ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 12 marzo 2017

Il secondo tempo della partita?

Papa Francesco, un anniversario inquietante.
 O cambia strategia o rischia l’isolamento


L’affare Collins bussa alla porta del quinto anno di pontificato. Archiviare l’episodio per non turbare l’immagine di Francesco-superman impedisce di vedere la lotta, che si sta svolgendo all’interno della Chiesa cattolica per bloccare o almeno rallentare il corso riformatore del pontefice argentino. Per Francesco ormai ottantenne è cominciato il secondo tempo della partita (per dirla in termini calcistici) e lo scontro in campo si fa sempre più duro. Le dimissioni della cattolica irlandese Marie Collins – ritiratasi dalla commissione vaticana per la tutela dei minori dagli abusi in seguito all’atteggiamento sabotatorio della Congregazione per la dottrina della fede – dimostra che anche gli oppositori alla linea riformista di Bergoglio sono in grado di mandare in porta un goal.
Il ritiro della Collins, cattolica fedele alla Chiesa e non contestatrice, vittima da adolescente di un prete, getta un ombra sul prosieguo del cammino delle riforme di Francesco in questa fase finale. “E’ devastante – ha dichiarato la donna al National Catholic Reporter – vedere che nel 2017 questi uomini (della Curia, ndr) sono ancora capaci di dare preminenza ad altre preoccupazioni piuttosto che alla tutela dei piccoli e degli adulti vulnerabili”.
Nella ricorrenza del quarto anniversario dell’elezione di Francesco resta altissimo il consenso di cui continua a godere nell’opinione pubblica internazionale – cattolica e no – in riconoscimento della sua personalità di leader religioso e geopolitico, del suo messaggio e dei cambiamenti già introdotti nel corpo della Chiesa cattolica (riforme dell’organizzazione curiale, maggiore collegialità, pulizia alla banca vaticana, decentramento delle cause di nullità dei matrimoni religiosi, norme più dure contro la pedofilia e regole per la rimozione dei vescovi colpevoli di insabbiamento, apertura della discussione sul diaconato femminile e sui preti sposati, abbandono dell’ossessione clericale su temi come pilloladivorzioomosessualitàconvivenze).
Ma il panorama non è completo se non si tiene conto della “guerra civile” in corso nella Chiesa cattolica, un conflitto già esploso apertamente e dietro le quinte ancora più aspro, perché “guerra di convinzioni”. Imperniata sull’interpretazione del ruolo della Chiesa nella società contemporanea, sulla radicale diversità di visione in merito a Dottrina e PastoraleTradizione e Discernimento delle situazioni concrete. Non è una piccola guerra di potere tra “buoni” e “cattivi”. E’ di fatto una guerra ideologica in cui ogni fronte (come sempre accade) sente di avere dalla sua parte motivazioni ideali e storiche.
Dopo l’aperto attacco dei quattro Cardinali all’impostazione misericordiosa di Francesco sui divorziati risposati, dopo la sconfitta al Sinodo della linea riformista di quei vescovi che volevano un aperto riconoscimento della possibilità di dare la comunione anche ai divorziati risposati e una valutazione positiva delle coppie omosessuali, dopo la pubblica e beffarda delegittimazione di Francesco attraverso l’affissione di manifesti e la diffusione di un finto Osservatore Romano manipolando frasi del Papa, l’affare Collins ha portato alla luce una vicenda ancora più grave. Il fatto che la Congregazione per la Dottrina della fede, guidata dal cardinale Mueller, sia riuscita a bloccare e nullificare l’istituzione di un tribunale vaticano, che doveva occuparsi (su denuncia delle vittime) di quei vescovi, che si fossero dimostrati negligenti. Un tribunale annunciato ufficialmente nel giugno 2015.
Scoprire nell’anniversario dell’elezione papale che un fronte interno della Curia è stato così forte da imporre un veto a un’iniziativa, decisa da Francesco in nome della tolleranza zero per gli abusi, è un evento inaudito che pone seri interrogativi sui rapporti di forza in seno alla Chiesa. E suscita la domanda su quanta forza il Papa abbia per ancorare ulteriormente le sue riforme (con il rischio che un Successore spenga lo slancio riformista).
Molti sostenitori di Bergoglio non nascondono la loro preoccupazione e si chiedono se mostrerà la stessa inflessibile energia, che ha dimostrato nello spezzare l’opposizione in seno all’Ordine di Malta. La sfida che si pone dinanzi a Francesco all’inizio del quinto anno di pontificato in presenza del crescere dell’opposizione interna è grande: continuerà il Papa argentino a puntare soprattutto sulla sua personale testimonianza, confidando nel processo di trasformazione della Chiesa in tempi lunghi, oppure darà l’avvio ad una “nuova fase” attraverso un rafforzamento organizzativo della sua linea?
Parecchi suoi alleati, parlando in privato, si augurano che Francesco in questo secondo tempo del pontificato riorganizzi i vertici della Curia, costruendo una squadra coerentemente riformatrice come avvenne con Paolo VI dopo il Concilio Vaticano II. Allo stesso tempo parecchi suoi alleati auspicano che molti degli orientamenti, indicati da Francesco nei suoi interventi, diventino istruzioni precise rivolte a parroci e vescovi, “executive ordersi” per dirla all’americana, per eliminare incertezze sul cammino da percorrere.
Francesco sinora ha seguito la tendenza a non dare importanza agli oppositori, dicendo di dormire “sonni tranquilli “. Ma questa strategia del silenzio, che mira a non dare evidenza alle spaccature presenti nella Chiesa universale (non solo in Curia), incoraggia di fatto la timidezza anche dei vescovi e cardinali suoi sostenitori. Con il risultato di lasciare sulla scena solo la partita Papa-Avversari. Uno spettacolo che non è rassicurante.
IL THRILLER VATICANO



