ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 25 febbraio 2016

Fidarsi interamente di Dio

MISTICISMO ULTIMA SPERANZA

Sarà il misticismo a rinnovare la cristianità e a dare speranza all’uomo con la sua forza divina. Il grande pericolo che incombe sulla cristianità e sulla Chiesa è di farsi strumento del Diavolo e traendo in inganno i molti 
di Francesco Lamendola


Il misticismo è sempre stato non solo un "filone" dello sviluppo storico della religione cristiana, ma, anche, un atteggiamento di fondo, diffuso, radicato, presente in tutti i riti, in tutte le comunità parrocchiali, in tutte le famiglie e presso quasi tutti i fedeli. Non c'è solo il misticismo dei grandi contemplativi, di Francesco d'Assisi o di santa Teresa d'Avila, che ne hanno fatto la loro modalità specifica di vivere la fede; c'è anche quello dei sacerdoti, delle suore, dei padri e delle madri di famiglia, dei giovani, che si prendevano qualche ritaglio di tempo nell'arco della giornata per accostarsi a Dio nell'intimo della preghiera e della contemplazione, nel colloquio personale con Lui, nell'abbandono fiducioso al Suo amore, al Suo soccorso, al Suo ascolto. Abbiamo adoperato l'imperfetto perché, oggi, questa modalità di vivere la fede cristiana sembra essere in caduta verticale, praticata ormai da pochissimi (anche se, trattandosi del fatto spirituale per eccellenza, è difficile dire se le impressioni esterne corrispondano al vero). Almeno in apparenza, il cristianesimo odierno si è incardinato quasi esclusivamente sulla dimensione esteriore e visibile, sia della preghiera (comunitaria, appunto; mentre il misticismo è un fatto squisitamente individuale), sia dell'azione sociale (volontariato, attivismo sindacale e politico). In altre parole, la pratica cristiana ha eroso quasi del tutto la propria dimensione interiore, spirituale, per concentrarsi e, in definitiva, per identificarsi, con l'azione visibile ed esteriore, relegando l'altra nel ruolo, marginale e sussidiario, di pratica riservata ad alcune anime "elette", un tempo assai ammirate, oggi, invece, guardate sovente con una certa sufficienza, come un anacronismo.
Ad esempio, il modello ideale di prete sembra essere colui che agisce nel sociale, preferibilmente con una forte carica di contestazione (vedi la «Lettera a una professoressa» dei ragazzi della scuola di Barbiana, ispirati da don Lorenzo Milani; documento carico di risentimento sociale e del tutto sprovvisto di una qualsiasi prospettiva spirituale), e non più, come lo era in passato, il curato d'anime, il pastore del gregge che confessa e che dirige spiritualmente i suoi parrocchiani, come faceva il santo curato d'Ars, Jean-Marie Vianney. Il prete che va per la maggiore, oggi, si direbbe che non abbia bisogno di porsi l’obiettivo della santificazione; basta che sia giovane, dinamico, molto attento ai bisogni dei ragazzi (un po' meno a quelli degli anziani: tanto, fra qualche anno...; del resto, si sa, bisogna puntare sul futuro), molto "aperto" in fatto d morale, specialmente sessuale, molto impegnato socialmente e politicamente (a sinistra, si capisce), molto comprensivo sui temi etici (aborto, eutanasia, matrimoni omosessuali), molto tollerante, molto disponibile (nel senso di permissivo: fino al punto di celebrare dei matrimoni religiosi simili a spettacoli circensi), sempre schierato a difesa dei più deboli (ma non necessariamente quelli "veri", bensì quelli che i media e la cultura dominante presentano come tali, a cominciare dagli immigrati, tutti indistintamente presentati come tali, nonché come “disperati”, ovviamente “in fuga da guerra e povertà”: regolari e irregolari, onesti e spacciatori, miti e aggressivi). Gli ordini religiosi, i monaci, le suore, sono visti, da molti se non da tutti, come dei "relitti" di un vecchio modo, ormai irrimediabilmente superato, d'intendere la religione. I monaci e le suore di clausura, in particolare, suscitano curiosità, ma non ammirazione, anzi, un certo sospetto, una certa qual diffidenza; ci si chiede: «Da che cosa mai staranno fuggendo?», e, cresciuti nella scuola del sospetto inaugurata dagli psicanalisti, si tende a vedere in essi i malinconici prodotti di una repressione psicologica – e, naturalmente, sessuale - sfociante in una particolare forma di nevrosi: la nevrosi religiosa. Un disturbo da curare, come ce ne sono altri. Quanto alla santità, a che serve? Meglio un prete dinamico, che porta i ragazzi a ballare.
