CHE COS'E' LA SANTA MESSA?
Siamo sicuri che i cattolici della odierna generazione cresciuti a Nutella e teologia della liberazione, istruiti da un clero modernista, sappiano esattamente che cos’è il rito centrale, essenziale della loro religione ?
di Francesco Lamendola
Siamo sicuri che i cattolici, i cattolici della odierna generazione, cresciuti a Nutella e teologia della liberazione, e, spesso, formati da un catechismo svuotato e banale, da una Comunione e una Cresima quali pretesti per un bagno di consumismo, e istruiti da un clero modernista che parla sempre di diritti, di libertà, di centralità dell’uomo, poco di Dio e nulla del peccato, e nulla di nulla della vita eterna, dell’Inferno e del Paradiso; siamo sicuri che costoro sappiano esattamente che cos’è il rito centrale, essenziale, indispensabile, della loro religione e della Chiesa cui appartengono da che sono stati battezzati, ossia la santa Messa?
Ce lo domandiamo perché abbiamo visto e udito con i nostri occhi e con i nostri orecchi, in certe parrocchie, celebrare delle Messe in cui il sacerdote si prende la libertà di parlar male della sua stessa Chiesa, di spargere a piene mani dubbi teologici tra i fedeli, di magnificare Lutero, Zwingli e Calvino, di portare ad esempio il giudaismo e l’islamismo, e riservare amare critiche solo ai cattolici, alla loro grettezza, alla loro iniquità, alla loro ipocrisia. Ce lo chiediamo perché, in certe chiese d’Italia, e di altri Paesi, vi sono dei preti che mettono in scena uno spettacolo di burattini, per render le cose più attraenti e più simpatiche: non ha forse detto Gesù Cristo (o Dio, fino a che punto si può travisare il Vangelo, e in perfetta mala fede!) che, se non si torna ad essere semplici come dei bambini, non si entrerà nel regno dei Cieli? E ce lo domandiamo perché, in altre chiese, il prete ha pensato bene di offrire ai fedeli che si vi recano, l’aperitivo, anzi, l’aperimessa, concludendo il tutto con balli e rinfreschi da spiaggia.
Se Gesù Cristo, rivolto ai suoi apostoli, domandò: E voi, chi dite che io sia?; oggi una persona qualsiasi, purché intellettualmente onesta, potrebbe domandare ai cattolici, o sedicenti tali: E voi, cosa credete che sia la santa Messa?; e non è detto che ne verrebbero fuori delle risposte molto chiare e ortodosse. Oggi il catechismo non si fa più come una volta, con parole chiare e precise, con concetti semplici, ma inequivocabili, come sta scritto nel Vangelo: Sia il vostro parlare sì, sì, e no, no. Quando noi eravamo bambini, c’era ilCatechismo di san Pio X, in 100 domande e risposte, che i bambini imparavano a memoria; e che, al numero 70, recitava: Che cos’è la santa Messa? La santa Messa è il sacrificio del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo che sotto le specie del pane e del vino, si offre dal sacerdote a Dio sull’altare, in memoria e rinnovazione del sacrificio della Croce. Allora, però, il contesto era leggermente diverso; e questo, i giovani di oggi, non lo sanno, o lo sanno in maniera estremamente vaga, per sentito dire, e, quel che è assai peggio, in maniera vergognosamente travisata, quasi fossero stati tempi bui e superstiziosi, dopo i quali, per fortuna loro e di tutti quanti, è sorto il sole radioso del Concilio Vaticano II.