Socci e il complotto anti-Ratzinger: il mandante va cercato in Usa       



Il giallo dell' enigmatica "rinuncia" di Benedetto XVI, con il tempo, si ingigantisce.
Lo conferma il clamore suscitato, nella rete, dall' esplosiva intervista dell' arcivescovo di Ferrara, Monsignor Luigi Negri.
Le sue parole sulle «pressioni enormi» a cui fu sottoposto il Papa, fino alla sua "rinuncia", hanno suscitato un tale interesse oltreoceano da essere ampiamente riprese, commentate e rilanciate dal famoso sito Breitbart, vicino a Steve Bannon e al neopresidente Trump.
Ma cos'ha detto precisamente l'arcivescovo? Alla vigilia della pensione, tracciando un quadro della situazione della Chiesa, Monsignor Negri, al periodico online Riminiduepuntozero.it, ha ricordato il suo rapporto di «forte amicizia» con Joseph Ratzinger e - dopo varie considerazioni - ha testualmente dichiarato sulla "rinuncia" di Papa Benedetto: «Si è trattato di un gesto inaudito. Negli ultimi incontri l' ho visto infragilito fisicamente, ma lucidissimo nel pensiero. Ho poca conoscenza - per fortuna - dei fatti della Curia romana, ma sono certo che un giorno emergeranno gravi responsabilità dentro e fuori il Vaticano.
Benedetto XVI ha subito pressioni enormi. Non è un caso che in America, anche sulla base di ciò che è stato pubblicato da Wikileaks, alcuni gruppi di cattolici abbiano chiesto al presidente Trump di aprire una commissione d' inchiesta per indagare se l' amministrazione di Barack Obama abbia esercitato pressioni su Benedetto. Resta per ora un mistero gravissimo, ma sono certo che le responsabilità verranno fuori».
Immediatamente è arrivata una reprimenda firmata da Andrea Tornielli della Stampa, coordinatore del sito Vatican Insider che Giuseppe Rusconi definisce «uno dei siti privilegiati da Santa Marta per la diffusione di informazioni delicate in tempi rapidi».
Tornielli - con il tono severo che di solito si coglie in un' autorità ecclesiastica di sorveglianza - ha rimbrottato l' arcivescovo per le sue dichiarazioni e lo ha accostato a presunti «complottisti, i quali vedono proprio in queste pressioni un condizionamento che renderebbe invalida la rinuncia stessa. È ciò che permette» a molti «di considerare ancora Ratzinger come il "vero Papa", anche se a queste conseguenze l' arcivescovo di Ferrara, nell' intervista citata, non arriva».
Tornielli invece arriva addirittura a criticare Benedetto XVI: «Resta aperta la domanda su quanto alcune scelte personali, e mai codificate per iscritto, fatte da Benedetto XVI - come quella di mantenere l' abito bianco e il nome papale, come pure la scelta della figura dell' emeritato - abbiano involontariamente alimentato i seguaci della teoria dei due Papi poi degenerata nella teoria del Papa rinunciatario perché sotto ricatto».
Le enigmatiche scelte di Benedetto XVI - che in effetti sono del tutto inedite nella storia della Chiesa - non suscitano nel giornalista la curiosità di indagarne il motivo, ma provocano in lui solo disappunto (probabilmente pure nella corte bergogliana).
Tornielli poi scrive che il «fanta-thriller» sulle pressioni «va di pari passo con altre affermazioni per certi versi ancora più gravi, le teorie sul "papato condiviso" e sul "ministero petrino" in co-gestione. Teorie che negli ultimi anni hanno annoverato alcuni sostenitori».
Si riferisce - senza nominarlo - al segretario di Benedetto XVI, Monsignor Georg Gaenswein e al prefetto dell' ex Sant' Uffizio, il cardinale Muller che ha ripreso la sua tesi sui «due legittimi papi viventi».
Anche in questo caso Tornielli invece di ritenere giornalisticamente interessanti queste dichiarazioni, le giudica «gravi», come se lui fosse il capo del Sant' Uffizio, ed evita di chiedersi perché due personalità così vicine a Benedetto XVI - e con ruoli tuttora molto importanti - abbiano suggerito che Benedetto stia ancora svolgendo il ministero petrino.
Che peraltro trova conferma nelle parole pronunciate da Benedetto XVI nella sua ultima udienza, il 27 febbraio 2013, a proposito del suo ministero petrino: «Il "sempre" è anche un "per sempre" - non c' è più un ritornare nel privato. La mia decisione di rinunciare all' esercizio attivo del ministero, non revoca questo».
Benedetto XVI non parlò di «rinuncia al papato», ma di rinuncia «all' esercizio attivo del ministero». Un bravo giornalista, mettendo queste parole accanto alla scelta di Benedetto XVI di continuare ad avere il titolo di Papa e accanto alle «gravi» dichiarazioni di personalità così vicine a Benedetto XVI, capirebbe meglio ciò che poi lo stesso Papa emerito afferma pubblicamente sulla spontaneità della sua "rinuncia".
In ogni caso a dare man forte a Tornielli - contro Monsignor Negri - sono scesi in campo altri due nomi importanti dell' entourage bergogliano: padre Federico Lombardi (già portavoce papale) e Luis Badilla (direttore del sito Il Sismografo).
Invece Ettore Gotti Tedeschi, che Benedetto XVI stimava tanto da chiamarlo a guidare lo Ior, in una intervista a Intelligonews, ha difeso Monsignor Negri, aggiungendo una sua interessante analisi: «Il complotto appare essere americano solo perché loro hanno avuto la guida del Nuovo Ordine Mondiale. Vede, il complotto, se così possiamo chiamarlo, fu mirato a cercar di risolvere alcuni problemi causati dal fallimento del famoso Nuovo Ordine Mondiale degli anni '70, gnostico neomalthusiano e ambientalista.
Questo progetto di Nuovo Ordine, dichiaratamente, si prefiggeva (tra le varie cose) la relativizzazione delle fedi religiose più dogmatiche e manifestamente dimostrò di avversare tanto la fede cattolica da far dichiarare pubblicamente - e dai massimi responsabili Onu, Oms... - che l' etica cristiana non poteva più esser applicata e che si doveva esigere il sincretismo religioso per creare una nuova religione universale (anche grazie ai processi di immigrazione).