Ebbene, bisogna avere chiaro il concetto che questo slittamento, questo sbilanciamento della cristianità verso una pratica prevalentemente, o quasi esclusivamente, comunitaria ed esteriore, della propria fede religiosa, ha rappresentato un enorme impoverimento per il cristianesimo stesso. Il grande serbatoio spirituale della religione è situato nella dimensione interiore: è lì che la fede attinge le forze per affrontare le difficoltà, grandi e piccole, comunque incessanti, della vita quotidiana. Gesù raccomandava ai suoi discepoli: «Pregate sempre, senza stancarvi mai»; e  rimproverava Marta di preoccuparsi troppo del servizio materiale agli altri (in quel caso, a Lui stesso, il Maestro) ma di trascurare "la parte migliore", quella spirituale, l'ascolto della Parola e la meditazione su di essa. Il cuore della religione è la fede: cioè la ricerca personale e l'incontro mistico con Dio.
Cos'è il misticismo? Una maniera di rapportarsi a Dio, che prescinde sia dalla realtà sensibile, sia dalla dimensione razionale. Dunque non è liturgia e non è teologia; è qualcos'altro: qualcosa in più, e non qualcosa di meno. Il mistico è colui che ha un immenso privilegio: quello di "vedere" Dio, di udirlo, e di riceverne – talvolta - un particolare messaggio, destinato non a lui solo, ma a tutti i credenti.  In effetti, vi sono due tipi di esperienze mistiche: spontanee e intenzionali. Sono spontanee quelle in cui un soggetto "vede" il divino senza averlo cercato, almeno in apparenza; e ciò può accadere a dei bambini o a degli adolescenti (La Salette, Lourdes, Fatima); oppure a degli adulti (gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni nell'episodio della Trasfigurazione di Cristo; san Paolo nell'apparizione di Cristo sulla via di Damasco). Sono intenzionali le esperienze mistiche nelle quali il soggetto, attraverso una serie di pratiche e anche di "tecniche" (come la "lectio divina": suddivisa, a sua volta, in "lectio", "meditatio", "oratio" e "contemplatio", o il digiuno, la veglia, la mortificazione della carne, ecc., tende con tutte le forze dell'anima ad incontrare Dio nelle profondità della coscienza, eventualmente anche con l’intercessione degli Angeli, dei Santi e della Vergine Maria. In effetti, sia nell'un caso che nell'altro, ad agire in maniera decisiva è la Grazia divina, e non la volontà umana: nessuna esperienza mistica è possibile su una base puramente volontaristica. Nondimeno, resta il fatto che la mistica è il cuore della religione, compresa la religione cristiana. E poiché nel cuore della religione cristiana c'è l'Incarnazione di Dio in un essere umano (che è un "mistero", nel senso teologico del termine: qualcosa che eccede la ragione umana, non qualcosa che sta al di sotto di essa), ecco che la meditazione sul mistero dell'Incarnazione è, per così dire, il cuore del cuore della pratica cristiana; e coloro che vi si dedicano, anima e corpo, non sono "in fuga dal mondo", ma sono, alla lettera, gli intercessori fra l'umanità e Dio e i collaboratori più preziosi nel piano della redenzione divina.
Giunti a questo punto, forse possediamo anche gli strumenti per capire le ragioni profonde, e inconfessate, della diffidenza, se non addirittura del discredito, che hanno creato come un diaframma fra il "cristiano medio" e la dimensione del misticismo: il fatto che l'uomo moderno, e anche parecchi che si credono cristiani, non aspettano più la redenzione da Dio, ma pensano di potersi redimere da soli, sostituendo la loro azione a quella divina. Resta, semmai, una certa curiosità, e anche una certa popolarità, nei confronti di quei mistici che operano miracoli, specialmente se "socialmente utili", come le guarigioni dalle malattie gravissime o incurabili: il che è una forma di idolatria ed è proprio quel che Gesù poneva ogni cura di evitare, per esempio ordinando di tacere ai malati che guariva, ai ciechi che risanava o agli indemoniati che esorcizzava, o allontanandosi subito dopo aver operato simili cose; e ciò appunto per evitare che la folla concentrasse l'attenzione sul miracolo come fatto visibile e materiale, piuttosto che sul mistero di Dio e sull'ascolto della Sua parola.
Da quanto abbiamo fin qui detto possiamo capire come il cristianesimo odierno abbia quasi smarrito la sua anima religiosa e sia diventato, da un lato, dottrina e pratica sociale, con un orientamento fortemente immanentistico e una prospettiva decisamente storicista, quasi che l'uomo, e non Dio, fosse il fine e il senso della creazione (ammesso e non concesso che un fine ed un senso esistano, cosa da molti, anche fra i cosiddetti credenti, revocata in dubbio); e, per un altro lato, una ricaduta verso forme e mentalità di tipo superstizioso e "fideistico", nel senso negativo del termine, ossia nel senso di negazione e disprezzo della ragione (che la sana teologia cristiana non ha disprezzato mai, nel modo più assoluto) e nella ricerca del soprannaturale, inteso solo come "spettacolare".
A scopo di ulteriore riflessione, riportiamo una pagina di Giorgio Fedalto,  ordinario di storia del cristianesimo all’Università di Padova (da: G. Fedalto, «Le porte del Cielo. Il cristianesimo e i segni dell’Aldilà: apparizioni, visioni, testimoni», Cinisello Balsamo, Milano, 2002, pp. 181-183):

