ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 5 febbraio 2017

Nulla è perduto, finché la fede vive

ABBIATE FEDE IN DIO

    «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio». Una mala razza di cattivi pastori sta spargendo false dottrine, spacciandole per autentiche, e sta adulterando il Vangelo di Gesù Cristo con un nuovo vangelo tutto umano 
di Francesco Lamendola  





Viviamo in difficili, in tempi oscuri. Sembra che lo spirito del mondo – spirito di egoismo, di sopraffazione o semplicemente d’ignavia - stia prevalendo sulla dimensione spirituale, sull’amore e sulla fedeltà degli uomini a Dio. La società è attraversata da spinte distruttive, segue modelli perversi dominati dalla lussuria, dalla superbia e dalla cupidigia; la stessa Chiesa di Cristo appare turbata, scossa nelle sue certezze, a tratti perfino irriconoscibile. Una mala razza di cattivi pastori sta spargendo false dottrine, spacciandole per autentiche, e sta adulterando il Vangelo di Gesù Cristo con un nuovo vangelo, tutto umano, progressista e modernista, imbevuto di superbia intellettuale, di edonismo e di spirito protestante: un vangelo che vorrebbe adattare la Parola di Dio alle voglie e ai capricci del mondo, che vorrebbe annacquare il buon vino della Rivelazione con l’acqua putrida di mammona; e una folla di fedeli intorpidita, stranita, confusa, imbambolata, sembra non rendersi conto dell’immenso pericolo che incombe sulle anime, votata al conformismo e alla demagogia di una falsa chiesa che l’ha abituata a tali aberrazioni, accarezzando e blandendo gli istinti, santificando le passioni, legittimando i desideri, anche i più sconci, anche i più perversi.
Una falsa chiesa senza ritegno e senza timor di Dio, popolata da falsi pastori che hanno proclamato vero il falso, e falso il vero; che hanno tradito la loro missione, quella di custodire le pecorelle nella verità, nell’unica verità possibile per il cristiano: quella di Gesù Cristo, il Verbo Incarnato nel seno di Maria Vergine, e morto sulla croce per la redenzione degli uomini.
Da anni, ormai, questa falsa chiesa non parla più della croce, non parla più del peccato, non parla più dell’angelo custode e del diavolo, del paradiso e dell’inferno, della vita eterna che attende ogni essere umano al termine della vita terrena; ma sa parlare solo della vita di quaggiù, della giustizia sociale, dello scandalo dei ricchi che opprimono i poveri, delle strutture politiche ed economiche che mortificano la dignità dell’uomo, la libertà dell’uomo, la felicità dell’uomo: insomma, un vero e proprio umanesimo al posto del cristianesimo. E l’improntitudine dei falsi teologi e dei falsi pastori è giunta al segno, che apertamente cominciano a parlare del cristianesimo come di un umanesimo, anzi, come del vero, del solo umanesimo. Con ciò essi capovolgono la giusta prospettiva e proiettano ogni interesse verso la dimensione immanente, a scapito di quella trascendente, dando a intendere che Gesù è venuto per sanare le storture di quaggiù, più che per aprire agli uomini la porta della vita eterna; e insomma insegnando che il regno di Dio è di questo mondo, il che contraddice frontalmente le precise parole di Gesù stesso (Giovanni, 18, 36): Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiùEppure i falsi pastori, con una ostinazione veramente diabolica, si accaniscono a passare sopra le parole di Cristo e ad insegnare che il regno di Dio è qui, che bisogna edificarlo ora, e che quanto Dio vuole dall’uomo è che realizzi pienamente le sue giuste aspirazioni terrene, mentre tutto il resto può aspettare.
Vi sono perfino dei preti indegni che rimproverano i fedeli della loro abitudine di pregare troppo i Santi e la Madonna, di perder tempo in devozioni e pellegrinaggi, invece di rimboccarsi le maniche e mettersi all’opera, qui, adesso, per edificare il nuovo regno dell’amore. Sciagurati, che scandalizzano le anime loro affidate e le inducono su una falsa via, rinnegando, ancora una volta, le precise parole del Maestro: Bisogna pregare sempre, senza stancarsi mai (Luca, 18, 1). E non solo insegnano a sottovalutare l’importanza della preghiera; non solo non danno mai l’esempio della preghiera assidua, come la recita del santo Rosario; ma essi stessi, quando trovano il tempo di pregare, dal momento che hanno trasformato le loro chiese in camere sindacali, in agenzie di collocamento, in dormitori per i migranti (sì, proprio le chiese!; non le canoniche, non le sale parrocchiali: le chiese, per ostentare al massimo la loro “misericordia”), perfino in tribune politiche e luoghi di divertimento disordinato? Sì, perché bisogna dire anche questo: che offrire ai bambini della parrocchia, o dell’Azione Cattolica, uno spazio per i giochi, ma senza farli mai pregare, senza mai far rivolgere loro un solo pensiero a Dio, senza mai gettare un seme del Vangelo, è un cattivo servizio reso alla comunità dei fedeli; i quali, se volessero parcheggiare i loro bambini in un qualsiasi luogo di divertimento, potrebbero quasi certamente trovarne un altro, magari anche migliore, che non l’oratorio. Ma non è questo che si chiede ai pastori nei confronti delle piccole anime loro affidate, non è di fare concorrenza ai luoghi del divertimento mondano; no, è tutta un’altra cosa: è un altro modo di insegnar loro a divertirsi, unendo al sano esercizio fisico o alla sana e onesta risata, lo spirito cristiano della preghiera, della contemplazione di Dio, del raccoglimento in se stessi per ascoltare, ciascuno, la voce della propria chiamata.
In questo disordine morale e anche dottrinale, in questo relativismo, in questo sbandamento generale, quando sembra che non vi sia più il terreno solido sotto i piedi, ma che tanto la società civile, quando la comunità dei fedeli, vadano letteralmente alla deriva, in un clima di anarchismo e di permissivismo ove tutto sembra lecito, e ove tutto viene giustificato in nome di una malintesa libertà e di un ancora più malinteso concetto di “amore”, che è, invece, solo adeguamento ai bassi istinti dell’uomo, è necessario,  invece, e più che mai, pregare: ritrovare l’unione con Dio. Ma non un dio generico, non un dio sincretista, o new age, o panteista, non un dio per qualunque stagione, buono per qualsiasi uso, un dio da condividere democraticamente con tutte le altre fedi. Perché il cristiano può e deve rispettare ed amare tutti, ma non può mettere la Verità di Cristo sullo stesso piano delle tante altre, pretese verità; non può credere, e tanto meno insegnare, che tutte le fedi si equivalgono, perché tanto, come dice con imperdonabile leggerezza e quasi con il gusto maligno di confondere e di scandalizzare, il papa Francesco, Dio non è cattolico. Certo che Dio non è cattolico; ma non ne consegue affatto che tutte le fedi sono uguali e che tutte le strade portano a Dio. Niente affatto: Gesù in persona ha insegnato che nessuno può arrivare al Padre, cioè a Dio, se non passando attraverso di Lui; perché solo dal suo Vangelo sgorga un’acqua viva, che spegne la sete ardente e perenne dell’uomo.
Quando la tristezza si fa avanti, quando lo scoramento e lo smarrimento avanzano, c’è una cosa molto semplice da fare: prendere in mano il Vangelo di Giovanni e rileggersi il meraviglioso capitolo 14, che è come una ventata d’aria fresca dentro una stanza chiusa, che ridona forza e speranza a chiunque lo legga con fede (traduzione dalla Bibbia di Gerusalemme):

Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l’avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via”.
Gli disse Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?”. Gli disse Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”. Gli disse Filippo: “Signore, mostraci il padre e ci basta”. Gli rispose Gesù: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.
Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui.
Gli disse Giuda, non l’Iscariota: “Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?”. Gli rispose Gesù: “Se uno mi ama, osserva la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amate, vi rallegrerete che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato. Alzateci, andiamo via di qui”.

In questo discorso bellissimo, traboccante di amore e di dolcezza, che Gesù rivolge ai suoi discepoli nell’imminenza della fine - la fine secondo la carne, ma l’inizio secondo lo spirito – Gesù rassicura e conforta i suoi fedeli: promette il dono inestimabile dello Spirito di verità, lo Spirito Santo, che scende presso tutti quelli che ascoltano la sua parola, oggi, domani e sempre; e fa risuonare attraverso i secoli e i millenni le sue sublimi parole: Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Ecco: il cristiano non deve turbarsi, non deve aver paura; né quando, nella sua vita personale, si verificano circostanze difficili e perfino drammatiche, né quando egli, guardandosi intorno, si rende conto – come sta capitando a noi, in questo tenebroso inizio del terzo millennio - che il mondo si è allontanato più che mai dal Redentore, che il cuore degli uomini è più che mai ribelle all’amore di Dio, e che uno spirito diabolico soffia ovunque, sporcando e inquinando ogni cosa, e insinuandosi perfino all’interno della Chiesa cattolica, perfino là dove dovrebbe esserci chi vigila per custodire fedelmente il depositum fidei e dovrebbe in ogni modo adoperarsi affinché i credenti si sentano protetti, rassicurati, rincuorati, e non siano invece, come oggi purtroppo avviene, quotidianamente frastornati, sconcertati, disorientati e amareggiati, quando non apertamente rimproverati, perché incapaci di accogliere le “novità” di un falso cattolicesimo, tutto impregnato di modernismo e di semi-protestantesimo.
Noi, questo è un fatto, stiamo vivendo al crepuscolo della nostra civiltà; essa sta morendo, e la maggior parte dei suoi figli non hanno la minima voglia di lottare per ridarle un po’ di vita, un po’ di speranza. Dal punto di vista terreno, dobbiamo prepararci al peggio: verranno tempi ancor più difficili; vi sarà un crollo, un vuoto, si formerà un vortice che inghiottirà tutti quanti non hanno sufficiente amore per la vita e sufficiente desiderio di verità per continuare a lottare e per trasmettere alle nuove generazioni almeno un filo di speranza. Però, se questo è, secondo ogni verosimiglianza, il destino terreno che ci attende, la stessa cosa non può dirsi per la dimensione spirituale. Nulla è perduto, finché la fede vive. Bisogna pregare e aver fede in Dio, il Dio rivelato da Gesù Cristo. Egli ha promesso che le porte dell’inferno non prevarranno sulla sua Chiesa; e ha inoltre assicurato: Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò. Gesù non ha mai promesso ai suoi seguaci che avrebbero vinto in questo mondo; al contrario, ha promesso loro la croce (Gv., 15, 18-21): Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se voi apparteneste al mondo, il mondo vi amerebbe come suoi. Invece il mondo vi odia, perché voi non appartenete al mondo: io vi ho scelti e vi ho strappati al potere del mondo. Ricordate quel che vi ho detto: un servo non è più importante del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Vi tratteranno così per causa mia, perché non conoscono il Padre che mi ha mandato. E come si può ancora essere turbati e smarriti, come si può avere ancora paura, dopo aver ascoltato queste inequivocabili parole di Gesù? Al contrario, se il mondo ci applaude, dovremmo chiederci: Signore Dio nostro, in che cosa siamo stati infedeli?

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Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio»

di Francesco Lamendola

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