Pensate, ragazzi, che allora il sacerdote officiava la santa Messa stando rivolto verso l’altare del Santissimo; e che tale altare era posto verso il fondo del presbiterio, e non orientato verso i fedeli, ma verso l’abside: sicché, incredibile dictu, tutta la sacra cerimonia era indirizzata idealmente verso Dio e non a celebrazione dell’assemblea dei fedeli. Se poi si aggiunge che era celebrata in latino, e che ciò proseguì fino al 1969, quando tale lingua venne abbandonata, pur senza che alcun decreto ne vietasse o ne sconsigliasse l’uso, la cosa sembrerà ancora più strana. Ma che dire del fatto che il sacerdote, celebrandola, si sforzava di trasmettere ai fedeli una intensa spiritualità, e che a ciò concorrevano la musica sacra - musica d’organo - e il canto - gregoriano -, nonché i paramenti, la solennità dell’atmosfera, il fumo e l’odore dell’incenso, la compunzione dei cappellani e fin dell’ultimo chierichetto, mentre le donne si coprivano i capelli con un velo e gli uomini, anche d’estate, non si presentavano in bermuda e canottiera, ma sobriamente vestiti a festa? E se qualcuno vi dicesse, ragazzi, che il prete non poteva essere un omosessuale notorio e dichiarato, perché, in tal caso, sarebbe stato espulso dal seminario e non sarebbe mai giunto a predicare dal pulpito, né ad amministrare la santa Eucarestia, anzi, nemmeno ad essere ordinato prete, come invece oggi fanno certi arcivescovi, come quello di Santiago, in Spagna, monsignor Juan Barrio? Eh, so bene che questa non riuscireste a mandarla giù. Figuriamoci: con tutto quel che avete sentito dire a proposito del brutto vizio, e fra poco anche reato, di omofobia; e con tutte le volte che avete sentito predicare dal pulpito, anche dalle più alte autorità della Chiesa cattolica, che quest’ultima deve essere accogliente, clemente e non giudicante: come potreste mai credere che la Chiesa, in tempi relativamente recenti (neanche due generazioni or sono) fosse così omofoba e così poco cristiana? Scommetteremmo che riuscireste a mandar giù più facilmente il fatto che gli eretici, nel Medioevo, venivano mandati al rogo, che non l’esclusione degli omosessuali dall’accesso all’ordine sacro e alla possibilità di dir la santa Messa e celebrare il Sacrificio eucaristico di Gesù Cristo.
Eppure, ci duole dovervelo dire, quel che credete di sapere sulla santa Messa, alla luce della educazione religiosa aberrante che avete ricevuto, da indegni ministri e da altri adulti irresponsabili, e, comunque, da persone che si spacciano per cattoliche, senza esserlo affatto, è, in buona parte falso o inesatto; la Messa non è quella cosa lì, che oggi va di moda in certe chiese (non in tutte, grazie a Dio): non è quella dei burattini, né quella dell’aperitivo e del ballo, e nemmeno quella dei preti omosessuali. Niente affatto; è tutta un’altra cosa. E, più in generale, dovete sapere innanzitutto questo: che la santa Messa non è una cerimonia incentrata sui fedeli; che non ha per protagonista l’assemblea dei fedeli; che non è, in alcun modo, una celebrazione dell’uomo; ma è, al contrario,una celebrazione e un rinnovarsi del Sacrificio di Cristo per gli uomini, nella forma della santa Eucarestia. Ci sarebbe la santa Messa anche dove il prete dovesse officiarla da solo, dato che non c’è più nessuno, in certe parrocchie e in certe comunità, che abbia voglia di recarvisi; perché là dove il sacerdote spezza il pane e versa il vino, dopo averli benedetti e, invocando la santissima Trinità, reso possibile la loro transustanziazione nel Corpo e nel Sangue di Cristo, lì c’è la Messa, lì c’è Dio. Viceversa, se pure una chiesa fosse affollata da mille o duemila persone, tutte eleganti e venute apposta per sfoggiare pellicce e stivali di cuoio, perle e orecchini di pietre preziose, e tre o quattro vescovi o sacerdoti celebrassero insieme una messa fastosa, vi sarebbe, sì, comunque, la presenza di Cristo nel Sacrificio eucaristico, ma non vi sarebbe il vero spirito evangelico, bensì una sua penosa contraffazione. Di conseguenza, chi ardisse amministrare le sacre Specie, pur avendo l’animo impuro, e chi ardisse accostarsi alla santa Comunione senza essersi debitamente confessato e pentito dei suoi peccati, commetterebbe un sacrilegio, e mangerebbe non già il Corpo di Cristo, bensì la sua stessa condanna e la sua stessa dannazione.