«Cosa fare per espandere il messaggio che il mistico ha ricevuto, dal momento che “il misticismo deve trasformare l’umanità”? Sempre Bergson risponde che occorre trasmettere il messaggio a poco a poco e i mistici lo sentono, lo sanno. “Il grande ostacolo che incontreranno è quello che ha impedito la creazione di un’umanità divina”. Ciò sembra vero anche se un filosofo ragiona con proprie categorie, come anche se scrive che, essendo impossibile una diffusione generale immediata del messaggio mistico, ci potrebbe essere un metodo diverso da seguire, quale è quello “di comunicarlo, benché già indebolito, ad un piccolo numero di privilegiati che insieme formerebbero una società spirituale; le società di questo genere potrebbero disperdersi; ciascuna di queste, tramite alcuni dei suoi membri, che sarebbero eccezionalmente dotati, darebbe vita ad una o a molte altre società; così si prolungherebbe lo slancio fino al giorno in cui un profondo cambiamento delle condizioni materiali, imposte all’umanità dalla natura, permetterebbe, dal lato spirituale, una radicale trasformazione” (Bergson, “Le due fonti della morale e della religione”, p. 171).
Il compito del mistico, sia pure grandissimo e difficilissimo, sarebbe così limitato, in quanto altri, convergenti interverrebbero a prendere e a realizzare quanto è stato manifestato. Dal momento che il mistico si rivolge ad uomini che hanno la sua stessa religione, la sua funzione sarebbe di riaccendere la religione portando qualcosa dell’ardore che lo anima. Chi professa la stessa religione non farà fatica ad accettare ad accettare il suo messaggio, che invece non dirà assolutamente niente è lontano dal suo spirito (idem, p. 173).
A chi obiettasse che vi sono i canali ordinari della grazia e che la religione di per sé non ha bisogno dei mistici, Bergson ciò può essere vero, ma dal momento che ci sono stati dati, ci sono, con tutte le loro manifestazioni straordinarie, una volta si se appurato trattarsi di perone e di fatti autentici e attendibili, allora come il misticismo beneficia della religione, così la religione si può arricchire del misticismo” (p. 174): “In questo modo si spiega il compito che (il mistico) si sente chiamato svolgere all’inizio, quello di un intensificatore della vita religiosa”. Anche non volendo accettare la concezione di un misticismo attivo, “capace di andare alla conquista del mondo”, in quanto è un dono e un compito della grazia di Dio, è pur sempre accettabile che i gradi mistici siano stati generalmente “degli uomini e delle donne d’azione, di un buon senso superire: poco importa che abbiamo avuto per imitatori degli squilibrati, o che qualcuno tra loro abbia risentito, in alcuni momento, di una tensione estrema e prolungata dell’intelligenza e della volontà” (p. 178).
Persone di buon senso, dunque, i mistici che hanno percorso un certo cammino , passando per vari stato, che, se possono variare l’uno dall’altro, si assomigliano molto in quanto la strada percorsa è la stessa Va comunque notato che, se alle spalle hanno una tradizione di cui hanno potuto subire l’influenza, “i grandi mistici si preoccupano poco di questa tradizione; ciascuno di loro ha la sua originalità, che non è voluta, che non è stata desiderata” (p. 180). Può anche essere che il loro fondamentale riferimento al Vangelo sia sufficiente per loro, come anche l’accettare “con docilità assoluta”l’insegnamento della Chiesa o l’obbedire al proprio confessore, cui saranno istintivamente indirizzati.»

