MANELLI, LE RAGIONI DEL DECRETO. DIMISSIONATO UN VESCOVO FILIPPINO PERCHÉ AMICO DEI FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA.
Sono le resistenze, forti, ancora presenti all’interno dei Francescani dell’Immacolata, e del ramo femminile dell’istituto alla base del “Decreto” di cui abbiamo scritto ieri, e che rende nettamente più severe le condizioni di clausura di padre Stefano Manelli, fondatore dell’istituto stesso, e attualmente residente ad Albenga, in un convento dei FFI. E’ lo stesso decreto a spiegarlo: “Due successivi Commissariamenti, decretati dopo una Visita Apostolica, hanno incontrato e tuttora incontrano forti resistenze”.
Le resistenze si spiegano perché molti religiosi ritengono che nulla di quanto è stato voluto dal Fondatore, e già approvato dalla Santa Sede, possa essere modificato, “soprattutto in alcuni elementi ritenuti parte del proprio carisma”. Il documento ammette poi che “le tensioni e le divisioni sono un ulteriore elemento di disgregazione”.
La Santa Sede obietta però che “i beni temporali dei quali si tratta sono in sostanza beni ecclesiastici perché donati per la maggior parte non alle associazioni civili ma all’Istituto”. All’Istituto dunque spetterebbe la loro gestione.
Il documento continua con un’ammissione di sostanziale impotenza. “Allo stato delle cose il Commissario e la Commissione si trovano nell’impossibilità di far progredire un cammino, che necessariamente richiede modifiche alle Costituzioni, la cui approvazione è riservata alla Santa Sede che ha concesso la prima approvazione delle medesime”. Il che sembrerebbe voler dire che la bozza delle nuove Costituzioni è già pronta, anche se non è ancora stata resa nota ai diretti interessati.
Fra l’altro, le disposizioni nei confronti di Manelli e dei FFI affermano che l’Istituto non potrà ricevere postulanti per un anno nel ramo maschile, e tre anni nel ramo femminile. Sia in un caso che nell’altro si “dovrà organizzare la formazione” delle future formatrici.
Ancora una volta mi chiedo che cosa avranno mai fatto i FFI, e padre Stefano Manelli in particolare. Ai miei pazienti lettori devo anche confessare che la mia frequentazione dei Francescani dell’Immacolata è praticamente nulla. Ho incontrato una volta padre Alfonso Bruno, che non è esattamente un fan di padre Manelli, e ci siamo lasciati come ci eravamo trovati. Cioè con pochissima simpatia reciproca. Ma da un punto di vista professionale mi stupisce che tanta severità sia accompagnata da tanta poca chiarezza nelle accuse. Lasciando da parte, ovviamente, il fango mediatico e televisivo agitato dagli “ex”, che però non ha trovato per ora veste giuridica ufficiale, né sul versante italiano né su quello vaticano. Gli “ex”, come vediamo in altre organizzazioni di Chiesa e non, difficilmente giocano un ruolo di testimoni equilibrati e imparziali.
La Santa Sede vuole chiudere il caso FFI, e l’indizio che l’Anno della Misericordia è davvero finito e dimenticato la abbiamo anche da un’altra decapitazione. Questa volta si tratta di un arcivescovo filippino, che solo pochi giorni fa ha difeso a voce alta l’episcopato dagli attacchi del nuovo Presidente, Rodrigo Duterte. Ieri la Sala Stampa vaticana ha annunciato le dimissioni dell’arcivescovo metropolita filippino di Lipa Mons. Ramon Arguelles. Non è stata data nessuna spiegazione, e come pare ormai sia abitudine (contraria alla trasparenza e all’informazione) non è stato neanche aggiunto, come era buona abitudine fare: “in base all’art. XXX del Codice…”. Arguelles non è malato, ha 73 anni, quindi il suo tempo sarebbe scaduto fra due anni, ma avrebbe una colpa molto grave. Avrebbe incardinato nella sua diocesi dei Francescani dell’Immacolata che avevano lasciato dopo il Commissariamento. Non solo: avrebbe permesso la creazione di un’associazione di “Fratelli dei Francescani e dell’Immacolata”. Il sito Messa in Latino afferma che “nostre fonti riferiscono di un messaggio sul Vescovo stesso. ‘Oggi […] hanno parlato con il Vescovo e ha detto che lui non ha mai dato le dimissioni e ha scoperto questa notizia su internet, lui non sa niente, a lui non è stato comunicato neppure che è stato dimesso’. Altre fonti arrivate ora parlano di una richiesta informale di disponibilità alle dimissioni, senza che sia stata formalizzata alcuna rinuncia”.