E adesso, dopo aver cercato di chiarire cosa la santa Messa non è, proviamo a dire positivamente cosa essa è. Ci serviamo, per fare questo, di un Messale antecedente al Concilio Vaticano II; non perché, dopo quell’evento, non si siano più stampati messali perfettamente cattolici, o perché tutto ciò che è uscito dalla stagione posteriore al Concilio sia da guardarsi con sospetto o con disprezzo, ma perché, innegabilmente, la chiarezza teologica e didattica che pervadeva la Chiesa fino alla vigilia degli anni Sessanta del ‘900 appare esemplare, a fronte del variegato e confuso panorama odierno, ove a opere, documenti e ministri veramente esemplari, si affiancano, nella massima confusione, opere, documenti e ministri dalle idee confuse o, peggio, dalle idee non cattoliche: idee moderniste, per esempio, o neomoderniste. E a quei giovani che non lo sapessero, giova ricordare che il modernismo non è, come taluno, interessato, vorrebbe far credere, specialmente a coloro i quali son poco infornati sulla recente storia della Chiesa, una versione aggiornata, e, ovviamente, migliorata e più simpatica del cattolicesimo, bensì la sua contraffazione e la sua radicale negazione: tanto è vero che il santo papa Pio X, nel 1907, con l’enciclica Pascendi Dominci gregis e con il decreto Lamentabili Sane Exitu, definì il modernismo come “la sintesi di tutte le eresie”, e comminò la scomunica per i suoi aderenti.
Leggiamo, dunque, nel Messale Romano Quotidiano (a cura di Giacomo Alberione (Alba, Edizioni Paoline, 1935, pp. 8-10):
La Messa è il sacrificio della nuova Legge, in cui, sotto le specie del pan e del vino, sono offerti pel ministero del sacerdote il Corpo e il Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo è il sacrificio del Calvario rinnovato, non colla morte reale e cruenta, ma colla morte mistica, che si verifica per la separazione della sacre specie e, cioè, per la separazione del Corpo e del Sangue di Gesù. Il Sacerdote è lo stesso che sul Calvario, Cristo, il quale, invece di offrirsi da sé, si offre per mezzo dei suoi Ministri; la vittima è la stessa, Gesù Cristo, misticamente svenato dalla consacrazione, che divide il sangue dal suo corpo. Se il sacrificio del Calvario compì la Redenzione, quello dell’Altare ne applica i frutti; e può dirsi “la distribuzione e applicazione, a noi, dei meriti di Cristo, e la nostra partecipazione abituale alla sua Redenzione”. La Messa è l’atto più sublime della Religione ed ottiene mirabilmente i suoi fini: di adorazione, ringraziamento, impetrazione e propiziazione. Infatti la Messa è sacrificio latreutico, perché riconosce il sommo ed universale dominio di Dio sulle creature, colla mistica morte di Cristo; è eucaristico, perché ringrazia Dio, per mezzo di Gesù, Sommo sacerdote, dei benefici che ci ha concessi; è impetratorio, perché Gesù, colla voce del suo sangue ci ottiene favori e grazie; è propiziatorio, morendo misticamente, placa la divina giustizia. La Messa è pure un sacramento, e, cioè, una cosa sacra, un banchetto spirituale istituito da Cristo nell’ultima Cena, e che esige la Comunione. Il Ministro è il sacerdote, ma, uniti qui e per mezzo di lui, anche gli assistenti offrono il Sacrificio; quindi logico che vi prendano parte anche colla S. Comunione. Il miglior modo per fare la preparazione e il ringraziamento alla S. Comunione è la Messa, ascoltata devotamente. […]
La Messa rinnova l’ultima cena del Signore e, quindi, il suo primitivi rito non fece che riprodurre l’ultima cena, che finì col sacrificio della Messa, celebrato, la prima volta, da Gesù avanti di offrirlo cruento sul Calvario. La Messa dei primi cristiani agape fraterna, che alternava le preghiere, le letture e le spiegazioni dei libri santi, e poi col santo Sacrificio e la santa Comunione. L’agape fraterna, innestandosi suggi usi della Sinagoga, cominciava sul far della sera del sabato e si protraeva nella notte; qualche volte le preghiere, le letture e le istruzioni si protraevano fino all’albeggiare della domenica, dando così origine alla Mesa domenicale, che terminava l’agape notturna. Così la domenica fu la prima festa cristiana santificata dalla Messa. […]
Nei primi tre secoli la Messa si celebrava di notte; all’epoca della pace, invece, di giorno; ora si può celebrare dall’aurora a mezzodì…
Colpisce anche quest’ultima circostanza, ossia il fatto che la Messa, fino al principio degli anni Settanta del ‘900, si svolgeva esclusivamente di domenica; è stato solo il 16 giugno del 1972 che, avvalendosi di una facoltà concessa da Paolo VI, i vescovi italiani hanno acconsentito che la Messa domenicale si potesse anticipare alla sera del giorno precedente, e ciò per gravi motivi di lavoro o altro, che avrebbero reso difficile la partecipazione alla Messa della domenica. Si raccomandava, però, che tale scelta fosse dovuta a circostanze realmente eccezionali e cogenti; mentre è accaduto che, quasi subito, la Messa del sabato sera ha semplicemente sostituito quella domenicale, e ciò per lasciar libere le famiglie e le persone di dedicarsi tutto il giorno di domenica allo svago e al divertimento. Insomma, è accaduta la stessa cosa di quando il Concilio Vaticano II decise di permettere che, ove le circostanze lo avessero reso opportuno, si potesse sostituire la Messa in latino con quella nelle lingue nazionali, e invece la Messa in latino scomparve dall’oggi al domani, e quasi tutte le chiese e i sacerdoti presero a celebrare la Messa unicamente nelle lingue nazionali.
