ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 19 dicembre 2016

La colpa è della tradizione popolare?°


                Ma il Natale di chi é?                                 

C'è di che farsi cadere le braccia, ad ogni Natale. Ed è ormai così dal 2011 col governo degli Androidi Monti & banchieri. A ridosso di  questo periodo non hanno nemmeno più il pudore di confezionarci "pacchi", nel senso di bidoni. Non regali sotto l'albero, ma veri e propri "pacchi" e fregature ignobili contro gli Italiani. A cominciare dal Pacco di Mattarella  col governo Gentiloni, appena dopo la nostra strepitosa vittoria al referendum. Dal Patto Gentiloni (il trisavolo dell'attuale presidente del consiglio) al Pacco Gentiloni, quarto governo nominato  e non eletto a tempo di record.

Intanto pacco su pacco, ogni anno l'iconoclastia anti-Natale galoppa spedita. La Rai ha pensato di mettere per sigla pubblicitaria natalizia una grafica a base di "pacchi-regalo" che si scompongono e ricompongono dove appare la scritta "Buone Feste", quella che usano le macellerie fuori dalle loro vetrine per i clienti.

Coi soldi del nostro canone estorto dalla bolletta per l'elettricità, potevano almeno degnarsi di scrivere un "Buon Natale" agli Italiani trombati dalle tasse, e mettere una sigla con una grafica più suggestiva.  Ma fanno così "per non offendere la sensibilità" dei "nuovi ospiti", usando "simboli neutri" e impersonali. Anche una nota marca di panettone ha deciso da anni di adeguarsi al  "target" (si dice così) dei nuovi "consumatori". Pertanto c'è un negretto allampanato dal sorriso scintillante vestito da Babbo Natale che canta il jingle col nome della marca tenendo in mano il dolce milanese. Panettone per tutti: neri, bianchi, belli e brutti.

Sulle scale mobili dei grandi magazzini in mezzo ad uno sfavillio di luci, colori, prodotti confezionati in scatole con nastri, ecco la voce di Dean Martin che canta "I'll be home for Christmas". Gli risponde Sinatra con un "Let is snow" e immediatamente vengo catapultata  in un'ovattata scenografia hollywoodiana, con la neve finta. Ma il Natale di chi è?
Pare  una scenografia e  sceneggiatura  scritta altrove. Bella, ma non è la mia.

Passo per il centro di Milano e alla Galleria Vittorio Emanuele vedo un albero di Natale impreziosito dai cristalli di Swaroski, il quale  però non perde l'occasione per mettere firma, logo (il cigno) e auguri della  premiata ditta, bene in vista.  Turisti giapponesi  semi-impazziti dalla gioia fanno clic! clic! clic verso l'albero coi cristalli, allungando con bastoncini i loro cellulari,  smartphone per far foto; poi sorridono sotto l'albero con i  loro selfie.


In piazza Duomo un altro scintillante albero griffato reca sotto alla base la scritta Pandora Joy, davanti alla cattedrale. E nessuno scaccia dal tempio questi mercanti simoniaci. Stavolta potrò entrare in Duomo senza pagare?
Lo chiedo a una guardia che fa aprire borse e zaini ai visitatori (c'è il "terrorismo internazionale").
"Sì c'è un corridoio per la preghiera", mi risponde. Chiedo se c'è anche il presepe allestito. "No, non c'è nessun presepe", è la risposta asciutta. E allora non entro.
Scola e la Curia Milanese non hanno voluto, con ogni evidenza,  urtare "altre sensibilità". Ma allora il Natale di chi è?


Rimini canti africani con bonghi e tamburi rullanti al posto di "Tu scendi dalle stelle" bandito dalla solita recita scolastica perché considerato "troppo cristiano".  Si fa tutto questo per "l'integrazione". Un buontempone di cantautore di cui non faccio il nome per non fare pubblicità gratuita ai minus habentes come lui,  ha pensato di comporre una canzone dal titolo "Babbo Natale di cioccolato" che porta tanti permessi di soggiorno agli immigrati nella sua sacca, destinata  ai ragazzi  della scuola media di Sorbolo (Parma),. E'  un altro di quei "canti alternativi" ai soliti canti cristiani. Ma il Natale di chi è?

