bocca sanguinante nuoterà nel sangue:
la faccia unta di latte e miele giacerà a terra."
Sempre Trump, una grande discordia, un accordo spezzato. La bocca insanguinata, forse la rabbia di un tradimento o semplicemente contro il nemico, farà parlare di sangue, ma alla fine nuoterà egli stesso nel sangue. L'ultimo verso potrebbe essere lui stesso, unto di latte e miele (un riferimento ad Israele, il paese del "latte e del miele"?), che giace a terra, morto.
Centuria III.50
"La repubblica della grande città,
Al grande rigore non vorrà consentire:
Chiamato dalla tromba il Re uscirà,
La scala al muro la città si pentirà."
La repubblica della grande città... La grande città, New York, la cui repubblica, gli USA, non vorrà acconsentire al rigore economico imposto dal presidente, rigore richiesto per il crollo dell'economia, che precederebbe la III guerra mondiale.Probabilmente per questo il Re uscirà dai confini e muoverà guerra alle nazioni. La scala al muro (un altro riferimento a "wall street"? "wall" in inglese significa "muro"), la città si pentirà di averlo votato.
Centuria X.76
"Il grande Senato riconoscerà la cerimonia,
Ad uno che dopo sarà vinto e cacciato:
I suoi aderenti saranno al suon di tromba,"
I beni pubblici, scacciati (come) nemici.
Qui le interpretazioni parlano di un Trump messo su un piedistallo, in trionfo, dal Senato. Ma successivamente viene vinto, mediaticamente, e cacciato, ma intervengono i suoi aderenti, i suoi fedelissimi che vendono i loro beni pur di finanziarlo e la vincono sui loro nemici. Forse un riferimento alle perdute elezioni di Trump del 2012 ed in seguito al trionfo del Trumpismo che sta facendo salire alla ribalta questo personaggio.
La mistica Ellen White così si esprime sulle presidenziali americane: "I vecchi collaboratori (per esempio Clinton), del Nuovo Ordine Mondiale sono stati sconfitti con raffinata maestria. Il popolo americano è enormemente ingannato. I soliti personaggi "innominati" che guidano gli eventi per raggiungere un Governo Mondiale stanno completando l'opera negli Stati Uniti: più potere ai protestanti-evangelici, legge domenicale obbligatoria, sistemazione di una "Gerusalemme indivisa" per gli ebrei e altre cosucce. Trump è il personaggio adatto a dare potere alla nuova "squadra visibile" del Nuovo Ordine Mondiale, il "papa-presidente" della "unione" e "rivoluzione sociale", sta pilotando verso Est le alleanze per dare molto presto il totale controllo all'Anticristo. "Il popolo eletto" lascerà gli USA per la Palestina e gli Stati Uniti vivranno una completa e inaspettata rovina. L'angelo della misericordia spiccherà il volo per mai più ritornare".
Fosche nubi si prospettano all'orizzonte del mondo se queste profezie, che hanno già dimostrato la loro infallibilità con l'effettiva elezione di Trump, avessero ragione anche sul futuro presidenziale del miliardario newyorkese.
FOSCHE PREVISIONI SUGLI USA DI TRUMP
di Cinzia Palmacci
Cinzia Palmacci vive tra Terracina città natale e Roma, laureata in Beni Culturali (Archivi e Biblioteche). Da almeno un paio di decenni scrive soprattutto saggistica su varie tematiche che spaziano dalla religione alla spiritualità al soprannaturale, e dall'attualità alle tematiche sociali e ambientali. Nel 2013 ha pubblicato il primo saggio dal titolo "Il carisma della profezia da Enoch a Medjugorie" con Secreta Edizioni, ma attualmente in fase di ripubblicazione per Enigma Edizioni. Ha scritto e scrive come articolista per alcuni siti: miti e misteri, tanogabo, iconicon, consulpress, radio spada, notizie geopolitiche, il faro sul mondo, il Corriere delle Regioni.
In redazione il 13 Novembre 2016
Il sinedrio richiede a Putin e Trump di ricosrtruire il terzo Tempio di Gerusalemme?
