IL MIO NOME E' LEGIONE
Uno solo è il Vangelo di Gesù Cristo. Lutero e papa Francesco come osano predicare il vangelo come se fosse cosa loro permettendosi di mutarne il significato? Forse che hanno visto Gesù faccia a faccia come lo vide san Paolo?
di Francesco Lamendola
Sarebbe semplicistico e riduttivo ricondurre le due “anime” del cristianesimo alla dialettica fra ottimisti e pessimisti: gioiosi e pieni di fiducia nel futuro i primi, compreso il futuro della Chiesa e della cristianità; cupi e scoraggiati i secondi, incapaci di vedere altro che sciagure e catastrofi profilarsi all’orizzonte.
Cominciamo col dire che due anime, nel cristianesimo, o tre, o quattro, non dovrebbero neppure esistere, perché uno solo è il Vangelo di Gesù Cristo; e, se esistono diverse confessioni cristiane, ciò è dipeso dall’incapacità degli uomini di preservare tale unità, ossia da una serie di scismi che hanno travagliato l’unica Chiesa, la sposa di Cristo. Il fatto che ci siano stati degli scismi – e anche delle eresie – non è indice di pluralismo e ricchezza spirituale, come sono portati a pensare gli uomini, e anche i cattolici, che hanno fatto propria la mentalità liberale del mondo moderno; al contrario: è il segno del peccato, un peccato gravissimo, perché aver spezzato quella unità e aver forzato in diverse direzioni l’unico Vangelo, è la cosa più grave che gli uomini potessero fare; è il peccato contro lo Spirito, del quale Gesù stesso ha affermato che non verrà rimesso.
Nulla di cui rallegrarsi, dunque: anche per questo, anzi, soprattutto per questo, la decisione di papa Francesco di recarsi a Lund, in Svezia, per commemorare i cinquecento anni della cosiddetta riforma luterana, che fu, semmai, una ribellione e una rivoluzione, e produsse uno scisma deleterio, è stata completamente sbagliata, così come la concelebrazione della messa con un pastore luterano. Che cosa mai avranno “concelebrato”, visto che, per i protestanti, in quella particola non c’è il Corpo del Signore Gesù Cristo, ma si tratta di poco più di una semplice commemorazione, o, al massimo, di una “compresenza” di Gesù, assieme al pane, che rimane sempre pane, così come il vino rimane sempre vino? Una messa cattolico-luterana, dunque, è un controsenso, per non dire una blasfemia.
San Paolo aveva ammonito, già al tempo della prima generazione della Chiesa nascente (nella Prima lettera ai Corinzi, 10-18; traduzione della Bibbia di Gerusalemme):
Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e d’intenti. Mi è stato segnalato infatti a vostro riguardo, fratelli, dalla gente di Cloe, che vi sono discordie tra voi. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: “io sono di Paolo”, “Io invece sono di Apollo”, “E io di Cefa”, “E io di Cristo!”.Cristo è stato forse diviso? Forse paolo è stato crocifisso per v oi, o è nel nome di Paolo che siete stato battezzati? Ringrazio Dio di non aver battezzato nessuno di voi, se non Crispo e Gaio, perché nessuno possa dire:che siete stati battezzati nel mio nome. Ho battezzato, è vero, anche la famiglia di Stefana, ma degli altri non so se abbia battezzato alcuno.
Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo. La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio.