Lo slittamento all’indietro della Messa domenicale è stato solo uno dei segnali che indicavano, da un lato, la graduale erosione dell’autentico sentimento di devozione religiosa, di quel timore e tremore di Dio di cui parlava Kierkegaard, per fare posto a un atteggiamento molto più pratico e disinvolto nei confronti della vita soprannaturale; dall’altro, confermava le tendenze in atto a partire dalla svolta antropologica in teologia, per cui i cristiani odierni non vedono più la loro fede come uno slancio dell’anima verso Dio, nel quale la Grazia viene liberamente donata all’uomo dal Signore, ma come un atto della volontà dell’uomo per stabilire una relazione con Dio, abbassando, per così dire, lo statuto ontologico di Lui al livello dell’umano, o molto vicino ad esso; e par quasi che sia l’uomo a conquistarsi il “diritto” alla vita soprannaturale, dato che sempre meno si parla dell’umiltà con cui l’uomo dovrebbe porsi nel chiedere a Dio di conoscerlo, amarlo e servirlo nel giusto modo, che unicamente Lui può ispirare all’uomo. Solo che questo non è più il cattolicesimo...
Che cos’è la santa Messa?
di
Francesco Lamendola
Siamo sicuri che i cattolici, i cattolici della odierna generazione, cresciuti a Nutella e teologia della liberazione, e, spesso, formati da un catechismo svuotato e banale, da una Comunione e una Cresima quali pretesti per un bagno di consumismo, e istruiti da un clero modernista che parla sempre di diritti, di libertà, di centralità dell’uomo, poco di Dio e nulla del peccato, e nulla di nulla della vita eterna, dell’Inferno e del Paradiso; siamo sicuri che costoro sappiano esattamente che cos’è il rito centrale, essenziale, indispensabile, della loro religione e della Chiesa cui appartengono da che sono stati battezzati, ossia la santa Messa?
Ce lo domandiamo perché abbiamo visto e udito con i nostri occhi e con i nostri orecchi, in certe parrocchie, celebrare delle Messe in cui il sacerdote si prende la libertà di parlar male della sua stessa Chiesa, di spargere a piene mani dubbi teologici tra i fedeli, di magnificare Lutero, Zwingli e Calvino, di portare ad esempio il giudaismo e l’islamismo, e riservare amare critiche solo ai cattolici, alla loro grettezza, alla loro iniquità, alla loro ipocrisia. Ce lo chiediamo perché, in certe chiese d’Italia, e di altri Paesi, vi sono dei preti che mettono in scena uno spettacolo di burattini, per render le cose più attraenti e più simpatiche: non ha forse detto Gesù Cristo (o Dio, fino a che punto si può travisare il Vangelo, e in perfetta mala fede!) che, se non si torna ad essere semplici come dei bambini, non si entrerà nel regno dei Cieli? E ce lo domandiamo perché, in altre chiese, il prete ha pensato bene di offrire ai fedeli che si vi recano, l’aperitivo, anzi, l’aperimessa, concludendo il tutto con balli e rinfreschi da spiaggia.