Come si vede, l’interpretazione del misticismo qui esposta è quella di Henri Bergson, precisamente nel suo saggio «Le due fonti della morale e della religione», pubblicato nel 1932. A dire il vero, è un po’ strano – ma in linea con i tempi – che un autore d’impostazione cattolica, e che pubblica un libro sul misticismo con la maggiore casa editrice cattolica italiana, non colga affatto quanto di non cristiano vi è nella concezione del misticismo delineata da Bergson: ossia che l’élan vital, motore di tutta la sua filosofia, per mezzo di essa arrivi a cogliere se stesso (cosa non molto diversa dallo Spirito hegeliano che crea l’essere, invece di esserne creato). I concetti-chiave dei pensatori dovrebbero servire a comprendere il reale, piuttosto che le loro rispettive filosofie. Perché, in quel modo, l’Io non uscirà mai da se stesso: mentre tale uscita è la condizione di ogni misticismo autentico, ossia di ogni autentico tentativo d’incontro intimo e personale dell’umano con il divino. Perciò, anche se possiamo condividere taluni passaggi del ragionamento di Bergson, dissentiamo profondamente dalla sua idea di fondo, che piacque, infatti, ai modernisti, ma non aveva nulla di condivisibile, dal punto di vista di una sana teologia cristiana: cioè che la mistica sia, in definitiva, un dono che l’uomo fa a se stesso. Nossignori: la mistica è un dono che Dio fa all’uomo; quel che può fare l’uomo, è di collaborare cin Dio, aprendosi a ricevere quel dono preziosissimo, con “timore e tremore”, come direbbe Kierkegaard.
Ed è di questo misticismo – umile, centrato su Dio, proiettato verso le altezze e non sull’uomo stesso – che il cristianesimo, oggi, ha bisogno, per tornare ad essere quello che era: una religione piena di risorse spirituali, e una fede che affascina, seduce e cattura le anime, rendendole totalmente disponibili al disegno di Dio. Se non faranno questo, i cristiani del nostro tempo condanneranno il cristianesimo alla fine, attraverso una più o meno lenta consunzione, un progressivo inaridimento. Pure, le sfide del terzo millennio, per la civiltà europea e per l’umanità tutta, sono così tante e così gravi, da far vacillare la nozione stessa di ciò che si può considerare umano: un essere creato artificialmente, manipolando il Dna e, magari, mescolandolo a quello di specie animali, sarà ancora un essere umano? E che cosa faranno gli uomini del terzo millennio, di fronte a tali sfide decisive, se non potranno più attingere al serbatoio di risorse spirituali che solo la vera fede può dare? Ora, la vera fede si riconosce da questo: dal fidarsi interamente di Dio; dal lasciare che sia Lui a guidare i nostri pensieri e i nostri passi; dal rinunciare all’idea di aver compreso i disegni di Dio, più di Lui stesso, e di poterli realizzare da soli, senza di Lui e, magari, meglio di Lui. Perché questo non sarebbe cristiano, ma satanico. E tale è il grande pericolo che incombe sulla cristianità e sulla Chiesa medesima, in questo nostro tempo: di farsi strumento del Diavolo, traendo in inganno molti e distruggendo gran parte di ciò che Dio ha costruito, per il bene dell’uomo e con la fiduciosa collaborazione dell’uomo stesso.