Chi predica il Vangelo, dunque, predica un solo Vangelo: quello di Cristo. Nemmeno san Paolo, che più di ogni altro ha lavorato per diffondere la Chiesa nascente, ha mai osato affermare di predicare un proprio vangelo, né che esista qualsiasi altro vangelo: eppure lui aveva ricevuto cinque volte i trentanove colpi di sferza dai Giudei; tre volte era stato battuto con le verghe, una volta era stato lapidato, tre volte aveva fatto naufragio; era stato in balia della burrasca, aveva corso pericoli innumerevoli per i fiumi, per i briganti, per i Giudei, per i pagani, nelle città, nel deserto, sul mare. Quali pericoli ha corso Lutero, quali sferzate ha ricevuto Lutero per amore di Cristo? E papa Francesco, quando è stato lapidato, quando è stato battuto con le verghe? Come osano dunque predicare il vangelo, come se fosse cosa loro, permettendosi di mutarne il significato? Come osano Karl Rahner e Walter Kasper parlare di “nuova teologia” o di “svolta antropologica”, sia come sacerdoti, sia come teologi, quando il solo compito della teologia è quello di aiutare e sostenere la fede nell’unico Vangelo di Cristo, e non certo nell’inventare nuovi significati, sia pure mascherati da nuove prospettive? Anche la prospettiva è sempre una sola: quella della Parola di Dio: da lì si parte, lì si ritorna; non ci sono altre prospettive. Come osa Enzo Bianchi parlare della chiesa post-conciliare, come se esistessero due chiese, quella prima e quella dopo il Concilio? Se davvero fosse così, allora non vi è alcun dubbio che la seconda è una falsa chiesa, una contro-chiesa; l’alternativa sarebbe di ammettere che l’altra, la chiesa precedente il Concilio, era falsa e apostatica: il che sarebbe come dichiarare che tutta la storia del cristianesimo è stata fondata su una falsità. Ma quella chiesa, è la Chiesa fondata da Cristo: con quale ardire si potrebbe sostenere che era falsa la Chiesa di Cristo? Forse che Karl Rahner, Walter Kasper, Enzo Bianchi e tutta la pletora dei preti e dei vescovi e cardinali modernisti e progressisti, si sono mai accollati la centesima parte dei sacrifici, dei rischi, delle tribolazioni che si è accollato san Paolo? Eppure, san Paolo non si è mai considerato nulla di più che un operaio nella vigna del Signore. Forse che essi hanno visto Gesù faccia a faccia, come lo vide san Paolo sulla via di Damasco? E dunque, con quale autorità costoro vengono a dirci che, fino al 1962, non avevamo capito niente, e che la Chiesa non aveva insegnato e tramandato l’autentico Vangelo di Cristo? Come osano affermare, sia pure indirettamente, che Pio V, quando convocò il Concilio di Trento, e quando promulgò il Messale Romano, sbagliava, perché non aveva saputo capire le ragioni di Lutero, né vedere il lato positivo del protestantesimo? Come osano sostenere, allo stesso modo, che Pio IX, quando condannava il mondo moderno nel Sillabo, e specialmente il liberalismo, il socialismo, il pluralismo religioso, sbagliava; e che sbagliava san Pio X, quando condannava e scomunicava i modernisti? Chi sono costoro per montare in cattedra e per dire: Noi, noi abbiamo compreso il vero messaggio contenuto nel vangelo, e noi adesso veniamo ad annunciarvelo? Con quale incredibile improntitudine fanno una cosa del genere, e sconfessano, tacitamente o esplicitamente, duemila anni di storia della Chiesa e del pensiero cattolico, compresi sant’Agostino con la dottrina del peccato e della grazia, e san Tommaso d’Aquino, con quell’opera plurisecolare che è stata la sintesi tomista della teologia cattolica?