Marco Tosatti
http://www.marcotosatti.com/2017/02/03/manelli-le-ragioni-del-decreto-dimissionato-un-vescovo-filippino-perche-amico-dei-francescani-dellimmacolata/
Dopo il dibattito sulla Fraternità San Pio X. Guardiamo la realtà e vediamo alcune cose su cui riflettere: dal caso del prete colombiano sospeso a divinis, alla ripresa brutale della persecuzione contro Padre Manelli, ad Angelo Scola che si inchina davanti all’islam, all’affettuoso dialogo di Cesare Nosiglia con gli omosessuali, alle sanzioni a Padre Cavalcoli…
Venerdì 3 febbraio 2017
Gentilissimo dottor Gnocchi,
vorrei sapere quali conclusioni ha tratto dal dibattito sulla Fraternità San Pio X che lei stesso ha innescato proprio da questa rubrica. Mi sarebbe molto utile perché lei è uno dei miei pochi punti di riferimento, che tra l’altro sono sempre meno. Insomma, visti i molti pareri espressi, che cosa conclude?
Grazie per l’attenzione e tenga duro.
Gianni Faletti
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le conclusioni le ho tratte fin dal principio. Quello che penso in proposito mi pare chiaro e non ho nulla da aggiungere. Nella mia rubrica rispondevo a una lettera, non aprivo un dibattito. Poi, più che altro, ho visto della cagnara con tanto di insulti, amicizie divenute zelanti ex amicizie, comunicazioni tramite terzi della cancellazione del mio nome dalla rubrica del cellulare e dall’indirizzario e-mail, accuse di sedevacantismo e finanche di eresia, esilaranti prove di incontinenza verbale scritta e orale, ponderose esibizioni di onanismo intellettuale. Come vede uso un linguaggio aulico per non farmi accusare di inopportuna verbosità. In ogni caso, tutta roba al termine della quale la penso ancora come prima. Con la naturale poca considerazione che le mogli hanno dei loro mariti, è stata la mia gentile consorte a inquadrare correttamente la vicenda: “Come mai se la prendono così tanto per quello che dici tu?”. Pensi che me lo sono chiesto persino io.
Nel frattempo, però, mi sono guardato attorno perché la realtà mi interessa sempre di più delle ardimentose costruzioni dei piccoli architetti dell’universo tradizionale. E ho visto alcune cose su cui riflettere, che sicuramente ha notato anche lei, caro Gianni.
Ho visto il caso del sacerdote colombiano sospeso a divinis per aver rifiutato di mettere in pratica gli insegnamenti anticristici di “Amoris laetitia”. Dice in proposito Marco Tosatti nel suo blog: “Luis Alberto Uribe Medina, così si chiama il sacerdote, della diocesi di Pereira, è stato convocato dal suo vescovo, Rigoberto Corredor. Uribe Medina, secondo quanto afferma un comunicato della diocesi, ha ‘espresso pubblicamente e privatamente il suo rifiuto del magistero dottrinale e pastorale del Santo Padre Francesco, soprattutto per quanto riguarda il matrimonio e l’eucarestia’. È inutile spiegare che si tratta delle famose noticine del documento che contraddicono il magistero precedente; quello della Chiesa fino al 2016, ciò che hanno insegnato San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, oltre al Catechismo della Chiesa cattolica, che si presume sia ancora valido. Il comunicato della diocesi afferma che a causa della sua posizione il sacerdote ‘si è separato pubblicamente dalla comunione con il Papa e con la Chiesa’. Di conseguenza in base al Codice di Diritto Canonico, come eretico e scismatico e apostata è colpito dalla scomunica Latae Sententiae, e rimosso dalla sua posizione ecclesiastica”.
Ho visto che padre Stefano Manelli continua il suo calvario per mano della feroce neochiesa bergogliana. Pochi giorni fa, il fondatore dei Francescani dell’Immacolata ha ricevuto un documento concordato dai responsabili della Congregazione dei Religiosi con il Bergoglio, nel quale si dice: “Si fa obbligo a padre Stefano Manelli di rilasciare una comunicazione nella quale dichiara di accettare e osservare tutte le disposizioni della Santa Sede e di esortare i Frati Francescani dell’Immacolata e le Suore Francescane dell’Immacolata a tenere lo stesso comportamento. Il Padre Manelli non potrà fare nessun’altra dichiarazione ai mezzi di informazione né apparire in pubblico. Non potrà partecipare ad alcuna iniziativa o incontro, né personalmente né attraverso i mezzi di comunicazione sociale. Si fa obbligo a Padre Manelli di rimettere entro il limite di 15 giorni dalla consegna del presente decreto il patrimonio economico gestito dalle associazioni civili e ogni altra somma a sua disposizione nella piena disponibilità dei singoli istituti. È fatto divieto al Padre Manelli e al Padre G. Pellettieri di avere relazioni con i Frati Francescani dell’Immacolata ad eccezione di quelli delle comunità dove abiteranno con il permesso di questo Dicastero. Evitino ogni contatto con le Suore Francescane dell’Immacolata”.