Se Gesù Cristo, rivolto ai suoi apostoli, domandò: E voi, chi dite che io sia?; oggi una persona qualsiasi, purché intellettualmente onesta, potrebbe domandare ai cattolici, o sedicenti tali: E voi, cosa credete che sia la santa Messa?; e non è detto che ne verrebbero fuori delle risposte molto chiare e ortodosse. Oggi il catechismo non si fa più come una volta, con parole chiare e precise, con concetti semplici, ma inequivocabili, come sta scritto nel Vangelo: Sia il vostro parlare sì, sì, e no, no. Quando noi eravamo bambini, c’era ilCatechismo di san Pio X, in 100 domande e risposte, che i bambini imparavano a memoria; e che, al numero 70, recitava: Che cos’è la santa Messa? La santa Messa è il sacrificio del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo che sotto le specie del pane e del vino, si offre dal sacerdote a Dio sull’altare, in memoria e rinnovazione del sacrificio della Croce. Allora, però, il contesto era leggermente diverso; e questo, i giovani di oggi, non lo sanno, o lo sanno in maniera estremamente vaga, per sentito dire, e, quel che è assai peggio, in maniera vergognosamente travisata, quasi fossero stati tempi bui e superstiziosi, dopo i quali, per fortuna loro e di tutti quanti, è sorto il sole radioso del Concilio Vaticano II.
Pensate, ragazzi, che allora il sacerdote officiava la santa Messa stando rivolto verso l’altare del Santissimo; e che tale altare era posto verso il fondo del presbiterio, e non orientato verso i fedeli, ma verso l’abside: sicché, incredibile dictu, tutta la sacra cerimonia era indirizzata idealmente verso Dio e non a celebrazione dell’assemblea dei fedeli. Se poi si aggiunge che era celebrata in latino, e che ciò proseguì fino al 1969, quando tale lingua venne abbandonata, pur senza che alcun decreto ne vietasse o ne sconsigliasse l’uso, la cosa sembrerà ancora più strana. Ma che dire del fatto che il sacerdote, celebrandola, si sforzava di trasmettere ai fedeli una intensa spiritualità, e che a ciò concorrevano la musica sacra - musica d’organo - e il canto - gregoriano -, nonché i paramenti, la solennità dell’atmosfera, il fumo e l’odore dell’incenso, la compunzione dei cappellani e fin dell’ultimo chierichetto, mentre le donne si coprivano i capelli con un velo e gli uomini, anche d’estate, non si presentavano in bermuda e canottiera, ma sobriamente vestiti a festa? E se qualcuno vi dicesse, ragazzi, che il prete non poteva essere un omosessuale notorio e dichiarato, perché, in tal caso, sarebbe stato espulso dal seminario e non sarebbe mai giunto a predicare dal pulpito, né ad amministrare la santa Eucarestia, anzi, nemmeno ad essere ordinato prete, come invece oggi fanno certi arcivescovi, come quello di Santiago, in Spagna, monsignor Juan Barrio? Eh, so bene che questa non riuscireste a mandarla giù. Figuriamoci: con tutto quel che avete sentito dire a proposito del brutto vizio, e fra poco anche reato, di omofobia; e con tutte le volte che avete sentito predicare dal pulpito, anche dalle più alte autorità della Chiesa cattolica, che quest’ultima deve essere accogliente, clemente e non giudicante: come potreste mai credere che la Chiesa, in tempi relativamente recenti (neanche due generazioni or sono) fosse così omofoba e così poco cristiana? Scommetteremmo che riuscireste a mandar giù più facilmente il fatto che gli eretici, nel Medioevo, venivano mandati al rogo, che non l’esclusione degli omosessuali dall’accesso all’ordine sacro e alla possibilità di dir la santa Messa e celebrare il Sacrificio eucaristico di Gesù Cristo.