LA VOCE FUORI DAL CORO
di Arai Daniele
BIN EXCLUSIVE: Sanhedrin Asks Putin and Trump to Build Third Temple in Jerusalem
By Adam Eliyahu Berkowitz November 10, 2016 , 11:30 am 15.4K 97 52 307Email 18.6KShare
“Thus saith Hashem to His anointed, to Cyrus, whose right hand I have holden, to subdue nations before him, and to loose the loins of kings; to open the doors before him, and that the gates may not be shut.” Isaiah 45:1 (The Israel Bible™) image: http://www.breakingisraelnews.com/wp-content/uploads/2016/11/trump-putin-temple.jpg
The Sanhedrin has requested that president-elect Donald Trump and Russian President Vladimir Putin work together to help rebuild the Temple. (Breaking Israel News)
The Nascent Sanhedrin is calling on Russian President Vladmir Putin and US president-elect Donald Trump to join forces and fulfill their Biblically-mandated roles by rebuilding the Jewish Temple in Jerusalem.
Rabbi Hillel Weiss, spokesman for the Sanhedrin, contacted Breaking Israel News to announce that the election of Trump, who has promised to recognize Jerusalem as the capital of Israel, coupled with Putin’s expressed desire for the Temple to be rebuilt, prompted the Jewish court to send a letter offering the two the opportunity to act as modern-day Cyrus figures: non-Jewish kings who recognize the importance of Israel and the Temple.
Read more at http://www.breakingisraelnews.com/78372/bin-exclusive-sanhedrin-asks-putin-trump-build-third-temple-jerusalem/#qC3wfgFokm2gWRX8.99
* * *
Certamente ciò è possibile a causa della loro simpatia per Israele. Qualche primo passo si è visto nella dichiarazione di Trump su Gerusalemme e nella recentissima visita del primo ministro russo in Israele. Trump che ha sempre più bisogno d’essere sdoganato dalla ‘grande stampa’ mainstream e capi, può essere tentato dal secondo passo? Non può essere una via, anche se costoro di questioni religiose sentono solo l’altra voce. Sono forse tanto lontani dall’odio anticristiano di Giuliano, di tetra memoria?
RUSSIA ASSIEME A ISRAELE giovedì 10 novembre 2016
MOSCA – Il primo ministro russo, Dmitrij Medvedev, e’ intenzionato a discutere un possibile rafforzamento dei rapporti bilaterali economici della Russia con Israele durante la sua visita a Gerusalemme. Lo riporta l’agenzia di stampa ”Tass”. ”L’obiettivo principale del nostro incontro con il governo israeliano sarà lo sviluppo delle relazioni economiche e commerciali tra i due paesi. Ovviamente non sarà l’unico argomento oggetto di discussione. Ci sono molte altre questioni internazionali di cui parlare, in primis la difficile situazione in Medio Oriente, e sicuramente parleremo anche di questo”, ha detto Medvedev, in una dichiarazione rilasciata oggi alla stampa. Il premier russo si e’ recato oggi a Gerusalemme per una visita ufficiale, che proseguirà a Ramallah, nei Territori palestinesi. Durante il soggiorno in Israele si incontrerà con Benjamin Netanyahu, suo omologo israeliano, e con il presidente Reuven Rivlin, per discutere principalmente della cooperazione bilaterale in vari ambiti. L’11 novembre, si recherà invece ad una riunione con Mahmoud Abbas, presidente palestinese, per visitare le opere culturali ed infrastrutturali costruite nella regione con il sostegno della Russia.» Il NORD quotidiano.
Lo strapotere attuale dello stato d’Israele è nei disegni divini?
Penso e scrivo da tempo: di ciò non si deve dubitare e in ragione di una conversione finale anche in mezzo a sangue, lacrime e sconfinate rovine.
Nel mio: «Quando il Talmud testimonia i segni divini di Gesù meglio dei capi conciliari» richiamavo la situazione attuale con le parole dell’ultimo Papa, Pio XII:
«Siamo alla vigilia dello scoppiare di una grande crisi, rinforzata da guerre senza uscita, che indicano il disastroso abbattimento dell’idea stessa di quell’Autorità che è fondata sulla Verità: verità per il bene e per il fine della vita dell’uomo fatto di carne e spirito, che non può conoscere da sé stesso, ma che deve cercare la verità nella Parola di Dio.