Torino in piazza Castello si accende in uno sfarzo di luci, di colori cangianti,  di musiche ed effetti sonori un albero alto 23 metri. Ventitré metri di luci, cambi di colore e musiche che incanterà grandi e piccini. Ad accenderlo è stata  la sindaca  (mi raccomando chiamatela così) Chiara Appendino dal 1 dicembre al 7 gennaio. Sponsor sono UBI Banca, e alcune fondazioni culturali. Qui non fanno nemmeno lo sforzo di mimetizzare i loro simboli: una piramide che più piramide non potrebbe sembrare. Ci manca solo l'occhio di Horus e la scritta Novus  Ordo Seclorum, tanto per essere "complottisti". Ma il Natale di chi è?

Corro a casa, vado in cantina e  tiro fuori la scatola delle statuine di gesso avvolte nella paglia. Preparo un presepe con la solita Madonnina dal manto celeste e il san Giuseppe dal manto marrone e viola. Poi Gesù Bambino nella paglia, il bue, l'asinello, le pecore, i pastori, la stella cometa, la solita capanna di vecchio sughero, gli angioletti. Vado in giardino e raccolgo un po' di muschio. Fa freddo e le dita si  arrossano in fretta, ma ne riconosco il buon profumo  fragrante e umido che odora tanto di "mattinata di'nverno", dato che ero solita raccoglierlo  fin da bambina con le amiche. Cerco di resuscitare un po' di quella gioia semplice perduta che questi tempi malvagi sempre ci sottraggono.  Ma il Natale di chi è? 

Forse  è di  quelli che sanno  costruirselo con serenità,  da soli, lontano dal clamore e dalla confusione. E così, alla fine mi sono  preparata il "mio" Natale con un piccolo presepe domestico, festività che aspetterò così, con i miei familiari e amici. 

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La grotta, il bue e l'asinello quante bugie si dicono a Natale

Gesù non sarebbe nato il 25 e Maria non venne cacciata dagli alberghi, ma le credenze e la Storia si sono mescolate


L'importante è che non lo sappiano i bambini: Gesù non è nato il 25 dicembre, non è nato neanche nell'anno zero. E poi: a Betlemme non c'erano il bue e l'asinello, Gesù non è nato di notte in una grotta - i Vangeli non lo precisano - Giuseppe e Maria non furono cacciati dagli alberghi.
La colpa è della tradizione popolare che, la fede ha bisogno anche di «immagini», ha diffuso nei secoli innocue bugie intorno a fatti e personaggi delle Sacre Scritture.

I DUBBI SULLA DATA DI NASCITA

E infatti chi lo dice che Gesù è nato il giorno di Natale? Scrive Luca nel suo Vangelo: «Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto». Nessuna data. Il 25 dicembre (fondamentale per i negozianti) è una data convenzionale, comparsa per la prima volta (inserita da chi?) in un calendario a Roma nel 326, a pochissimi anni dall'editto di Milano che concesse a tutti i cittadini dell'Impero la libertà di culto, cristiani compresi. Poi la data fu fissata nel 354 da papa Liberio e cominciò a essere accettata da tutta la Chiesa. Nel 425 l'imperatore Teodosio ne codificò i riti, nel 506 divenne festa di precetto e nel 529 anche festa civile. Da ottocento anni è la festa più popolare tra i cristiani (mentre dovrebbe essere la Pasqua, un conto è nascere, nasciamo tutti, un conto è risorgere). Ma perché il 25 dicembre e non il 9 aprile? Due, tremila anni fa le culture festeggiavano, il 21 dicembre, le giornate che improvvisamente smettevano di accorciarsi con il sole che rinasceva. In Egitto si ricordava il dio Horus, divinità solare figlio della vergine Iside; nella mitologia nordica un «figlio di Dio», Frey; i romani nello stesso periodo festeggiavano i Saturnali, una specie di Carnevale d'inverno con banchetti, giochi e scambio di doni. Nel 274 l'imperatore Aureliano scelse il 25 dicembre per consacrare un nuovo tempio al Sole invitto, alias il dio Mitra vincitore delle tenebre e caro agli ambienti militari. Anche per la simbologia cristiana Gesù era il sole che nasce, il sole della giustizia: perché non approfittare di questa data? Insomma, una data simbolica scippata al paganesimo e reinterpretata in base alla teologica cristiana? Quello che è certo, invece, è che Gesù non è nato nell'anno zero e di conseguenza non è morto a 33 anni. Cristo è nato cinque o sei anni...prima di Cristo. Tutta colpa di un certo Dionigi il Piccolo, un monaco russo matematico che nel VI secolo dopo complessi calcoli credette di identificare l'anno esatto della nascita di Gesù. Senza computer e neppure una piccola calcolatrice elettrica, si confuse fissando il punto zero della storia (in cui con la venuta di Gesù il tempo ha invertito il senso di marcia) nell'anno 753 dopo la fondazione di Roma. Studiando con più attenzione le fonti storiche si è però scoperto che re Erode è morto tra marzo e aprile dell'anno di Roma 750 (l'attuale 4 a.C.), quando Gesù era già nato, da quello che dice l'evangelista Matteo sulla strage degli innocenti, ordinata da Erode contro i bambini «da due anni in giù». Insomma, le ipotesi storiche oggi più accreditate lo danno nato dal 5 al 7 a.C., litigando con chi sostiene che Dionigi il Piccolo è nel giusto.