Eppure, ci duole dovervelo dire, quel che credete di sapere sulla santa Messa, alla luce della educazione religiosa aberrante che avete ricevuto, da indegni ministri e da altri adulti irresponsabili, e, comunque, da persone che si spacciano per cattoliche, senza esserlo affatto, è, in buona parte falso o inesatto; la Messa non è quella cosa lì, che oggi va di moda in certe chiese (non in tutte, grazie a Dio): non è quella dei burattini, né quella dell’aperitivo e del ballo, e nemmeno quella dei preti omosessuali. Niente affatto; è tutta un’altra cosa. E, più in generale, dovete sapere innanzitutto questo: che la santa Messa non è una cerimonia incentrata sui fedeli; che non ha per protagonista l’assemblea dei fedeli; che non è, in alcun modo, una celebrazione dell’uomo; ma è, al contrario,una celebrazione e un rinnovarsi del Sacrificio di Cristo per gli uomini, nella forma della santa Eucarestia. Ci sarebbe la santa Messa anche dove il prete dovesse officiarla da solo, dato che non c’è più nessuno, in certe parrocchie e in certe comunità, che abbia voglia di recarvisi; perché là dove il sacerdote spezza il pane e versa il vino, dopo averli benedetti e, invocando la santissima Trinità, reso possibile la loro transustanziazione nel Corpo e nel Sangue di Cristo, lì c’è la Messa, lì c’è Dio. Viceversa, se pure una chiesa fosse affollata da mille o duemila persone, tutte eleganti e venute apposta per sfoggiare pellicce e stivali di cuoio, perle e orecchini di pietre preziose, e tre o quattro vescovi o sacerdoti celebrassero insieme una messa fastosa, vi sarebbe, sì, comunque, la presenza di Cristo nel Sacrificio eucaristico, ma non vi sarebbe il vero spirito evangelico, bensì una sua penosa contraffazione. Di conseguenza, chi ardisse amministrare le sacre Specie, pur avendo l’animo impuro, e chi ardisse accostarsi alla santa Comunione senza essersi debitamente confessato e pentito dei suoi peccati, commetterebbe un sacrilegio, e mangerebbe non già il Corpo di Cristo, bensì la sua stessa condanna e la sua stessa dannazione.
E adesso, dopo aver cercato di chiarire cosa la santa Messa non è, proviamo a dire positivamente cosa essa è. Ci serviamo, per fare questo, di un Messale antecedente al Concilio Vaticano II; non perché, dopo quell’evento, non si siano più stampati messali perfettamente cattolici, o perché tutto ciò che è uscito dalla stagione posteriore al Concilio sia da guardarsi con sospetto o con disprezzo, ma perché, innegabilmente, la chiarezza teologica e didattica che pervadeva la Chiesa fino alla vigilia degli anni Sessanta del ‘900 appare esemplare, a fronte del variegato e confuso panorama odierno, ove a opere, documenti e ministri veramente esemplari, si affiancano, nella massima confusione, opere, documenti e ministri dalle idee confuse o, peggio, dalle idee non cattoliche: idee moderniste, per esempio, o neomoderniste. E a quei giovani che non lo sapessero, giova ricordare che il modernismo non è, come taluno, interessato, vorrebbe far credere, specialmente a coloro i quali son poco infornati sulla recente storia della Chiesa, una versione aggiornata, e, ovviamente, migliorata e più simpatica del cattolicesimo, bensì la sua contraffazione e la sua radicale negazione: tanto è vero che il santo papa Pio X, nel 1907, con l’enciclica Pascendi Dominci gregis e con il decreto Lamentabili Sane Exitu, definì il modernismo come “la sintesi di tutte le eresie”, e comminò la scomunica per i suoi aderenti.