Sarà il misticismo a rinnovare la cristianità e a dare speranza all’uomo con la sua forza divina

di Francesco Lamendola

Bolliti misti

"Contro natura", le due parole sacre che i bolliti non capiscono


San Giuda Taddeo, servo di Gesù Cristo, Giuda santo da non confondere col Giuda traditore, l’Iscariota, e quindi Giuda autore della Lettera di Giuda, ultimo libro della Bibbia prima del libro dell’Apocalisse, ti ringrazio per avere incastonato l’espressione “contro natura” nella Sacra Scrittura, così rendendola intangibile. Ti riferivi ovviamente a Sodoma e Gomorra che “si abbandonarono all’immoralità e seguirono vizi contro natura” e per questo ricevettero “esemplarmente le pene di un fuoco eterno”.

“ Non abbiamo più tempo per giocare ”



Seguito  del Santo Vangelo secondo Luca. Luc 6:19-31
In quel tempo Gesù disse ai Farisei: «C'era un uomo ricco, il quale vestiva porpora e bisso e tutti i giorni banchettava splendidamente. E c'era un mendico, chiamato Lazzaro, il quale, pieno di piaghe, stava buttato al portone di lui, bramoso di sfamarsi con le briciole che cadevano dalla tavola del ricco, ma nessuno gliele dava: venivano invece i cani a leccare le sue piaghe. Or avvenne che il mendico morì, e fu portato dagli Angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto nell'inferno. Allora alzando gli occhi, mentre era nei tormenti, egli vide lontano Abramo, e Lazzaro nel suo seno. E disse, gridando: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a bagnar la punta del suo dito nell'acqua, per rinfrescarmi la lingua, perché io spasimo in questa fiamma”. Ma Abramo gli disse: “Figliolo, ricordati che tu avesti i beni in vita, mentre Lazzaro allora ebbe dei mali: e quindi ora lui è consolato e tu soffri. E poi, tra noi e voi c'è un grande abisso, tale che quelli che vogliono di qui passare a voi non possono, né di costà a noi possono valicare”. E quello replicò: “Allora, o padre, ti prego, che tu lo mandi a casa del padre mio, ché ho cinque fratelli, affinché li avverta di queste cose e non vengano anch'essi in questo luogo di tormenti”. E Abramo gli rispose: “Hanno Mosè ed i profeti: ascoltino quelli”. Replicò l'altro: “No, padre Abramo, ma se uno dai morti andrà presso di loro, si convertiranno”. Ma Abramo gli rispose: “Se non ascoltano Mosè ed i profeti, non crederanno nemmeno se uno risuscitasse da morte”».
Lettura 1
Omelia di san Gregorio Papa Omelia 40 sul Vangelo
Che significa, fratelli carissimi, che significa questo ricco che indossava porpora e mussolina, e ogni giorno scialava, se non il popolo Giudaico: la cui vita all'esterno pareva ben ordinata, ma che si serviva della legge che aveva ricevuta per farne ostentazione, vivendo tutto nelle delizie, e non per sua utilità? E questo Lazzaro coperto di piaghe non è esso figura del popolo Gentile? Il quale nel rivolgersi a Dio non arrossì di confessare i propri peccati, ed il suo male venne così all'esterno. Come l'umore che attratto alla pelle da un taglio, se n'esce fuori.

La missione di Michele

La ricchezza infinita di avere un figlio down in un mondo dominato dall’illusione che la vita debba essere senza intoppi

Storia di Michele Ceriani, che il 13 marzo compirà un anno, uno splendido bambino down. Io e mio marito siamo sposati da quasi 12 anni e abbiamo quattro figli che hanno benedetto la nostra unione. Non sapevamo che Michele fosse un bimbo down, non abbiamo fatto per scelta nessuna indagine prenatale, certi del fatto che in ogni caso la vita, in quanto dono, va preservata!