Ho visto su “Repubblica” del 31 gennaio un articolo a firma Zita Dazzi che si intitola così: “Milano, l’apertura del cardinale Scola: istituire una festa islamica in tutte le scuole”. Ha letto bene, caro Gianni. Persino Zita Dazzi, che a occhio e croce non deve essere una baciapile, non credeva alle sue orecchie, tanto da scrivere: “Una festa musulmana da celebrare nelle scuole milanesi. La proposta non viene dall’imam di una moschea, ma dall’arcivescovo Angelo Scola. E non era una battuta, ma la conclusione di un ragionamento che partiva dal ‘meticciato’ – tanto caro al cardinale – e arrivava alla presenza di ‘almeno un 20 per cento di alunni stranieri nelle nostre classi’. Un dato che Scola ha tirato fuori nel dialogo con il giornalista Gianni Riotta, all’Istituto dei ciechi, in occasione della festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Quindi non si rinunci al presepe perché ci sono gli islamici a scuola, ma si accolgano anche le loro specificità. ‘Una società plurale deve essere il più possibile inclusiva, ma non può rinunciare al simbolo se no perde forza comunicativa – ha spiegato Scola – Critico la laicità alla francese: non è pensabile creare uno spazio di neutralità, in cui tutti facciano un passo indietro sul tema delle religioni. Piuttosto, ciascuno si narri e si lasci narrare. Se aumentano i bambini musulmani, bisogna prendere qualcuna delle loro feste ed inserirle nella dimensione pubblica: spiegare, non vietare’”.
Ho visto, come riportato anche su Riscossa Cristiana, che dal 6 all’8 gennaio si è tenuto a Torino un ritiro dal titolo “Liberare le esistenze” a cura del “Tavolo di lavoro fede e omosessualità della Diocesi di Torino”. Naturalmente, non poteva mancare la presenza dell’arcivescovo Cesare Nosiglia, il quale, a proposito del tema omosessuali e Chiesa cattolica, ha spiegato con involontario umorismo che “le posizioni tradizionali vanno riformate”. Ha poi assicurato gli esponenti LGBT di essere “venuto qui a sentire la vostra voce e guardarvi negli occhi”, che il loro gruppo è “lievito per la Chiesa e preziosa risorsa” e deve diventare sempre più un gruppo “importante per tutta la Diocesi”, auspicando infine “Che il vostro gruppo diventi un ponte tra il mondo omosessuale e la Chiesa”.
Ho visto la strana vicenda del domenicano padre Giovanni Cavalcoli, il quale ha fatto sapere di essere stato sanzionato con una sospensione parziale che comporta divieto di presiedere alla Messa e quindi di fare l’omelia, divieto di confessare pubblicamente ex-officio, divieto di esercitare il ministero fuori del convento, divieto di pubblicare, rilasciare interviste e fare conferenze. Misure che, gli dicono i superiori, saranno tolte entro Pasqua. Sarebbe interessante conoscere le motivazioni, poiché padre Cavalcoli, pur essendo scivolato a Radio Maria sulla questione dei castighi divini, si è sempre distinto come esegeta di destra di una Chiesa di sinistra.
Potrei continuare a lungo e, come vede, caro Gianni, ho solo elencato dei fatti: banalissimi, semplicissimi, ma ineludibili fatti. E, come dovrebbero sapere gli amanti del latino, contra facta non valent argumenta.
Si fa sempre più profetica la blasfema proiezione di animali feroci andata in scena sulla facciata di San Pietro il giorno dell’Immacolata del 2015. Quelle belve, oltre sulle mura esterne, evidentemente, si aggirano anche all’interno della basilica e dettano la loro feroce legge a tutta la Chiesa. Davanti a questa evidenza, se proprio devo trarre una conclusione, faccio mia quella della lettera scritta nel 1988 dai Superiori e Rettori della Fraternità Sacerdotale San Pio X all’allora Prefetto della Congregazione per i Vescovi, tradotta da Radio Spada e pubblicata ieri da Riscossa Cristiana:
“D’altro canto, non abbiamo mai desiderato far parte di quest’istituzione che si dà il nome di Chiesa Conciliare, che si riconosce nel Novus Ordo Missae e in un ecumenismo che porta all’indifferentismo e alla laicizzazione della società intera. No, non abbiamo niente a che spartire, nullam partem habemus, con il pantheon delle religioni di Assisi, e la nostra scomunica ad opera di un decreto di Sua Eminenza, o di un’altra Congregazione romana, costituisce solo l’irrefutabile prova di ciò. Anzi, non chiediamo altro che essere dichiarati fuori dalla comunione con questo spirito adulterino, che soffia nella Chiesa da 25 anni; non chiediamo di meglio che essere dichiarati esclusi da quest’empia comunione dei senza dio. Crediamo in un Solo Dio, nel Nostro Signore Gesù Cristo, con il Padre e con lo Spirito Santo, e sempre rimarremo fedeli alla Sua unica Sposa, la Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica e Romana”.