IL SIGNIFICATO DEL BUE E DELL'ASINELLO

Anche sul bue e l'asinello, da mille anni inseriti in coppia nel presepe, qualche precisazione va fatta, partendo sempre dai Vangeli: non ne parlano. Come ci sono finiti? Il primo a inserirli, ma al terzo giorno, quando Maria sarebbe arrivata in una stalla, fu il Vangelo apocrifo dello Pseudo-Matteo: è qui che i due animali si accostano alla mangiatoia e si inginocchiano. Tutti i testi antichi sono d'accordo nel dire che il bue e l'asinello non avevano la funzione di calorifero a fiato, ma quello di simbolo di adorazione, portando a compimento le scritture: «Il bue conosce il proprietario e l'asino la greppia del padrone» (Isaia); e secondo il libro dei Numeri l'asina di Balaam riconobbe l'angelo del Signore prima del suo padrone indovino. Gli hanno incollato addosso un po' di teologia. Secondo san Gerolamo l'asino significa l'Antico testamento e il bue il Nuovo; per san Bernardo l'asinello è il simbolo della pazienza virtuosa, il bue secondo Riccardo di san Vittore è segno dell'umiltà evangelica.

GROTTA SPERDUTA O MANGIATOIA

Via dal presepe anche la grotta sperduta nella campagna e isolata dal resto del mondo, e spazio alla mangiatoia come dice l'evangelista Luca, oppure semplicemente a una casa come scrive Matteo. Anche perché è verosimile: molte abitazioni della Palestina erano addossate a cavità della roccia, che custodivano gli animali. La «grotta» in cui nacque Gesù a Betlemme, conservata nella basilica, secondo studi archeologici è proprio un locale di questo tipo, incorporato nel recinto di una casa e non isolato nella campagna.

QUANTI ERANO I RE MAGI

La lista delle credenze prosegue nel post-Natale: i re Magi non erano tre; forse quattro o due, c'è chi sostiene fossero sessanta, e comunque non erano re. Non è vero che Babbo Natale sia a-cristiano e la Befana pure...Tutto questo, naturalmente, non inficia la fede. A chi crede sta bene anche che Gesù sia nato il 14 maggio e in un albergo ai Caraibi: beato lui!
http://www.ilgiornale.it/news/politica/grotta-bue-e-lasinello-quante-bugie-si-dicono-natale-1343915.html


GESU' E' NATO PROPRIO IL 25 DICEMBRE!

Molto spesso si dichiara con sconcertante sicurezza e disinvoltura che il giorno 25 dicembre altro non sia che la “cristianizzazione” della festa pagana del Sol invictus. E’ bene perciò chiarire, anzitutto, che il solstizio d’inverno – data in cui si festeggiava nelle culture politeiste il Sol invictus - cade il 21 dicembre e non il 25.