Leggiamo, dunque, nel Messale Romano Quotidiano (a cura di Giacomo Alberione (Alba, Edizioni Paoline, 1935, pp. 8-10):
La Messa è il sacrificio della nuova Legge, in cui, sotto le specie del pan e del vino, sono offerti pel ministero del sacerdote il Corpo e il Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo è il sacrificio del Calvario rinnovato, non colla morte reale e cruenta, ma colla morte mistica, che si verifica per la separazione della sacre specie e, cioè, per la separazione del Corpo e del Sangue di Gesù. Il Sacerdote è lo stesso che sul Calvario, Cristo, il quale, invece di offrirsi da sé, si offre per mezzo dei suoi Ministri; la vittima è la stessa, Gesù Cristo, misticamente svenato dalla consacrazione, che divide il sangue dal suo corpo. Se il sacrificio del Calvario compì la Redenzione, quello dell’Altare ne applica i frutti; e può dirsi “la distribuzione e applicazione, a noi, dei meriti di Cristo, e la nostra partecipazione abituale alla sua Redenzione”. La Messa è l’atto più sublime della Religione ed ottiene mirabilmente i suoi fini: di adorazione, ringraziamento, impetrazione e propiziazione. Infatti la Messa è sacrificio latreutico, perché riconosce il sommo ed universale dominio di Dio sulle creature, colla mistica morte di Cristo; è eucaristico, perché ringrazia Dio, per mezzo di Gesù, Sommo sacerdote, dei benefici che ci ha concessi; è impetratorio, perché Gesù, colla voce del suo sangue ci ottiene favori e grazie; è propiziatorio, morendo misticamente, placa la divina giustizia. La Messa è pure un sacramento, e, cioè, una cosa sacra, un banchetto spirituale istituito da Cristo nell’ultima Cena, e che esige la Comunione. Il Ministro è il sacerdote, ma, uniti qui e per mezzo di lui, anche gli assistenti offrono il Sacrificio; quindi logico che vi prendano parte anche colla S. Comunione. Il miglior modo per fare la preparazione e il ringraziamento alla S. Comunione è la Messa, ascoltata devotamente. […]
La Messa rinnova l’ultima cena del Signore e, quindi, il suo primitivi rito non fece che riprodurre l’ultima cena, che finì col sacrificio della Messa, celebrato, la prima volta, da Gesù avanti di offrirlo cruento sul Calvario. La Messa dei primi cristiani agape fraterna, che alternava le preghiere, le letture e le spiegazioni dei libri santi, e poi col santo Sacrificio e la santa Comunione. L’agape fraterna, innestandosi suggi usi della Sinagoga, cominciava sul far della sera del sabato e si protraeva nella notte; qualche volte le preghiere, le letture e le istruzioni si protraevano fino all’albeggiare della domenica, dando così origine alla Mesa domenicale, che terminava l’agape notturna. Così la domenica fu la prima festa cristiana santificata dalla Messa. […]
Nei primi tre secoli la Messa si celebrava di notte; all’epoca della pace, invece, di giorno; ora si può celebrare dall’aurora a mezzodì…
Colpisce anche quest’ultima circostanza, ossia il fatto che la Messa, fino al principio degli anni Settanta del ‘900, si svolgeva esclusivamente di domenica; è stato solo il 16 giugno del 1972 che, avvalendosi di una facoltà concessa da Paolo VI, i vescovi italiani hanno acconsentito che la Messa domenicale si potesse anticipare alla sera del giorno precedente, e ciò per gravi motivi di lavoro o altro, che avrebbero reso difficile la partecipazione alla Messa della domenica. Si raccomandava, però, che tale scelta fosse dovuta a circostanze realmente eccezionali e cogenti; mentre è accaduto che, quasi subito, la Messa del sabato sera ha semplicemente sostituito quella domenicale, e ciò per lasciar libere le famiglie e le persone di dedicarsi tutto il giorno di domenica allo svago e al divertimento. Insomma, è accaduta la stessa cosa di quando il Concilio Vaticano II decise di permettere che, ove le circostanze lo avessero reso opportuno, si potesse sostituire la Messa in latino con quella nelle lingue nazionali, e invece la Messa in latino scomparve dall’oggi al domani, e quasi tutte le chiese e i sacerdoti presero a celebrare la Messa unicamente nelle lingue nazionali.
Lo slittamento all’indietro della Messa domenicale è stato solo uno dei segnali che indicavano, da un lato, la graduale erosione dell’autentico sentimento di devozione religiosa, di quel timore e tremore di Dio di cui parlava Kierkegaard, per fare posto a un atteggiamento molto più pratico e disinvolto nei confronti della vita soprannaturale; dall’altro, confermava le tendenze in atto a partire dalla svolta antropologica in teologia, per cui i cristiani odierni non vedono più la loro fede come uno slancio dell’anima verso Dio, nel quale la Grazia viene liberamente donata all’uomo dal Signore, ma come un atto della volontà dell’uomo per stabilire una relazione con Dio, abbassando, per così dire, lo statuto ontologico di Lui al livello dell’umano, o molto vicino ad esso; e par quasi che sia l’uomo a conquistarsi il “diritto” alla vita soprannaturale, dato che sempre meno si parla dell’umiltà con cui l’uomo dovrebbe porsi nel chiedere a Dio di conoscerlo, amarlo e servirlo nel giusto modo, che unicamente Lui può ispirare all’uomo. Solo che questo non è più il cattolicesimo...
Che cos’è la santa Messa?
di
Francesco Lamendola
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