Un dipinto fiammingo del XVI secolo esposto in questi giorni al Met di New York. Si vedono un angioletto e un pastorello affetti dalla sindrome di Down

Il prossimo non sostituisce Dio!

Un sacerdote senza la talare che cosa ci dice?

"Chi non ama la sua talare resisterà ad amare il suo servizio a Dio? Il prossimo non sostituisce Dio! Non è soldato chi non ama la sua divisa." (Card. Giuseppe Siri)

1. Il monaco senza abito.
Si dice che l'abito non fa il monaco, il che è vero, nel senso che non basta mettersi qualcosa addosso per cambiare vita o distinguersi esteriormente dal mondo per operare la propria conversione interiore. D'altra parte, è vero anche il contrario: abbandonare l'abito religioso o deformarlo a mero "segno di riconoscimento" (come il tesserino appuntato sul petto dagli addetti di qualche azienda) può significare due sole cose, entrambe negative: o la vergogna per un modo di essere che si cerca di nascondere ogni qual volta faccia comodo; o l'idea secondo cui tra i consacrati e i laici non vi sia alcuna differenza se non sul piano puramente accidentale. In ultima analisi, è un'indebolimento della fede, occultata o deformata, che provoca l'abbandono, se non addirittura il disprezzo, della veste sacra.
Poiché oggi anche il semplice buon senso sembra vacillare, bisognerà per lo meno spendere una parola contro le obiezioni più frequenti.

Mai guardarsi dentro..!*

Cresce l’Italia che diserta le chiese: più facile perdere la fede a 55 anni

La secolarizzazione avanza. E uno su cinque non entra mai in un edificio di culto

                                           Fedeli in preghiera
Tra piazze sulle unioni civili, appelli alla tradizione natalizia e fede islamica la religione è da tempo al centro del dibattito politico e sociale del Paese. Ma non è detto che questa sua esposizione mediatica si trasformi poi in un rinnovato interesse degli italiani. Anzi, guardando i freddi dati la tendenza sembra tutt’altra. 

Meglio tardi che mai

Eco è morto e lotta insieme a voi, zombi




Paese Reale contro lo sfinimento

Cirinnà, PaeseReale contro élite. 
Si chiama proprio così: Paese Reale il sito creato in maniera autonoma da un gruppo di normali cittadini, e che raggruppa già, nei primi giorni di vita centinaia di persone. “L’elenco dei cosiddetti vip che chiedono la legge sulle unioni civili dimostra una sola cosa: che questo provvedimento è voluto dalle solite potentissime lobby. Ma le leggi si fanno per il bene del popolo, non delle élite”.

MARCO TOSATTI
25/02/2016
 Si chiama proprio così: Paese Reale il sito creato in maniera autonoma da un gruppo di normali cittadini, e che raggruppa già, nei primi giorni di vita centinaia di persone. Come da’ notizia l’agenzia Zenit sono impiegati, liberi professionisti, insegnanti, medici, pensionati, ma anche studenti, operai, sacerdoti, disoccupati, casalinghe, mamme.   

Foglia di fico

Unioni civili, l'accordo Pd-Ncd è una truffa Sulle adozioni lasciata mano libera ai giudici

Unioni civili

La grande truffa alla fine è stata dunque svelata: il maxiemendamento su cui verrà votata la fiducia al governo, prevista per le 19 questa sera, è stato presentato ieri sera al termine di una giornata incandescente, con gli ultimi tentativi di trovare un accordo tra Pd e Ncd anche sugli articoli 2 e 3 del ddl Cirinnà, quelli che sanciscono l’equiparazione delle unioni civili al matrimonio. Alla fine, oltre alla stepchild adoption, dal testo originale viene cancellato l’obbligo di fedeltà. Resta invece l’obbligo di mantenimento in caso di separazione, la possibilità della “separazione lampo”, il cognome unico. 
Alla fine quella che gli esponenti dell’Ncd vogliono far passare come una vittoria straordinaria in nome del popolo delle famiglie, è soltanto una foglia di fico che nasconde il cedimento su tutta la linea. Pur ammesso – e non concesso – che sia accettabile riconoscere le unioni civili se diverse dal matrimonio e senza adozione, la sostanza dell’accordo va in tutt’altra direzione. 

mercoledì 24 febbraio 2016

Un eminente uomo di Chiesa...