Ecco: è la loro sconfinata superbia intellettuale che li tradisce, e che rivela di che natura sia fatto il loro cattolicesimo. Nonostante le continue raccomandazioni ed esportazioni fatte da Gesù ai suoi discepoli affinché il suo Vangelo sia accolto con modestia, con semplicità ed umiltà di cuore, costoro, divorati dall’ambizione e dalla smania di novità, schiavi del loro ego, invece di tramandare e illuminare, per quanto possibile, le verità ricevute, e fedelmente custodite dalla Chiesa nel lunghissimo arco della sua storia, le verità per le quali hanno dato la vita innumerevoli martiri, hanno la faccia tosta di venirci a dire che quelle verità non erano tali, che non erano fedeli a Cristo, che non rispecchiavano debitamente il Vangelo; e papa Francesco (ma preceduto, in questo, da Giovanni XXIII) viene a dirci che la Chiesa aveva dimenticato la misericordia, e meno male che lui l’ha riscoperta, meno male che lui si è accorto di una così grave infedeltà, e l’ha rimessa all’ordine del giorno! Invero, è assai più facile che accada il contrario: che a sbagliare sia lui, con la sua interpretazione unilaterale della misericordia di Dio; con il suo silenzio totale, assordante, sul male e sul peccato, nonché sulla giustizia di Dio, sul giudizio di Dio, sul paradiso e sull’inferno, sul destino finale ed eterno dell’anima. Con quale diritto, con quale ardire questo papa viene ad insegnare un vangelo che non somiglia per nulla al Vangelo che ci è sempre stato insegnato, un catechismo che non ha niente a che fare con il vero Catechismo, quello di san Pio X? Forse che, nella Chiesa cattolica, vigono le stesse dinamiche di qualsiasi altra istituzione terrena: passano i tempi, cambiano le mode, si succedono gli uomini, e ciò che era insegnato ieri come vero, viene sostituito da una nuova verità? Questo può accadere nei partiti politici, nei movimenti culturali, nella filosofia, nell’arte, nella scienza, tutte cose di quaggiù, di questo mondo: ma non può valere per la Chiesa di Cristo. La Chiesa di Cristo, quella vera, quella istituita da Lui e affidata a san Pietro, non funziona così: perché è opera umana solo in parte; per l’altra parte, è opera di Dio, ispirata e sostenuta dallo Spirito Santo, e perciò infallibile. Nella Chiesa di Cristo, i pastori non hanno la smania di piacere, di farsi applaudire; non sono sempre lì a sorridere e a farsi belli, specialmente davanti ai nemici della Chiesa, ai nemici della morale insegnata da Cristo. Forse che Gesù Cristo si sarebbe mostrato così amichevole verso Emma Bonino ed Eugenio Scalfari? Emma Bonino è quella signora – andare su Internet per credere – che, fin da giovane, si faceva fotografare con la pompa da bicicletta dentro la vagina delle donne incinte, per insegnare a tutte le “compagne” come si fa a sbarazzarsi di un nascituro indesiderato. Ed Eugenio Scalfari è il gran papa della chiesa gnostico-massonica, fondata sui valori, o meglio sui contro-valori, della libertà senza Dio: il divorzio, l’aborto, l’eutanasia, gli sconci matrimoni omosessuali, senza tralasciare, ci mancherebbe, la sacrosanta libertà di drogarsi a piacere. Sì, può essere che Gesù sarebbe andato a casa loro: ma per convertirli, non per approvarli; per ammonirli, non per fare loro i sorrisi; per metterli in guardia contro il destino eterno che attende chi non ha il timor di Dio e agisce contro le sue leggi e contro l’amore del prossimo: che non consiste nel dire a ciascuno di fare ciò che vuole.