Ecco perché abbiamo parlato qui anche dei Sionisti e dei suoi oppositori per ragioni religiose. Nessun potere umano si sostiene a lungo senza cercare prima di tutto il Regno di Dio e la sua Giustizia. Non sarà che il Signore ha permesso il ritorno degli Ebrei a Gerusalemme perché alle fine riconoscesse nel dolore di una tremenda bagarre finale quello che finora hanno negato, ma che le nuove generazioni possono ben capire? «Le Messie, fils de Joseph, fut mis à mort, ainsi qu’il est écrit – Ils regarderont à Celui qu’ils ont percé… e piangeranno amaramente fino a quando esclameranno : Benedetto Colui che è venuto nel Nome del Signore ! E allora la pace nel mondo sarà data in aggiunta! Sperare si può!
«Eppure, viviamo ancora nel ,mondo una notte profonda, come diceva Pio XII nella Pasqua del 1957:
“Non è forse vero che la scienza, la tecnica e l’organizzazione sono divenute spesso fonti di terrore per gli uomini? Essi quindi non sono più sicuri come una volta. Vedono con sufficiente chiarezza che nessun progresso da sé solo può far rinascere il mondo. Molti intravedono già — e lo confessano — che a questa notte del mondo si è giunti, perché è stato arrestato Gesù, perché si è voluto renderlo estraneo alla vita familiare, culturale e sociale; perché si è sollevato il popolo contro di Lui, perché è stato crocifisso e fatto muto ed inerte.
E vi è una moltitudine di anime ardite e pronte, consce che tale morte e sepoltura di Gesù fu possibile solo perché tra gli amici di Lui si trovò chi lo rinnegasse e lo tradisse; vi furono tanti che fuggirono spaventati davanti alle minacce dei nemici. Quelle anime sanno che un’azione tempestiva, concorde ed organica cambierà la faccia della terra, rinnovandola e migliorandola.
È necessario rimuovere la pietra tombale, con cui si sono voluti chiudere nel sepolcro la verità e il bene; occorre far risorgere Gesù; di una risurrezione vera, che non ammetta più alcun dominio della morte: «Surrexit Dominus vere» (Lc. 24, 34), «mors illi ultra non dominabitur» (Rom. 6, 9).
Negli individui Gesù deve distruggere la notte della colpa mortale con l’alba della grazia riacquistata.
Nelle famiglie, alla notte dell’indifferenza e della freddezza deve succedere il sole dell’amore.
Nei luoghi di lavoro, nelle città, nelle nazioni, nelle terre dell’incomprensione e dell’odio, la notte deve illuminarsi come il giorno, “nox sicut dies illuminabitur”: e cesserà la lotta, si farà la pace.”
In seguito tornerò sul tema del gran rifiuto e rivolta delle nazioni ex-cristiane, anche con riferimento all’importante lavoro di Andrea Giacobazzi «Anche se non sembra».
Vieni, o Signore Gesù.
LA VOCE FUORI DAL CORO
di Arai Daniele
BIN EXCLUSIVE: Sanhedrin Asks Putin and Trump to Build Third Temple in Jerusalem
By Adam Eliyahu Berkowitz November 10, 2016 , 11:30 am 15.4K 97 52 307Email 18.6KShare
“Thus saith Hashem to His anointed, to Cyrus, whose right hand I have holden, to subdue nations before him, and to loose the loins of kings; to open the doors before him, and that the gates may not be shut.” Isaiah 45:1 (The Israel Bible™) image: http://www.breakingisraelnews.com/wp-content/uploads/2016/11/trump-putin-temple.jpg
The Sanhedrin has requested that president-elect Donald Trump and Russian President Vladimir Putin work together to help rebuild the Temple. (Breaking Israel News)
The Nascent Sanhedrin is calling on Russian President Vladmir Putin and US president-elect Donald Trump to join forces and fulfill their Biblically-mandated roles by rebuilding the Jewish Temple in Jerusalem.