ANTICRISTO PER MARIA VALTORTA

L’Anticristo secondo Maria Valtorta sarà un eminente uomo di Chiesa. Non sarà un laico ma un religioso un membro eminente della gerarchia cattolica e per di più un personaggio apprezzato e ammirato per le virtù morali 
di Francesco Lamendola


  
Quella di  Valtorta (nata a Caserta, ma da genitori lombardi, il 14 marzo 1897 e morta a Viareggio il 12 ottobre 1961) è stata una vicenda patetica, affascinante, ma assai controversa; ella ha avuto estimatori e detrattori agguerriti: è stata ritenuta una santa da alcuni, una falsa mistica da altri; un timido tentativo di beatificazione, appena accennato dai Servi di Maria (il suo direttore spirituale era stato un servita, padre Romualdo Maria Migliorini), si è arenato quasi subito, e, allo stato dei fatti, non sembra vicina, e nemmeno probabile, una sua riapertura.

Ma Bergoglio la santificherà..!

Luteranesimo, idealismo, marxismo - le origini del male


Da dove deriva l'idea oggi così tanto diffusa anche tra i credenti che la Chiesa debba adattarsi, anche nella sua dottrina, al mondo moderno? La storia è concepita come un processo che tende verso il meglio. C'è un'evoluzione continua che deve lasciarsi alle spalle le fasi imperfette per giungere a un progresso, a un perfezionamento che è il termine di questa evoluzione. Come siamo arrivati a questa visione che è senza dubbio dominante nella società? Qual è la scelta che è a monte di questo processo che ha portato a modificare così radicalmente la visione del mondo e della storia umana? Qual è in definitiva il "peccato originale" della cultura moderna?

“Bergoglio, ci ricorderemo”

Lentamente, giorno dopo giorno, con tenacia maligna, i predatori di anime tentano di sottrarre agli uomini almeno un po’ di alimento spirituale e lo fanno con efficacia sempre più grande poiché hanno minato le fondamenta della vita cristiana, la Messa e la fede nella presenza reale di Nostro Signore nell’Eucaristia. Hanno trasformato la liturgia in un happening e sono giunti là dove neanche Lutero osava sperare, lui che ripeteva ossessivamente: “Giriamo i loro altari e avremo distrutto Roma”.


Il cristianesimo come un prodotto umano?

PIO XI E MISTERI MARIANI

Come si spiega il rifiuto di Pio XI a esaudire la richiesta della Madonna a suor Lucia? Le aperture progressiste hanno pensato il cristianesimo come un prodotto umano frutto della storia e non come una rivelazione soprannaturale 
di F. Lamendola




                                              

Il 25 marzo del 1984 il papa Giovanni Paolo II, in unione con tutti i vescovi della Chiesa cattolica, ha solennemente consacrato il mondo al Cuore Immacolato di Maria Vergine, in Piazza San Pietro, a Roma; due anni prima, il 13 maggio 1982, aveva celebrato la stessa cerimonia a Fatima, in Portogallo, ove i tre pastorelli ebbero le celebri apparizioni e ove una folla di settantamila persone, fra cui molti giornalisti (anche di estrazione laica e irreligiosa, come il direttore di «O seculo», Avelino de Almeida, un ben noto ed acceso anticlericale), dopo un violentissimo acquazzone, videro e testimoniarono il cosiddetto “miracolo del Sole”, a mezzogiorno del 13 ottobre 1917, quando l’astro, dopo aver ruotato vorticosamente in cielo, parve sul punto di precipitare sulla Terra, per poi fermarsi improvvisamente e riprendere la sua posizione normale.

Ex papis