ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 11 marzo 2017

Imitano la voce del pastore, ma sono lupi.

SUICIDIO DEL DIALOGO RELIGIOSO

    A che scopo disarmare i soldati sotto attacco? I cristiani sono sotto attacco ma perchè gli esponenti del giudaismo islamismo e induismo non si sognano di dire le eresie che dicono e insegnano i nostri preti progressisti                                                                   di Francesco Lamendola
I cristiani sono sotto attacco; specialmente lo sono i cattolici e prima di tutto la Chiesa. Questo è sotto gli occhi di tutti e non occorre essere cattolici, basta essere un minimo in buona fede, per vederlo. La bufala sul ritrovamento dei resti di ottocento esseri umani, bambini soppressi dalle suore cattive, presso un convento dell’Irlanda del Nord, è solo l’ultimo anello di una lunga catena di diffamazioni e calunnie. L’attacco, peraltro, è non solo mediatico e psicologico, ma anche politico. Le rivelazioni di monsignor Luigi Negri, ex arcivescovo di Ferrara, sul possibile coinvolgimento del governo di Barack Obama nelle manovre ricattatorie che hanno costretto, quattro anni fa, papa Benedetto XVI ad abdicare – notizia “bomba” che avrebbe dovuto comparire a tutta pagina su ogni organo di stampa e su ogni radiogiornale e telegiornale, e che invece, significativamente, è passata quasi inosservata – ne è una conferma. E che la tesi di monsignor Negri sia una cosa seria, una possibilità reale, lo dimostra l’iniziativa di quei vescovi cattolici americani che intendono andare sino in fondo e ottenere dal loro governo tutte le spiegazioni del caso.

Questo, per quel che riguarda le oscure manovre del potere finanziario e di quello politico, miranti a screditare, intimidire, soggiogare la Chiesa cattolica, la quale è, o almeno era fino a qualche tempo fa, il solo centro di pensiero e di coscienza indipendente a livello planetario, il solo la cui etica e la cui visione del mondo non collimi con le lobby oggi padrone dei destini dell’umanità, il solo che continui a sfornare uomini e donne non completamente asserviti alle logiche demenziali del comunismo di stile americanista, non del tutto succubi della mentalità moderna, ma ancora capaci di pensare a da sé e di ispirarsi, per le loro scelte morali, a un Magistero distinto da quello, laico e secolarizzato, offerto dai media di proprietà di George Soros o della famiglia Rockefeller, e dai governi ultralaicisti, come quello francese, per i quali è scandalo mostrare anche solo un crocifisso al collo, in una scuola o in ufficio pubblico, e intollerabile che in una stanza di un municipio compaia una immagine religiosa o una statuetta della Madonna; mentre non è considerato scandalo, ma normalità, che decine di migliaia di aborti vengano eseguiti ogni anno per offrire alla donna il diritto all’autodeterminazione del proprio corpo e delle proprie scelte di vita, o che, in alcuni Pesi, i genitori possano decidere l’eutanasia per i propri bambini malati.
Quanto alle altre grandi religioni, sono i fatti a parlare, i fatti e non le belle chiacchiere con le quali i fautori dell’ecumenismo e del cosiddetto dialogo interreligioso cercando di adulterare, travisare e capovolgere la realtà delle cose. A parte il fatto che le religioni, fra di loro, hanno poco o nulla su cui dialogare, perché, se non si vuol essere ipocriti, è chiaro che ciascuna religione ritiene di essere la sola custode della Verità, e che le altre sono false, per cui ci può essere dialogo fra le singole persone, ma non fra le diverse istituzioni religiose; a parte questo, dunque, sta di fatto che in tutto il mondo, dall’India alla Nigeria, dall’Iraq alle Filippine, i cristiani, o meglio i cattolici, sono costantemente oggetto di aggressioni, prevaricazioni, intimidazioni, massacri e “pulizie” religiose. Oltre agli indù, che frequentemente si scatenano contro la piccola minoranza cristiana del’India (piccola rispetto alla popolazione totale, non in se stessa), sempre se non si vuol essere ipocriti, bisogna dire chiaro e tondo che gli attacchi, le persecuzioni e i massacri vengono in grandissima parte dai musulmani; mentre non si è a conoscenza di un solo caso contrario. E non si citi il caso delle Filippine, perché in quel Paese non sono i cattolici, in quanto tali, ad attaccare i musulmani (peraltro, se lo facessero, sarebbe a solo scopo di difesa e di reazione, perché il terrorismo viene sempre e solo dalla minoranza musulmana), ma sono le forze di sicurezza dello Stato: Stato che ha il “torto” di essere a larghissima maggioranza cattolico, e con una modesta minoranza musulmana (il 5% della popolazione, per l’esattezza).