Rabbi Hillel Weiss, spokesman for the Sanhedrin, contacted Breaking Israel News to announce that the election of Trump, who has promised to recognize Jerusalem as the capital of Israel, coupled with Putin’s expressed desire for the Temple to be rebuilt, prompted the Jewish court to send a letter offering the two the opportunity to act as modern-day Cyrus figures: non-Jewish kings who recognize the importance of Israel and the Temple.
Read more at http://www.breakingisraelnews.com/78372/bin-exclusive-sanhedrin-asks-putin-trump-build-third-temple-jerusalem/#qC3wfgFokm2gWRX8.99
* * *
Certamente ciò è possibile a causa della loro simpatia per Israele. Qualche primo passo si è visto nella dichiarazione di Trump su Gerusalemme e nella recentissima visita del primo ministro russo in Israele. Trump che ha sempre più bisogno d’essere sdoganato dalla ‘grande stampa’ mainstream e capi, può essere tentato dal secondo passo? Non può essere una via, anche se costoro di questioni religiose sentono solo l’altra voce. Sono forse tanto lontani dall’odio anticristiano di Giuliano, di tetra memoria?
By Adam Eliyahu Berkowitz November 10, 2016 , 11:30 am 15.4K 97 52 307Email 18.6KShare
“Thus saith Hashem to His anointed, to Cyrus, whose right hand I have holden, to subdue nations before him, and to loose the loins of kings; to open the doors before him, and that the gates may not be shut.” Isaiah 45:1 (The Israel Bible™) image: http://www.breakingisraelnews.com/wp-content/uploads/2016/11/trump-putin-temple.jpg
The Sanhedrin has requested that president-elect Donald Trump and Russian President Vladimir Putin work together to help rebuild the Temple. (Breaking Israel News)
The Nascent Sanhedrin is calling on Russian President Vladmir Putin and US president-elect Donald Trump to join forces and fulfill their Biblically-mandated roles by rebuilding the Jewish Temple in Jerusalem.
Rabbi Hillel Weiss, spokesman for the Sanhedrin, contacted Breaking Israel News to announce that the election of Trump, who has promised to recognize Jerusalem as the capital of Israel, coupled with Putin’s expressed desire for the Temple to be rebuilt, prompted the Jewish court to send a letter offering the two the opportunity to act as modern-day Cyrus figures: non-Jewish kings who recognize the importance of Israel and the Temple.
Read more at http://www.breakingisraelnews.com/78372/bin-exclusive-sanhedrin-asks-putin-trump-build-third-temple-jerusalem/#qC3wfgFokm2gWRX8.99
* * *
Certamente ciò è possibile a causa della loro simpatia per Israele. Qualche primo passo si è visto nella dichiarazione di Trump su Gerusalemme e nella recentissima visita del primo ministro russo in Israele. Trump che ha sempre più bisogno d’essere sdoganato dalla ‘grande stampa’ mainstream e capi, può essere tentato dal secondo passo? Non può essere una via, anche se costoro di questioni religiose sentono solo l’altra voce. Sono forse tanto lontani dall’odio anticristiano di Giuliano, di tetra memoria?
RUSSIA ASSIEME A ISRAELE giovedì 10 novembre 2016
MOSCA – Il primo ministro russo, Dmitrij Medvedev, e’ intenzionato a discutere un possibile rafforzamento dei rapporti bilaterali economici della Russia con Israele durante la sua visita a Gerusalemme. Lo riporta l’agenzia di stampa ”Tass”. ”L’obiettivo principale del nostro incontro con il governo israeliano sarà lo sviluppo delle relazioni economiche e commerciali tra i due paesi. Ovviamente non sarà l’unico argomento oggetto di discussione. Ci sono molte altre questioni internazionali di cui parlare, in primis la difficile situazione in Medio Oriente, e sicuramente parleremo anche di questo”, ha detto Medvedev, in una dichiarazione rilasciata oggi alla stampa. Il premier russo si e’ recato oggi a Gerusalemme per una visita ufficiale, che proseguirà a Ramallah, nei Territori palestinesi. Durante il soggiorno in Israele si incontrerà con Benjamin Netanyahu, suo omologo israeliano, e con il presidente Reuven Rivlin, per discutere principalmente della cooperazione bilaterale in vari ambiti. L’11 novembre, si recherà invece ad una riunione con Mahmoud Abbas, presidente palestinese, per visitare le opere culturali ed infrastrutturali costruite nella regione con il sostegno della Russia.» Il NORD quotidiano.