Abbiamo sfiorato un tema centrale; vogliamo riprenderlo. La neochiesa modernista e progressista non parla mai del male; non parla del diavolo, né della tentazione, né del peccato, né del castigo: non parla della dannazione eterna. Così facendo, mostra con ogni evidenza la sua ispirazione terrena, laica, o peggio; mostra ampiamente di non essere la vera Chiesa di Cristo. Gesù, del peccato e dell’inferno, parlava, eccome. Gesù esorcizzava gli indemoniati: perché all’esistenza del diavolo, lui, credeva in pieno. E come avrebbe potuto non crederci, se la prima delle prove che sostenne nella sua vita pubblica fu quella di andare nel deserto per essere tentato dall’antico avversario? Sappiamo bene cosa ne pensa, in proposito, il clero modernista e progressista, cosa ne pensano i teologi che vanno nello “spirito” (quale?) del Concilio Vaticano II. Certo non è lo Spirito di Dio, lo Spirito Santo. Per loro, tutti questi discorsi sul diavolo sono solo chiacchiere, favole che le nonne raccontavano ai bambini per farli star buoni, e che i monaci e i preti del Medioevo dicevano ai fedeli per lo stesso motivo. Secondo loro, gli esorcismi praticati da Gesù non erano veramente tali: la gente li credeva esorcismi, ma erano semplicemente guarigioni dall’isterismo e da altre forme di malattia mentale. E allora vadano a rileggersi l’episodio dell’indemoniato di Gerasa, narrato, con qualche variante, da tutti e tre i Sinottici: Matteo, Marci e Luca. A Gesù che domanda allo spirito maligno di dire il suo nome, questo risponde: Il mio nome è legione, perché siamo molti! E che fossero molti lo si vide ben tosto, allorché, espulsi dal corpo dell’indemoniato, essi si riversarono in una mandria di porci che pascolava lì accanto, e che corse a precipizio verso l’acqua, gettandovisi e annegando miseramente. Non era un diavolo: erano decine e centinaia di diavoli. Per la precisione, una legione romana comprendeva da quattro a seimila soldati. Se quell’uomo era semplicemente vittima di una qualche forma d’isterismo, o di epilessia, o di chissà quale altra strana malattia, come fu possibile che decine e centinaia di animali, d’improvviso, si comportassero come in preda a una terribile forza più grande di loro, che li spinse ad andare contro l’istinto di conservazione e ne provocò la morte quasi immediata? Se quell’uomo non era indemoniato, come mai la voce che parlava con la sua bocca chiese a Gesù il permesso di entrare nei porci, e i porci, all’istante, fecero quel che abbiamo detto?
Senza dubbio anche oggi il diavolo, che non è svanito nel nulla solo perché la sua esistenza disturba il razionalismo neoprotestante e modernista di quei signori teologi e di quei vescovi che disprezzano la Scrittura e la Tradizione, e che vorrebbero riscrivere e correggere il sacro Magistero, si tiene pronto a rinnovare i suoi assalti contro la Chiesa e non opera da solo, ma con moltissimi altri spiriti maligni, il cui numero è legione. Forse questa legione è già penetrata, e da tempo, all’interno della Chiesa cattolica. Non aveva affermato Paolo VI, sono ormai più di quarant’anni, di percepire, in Vaticano, il fumo di satana? E non hanno messo in guardia le rivelazioni di numerose sante e mistiche, come Lucia dosa Santos o Faustina Kowalska? Perché i Rahner e i Kasper non parlano mai di Fatima, né di Lourdes, né di La Salette? Ne sanno di più loro, sul diavolo, di quanto ne sapeva il Nostro Signore, Gesù Cristo? E perché i Bianchi parlano sempre e solo dei nostri “fratelli maggiori” giudei, dei nostri amabili musulmani e luterani, e mai del peccato, del giudizio e dell’inferno? Nel cattolicesimo non c’è più l’errore, non esiste più l’eresia, hanno tutti ragione e chiunque può dire quel che gli pare? Di fatto, è ciò che sta accadendo, grazie ai cattivi maestri come loro. Ma, certo, tale relativismo non ha niente a che fare con il solo e vero Vangelo di Gesù Cristo...
«Il mio nome è Legione!»
di Francesco Lamendola
In una mia recente confessione il sacerdote - dopo aver detto che papa Francesco non ha nulla di problematico ed è certamente il papa che 'ci voleva per questi tempi' - ha affermato che 'dobbiamo accettare il fatto che ormai esistono una pluralità di teologie'.
RispondiEliminaAlla mia espressione strabiliata ha ripetuto che ci sono molte teologie, quella europea, quella americana, quella cinese... e forse ha aggiunto dell'altro (che non ho colto nel mio sconcerto).
Giusto per non farci mancare dell'altra fitta nebbia...
Ci sono anche tanti (decrescenti) preti, e faranno tante chiese, con tante messe e tanti sacrifici per tanti dei..
RispondiEliminaSono già politeisti e andranno in tanti gironi danteschi..
divideranno i cristiani quando modificheranno il rituale della transustansazione. dividi e regna questo il male vuole ottenere.
RispondiEliminanon c'e' tempo o strumenti che possano modificare questa azione organizzata da tempo.