Può darsi che ora qualche firmatario di quella lettera abbia cambiato parere e ora si tiri indietro. Per quello che vale, a parziale e indegna riparazione, ci metto il mio nome.
Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo
“FUORI MODA” – la posta di Alessandro Gnocchi
3/2/2017
https://www.riscossacristiana.it/fuori-moda-la-posta-di-alessandro-gnocchi-030217/
Un Papa violento?
(di Roberto de Mattei) Contro l’evidenza c’è poco da argomentare. La mano tesa di papa Bergoglio nei confronti della Fraternità San Pio X è la stessa che si abbatte in questi giorni sull’Ordine di Malta e sui Francescani dell’Immacolata.
La vicenda dell’Ordine di Malta si è conclusa con la resa incondizionata del Gran Maestro e il ritorno del potere di Albrecht von Boeslager e del potente gruppo tedesco che egli rappresenta.
La vicenda è stata riassunta in questi termini da Riccardo Cascioli su La Nuova Bussola quotidiana: il responsabile della deriva morale dell’Ordine è stato riabilitato e chi ha cercato di fermarlo è stato mandato a casa .
Ciò è avvenuto in pieno dispregio per la sovranità dell’Ordine, come emerge dalla lettera del 25 gennaio, indirizzata ai membri del Sovrano Consiglio dal segretario di Stato Pietro Parolin a nome del Santo Padre, con cui la Santa Sede ha di fatto commissariato l’Ordine.
Sarebbe logico che gli oltre 100 Stati che mantengono rapporti diplomatici con l’Ordine di Malta ritirino i loro ambasciatori, dal momento che le relazioni possono essere direttamente intrattenute con il Vaticano, da cui ormai l’Ordine dipende in toto.
Il disprezzo che papa Francesco dimostra verso la legge si estende dal diritto internazionale al diritto civile italiano.
Un decreto emesso dalla Congregazione dei Religiosi con l’assenso del Papa, impone a padre Stefano Maria Manelli, superiore dei Francescani dell’Immacolata, di non comunicare con i mezzi di informazione, né apparire in pubblico; di non partecipare ad alcuna iniziativa o incontri di alcun genere; e soprattutto «di rimettere entro il limite di 15 giorni dalla consegna del presente decreto il patrimonio economico gestito dalle associazioni civili e ogni altra somma a sua disposizione nella piena disponibilità dei singoli istituti», cioè di devolvere alla Congregazione dei Religiosi beni patrimoniali di cui, come è stato confermato dal Tribunale del Riesame di Avellino, padre Manelli non dispone, perché essi appartengono ad associazioni legalmente riconosciute dallo Stato italiano.
«Nel 2017, nella Chiesa della Misericordia», commenta Marco Tosatti, «mancano i tratti di corda, e la maschera di ferro, e il catalogo è completo».
Come se non bastasse, mons. Ramon C. Arguelles, arcivescovo di Lipa nelle Filippine, è venuto a sapere delle sue dimissioni da un comunicato della Sala Stampa vaticana.
Si ignorano le ragioni di tale provvedimento ma le si possono intuire: mons. Arguelles ha canonicamente riconosciuto un’associazione che raccoglie un gruppo di ex-seminaristi dei Francescani dell’Immacolata, che hanno abbandonato il loro ordine, per poter studiare e prepararsi al sacerdozio in piena libertà e indipendenza. Si tratta di una colpa, a quanto pare imperdonabile.
Sorge qui la domanda se papa Francesco non sia un Papa violento, intendendo bene il senso di questo termine. La violenza non è la forza esercitata in maniera cruenta, ma la forza applicata in maniera illegittima, in spregio al diritto, per raggiungere il proprio scopo.
Il desiderio di mons. Bernard Fellay di regolarizzare la posizione canonica della Fraternità San Pio X con un accordo che in nulla leda l’identità del suo istituto è certamente apprezzabile, ma viene da chiedersi: è opportuno mettersi sotto l’ombrello giuridico di Roma proprio nel momento in cui il diritto viene ignorato, o addirittura usato come mezzo per reprimere chi vuole restare fedele alla fede e alla morale cattolica? (di Roberto de Mattei)
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