MOSCA – Il primo ministro russo, Dmitrij Medvedev, e’ intenzionato a discutere un possibile rafforzamento dei rapporti bilaterali economici della Russia con Israele durante la sua visita a Gerusalemme. Lo riporta l’agenzia di stampa ”Tass”. ”L’obiettivo principale del nostro incontro con il governo israeliano sarà lo sviluppo delle relazioni economiche e commerciali tra i due paesi. Ovviamente non sarà l’unico argomento oggetto di discussione. Ci sono molte altre questioni internazionali di cui parlare, in primis la difficile situazione in Medio Oriente, e sicuramente parleremo anche di questo”, ha detto Medvedev, in una dichiarazione rilasciata oggi alla stampa. Il premier russo si e’ recato oggi a Gerusalemme per una visita ufficiale, che proseguirà a Ramallah, nei Territori palestinesi. Durante il soggiorno in Israele si incontrerà con Benjamin Netanyahu, suo omologo israeliano, e con il presidente Reuven Rivlin, per discutere principalmente della cooperazione bilaterale in vari ambiti. L’11 novembre, si recherà invece ad una riunione con Mahmoud Abbas, presidente palestinese, per visitare le opere culturali ed infrastrutturali costruite nella regione con il sostegno della Russia.» Il NORD quotidiano.
Lo strapotere attuale dello stato d’Israele è nei disegni divini?
Penso e scrivo da tempo: di ciò non si deve dubitare e in ragione di una conversione finale anche in mezzo a sangue, lacrime e sconfinate rovine.
Nel mio: «Quando il Talmud testimonia i segni divini di Gesù meglio dei capi conciliari» richiamavo la situazione attuale con le parole dell’ultimo Papa, Pio XII:
«Siamo alla vigilia dello scoppiare di una grande crisi, rinforzata da guerre senza uscita, che indicano il disastroso abbattimento dell’idea stessa di quell’Autorità che è fondata sulla Verità: verità per il bene e per il fine della vita dell’uomo fatto di carne e spirito, che non può conoscere da sé stesso, ma che deve cercare la verità nella Parola di Dio.
Ecco perché abbiamo parlato qui anche dei Sionisti e dei suoi oppositori per ragioni religiose. Nessun potere umano si sostiene a lungo senza cercare prima di tutto il Regno di Dio e la sua Giustizia. Non sarà che il Signore ha permesso il ritorno degli Ebrei a Gerusalemme perché alle fine riconoscesse nel dolore di una tremenda bagarre finale quello che finora hanno negato, ma che le nuove generazioni possono ben capire? «Le Messie, fils de Joseph, fut mis à mort, ainsi qu’il est écrit – Ils regarderont à Celui qu’ils ont percé… e piangeranno amaramente fino a quando esclameranno : Benedetto Colui che è venuto nel Nome del Signore ! E allora la pace nel mondo sarà data in aggiunta! Sperare si può!
«Eppure, viviamo ancora nel ,mondo una notte profonda, come diceva Pio XII nella Pasqua del 1957:
Nel mio: «Quando il Talmud testimonia i segni divini di Gesù meglio dei capi conciliari» richiamavo la situazione attuale con le parole dell’ultimo Papa, Pio XII:
«Siamo alla vigilia dello scoppiare di una grande crisi, rinforzata da guerre senza uscita, che indicano il disastroso abbattimento dell’idea stessa di quell’Autorità che è fondata sulla Verità: verità per il bene e per il fine della vita dell’uomo fatto di carne e spirito, che non può conoscere da sé stesso, ma che deve cercare la verità nella Parola di Dio.