La Chiesa primitiva aveva fissato la data di nascita di Gesù al 25 dicembre già nei primissimi anni successivi alla sua morte, poiché le tradizioni, le date e gli eventi riguardanti la vita di Gesù venivano conservate e tramandate con estrema cura e precisione dai testimoni diretti, prima fra tutti la sua Santa Madre Maria.

Questo è stato ricavato dallo studio dell’antichissima tradizione di matrice giudeo-cristiana - risultata fedelissima al vaglio degli storici contemporanei - e che ha avuto origine dalla cerchia dei familiari di Gesù, ossia dalla originaria Chiesa di Gerusalemme e di Palestina.

Il Vangelo di Luca ci offre delle informazioni storiche e geografiche molto precise essendo l’evangelista un medico di origine greca e, quindi, di formazione “scientifica”.
Perciò il suo vangelo è estremamente dettagliato nel raccogliere i dati e le coordinate spazio-temporali della storia.

Al tempo di Erode Ascalonita re della Giudea detto “il grande”, un sacerdote di nome Zaccaria si trovava in Gerusalemme per officiare il culto al tempio.
I sacerdoti d’Israele erano divisi in “classi” che si succedevano ciclicamente nel servizio del tempio e Zaccaria, ci riferisce Luca, apparteneva alla classe sacerdotale di Abia.
“Compiuti i giorni del suo servizio tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi”(Lc 1,23-24).

L’evangelista San Luca, quindi, ci dice precisamente che dai giorni della classe di Abia sono trascorsi cinque mesi e subito dopo afferma :
“Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe.
La vergine si chiamava Maria”(Lc 1,26-27).

E nel dire “nel sesto mese” il vangelo di Luca si riferisce al sesto mese dal concepimento di Giovanni Battista.

Abbiamo quindi un primo riferimento temporale:
tra i due concepimenti intercorrono 6 mesi.

I Rotoli di Qumran

Nel 1947 a Qumran, sul Mar Morto, vengono scoperti migliaia di rotoli manoscritti tra cui “il Libro dei Giubilei”, un testo del II secolo a.C. ,quindi pre-cristiano e, di conseguenza, non imputabile di parzialità.

La fonte giudaica ci ha permesso di conoscere, dopo quasi due millenni, le date precise in cui le “classi sacerdotali” di Israele officiavano al Tempio di Gerusalemme, ciclicamente da sabato a sabato, quindi sempre nello stesso periodo dell’anno.

Il testo in questione riferisce poi che la classe di Abia, l’ottava delle ventiquattro che si susseguivano ciclicamente nel servizio del Tempio - classe sacerdotale cui, come abbiamo visto, apparteneva il sacerdote Zaccaria, il padre di Giovanni Battista - entrava nel Tempio nella settimana compresa tra il 23 e il 30 settembre.

Ma se Zaccaria è entrato nel Tempio il 23 settembre, giorno in cui secondo il vangelo di Luca ha ricevuto l’annuncio dell’Arcangelo Gabriele, che gli ha comunicato - nonostante la sua vecchia età e la sterilità della moglie Elisabetta - che avrebbe avuto un figlio, il cui nome sarebbe stato Giovanni, vuol dire che San Giovanni Battista, il Precursore del Signore, sarebbe nato intorno al 24 giugno, circa nove mesi dopo l’Annuncio dell’angelo.

Da questi dati poi il conteggio è semplice: il Battista è stato concepito intorno al 23 di settembre e, dopo 6 mesi circa ossia il 25 di marzo, è stato concepito Nostro Signore e, com’è naturale, dopo 9 mesi esatti, ossia il 25 dicembre, è nato il Salvatore del mondo!!

Pertanto la scoperta archeologica di Qumran, ha confermato definitivamente ciò che le ricorrenze liturgiche (25 marzo; 24 giugno; 25 dicembre), rifacentesi alla tradizione bimillenaria e ininterrotta dei concepimenti e dei giorni di nascita, sia di Giovanni che soprattutto di Gesù, hanno da sempre fedelmente trasmesso.