Addirittura il Presidente Usa, Obama appunto, personalmente nel 2009 dichiarò che, essendo la salute benessere psico-bio-sociale, si doveva dare via libera ad aborto senza restrizioni, eutanasia grazie a limitazione delle cure, negazione al diritto di coscienza. Ebbene», conclude Gotti Tedeschi, «non è difficile comprendere che, in questo contesto di avversione alla fede cattolica, il Papa, massima autorità morale al mondo, potesse diventare oggetto di attenzione sulla sua disponibilità o meno a voler "capire le esigenze del mondo globale".
Ora, Papa Benedetto XVI insisteva invece nel riproporre il problema antropologico secondo la visione cattolica (ergo l' uomo creatura di Dio-Creatore), combatteva il relativismo portando Dio al centro del dibattito culturale, soprattutto azzerando le distanze fra fede e ragione, e affermava l' esigenza di tornare ad evangelizzare, spiegando che il fallimento della civiltà occidentale era dovuto al rifiuto del cattolicesimo, etc. Come meravigliarsi», si chiede il banchiere cattolico, «che un tale Papa restauratore non dovesse esser considerato "fuori gioco"?».
di Antonio Socci
www.antoniosocci.com

1 commento:

  1. Antonio Socci:

    "Benedetto XVI non parlò di «rinuncia al papato», ma di rinuncia «all' esercizio attivo del ministero». UN BRAVO GIORNALISTA, mettendo queste parole (................) e accanto alle «gravi» dichiarazioni di personalità così vicine a Benedetto XVI, CAPIREBBE MEGLIO ciò che poi lo stesso Papa emerito afferma pubblicamente sulla spontaneità della sua "rinuncia". ""

    Aggiungo:
    UN BRAVO GIORNALISTA, appunto.
    Soprattutto uno che, oltre a bravura professionale, abbia anche la chiarezza mentale di capire ciò a cui la sua professione lo chiama, senza autoinvestirsi della carica di TU.MAG. Turiferario Maggiore(autonomina che peraltro fa abbastanza sorridere).
    Credo sorrida di meno il suo editore, che intuitivamente lo retribuisce per scrivere cronache vaticane vere, e non difese d'ufficio 'a prescindere'.

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