Quanto al giudaismo, il discorso è diverso: non si registrano, ovviamente, attacchi o azioni terroristiche, ma, in compenso, una costante, sottile, implacabile azioni di ricatto e di sottomissione psicologica, facendo leva su presunte “colpe” e “responsabilità” pregresse della Chiesa nei confronti dell’antisemitismo, e rispolverando, ad ogni minima occasione, fanfaluche come i “silenzi” di Pio XII e supposte connivenze con il negazionismo della Shoah (resta peraltro da capire cosa c’entri il fatto che, eventualmente, qualche cattolico, a titolo personale, abbia dei dubbi sui modi e sulle cifre della Shoah, con il fatto che la Chiesa cattolica debba chiedere continuamente scusa, assumersi ogni sorta di responsabilità presenti e passate, e rendere omaggio in continuazione ad Auschwitz e alle varie sinagoghe, ma specialmente a quella di Roma, per rabbonire i “fratelli maggiori” e per rassicurarli che i tempi dei “perfidi giudei” sono finiti per sempre, e che, da parte dei cattolici, gli ebrei possono contare su ogni possibile forma di collaborazione, fino alla vera e propria sottomissione (scordandosi quel che diceva Dante in proposito: uomini siate, e non pecore matte,/  sì che ‘l giudeo di voi tra voi non rida!).
In questa situazione, non si riesce a capire perché la Chiesa stessa, cominciando dal suo vertice, cioè dal papa, e poi giù, giù, passando per i cardinali, gli arcivescovi, i vescovi, i sacerdoti, e molti religiosi e religiose, per non parlare dei diaconi, dei catechisti, dei collaboratori pastorali di ogni ordine e grado, e molti semplici fedeli, altro non facciano che sbandierare la loro gioia per il fatto che la guerra è finita, che nessuno si odia più per motivi religiosi, e che i conflitti e i massacri, le violenze e le persecuzioni di origine religiosa sono cose del passato, dimenticate e destinate a non più ripetersi. Non si capisce perché gli imam vengano invitati a pregare e predicare nelle chiese cattoliche, dove son liberi di affermare che la  loro è “una religione di pace” e Maometto un profeta pacifico, senza che nessuno li contraddica e, anzi, con l’assenso e l’incoraggiamento festoso e rumoroso da parte di quelli stessi che li hanno invitati. Non si capisce perché papa Francesco abbia proibito anche solo di nominare il “terrorismo islamico”, affermando che una cosa del genere non esiste. Non si capisce perché coloro che hanno sempre odiato, e odiano tuttora la Chiesa, i suoi valori, il suo Vangelo, e cioè i massoni, i radicali, i marxisti, i banchieri, i neopagani, gli esponenti del pensiero libertario e irreligioso, siano diventati, da un giorno all’altro, gli amici fraterni, e, addirittura (come nel caso di Marco Pannella: parola di un monsignore, il vescovo Vincenzo Paglia) dei modelli di vita da stimare, imitare ed emulare. Non si capisce, insomma, perché l’esercito cristiano sia stato smobilitato, proprio mentre è sotto attacco, anzi, mentre lo è più che mai; perché sia stato disarmato, psicologicamente e moralmente; perché dei vescovi, come quello di Padova, Cipolla, dicano di