IL Sol Invictus ( invece ) fu istituito come festa romana soltanto nel 274 d.C. dall’imperatore Aureliano, ossia quasi a distanza di tre secoli dalla nascita di Nostro Signore Gesù Cristo.

In definitiva, con buona pace degli ostinati propugnatori del Sol invictus, possiamo affermare con certezza non solo che Gesù è nato proprio il 25 dicembre ma che i vangeli dicono la verità storica circa i fatti accaduti nella notte più santa di tutti i tempi.

(I.Tacconi)


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Ristabiliamo qualche verità: nel Presepe c’è Dio fatto uomo e non l’uomo un dio

santiStiamo entrando nella Novena del Santo Natale di Nostro Signore Gesù Cristo (16 dicembre) e non vogliamo fare alcuna polemica, al contrario, con questo messaggio desideriamo “chiudere” questo tempo e formulare a tutti Voi i nostri più Fervidi Auguri e l’auspicio di grande serenità, nella buona battaglia, per l’Anno Nuovo 2017 all’insegna del trionfo del Cuore Immacolato di Maria.
Tra preti che tristemente annunciano di non voler fare il Presepe per rispettare i musulmani, e un Papa che insegna di “vedere” nel Presepe l’immigrato… vogliamo semplicemente ribadire che il Natale non è ne l’una, ne l’altra cosa! Non è dispetto o offesa al musulmano, come non è affatto l’immagine dell’immigrante del nostro caotico tempo.