Ecco perché abbiamo parlato qui anche dei Sionisti e dei suoi oppositori per ragioni religiose. Nessun potere umano si sostiene a lungo senza cercare prima di tutto il Regno di Dio e la sua Giustizia. Non sarà che il Signore ha permesso il ritorno degli Ebrei a Gerusalemme perché alle fine riconoscesse nel dolore di una tremenda bagarre finale quello che finora hanno negato, ma che le nuove generazioni possono ben capire? «Le Messie, fils de Joseph, fut mis à mort, ainsi qu’il est écrit – Ils regarderont à Celui qu’ils ont percé… e piangeranno amaramente fino a quando esclameranno : Benedetto Colui che è venuto nel Nome del Signore ! E allora la pace nel mondo sarà data in aggiunta! Sperare si può!
«Eppure, viviamo ancora nel ,mondo una notte profonda, come diceva Pio XII nella Pasqua del 1957:
“Non è forse vero che la scienza, la tecnica e l’organizzazione sono divenute spesso fonti di terrore per gli uomini? Essi quindi non sono più sicuri come una volta. Vedono con sufficiente chiarezza che nessun progresso da sé solo può far rinascere il mondo. Molti intravedono già — e lo confessano — che a questa notte del mondo si è giunti, perché è stato arrestato Gesù, perché si è voluto renderlo estraneo alla vita familiare, culturale e sociale; perché si è sollevato il popolo contro di Lui, perché è stato crocifisso e fatto muto ed inerte.
E vi è una moltitudine di anime ardite e pronte, consce che tale morte e sepoltura di Gesù fu possibile solo perché tra gli amici di Lui si trovò chi lo rinnegasse e lo tradisse; vi furono tanti che fuggirono spaventati davanti alle minacce dei nemici. Quelle anime sanno che un’azione tempestiva, concorde ed organica cambierà la faccia della terra, rinnovandola e migliorandola.
È necessario rimuovere la pietra tombale, con cui si sono voluti chiudere nel sepolcro la verità e il bene; occorre far risorgere Gesù; di una risurrezione vera, che non ammetta più alcun dominio della morte: «Surrexit Dominus vere» (Lc. 24, 34), «mors illi ultra non dominabitur» (Rom. 6, 9).
Negli individui Gesù deve distruggere la notte della colpa mortale con l’alba della grazia riacquistata.
Nelle famiglie, alla notte dell’indifferenza e della freddezza deve succedere il sole dell’amore.
Nei luoghi di lavoro, nelle città, nelle nazioni, nelle terre dell’incomprensione e dell’odio, la notte deve illuminarsi come il giorno, “nox sicut dies illuminabitur”: e cesserà la lotta, si farà la pace.”
E vi è una moltitudine di anime ardite e pronte, consce che tale morte e sepoltura di Gesù fu possibile solo perché tra gli amici di Lui si trovò chi lo rinnegasse e lo tradisse; vi furono tanti che fuggirono spaventati davanti alle minacce dei nemici. Quelle anime sanno che un’azione tempestiva, concorde ed organica cambierà la faccia della terra, rinnovandola e migliorandola.
È necessario rimuovere la pietra tombale, con cui si sono voluti chiudere nel sepolcro la verità e il bene; occorre far risorgere Gesù; di una risurrezione vera, che non ammetta più alcun dominio della morte: «Surrexit Dominus vere» (Lc. 24, 34), «mors illi ultra non dominabitur» (Rom. 6, 9).
Negli individui Gesù deve distruggere la notte della colpa mortale con l’alba della grazia riacquistata.
Nelle famiglie, alla notte dell’indifferenza e della freddezza deve succedere il sole dell’amore.
Nei luoghi di lavoro, nelle città, nelle nazioni, nelle terre dell’incomprensione e dell’odio, la notte deve illuminarsi come il giorno, “nox sicut dies illuminabitur”: e cesserà la lotta, si farà la pace.”
In seguito tornerò sul tema del gran rifiuto e rivolta delle nazioni ex-cristiane, anche con riferimento all’importante lavoro di Andrea Giacobazzi «Anche se non sembra».
Vieni, o Signore Gesù.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.