essere più che disponibili a rimuovere dalle chiese i segni della religione cristiana, pur di andare d’accordo con gli islamici; e perché, se il popolo del Family Day si mobilita e organizza della manifestazioni, per ricordare che la sola vera famiglia è quella proposta da sempre dal cattolicesimo, cioè formata da un uomo e una donna uniti nel sacro vincolo del matrimonio, e con dei figli voluti per amore, e non le varie famiglie “arcobaleno” formate da coppie omosessuali che si procurano i figli in vario modo, compresa la pratica dell’utero in affitto, non si capisce perché, dicevamo, il papa taccia, la gerarchia taccia, i vescovi progressisti improvvisamente perdano la parola e i teologi modernisti, sempre scalmanati a rivendicare la necessitò di attualizzare il Vangelo, di calarlo nel vivo delle circostanze storiche attuali, perdano, insieme alla favella, anche i loro bollori sociali e umanitari, girino la testa dall’altra parte, non senza lasciar intravedere una punta di fastidio, e magari anche più di una semplice punta, e si concentrino,  da capo, sui problemi e le necessità dei “lontani”, dei “diversi”, dei (falsi) profughi e dei nostri cari fratelli omosessuali, ingiustamente discriminati ed emarginati.
Più in generale, i nostri nonni, e molti dei nostri genitori, sapevano bene che cos’è la vita: una battaglia continua; perché nulla, nella vita, viene regalato, che poi non si debba pagare in maniera esosa; e nulla si ottiene senza lotta, senza sacrificio, senza disponibilità ad assumersi impegni, fatiche, responsabilità. Anche i sacerdoti e i vescovi di un paio di generazioni fa sapevano che la vita è lotta: una lotta del bene contro il male, della verità contro la menzogna; e che, in questa lotta, i cristiani non possono restar neutrali, ma devono sentirsi mobilitati in permanenza, ventiquattr’ore su ventiquattro e trecentosessantacinque giorni all’anno, feste e domeniche comprese (anzi, soprattutto quelle; mentre oggi è tutto il contrario, le feste e le domeniche sono diventate i baccanali del paganesimo consumista e dell’idolatria del denaro). Insegnare ai bambini o ai giovani che nella vita tutto è facile come bere un bicchier d’acqua; che non vi sono pericoli dai quali guardarsi, né nemici che vogliono far del male; che tutti si vogliono bene, tutti sono bravi e belli e buoni, e specialmente i poveri, i quali sono santi perché poveri, e quindi assolutamente incapaci di fare il male, di rubare, di stuprare, di uccidere: insegnare questo è semplicemente criminale, poiché equivale ad esporli a dei pericoli certi e gravissimi, ed esporli del tutto impreparati. Qual è quel genitore che insegna ai suoi bambini che possono fidarsi di chiunque, e andar dietro al primo che passa, magari offrendo loro delle caramelle? Se esiste un tal genitore, gli andrebbe revocata immediatamente la patria potestà: costui non è degno di fare il genitore, non sa amare i suoi figli, è un perfetto imbecille o un irresponsabile, e il suo modo di educarli equivale a gettarli, come pecore inermi, nella fossa dei lupi feroci.