A cotanta stoltezza vogliamo rispondere che il Presepe, descritto minuziosamente nel Vangelo, venne ideato artisticamente dal vero San Francesco d’Assisi che non lo fece per teatralità, quanto piuttosto per spingere i veri poveri a guardare in quella Grotta per scorgervi il Salvatore del mondo, il loro e nostro Redentore, per prendere in braccio la divina Speranza “fattasi Bambino”; abbracciare il Dio fatto Bambino per amarlo, contemplarlo, persino adottarlo, ossia farlo “nostro”.
Questa moda nostrana di voler svuotare a tutti i costi l’essenza della Divina Presenza dai Tabernacoli, come dai Crocifissi, e fin dentro la mangiatoia per “metterci al Suo posto l’uomo” con le sue problematiche e pure con le sue fedi, sta impoverendo l’uomo stesso del tesoro più prezioso, lo priva della Verità fatta Bambino.
Noi siamo stati creati ad immagine di Dio, verissimo, ma oggi è Dio che viene creato (sì, creato, eresia già condannata dai santi Padri) a seconda della nostra immaginel’immigrante così è invitato da un Papa, oggi, a guardare nel Presepe il “Dio fatto a sua immagine”; il prete che vieta il Presepe in rispetto ai musulmani non fa altro che  insufflare in questi — e nei fedeli che non comprendono — che l’immagine di Dio è scomoda, pericolosa, persino dannosa, quindi è meglio non riprodurre nulla
Ma questa è la nuova eresia ariana che, sotto nuove spoglie, ritorna nel nostro tempo per continuare ad offuscare la vera immagine di Cristo, come abbiamo spiegato anche qui. Si adora l’uomo – per quanto povero, malato, immigrante, ateo o di altre fedi – al posto di Dio; si sono ribaltate le priorità, i concetti e le dottrine finendo, invece, per impoverire l’uomo il quale non è affatto divinizzante se prima, e ripetiamo SE PRIMA, non viene riconosciuto, accolto e accettato Dio Padre nel Dio Figlio e nostro Signore Gesù Cristo per la potenza del Dio Spirito Santo.
Nel Presepe non c’è un immigrante, non c’è un clochard, non c’è un povero, ma c’è Dio in Persona la cui povertà non è quella degli uomini, ma quella di un Dio che rinuncia alle sue spettanti doti regali per farsi accogliere più facilmente da ognuno di noi che è povero già solo per il fatto di essere PECCATORE.
15492543_10210030087900498_5773181547752816182_nMaria e Giuseppe non emigrano per questioni di povertà, per cercare un lavoro, o per problemi locali, ma perché c’era un CENSIMENTO e, dice il Vangelo, trovandosi in quella situazione “si compirono per lei i giorni del parto” (Lc 2, 1-20). Giuseppe non mette Maria in una grotta perché poveri, al contrario, egli bussa negli alberghi dimostrando con ciò di avere del denaro per poter pagare il soggiorno. Non gli venne rifiutato l’alloggio perché immigrati, ma perché “non c’era posto per loro nell’albergo”. Il censimento aveva fatto rientrare molte persone e riempito gli alberghi.
Senza dubbio che tutta la situazione è poi utile per noi, anche per la profonda simbologia degli aventi che ci aiutano a comprendere come Dio abbia voluto calarsi dentro le situazioni umane fin dentro i particolari, attraverso le quali ognuno di noi vi ci può “incastonare” la propria storia personale; Dio non indossa abiti regali, ma viene al mondo come ogni bambino: nudo, spogliato di tutto, ricoperto solo dell’amore di Sua Madre, delle attenzioni del padre putativo San Giuseppe.
Questa è la sua vera povertà: quella spoliazione divina esteriore che non degrada però quella interiore che viene infatti riconosciuta dai veri poveri, i santi Pastori.
In quella Notte Santa nessuno parla, nessuno fa discorsi rocamboleschi, nessuno divinizza l’uomo. In quella Notte Santa è il silenzio ragionante che pervade i cuori e rende felici i santi Pastori, i veri poveri, che molto più umilmente e serenamente, “vanno per vedere” se ciò che hanno udito dagli Angeli — le uniche voci di quella Notte Santa — è vero.
In quella Notte Santa, nel più completo silenzio dagli inutili discorsi degli uomini, i veri poveri sanno riconoscere il vero Dio fatto Bambino, tra le braccia della Madre.
I Santi sono la vera immagine di Dio, i poveri sono quella immagine che Dio è venuto a curare, a salvare, ma non sono “dio”!
Non vi è altro da dire! È Dio che si è fatto Bambino, e non l’uomo a farsi un dio! La nostra divinizzazione è un dono di questo Dio Bambino, ma che possiamo raggiungere solo se Lo accoglieremo, solo se ci convertiremo a Lui.
Davanti al Presepe siamo invitati a sostare innanzi tutto in silenzio, altrimenti sarà difficile “ascoltare” le voci degli Angeli; siamo invitati a chiederci “perché è venuto a salvarmi? da chi e da che cosa? Perché ho bisogno di essere salvato?”.
O con le parole di san Giovanni Battista: “sei tu il Messia che deve venire o dobbiamo attenderne un’altro?”.
I veri poveri, i santi Pastori, in quella Notte Santa credettero! Punto e basta! A questo serve il Presepe.
San Francesco lo realizzò dal vivo per EMOZIONARE I CUORI, per spingere i veri poveri a non disperare, per dare agli uomini quella speranza di salvezza che scaturisce dal racconto del Natale di Gesù Cristo, ma soprattutto lo realizzò perché l’uomo potesse comprendere meglio il messaggio del Vangelo, perché potesse accogliere nel cuore e fra le braccia, quel Divino Bambino, dalle braccia della Santissima Madre.
E allora, smettiamola di inquinare il Vangelo! Ritorniamo per davvero alle sorgenti del suo insegnamento che i Santi ci hanno facilitato come, appunto, nella creazione della riproduzione del Presepe a Natale.
È ovvio poi che chi davvero accoglie Gesù Bambino, difficilmente non si renderà caritatevole verso chi ha bisogno del nostro aiuto!
Chi non compie opere di carità, infatti, non ha incontrato Gesù Bambino! E chi compie la carità nel nome proprio di se stesso, e non compie atti di carità verso il Dio Bambino quali LA CONVERSIONE a Lui, non ha capito nulla e rende vane le sue opere.
Ma per aiutare il povero non si deve neppure negare al Dio Bambino il Suo posto, la Sua gloria, la Sua Divina Presenza, la Sua vera immagine dalla quale siamo stati creati noi, deturpati dal peccato originale che, il Dio Bambino, è venuto a ripulire…

Fonte: Le Cronache di Papa Francesco

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