Ebbene, la stesa cosa si deve dire di quei sacerdoti, di quei vescovi, di quei cardinali, di quei teologi (falsi e cialtroni) che insegnano che tutte le religioni sono buone, che il cristiano può e deve fidarsi di chiunque, che ha il preciso dovere di accogliere tutti in casa sua, che le mele marce non esistono, ma sono solo una’invenzione dei preti cattivi di una volta, ottusi e reazionari, incapaci di leggere il Vangelo con amore e con spirito di verità, attaccati a una visione difensiva e retrograda. A questi pastori indegni si dovrebbe togliere il ministero del sacerdozio, come ai genitori buonisti e incoscienti si dovrebbe togliere la patria potestà: non sono degni di fare i ministri di Dio, non sono degni di custodire il gregge che Gesù in persona, tramite i suoi apostoli, ha affidato loro, con la raccomandazione di fare di tutto affinché nemmeno una pecorella vada perduta. Ma che cosa hanno capito, invece, costoro? Che, per non perdere le pecorelle, bisogna dir loro che va bene tutto, che è lecito qualunque comportamento, che è legittima qualsiasi morale e qualunque teologia: insomma che il gregge è fatto per tutti, ma senza porre la condizione di convertirsi e credere al Vangelo: no, possono entrarci tutti quelli che vogliono, è come un bar o un albergo dalle porte girevoli sempre spalancate, si entra e si esce come al supermercato, nessuno fa domande, nessuno controlla niente, nessuno pone condizioni. Così, per non perdere le pecorelle, le si espone alla perdita dell’anima, cosa ben più grave: le si illude che tutto vada bene, solo perché sono legittimate a stare dentro la Chiesa e ad accostarsi ai Sacramenti (il che è una vera profanazione), ma i falsi pastori non si prendono cura della loro anima, la cui salvezza è lo scopo e la ragion d’essere della Chiesa stessa. A che serve una chiesa che conserva un discreto numero di “credenti”, i quali sono tali solamente a parole, ma che non fa nulla per la salvezza delle loro anime, anzi, direttamente o indirettamente, le induce in peccato, magari insegnando loro che il peccato, alla fine dei conti, non esiste, e che basta seguire la propria coscienza e regolarsi di conseguenza, per essere a posto con Dio (tanto più che “Dio non è cattolico”, come dice papa Francesco, e dunque certamente non sta a guardare tanto per il sottile in fatto di morale cristiana?). E intanto, mentre i pastori della Chiesa cattolica hanno preso questo indirizzo, e insegnano il Vangelo in questo modo, i seguaci delle altre religioni non seguono affatto il loro esempio – e, dal loro punto di vista, hanno perfettamente ragione -: né gli esponenti del giudaismo, né quelli dell’islamismo, né quelli dell’induismo, si sognano di dire le sciocchezze e le eresie che dicono e insegnano i preti e i vescovi modernisti e progressisti; non allentano affatto la morale, non annacquano affatto la specifica identità teologica delle loro rispettive fedi, non incoraggiano per niente a fondersi e confondersi con i seguaci delle altre religioni.
Una canzone cattolica, che veniva insegnata ai bambini in vista della prima Comunione (e che oggi, in omaggio allo “spirito” del Concilio, è tanto raro sentire), recitava così: Io son cristiano, questa è la gloria / che fa ridenti questi miei dì. / È il grido santo della Vittoria. / Io son cristiano, morrò così! C’è fierezza, in quei versi, e disponibilità al sacrificio; c’è la coscienza della serietà della vita cristiana, e del fatto che la vita non è una passeggiata, e i nemici, ma soprattutto il Nemico, sono sempre in agguato, per cui bisogna fare come le vergini savie della parabola di Gesù: vegliare e vigilare. Altro che rimuovere i crocifissi, caro monsignor Cipolla: lei è troppo pavido per fare il pastore di una diocesi. Del resto, lo si è visto in occasione dello scandalo di don Andrea Contin: lei ha solo saputo dire alle vittime, come un Ponzio Pilato, di rivolgersi al magistrato. Oggi più che mai la Chiesa ha bisogno di pastori fieri e coraggiosi, non di conigli, o peggio: come chiamare, infatti, quanti disarmano i soldati che sono sotto attacco? Quanti imitano la voce del pastore, ma sono lupi?
 
A che scopo disarmare i soldati sotto attacco?
di
Francesco Lamendola

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